Il Mondiale sta finendo: mancano ormai solo sette partite (la finale per il terzo posto non conta e andrebbe eliminata). Lo aspetti per quattro anni e poi scivola via così in fretta, come tutte le più belle cose.

E’ stato il Mondiale dei supplementari. Cinque delle partite degli ottavi sono finite ai supplementari. I tempi regolamentari sono stati spesso noiosi, ma poi abbiamo avuto gol ed emozioni in abbondanza. Pali, traverse, parate e occasioni sprecate. Tante piccole Italia-Germania 4-3. Cene fredde e mattine assonnate. E un pensiero: ma chi era il genio che aveva introdotto il golden e il silver gol?
E’ stato il Mondiale dell’innovazione. Da quella high-tech, come quella per i gol fantasma, a quella low-tech ma utilissima, della bomboletta per segnare la posizione della barriera sulle punizioni. Soprattutto dell’annuncio che la Fifa sta considerando la possibilità di concedere a ciascuna squadra di chiedere due interruzioni per tempo per analizzare azioni dubbie. Bello vedere la ragionevolezza che alla fine prevale. E tra le innovazioni va introdotto il cooling break, la pausa per far rifiatare i giocatori quando il caldo è eccessivo. Niente mi toglie dalla testa che il Messico abbia perso contro l’Olanda in quei tre minuti di sospensione a un quarto d’ora dalla fine.
E’ stato il Mondiale dei portieri. Quasi tutti bravissimi, come il celebrato Courtois del Belgio e Howard degli Usa, proclamato dal web Ministro della Difesa. Di Julio Cesar, eroe brasiliano, ma anche di Navas, portiere della Costa Rica o dell’immenso Ochoa del Messico, incredibilmente disoccupato. Notevole anche il portiere iraniano, con dei guanti assolutamente improbabili, così come Rasi M’Bohli, portiere algerino. Grande eccezione negativa Akinfeev, il portiere che da solo ha distrutto le speranze della Russia di Capello.
E’ stato il mondiale delle conferme. Ai quarti arrivano alcune delle solite grandi potenze del calcio, come Brasile, Argentina, Olanda, Germania e Francia, una “sorpresa annunciata” come il Belgio, una piuttosto prevedibile come la Colombia. Unica vera rivelazione la Costa Rica. L’Europa si conferma la palestra di formazione più importante dei calciatori e il vero laboratorio tattico.
E’ stato il Mondiale degli Usa, per la prima volta veramente coinvolti dalla manifestazione, anche per i progressi della loro Nazionale. Obama che con il suo staff si ferma a vedere Usa – Belgio in una sala della Casa Bianca ne è la prova. Certo, ancora molti passi vanno fatti. Un mio amico mi ha raccontato che nella sfida contro il Belgio, con la squadra di Wilmots avanti alla fine del primo tempo supplementare, un suo collega americano è rimasto sorpreso di vedere che il secondo tempo supplementare si giocava ugualmente.
Non è stato il Mondiale dell’Africa. Insieme a giugno se ne sono andate anche tutte le squadre africane. Alcune hanno stupito positivamente, come l’Algeria. La figuraccia del Ghana che si ammutina per una questione di soldi e l’aereo pieno di contanti che parte per il Brasile per pagare i giocatori prima della partita è tuttavia incancellabile. Cambi di allenatori continui, disorganizzazione e improvvisazione continuano a dominare e prevalgono sull’abbondanza di talenti.
Non è stato il Mondiale dell’Italia. Siamo tornati a casa subito per la seconda volta consecutiva. I nostri allenatori Capello e Zaccheroni idem. A rappresentarci è stato purtroppo l’invasore di campo in Belgio – Usa, situato vicino al campo di gioco per essersi falsamente spacciato come un invalido. Quando si tratta di mostrare il nostro lato peggiore non ci facciamo mancare nulla. La Federazione è spaccata tra Tavecchio, 71-enne Presidente della Lega Dilettanti, e Albertini, quarantenne ma con già su di sé le responsabilità della scelta di Donadoni, del ritorno di Lippi e di Prandelli. Programmi, idee, risorse all’orizzonte non ci sono.
La concorrenza internazionale si fa più intensa, com’è normale in un mondo sempre più globalizzato. Mi consolo pensando che, per fortuna, mio figlio ha già visto l’Italia Campione nel 2006. Questo Mondiale, bellissimo, sta finendo e –sapete?- proprio non mi va.

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