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A volte funzionano: i sussidi alla stabilizzazione dei precari *

Gli incentivi statali favoriscono l’approdo a un lavoro stabile? Possono essere efficaci, anche se una quota della spesa finanzia conversioni da contratti a termine a rapporti di lavoro a tempo indeterminato che sarebbero comunque avvenute. Evidenza empirica sugli effetti del decreto 5 ottobre 2012.

DISINCENTIVARE IL PRECARIATO

Gli incentivi per le imprese affinché convertano i rapporti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato suscitano notevole interesse da parte delle autorità di politica economica, preoccupate che l’aumento delle posizioni a termine, in particolare fra i giovani, possa associarsi a una maggiore incertezza lavorativa.
Per capire se ha senso spendere soldi pubblici in questo modo, bisogna fare un esercizio di valutazione controfattuale. Laddove la trasformazione avvenisse anche in assenza dell’incentivo, le risorse pubbliche finirebbero per beneficiare solamente le imprese, senza produrre un reale incremento delle posizioni a tempo indeterminato. Inoltre, i datori di lavoro potrebbero concentrare nel periodo di disponibilità dei fondi quelle trasformazioni che avrebbero comunque avuto luogo in altri momenti. L’evidenza empirica diventa quindi importante per capire se i sussidi riescano davvero ad aumentare la probabilità che un rapporto di lavoro a termine sia convertito in indeterminato.

IL DECRETO INTERMINISTERIALE DEL 5 OTTOBRE 2012

Un nostro studio valuta gli effetti degli incentivi alla stabilizzazione del rapporti di lavoro previsti dal decreto interministeriale del 5 ottobre 2012. (1) Utilizza i dati individuali dalle comunicazioni obbligatorie della Regione Veneto, scelti per la loro elevata qualità e per la disponibilità dell’osservatorio Veneto Lavoro a condividerli. (2)
Il decreto, annunciato il 5/10/2012, prevedeva un incentivo per i datori di lavoro pari a 12mila euro per ogni trasformazione a tempo indeterminato di contratti a tempo determinato relativi a lavoratori maschi con meno di trent’anni o a lavoratrici di qualunque età. (3)
Gli incentivi potevano essere richiesti dal 17 ottobre 2012 al 31 marzo 2013; tuttavia, il 2 novembre 2012 l’Inps segnalava che le domande pervenute erano già sufficienti a esaurire i fondi previsti.

I RISULTATI

Nel nostro studio abbiamo sfruttato le circostanze per cui: a) vi è una categoria di lavoratori non agevolabili (i maschi con 30 anni o più), le cui dinamiche nelle trasformazioni possono ragionevolmente mimare quelle che sarebbero avvenute per le categorie agevolabili in assenza dei sussidi; b) vi sono archi temporali in cui i datori di lavoro sono diversamente esposti agli effetti della misura: ad esempio, dal 5 ottobre gli imprenditori sapevano che dal 17 avrebbero potuto beneficiare dell’incentivo; dal 2 novembre sapevano che i soldi erano per lo più finiti.
Le stime sono state condotte attraverso il metodo delle differenze nelle differenze e suggeriscono alcuni spunti. (4)
Durante il periodo in cui i fondi erano pienamente disponibili (dal 17/10 all’1/11/2012), gli incentivi hanno determinato un incremento significativo delle trasformazioni per le categorie di lavoratori agevolabili (si veda la figura 1). (5) L’aumento è risultato pari all’83 per cento del tasso di conversione controfattuale, quello cioè che si sarebbe realizzato in assenza della misura (nel periodo di disponibilità dei fondi, pari all’1,6 per cento).
Al contrario, negli altri periodi non si osservano particolari differenze fra i gruppi. Se i datori di lavoro avessero semplicemente spostato nel tempo trasformazioni che avrebbero comunque realizzato in altri momenti, ci saremmo aspettati un minor tasso di trasformazione per i gruppi demografici coinvolti nel periodo precedente (5/10-16/10) e successivo (2/11-17/11) a quello in cui i fondi erano disponibili. In altre analisi contenute del nostro studio mostriamo che non si osservano né effetti di spiazzamento a scapito di gruppi non coperti dai sussidi (una riduzione cioè delle trasformazioni per i maschi con più di 30 anni), né un calo nelle assunzioni direttamente effettuate a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda il costo della misura, circa il 55 per cento delle conversioni che hanno usufruito dell’incentivo sarebbero plausibilmente intervenute anche in assenza del sussidio. La spesa in termini di risorse pubbliche per ogni unità addizionale di conversioni è risultata pari a circa 21.400 euro, poiché circa 11.700 euro sono stati erogati per trasformazioni che avrebbero avuto comunque luogo.

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Figura 1- Percentuale di rapporti di lavoro a tempo determinato trasformati in indeterminato durante ciascun periodo, anno 2012

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QUALCHE CONSIDERAZIONE

Gli esercizi di valutazione controfattuale devono essere letti cum grano salis laddove si voglia utilizzare i loro risultati per trarre indicazioni di carattere generale. Il confronto con altre policy suggerisce tre considerazioni preliminari:
Rispetto alle poche altre misure per la stabilizzazione per cui sono state svolte valutazioni, gli incentivi del decreto interministeriale del 5 ottobre 2012 sembrano essere stati più efficaci. Per esempio, Piero Cipollone e Anita Guelfi, valutando gli incentivi per l’assunzione diretta o la trasformazione a tempo indeterminato previsti dalla legge 388/2000, trovano uno scarso impatto aggregato, anche se stimano un effetto positivo per i più istruiti precedentemente occupati con un contratto di apprendistato o formazione e lavoro e per i disoccupati con precedenti esperienze. (6) Valentina Battiloro e Luca Mo Costabella documentano un effetto pressoché nullo per un incentivo di 4.500 euro per le trasformazioni introdotto nel 2007/08 nella provincia di Torino. (7)
La legge 388/2000 richiedeva anche che il numero complessivo di dipendenti crescesse a seguito dell’assunzione o trasformazione. Il confronto tra i nostri risultati e quelli, meno positivi, ottenuti per la misura precedente suggerirebbe che i sussidi per la stabilizzazione funzionano meglio quando non prevedono un vincolo all’incremento della base occupazionale. La più lenta adesione delle imprese al recente “bonus giovani” (Dl 76/2013), in cui quel vincolo è previsto, potrebbe essere stata influenzata anche da questo aspetto. (8)
Rispetto ai sussidi volti anche all’assunzione diretta, la maggior efficacia di quelli per la sola trasformazione potrebbe essere in parte dovuta al fatto che fanno leva solamente su rapporti di lavoro già instaurati, riducendo pertanto l’incertezza legata all’assunzione di lavoratori non precedentemente conosciuti dal datore di lavoro.

 

* Le idee e le opinioni contenute in questo articolo riflettono esclusivamente quelle degli autori e non sono in alcun modo riferibili all’Istituzione a cui gli stessi appartengono.

(1) “Getting Stable: An Evaluation of the Incentives for Permanent Contracts in Italy”, mimeo, Banca d’Italia. La misura è quella per cui Alberto Martini, su questo sito, auspicava un meccanismo di assegnazione dei sussidi basato su un sorteggio, che ne potesse permettere una rigorosa valutazione, di tipo sperimentale.
(2) Bruno Anastasia, su questo sito, usava gli stessi dati a livello aggregato per presentare alcune prime evidenze sugli effetti della misura, che suggerivano un aumento nel numero di trasformazioni rispetto all’anno precedente.
(3) L’incentivo era riproporzionato in caso di part-time.
(4) Per un’esposizione del metodo, si veda A. Martini e M. Sisti, Valutare il successo delle politiche pubbliche, Il Mulino, Bologna, 2009.
(5) Una figura simile, ma riferita agli stessi periodi nell’anno precedente (quando gli incentivi non erano disponibili), non mostra un incremento nel tasso di trasformazione dei rapporti di lavoro incentivabili tra 17/10 e 1/11, mentre presenta tassi vicini a quelli della figura 1 per gli altri periodi.
(6) P. Cipollone e A. Guelfi, 2006,“Financial support to permanent jobs. The Italian case”, Politica Economica a. XXII, n. 1, 51–75.
(7) V. Battiloro e L. Mo Costabella, 2011,” Incentivi o misure di attivazione? Evidenze sull’efficacia di due interventi per contrastare il lavoro precario”, Politica Economica, a. XXVII, n.2, 197-218.
(8) Al 18 dicembre 2013, ovvero più di due mesi dopo la data di inizio per la presentazione delle domande, a livello nazionale erano pervenute 18mila richieste. Per confronto, i circa 24.500 incentivi complessivamente disponibili per il decreto 5 ottobre 2012 erano stati esauriti nell’arco di poco più di due settimane.

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  1. Gabriele

    Salve, una domanda: se il confronto per gli uomini è tra 30 (no sussidio), per le donne non c’è gruppo non esposto al sussidio. O sbaglio? quindi, come si valutano gli effetti per le donne con il diff-in-diff?

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