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L’essenza del calcio

Mentre le semifinali stanno per iniziare, vale la pena fare un piccolo passo indietro per parlare dei quarti: Olanda–Costa Rica. Una partita memorabile non certo perché spettacolare (finita senza gol anche dopo i supplementari) ma perché incarna alcune delle ragioni per cui il calcio è appassionante.

  1. Nel calcio difendersi è più facile che attaccare. Anche una squadra con pochi talenti individuali può essere bene organizzata e, con i movimenti collettivi, chiudere gli spazi e fermare una squadra ben dotata tecnicamente. Allenatori bravi possono fare la differenza proprio nell’organizzare la difesa. Lo ha fatto non solo la Costa Rica, ma anche l’Iran con l’Argentina (fino al 91°). Nello scorso Mondiale la Corea del Nord riuscì a non essere travolta dal Brasile proprio per la disciplina tattica. Poiché i gol sono di solito pochi, il calcio è uno sport tragico, nel senso che basta un centimetro per cambiare l’esito di una partita e di una vita. Mauricio Pinilla, il cileno che al 120° ha colpito la traversa contro il Brasile, ne sa qualcosa. L’unica (pseudo) legge del calcio è “gol sbagliato, gol subito” proprio a indicare che sbagliare un gol è il peccato supremo, qualcosa che richiede la punizione del peccatore. Aspettare per 90 minuti i due, tre istanti significativi della partita è quello che tiene incollati milioni di spettatori alle televisioni (e ne spinge altrettanti a chiedersi se costoro siano pazzi).
  2. La Costa Rica si è difesa usando la tattica del fuorigioco in modo massiccio. Van Persie, il centravanti olandese, sembrava incapace di giocare una palla valida. Il calcio è bello anche perché un genio ha inventato la regola del fuorigioco. Senza questa regola, avremmo probabilmente squadre lunghe e tanti lanci. Insomma, una cosa inguardabile. Ma la regola del fuorigioco è spesso impossibile da applicare correttamente per i guardalinee, poiché essi dovrebbero guardare simultaneamente chi lancia la palla e chi poi la riceverà. E anche con la moviola non c’è certezza di non sbagliare, dato che le telecamere dovrebbero essere in linea con chi riceve la palla. Una regola essenziale, spesso difficile da applicare correttamente. Cosa c’è di meglio?
  3. I rigori alla fine dei supplementari per spezzare la parità sono un meccanismo bellissimo nella sua crudeltà. Si dice comunemente “la lotteria dei rigori” proprio per indicare il ruolo centrale giocato dalla casualità. Ma l’allenatore dell’Olanda, van Gaal, non era così fatalista e ha deciso di fare qualcosa di assai controverso, ovvero cambiare il portiere al 120°. Una scelta che, per la verità, aveva dei precedenti (ad esempio, Osvaldo Jaconi al Castel di Sangro). Lo ha fatto perché Krul, il portiere eroe della partita, era più bravo del titolare a parare i rigori? O lo ha fatto solo per seminare il dubbio negli avversari di avere di fronte uno specialista e renderli meno sicuri? In ogni caso oggi van Gaal è considerato un genio. Da questo punto di vista il calcio è come l’economia: mancando i controfattuali (cosa sarebbe accaduto se una scelta diversa fosse stata fatta) i giudizi si basano solo sui risultati osservati. Concettualmente è sbagliato, ma non si può fare nulla a riguardo. Ecco cosa tiene vive le discussioni nei bar e negli uffici.

Alla fine ha vinto l’Olanda, la squadra più forte, così come l’Argentina aveva vinto al 91° con l’Iran grazie al talento di Messi. Il più debole può resistere eroicamente, entusiasmarci, farci sperare ma poi, quasi sempre, vince il più forte. In fondo, è come nella vita, solo meno tragico.

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Il Punto

  1. Mario

    Condivisibile, tranne per quanto riguarda il fuorigioco. Fu introdotto dagli inglesi per evitare che un energumeno sì piazzasse a ridosso del portiere avversario e, una volta ricevuto il rilancio dei propri compagni, avesse gioco facile a batterlo nell’uno contro uno. Per non essere in offside occorreva che oltre al portiere, ci fosse un altro uomo tra porta ed attaccante, onde rendere il gioco meno monotono e scontato. Gli olandesi di fine anni sessanta hanno elevato la tattica del fuorigioco a puro sistema difensivo, onde limitare i danni che il loro pressing asfissiante portato con più giocatori avrebbe prodotto se la squadra avversaria avesse potuto sfruttare, senza la limitazione dell’offside, le praterie che le si aprivano davanti. La tattica era chiaramente contro lo spirito del gioco: commettere fallo, in questo caso offside, non era più una scelta di chi lo commetteva, ma veniva indotto da chi lo subiva. Avrebbe dovuto essere limitato alle due aree di rigore o, al più, alla tre quarti. Le squadre sarebbero state più lunghe ed avremmo visto meno falli pesanti a centrocampo, dove le punizioni contano meno (in area il fallo può costare caro), avremmo goduto giocate di playmakers di genio anziché, troppo spesso, quelle di truculenti mediani, e l’area di rigore sarebbe stata ancora per chi ha coraggio, ché, senza, non si entra a casa mia.

  2. rob

    Per ripartire, il calcio deve applicare le regole del basket e quindi dare spazio a chi “gioca a calcio” e non a chi da energumeno dà calcioni. Il calcio è bello quando è tecnica, fantasia, quando mancano queste qualità è roba da ultras di curva sud. Il Brasile ha perso perchè non era il Brasile, su 10 passaggi fatti 8 erano rimesse alla ” w il parroco” e non scambi rasoterra, che sono l’essenza della tecnica e del Brasile stesso. Un giocatore tecnico e di fantasia che viene atterrato da uno ” scarpone” qualsiasi cosa rende a chi ha pagato il biglietto?

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