Lavoce.info

Bce: il bello deve ancora venire

Draghi ha annunciato misure che potremmo definire storiche, ma la cui efficacia è dubbia. La vera svolta sarà il quantitative easing, che però deve ancora arrivare. I provvedimenti annunciati da Mario Draghi, quando entreranno in vigore e gli effetti che dovrebbero avere.

LE DECISIONI DELLA BCE

Il 5 giugno 2014 è destinato a essere ricordato come una data storica per la Banca centrale europea: è stato annunciato un pacchetto di misure ampio e innovativo. Tuttavia, il giudizio sulla efficacia dei provvedimenti è misto, e soprattutto manca ancora il piatto forte: il quantitative easing. Ma andiamo con ordine. Le misure annunciate riguardano tre aspetti: 1) tassi d’interesse; 2) trasmissione della politica monetaria tramite il canale bancario; 3) misure di politica monetaria “non convenzionale”. Ho elencato i tre tipi di misure in ordine crescente di efficacia; purtroppo, sono anche in ordine di tempo in relazione alla loro entrata in vigore e al dispiegarsi dei rispettivi effetti.

TASSI DI INTERESSE

Tassi d’interesse: efficacia bassa, subito. La riduzione dei tassi d’interesse entra subito in vigore, ma avrà un effetto marginale, se non altro per l’entità del provvedimento: 15 punti base. Del resto non può che essere così: ormai abbiamo raggiunto il lower bound, e la manovra dei tassi d’interesse è ormai un’arma spuntata. Il fatto che il tasso d’interesse sui depositi che le banche detengono presso la banca centrale sia diventato negativo (10 punti base) non sarà determinante nell’indurle ad aumentare i prestiti alle imprese. Come abbiamo commentato già un anno fa, la quantità di depositi detenuti presso la Bce (peraltro in continua riduzione) non indica necessariamente che siano soldi inoperosi: alla fine della giornata le riserve bancarie non possono che stare presso la Bce, indipendentemente dal loro utilizzo. Inoltre, l’offerta di credito bancario è in continuo calo perché il rischio di credito è alto e non sono certo 10 punti base di penalizzazione a convincere una banca a prestare i soldi a un’impresa.
Fa parte della politica monetaria convenzionale anche la forward guidance, cioè l’annuncio che i tassi resteranno bassi per un lungo periodo di tempo e che le operazioni di politica monetaria continueranno a essere a rubinetto (tasso fisso e quantità illimitata) fino alla fine del 2016. Peraltro, la liquidità non è il problema: è abbondante e a buon mercato da molto tempo, ma ciò non basta per fare riprendere il credito bancario (su cui pesa ovviamente anche la debolezza della domanda).

Leggi anche:  Agricoltori e cordoni della borsa pubblica*

TRASMISSIONE DELLA POLITICA MONETARIA

Trasmissione della politica monetaria: efficacia media, tra qualche mese. Qui arriva una novità interessante: le Targeted Long Term Refinancing Operations (Tltro). In sostanza, le banche potranno prendere a prestito dalla Bce sulla scadenza di quattro anni a un tasso molto conveniente (quello di policy più 10 punti base, quindi oggi è lo 0,25 per cento); il prestito della Bce sarà proporzionale a quelli che le banche fanno a loro volta alle imprese (sono esclusi i prestiti allo Stato e i mutui immobiliari alle famiglie). Più in dettaglio: nelle due operazioni di settembre e dicembre 2014, una banca potrà prendere a prestito il 7 per cento dello stock di prestiti alle imprese rilevato alla fine di aprile 2014; tra marzo 2015 e giugno 2016, potranno trimestralmente prendere a prestito un ammontare pari a tre volte il flusso netto di nuovi prestiti.
Ci vorranno diversi mesi perché le banche attingano a questo rubinetto e perché esso si traduca eventualmente in maggiori prestiti alle imprese. Si noti che non c’è un vero e proprio vincolo a utilizzare i soldi ricevuti in prestiti alle imprese (anche se le banche che non soddisferanno determinate condizioni in termini di volume di prestiti dovranno restituire le somme anticipatamente, a settembre 2016). Inoltre, le ragioni per cui i prestiti alle imprese sono in calo non risiedono nella carenza di liquidità a basso costo, ma sono altre: rischio di credito, bassa domanda, vincoli patrimoniali. Del resto, il programma Funding for Lending inglese (al quale le Tltro della Bce si ispirano) non ha avuto grande successo: in una prima fase si è tradotto in un aumento dei mutui immobiliari, che poi sono stati esclusi dal programma; tuttavia, i dati più recenti ci dicono che comunque non è riuscito a invertire la tendenza calante dei prestiti bancari. Speriamo che con le Tltro vada meglio, ma il limite di fondo dello strumento rimane: punta sul canale bancario. Per questo le altre banche centrali hanno fatto ricorso al quantitative easing, acquistando direttamente attività finanziarie sul mercato, per immettere liquidità in settori dell’economia diversi dalle banche: investitori istituzionali (assicurazioni, fondi pensione, fondi di investimento) e imprese non finanziarie. E questo ci porta al punto successivo.

ACQUISTO DI ATTIVITÀ FINAZIARIE SUL MERCATO

Acquisto di attività finanziarie sul mercato: efficacia alta, in futuro. L’annuncio più interessante riguarda l’accelerazione della fase di studio degli acquisti di Asset Backed Securities (Abs) da parte della Bce. Unitamente alla Bank of England, la Bce ha pubblicato la settimana scorsa un Discussion Paper, nel quale si sostiene la necessità di riattivare il mercato delle Abs, purché si tratti di operazioni semplici (evitare “securitisation di securitisation” e prodotti sintetici), trasparenti (diffondere le informazioni sui prestiti sottostanti) e con opportuni vincoli per gli emittenti (retention requirement) al fine di scoraggiare comportamenti scorretti. La rinascita di questo mercato potrebbe rappresentare una opportunità di investimento per gli intermediari non bancari, consentendo così alle imprese (anche medie e piccole) di accedere al risparmio da loro raccolto. Se la Bce intervenisse direttamente sul mercato, potrebbe dare un contributo decisivo allo sviluppo del mercato stesso. Speriamo che l’intensificazione della fase di studio si traduca presto in decisioni operative.
Tuttavia, occorre che l’intervento sul mercato delle Abs sia solo il primo passo di un più ampio programma di quantitative easing, attraverso l’acquisto di altre attività sul mercato finanziario, in modo da non fare più affidamento unicamente sul canale bancario per la trasmissione della politica monetaria. Su questo fronte, la Bce è in netto ritardo rispetto alle altre banche centrali, che hanno introdotto il QE alcuni anni fa (e anzi sono adesso nella fase di exit). Ma qui la Bce si scontra con due debolezze strutturali dell’area euro: un mercato di corporate bonds relativamente piccolo, a causa della tradizione “banco-centrica” del sistema finanziario continentale; e la mancanza di un debito pubblico federale, ragion per cui l’acquisto di titoli di Stato può essere visto come un “favore” ai paesi ad alto debito. Nonostante sia consapevole delle difficoltà, Mario Draghi non ha escluso sviluppi in questa direzione. Speriamo in bene, perché il tempo stringe.

Leggi anche:  Capitali coraggiosi per imprenditori audaci

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  L'eccesso di liquidità è qui per restare*

Precedente

Aspettando il vero bazooka

Successivo

Il Punto

28 commenti

  1. Marcello

    Mi domando se esistono degli impedimenti legislativi o di trattati per la Bce per fare ciò che fa da anni la Bundesbank ovvero comprare sul mercato primario i titoli di stato (tedeschi nel caso della banca centrale tedesca) al fine di mantenere basso l’interesse, parcheggiandoli poi in un conto vendita in attesa di un loro collocamento sul mercato secondario. Questo ultimo è un “trucco” per non incappare nei rigori dell’art.101 dei trattati europei, ma di fatto è un ammortizzatore formidabile.

    • Maurizio Cocucci

      La risposta è semplice: la Bundesbank non acquista i titoli emessi dal governo federale, ma semplicemente si occupa della loro collocazione e solo a vendita avvenuta pagherà il governo tedesco.

      • Marcello

        Come spiegato in questo link (http://www.economiaepolitica.it/index.php/primo-piano/leccezione-tedesca-nel-collocamento-dei-titoli-di-stato/#.U5HqivmKWm4) il gioco è il seguente.
        Io Buba non posso comprare nel mercato primario, solo sul secondario. Lo stato tedesco emette titoli sul mercato primario ma impongo un tasso basso e se non trovo abbastanza acquirenti la Buba acquista i titoli e li rivende sul mercato secondario dove può anch’essa comprare e quindi mantenere basso il tasso di interesse.

        • Maurizio Cocucci

          Non si tratta di un gioco e poi è scritto chiaramente proprio nell’articolo che non viene violato alcun trattato. La Bundesbank non acquista titoli direttamente sul mercato primario, ma lo fa (se lo fa) solo sul secondario né più né meno di come fa la Bce o qualsiasi banca centrale come Banca d’Italia. Il punto è (come conclude l’articolo): perché non lo fanno anche altri (mi riferisco all’acquisto di titoli collocati in prima battuta sul secondario perché invenduti nell’asta sul primario)? Che poi i tedeschi si oppongano (o si siano opposti) all’acquisto di titoli sul secondario da parte della Bce mi dice poco, visto che sul piano formale contano quanto gli altri, anzi un po’ meno visto che il presidente della Banca Centrale Italiana è italiano e più volte il rappresentante tedesco si è visto quale unico oppositore alle decisioni prese in sede di Consiglio Direttivo. Si veda la vicenda del consigliere Jürgen Stark ad esempio oltre alle molte diatribe tra Mario Draghi e Jens Weidmann.

          • Un conto è l’acquisto della Buba dei titoli tedeschi sul secondario, il fatto non fa gridare allo scandalo per due ragioni, sono i più forti e possono fare ciò che vogliono, sono i titoli a più basso rendimento e quindi non sono rischiosi, l’atto conto è l’acquisto da parte della Banca d’Italia dei titoli statali sul secondario, avremmo le prime pagine di tutti i giornali, con questi titoli “l’Italia in default viene salvata dalla sua Banca centrale in violazione al trattato”.
            La Germania è il paese più scorretto d’Europa, non è possibile costruire un’area valutaria con paesi che hanno questi comportamenti, o escono loro dall’area valutaria o usciamo noi, oppure in alternativa si attua l’integrazione fiscale/ politica, che loro non vorranno mai, non hanno garanzia di potere governare in Europa con il voto democratico, un voto per ogni persona.

          • Nessuno ne parla di questa scorrettezza tedesca, finalizzata a tenere il titolo tedesco al tasso più basso di Europa, in tale modo i mercati ritengono la Germania il paese più solido, ciò non è vero se la Germania non avesse avuto l’ingente surplus nei rapporti tra i paesi euro, oggi sarebbe stata peggio della Grecia.

        • Maurizio Cocucci

          Errata corrige: il presidente della Banca Centrale Europea è italiano.

      • Piero

        Marcello penso voglia dire un’altra cosa, la Buba non paga i titoli, ma li parcheggia in conto vendita, la sua azione di collocamento non fa scendere il valore del titolo, con la Buba che regola il mercato si falsano i valori, invece oggi in Italia non vi è la banca d’Italia che fa da cuscinetto. Di ciò non mi meraviglio, i tedeschi negli anno sono state le istituzioni più scorrette in Europa, basta pensare che sono stati primi a sforare sia il deficit che il surplus; in presenza di un surplus oltre il tollerato del trattato non hanno voluto prendere misure espansive interne per fare rientrare il loro surplus e fare da locomotiva all’economia europea, avrebbero fatto alla fine i loro interessi, avrebbero salvaguardato per i loro prodotti i mercati dei paesi meridionali, invece la loro miopia li hanno indotti a stritolare i paesi meridionali che oggi porranno delle barriere ideologiche all’importazione dei loro prodotti, saranno costretti se sono bravi a vendere i loro prodotti solo ai cinesi.

  2. marco

    Non riesco a capire la logica che sottende l’articolo, il ragionamento di fondo: viene riconosciuto che storicamente operazioni come quelle messe in campo dalla BCE non hanno mai sortito i risultati sperati in quanto, come affermava il buon Minsky, in periodo di crisi non basta fornire liquidità alle banche che ovviamente non prestano soldi rischiando ad aziende in difficoltà con prospettiva di fallimento.
    Fin qui il ragionamento fila ma allora perché dovrebbe avere successo allora il quantitative easing?
    Cosa serve dare più soldi a determinati soldi se poi il denaro non viene messo in circolo nell’economia reale? Negli altri paesi in cui è stato fatto, infatti, vedi il Giappone, non a caso ha avuto un impatto nullo sull’economia reale ed è servito solo a gonfiare i listini delle Borse. Perché non dire allora semplicemente che solo un trasferimento di soldi direttamente dalla BCE agli stati, sul modello americano, in modo da metterli nelle condizioni di assumere e di creare occupazione sforando il limite del 3% di spesa può invertire la rotta? Mi sembra abbastanza risaputo, o perlomeno lo è dal New Deal in avanti, che non spetta alle banche immettere liquidità nel sistema in momenti come questo, ma agli stati attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro o la riduzione delle tasse e il conseguente aumento della domanda di beni e servizi.
    Come mai allora i nostri governanti fanno l’opposto?

  3. EzioP1

    Tutte le manovre fatte fino ad ora sono di tipo finanziario e mancano di un ingranaggio diretto con
    l’economia reale; questa procede con i vecchi schemi di innovazione ed evoluzione, senza salti o rivoluzioni. Oggi forse sarebbe opportuno introdurre un cambio di sistema, un nuovo modello operativo. Le premesse ci sono tutte, ci sono le conoscenze e le nuove tecnologie capaci di introdurre un nuovo mondo, ma bisogna accelerare questo passaggio “svegliando” i consigli di amministrazione e le assemblee degli azionisti, che per loro interesse accettano il cambiamento solo quando costretti dalla
    concorrenza. In periodi di crisi l’opportunità di business è per loro un rischio troppo elevato.
    In questa situazione sono i governi a dovere intervenire approfittando del basso costo del denaro e del capitale umano, da sole le imprese private non saranno mai capaci di tanta rivoluzione.

    • Guest

      Meglio giù le tasse, in Italia. I vari governi domestici, hanno già dato abbastanza.

  4. Giovanni

    Ma siamo sicuri che lo strumento del quantitative easing sia la panacea di tutti i mali?
    In US non sembra aver funzionato a dovere.

    http://mises.org/daily/6773/The-Fed-Wont-Let-the-Economy-Heal

    Il problema non è quanto danaro è in circolazione ma come viene usato.

    • Piero

      Falso, in America abbiamo la disoccupazione di breve periodo ai minimi storici.

  5. Cepian Masa

    Va bene così. La molla della ripresa è molto carica: meglio liberarla con cautela (“Avviene spesso che il filo si rompa quando la percossa della molla è troppo forte”, Giovanni Pozzi Dizionario di chimica e fisica, Tomo IX , pag 7- Milano,1830).

  6. Piero

    Certo non è il provvedimento atteso, in ogni caso è preferibile questo intervento all’immobilismo, sarebbe da precisare che gli interventi Abs debbano essere fati pro quota gli stati euro, la Bce deve mettere a disposizione di ogni stato una disponibilità pari ad esempio alla sua partecipazione alla Bce, oppure in base al Pil, tale limite serve per non avvantaggiare ancora di più i paesi in surplus, non si può dare loro un’ulteriore vantaggio, loro, ad esempio la Germania sono davanti a noi sulla possibilità di cartolarizzare i crediti bancari, noi abbiamo il mondo delle piccole imprese, le nostre banche dovranno fare dei veicoli per accedere al credito della Bce, non vorrei quindi che questa manovra venga fatta esclusivamente per i paesi nordici, dove le banche non sono così floride.
    In ogni caso, ciò che conta è l’aumento della liquidità nel sistema, ciò non è stata questa la motivazione della Bce, si è limitata all’inflazione che deve essere riportata al 2%, ricordiamoci che la ripartenza dell’economia americana e quindi la diminuzione della disoccupazione, almeno di breve periodo, è stata facilitata dall’incremento di liquidità arrivata alle imprese e famiglie, come ci arriva poco importa, la Bce al contrario ha sempre sterilizzato gli interventi di politica monetaria, quindi oggi si deve valutare positivamente la cessazione della sterilizzazione degli Smp di Trichet, la manovra va nella stessa direzione della Fed, speriamo che questa sia la direzione in cui marci la Bce nel futuro.
    La cessazione degli interventi necessari per sterilizzare gli Smp di Trichet non è stata colta dall’Autore dell’articolo, è l’unica manovra che avrà effetti positivi immediatamente, lascia la liquidità sul mercato europeo, in ogni caso io sono favorevole ad un intervento sul mercato secondario di acquisto titoli pubblici dei paesi euro, da effettuarsi pro quota ai rispettivi Pil, di almeno 500 miliardi annui per 10 anni, naturalmente senza sterilizzarne gli effetti, un provvedimento simile che ancora non è scontato che non venga preso fa decollare l’economia europea, naturalmente non ritengo che tale misura venga presa nel breve termine perché gli interventi di questa Bce sono sempre fatti quando siamo sul ciglio del burrone e mai in base ad un’analisi preventiva, si sperava che una guida Italiana della Bce poteva bilanciare gli effetti negativi di una moneta unica senza integrazione fiscale, invece è successo il contrario, ha peggiorato tali effetti negativi, è stata la scelta peggiore, speriamo che questo sia l’inizio del ravvedimento di Draghi.

  7. Guest

    Intervento tardivo. Serve Qe e servono soldi all’economia reale. Inoltre, l’Italia ha bisogno di inflazione come dell’aria. Il gap di competitività con la Germania quasi incolmabile, come era stato previsto e prevedibile. Un’integrazione ‘stealth’ dolorosissima, ed una fase di stagnazione per 10/15 anni, ossia unificazione dell’Italia atto II. Certo, lo scenario domestico contribuisce da solo non poco. Al netto di quanto precede, non vedo tutti questi motivi di entusiasmo.

  8. info

    E’ semplicemente troppo tardi. Almeno per l’Italia.
    Bce dovrebbe fare un’iniziativa specifica per le barche alla deriva come la nostra, ma ovviamente ciò è complicato dall’avere un’unica valuta che si deve misurare su mercati interni molto diversi e mercati d’attracco simili se non addirittura sovrapponibili.
    Ergo occorrerebbe avere il coraggio di dire come stanno le cose e che per i prossimi 3 o 4 lustri di ripresa economica per noi non ce ne sarà.

  9. giancarlo

    Speriamo che Bce si sbrighi. Il Qe diventa urgente e occorrerebbe stimolare anche il governo innovatore di Renzi e Padoan a legiferare per superare il sistema banca-centrico italiano. Segnalo che alcuni Fondi-Sim si stanno già attrezzando. Vedi Azimut, non a caso un Fondo non di derivazione bancaria.

  10. La Merkel ha inibito il Qe a Draghi. Afferma che è un esproprio per i risparmiatori tedeschi, in sintesi si vuole tenere stretto il bottino fatto con la rapina dell’euro, di oltre 1.200 miliardi nei confronti dell’Italia (ammontare del surplus della bilancia dei pagamenti nel periodo di adozione della moneta unica). Non si preoccupa nemmeno dell’inflazione, anzi, l’inflazione vicina allo zero per loro è preferibile a quella del 2%, ordina a Draghi di aspettare, vedere gli effetti a fine anno delle misure prese sull’inflazione, poi si vedrà cosa fare. Per il momento gli stati devono fare le riforme: siamo arrivati alla pazzia. Mi meraviglio che ancora la Bce stia facendo il suo gioco. La Bce sta violando il trattato, tale fatto deve essere censurato dai governi, in difetto si dovrà valutare il ricordo dei cittadini alla Cedu.

    • Maurizio Cocucci

      Probabilmente si è confuso: i 1.200 miliardi di surplus la Germania li ha conseguiti globalmente, non con i partner dell’eurozona né tantomeno con l’Italia. In ogni caso le do qualche dato che si riferisce ai primi 4 mesi di quest’anno: surplus Germania complessivo pari a 65,2 mld. Di questi quello realizzato con i Paesi dell’eurozona è di 1,1 mld; 16,9 mld con gli altri Paesi europei e i restanti 47,2 mld con Paesi extra europei (Stati Uniti in testa). Sempre nel periodo Gen-Apr 2014 le esportazioni tedesche verso l’eurozona sono aumentate del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2013 ma le importazioni sono cresciute del 4,1%. Come vede i dati raccontano una realtà ben diversa da quella che descrive. Inoltre il surplus commerciale, o più ampiamente della bilancia dei pagamenti, non è un bottino a disposizione del governo, ma il risultato delle attività commerciali di migliaia di imprese.

      • Purtroppo non sono numeri da giocare al lotto, dati 1998/2012:
        Francia – 58,64
        Germania + 1226,20
        Italia -349,25
        Spagna – 706,85
        Dai dati si può notare che il surplus della bilancia dei pagamenti corrisponde alla somma dei deficit dei tre principali paesi dell’unione. Il Sig. Cocucci è uno strenuo difensore della Merkel, non riesce a riconoscere che l’euro così come gestito da Draghi/Merkel è una moneta che crea solo danni e allontana l’unione politica.

        • Maurizio Cocucci

          Gli importi che ha scritto (non li ho verificati ma li prendo per buoni) si riferiscono ai saldi verso l’estero globalmente, non all’interno dell’eurozona. Premesso che poi i Paesi dell’eurozona sono più di quattro il fatto che prendendo i dati di quelli menzionati i saldi vengano a compensarsi è prettamente casuale. E’ vero che se prendessero quelli strettamente legati agli scambi intra-eurozona i saldi si compenserebbero, ma intanto la Germania non registra certo un surplus di 1.200 miliardi, che è invece il dato complessivo nei confronti del mondo intero, e poi non vedo il problema finché questo surplus non dovesse raggiungere livelli eccessivamente alti. Non possiamo certo pensare ad un modello economico dove gli scambi, anche solo all’interno dell’eurozona, possano avere saldi commerciali pari a ‘zero’ per tutti, no?

          • E’ stato inserito un paletto anche per il surplus, max il 6%, la Germania lo ha ampiamente superato, è starà richiamata a fare politiche interne ore diminuire il surplus, ma tutti sanno che le leggi del trattato sono per gli altri paesi, mai per la Germania, mai toccare il loro bottino di guerra.

  11. Maurizio Cocucci

    Il Quantitative Easing sarebbe scarsamente utile all’Italia. Negli Usa e nel Regno Unito ha funzionato perché la domanda aggregata interna è rimasta comunque alta, qui invece manca perché gran parte del reddito finisce in tasse. Mi sembra di assistere a un dialogo tra sordi: da una parte le imprese che ormai allo sfinimento denunciano che i problemi principali sono tasse, burocrazia, legalità e tempi lunghi dei processi civili, alto costo del lavoro (che non condivido). Dall’altra chi punta il dito sull’Europa e sulla moneta unica senza comprendere che le aziende che delocalizzano non lo fanno per questo, ma per la netta convenienza (o per rimanere competitivi) nel produrre in Paesi dalle condizioni più favorevoli. Poi certo un tasso di cambio più favorevole sarebbe il benvenuto o una maggiore disponibilità di accesso al credito da parte delle banche, ma diciamocela tutta: chi oggi ha motivo di investire? Io poi aggiungerei mercato più competitivo e che veda le migliori imprese vincere gli appalti, non quelle che pagano mazzette più corpose. Squinzi disse chiaramente di mettere le aziende italiane nelle stesse condizioni dei concorrenti stranieri e così avrebbero fatto vedere di cosa sono capaci. Il problema è che non l’ascoltano e si continua a perseguire la via delle ricette alternative.

  12. Grazie ai 2,6 miliardi di contributo al fondo salva stati, abbiamo il debito pubblico più alto in Europa, abbiamo superato la Germania, le previsioni governative sul Pil del 2014 sono già state archiviate come è stato fatto sempre negli ultimi anni, anche nel 2014 da un Pil atteso positivo si avrà il segno meno, più disoccupazione, più tasse per rientrare nella regola del 3%, la deflazione incombe in tutta Europa.
    Quali misure verranno prese a livello nazionale? Finita la campagna elettorale, adesso Renzi deve fare sul serio, riforme subito, ma immediatamente deve risolvere il credito alle imprese con un decreto legge, deve garantire con il fondo centrale di garanzie i fidi alle imprese con un’intervento immediato di 100 miliardi, può essere fatto subito, non devono essere fatti accantonamenti.
    Quali misure verranno prese a livello europeo? Draghi, deve prendere atto che gli interventi di politica monetaria non vanno nel medio lungo periodo ma nel breve deve prendere atto che i provvedimenti decisi ad eccezione del tasso negativo non avranno effetti nel breve periodo, il mercato reale ha bisogno di liquidità, l’unico strumento è quello attuato dalla Fed, naturale che il trattato non permette l’acquisto solo sul mercato secondario, qui di subito 500/1000 miliardi da fare subito proquota debiti paesi euro subito sul secondario, ciò significa intervento di 100/200 miliardi di liquidità per l’Italia.

  13. giulioPolemico

    Maggiori e più significativi interventi della BCE sono politicamente doverosi perché costituiscono un passo avanti nella costruzione di una Banca Centrale adatta alle situazioni reali, e quindi un passo avanti nella costruzione dell’Europa.
    Tuttavia, la situazione non è banale perché con un miglioramento, anche solo limitato e temporaneo, della situazione europea e in particolare italiana, si avrebbero alcuni effetti collaterali:
    – l’imprenditore medio italiano, anche meno di prima, intraprenderebbe qualche minima iniziativa di Ricerca e Sviluppo, perché il suo credo imprenditoriale è: mi serve la svalutazione della moneta, in modo da poter quasi regalare i miei prodotti nei mercati extra UE, perché quasi solo così riesco a piazzarli (della qualità dei prodotti, frutto di Ricerca e Sviluppo e quindi dello sviluppo scientifico, poco gli è sempre interessato);
    – il politico medio italiano continuerebbe a rifiutare le riforme per proteggere le sue, e degli amici suoi, rendite di posizione.
    E naturalmente, quando noi italiani avessimo irresponsabilmente lasciato esaurire lo slancio positivo degli interventi della BCE, la colpa verrebbe riversata sui tedeschi che notoriamente sono cattivi e sull’euro che ha creato dal nulla tutti i mali dell’Italia.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén