“Keynesian loyalist noted for life-cycles saving theory”, Financial Times, 28 settembre 2003. “Professor Franco Modigliani, Nobel prizewinning economist and author of the life-cycle theory of spending”, The Independent 29 settembre 2003. “Franco Modigliani, 85, MIT teacher, Nobel laureate in economics”, The Boston Globe, 26 settembre 2003. “Franco Modigliani, 85, Nobel-winning economist, dies”, The New York Times, 26 settembre. “Franco Modigliani, prix Nobel d’économie 1985”, Le Monde, 27 settembre 2003. “Wirtschafts-Nobelpreistraeger Modigliani gestorben”, Basler Zeitung Online, 25 settembre 2003. “Fallace el premio Nobel de Economìa Franco Modigliani, estudioso del aborro domestico”, El Mundo, 26 settembre 2003.
Franco Modigliani è stato indubbiamente uno dei più grandi cervelli che Hitler ha regalato agli Stati Uniti. Ebreo, fuggito dall’Italia durante le persecuzioni antigiudaiche ispirate al modello tedesco, l’economista si poi rifiutato per lungo tempo di avere a che fare con il suo paese natale. Ma ritornò nel 1955 e, pur criticando gli eccessi gerarchici dell’accademia italiana, tenne diverse lezioni universitarie e collaborò con il Corriere della Sera, dalle colonne del quale si oppose con forza alla pratica della “scala mobile”.
L’economista, autore della teoria del ciclo vitale e premio Nobel nel 1985, non aveva mai perso una delle principali qualità di un intellettuale: sapere ascoltare. Raramente parlava per primo, e spesso apriva bocca per dire: “Interessante, raccontatemi di più!”. Grande uomo di studi, riconosceva il ruolo strumentale della teoria, che doveva nascere dal mondo reale, per poi svilupparsi sulla carta. Per tornare quindi alla realtà, sui cui dati doveva confrontarsi e verificare la propria validità.
“Il più grande economista vivente”, così lo ha definito il collega Paul Samuelson, aggiungendo che, oltre al Nobel per l’economia, avrebbe potuto vincere anche in altri rami. Modigliani è riuscito a individuare gli aspetti semplici di complessi sistemi economici, dalla finanza aziendale ai risparmi personali, e li ha insegnati a generazioni di studenti. “Scienza dell’economia e politica economica sono sue cose diverse”, sosteneva, “e noi economisti possiamo avere opinioni divergenti in politica, ma l’economia come scienza ci unisce”.
Franco Modigliani, uno degli economisti che meglio hanno spiegato i cambiamenti economici degli ultimi 50 anni, è rimasto ancorato al suo compito fino alla fine. Criticando la politica fiscale espansiva dell’attuale governo statunitense, accusato di mandare all’aria i risparmi accumulati nel tempo, con inopportune misure di tagli alle imposte e conseguente aumento del deficit.
L’economista, di origine italiana ma residente negli Stati Uniti, si è interessato fino a una settimana prima della morte alla politica del proprio paese natale. Inviando una lettera di protesta, co-firmata con i colleghi Paul Samuelson e Robert Solow, contro la decisione di un’associazione ebraica americana di conferire un premio a Silvio Berlusconi. Il quale aveva precedentemente scagionato Mussolini dalle accuse di genocidio, definendo le deportazioni di Ebrei come “un lungo esilio”.
L’economista italiano, residente negli Stati Uniti, è sempre stato un critico osservatore della politica economica del Bel Paese. Personaggio molto richiesto dai mezzi di comunicazione italiani, Modigliani accusava spesso il suo paese natale di carente senso dello stato e di poca fiducia nelle istituzioni pubbliche.
Franco Modigliani non è nato economista. I suoi primi studi sono stati in legge. Ciononostante, durante l’università gli riuscì di vincere un premio di economia organizzato da un’associazione culturale progressista, nella quale maturarono le sue idee antifasciste. Costretto a lasciare l’Italia per le persecuzioni contro gli Ebrei, Modigliani raggiunse gli Stati Uniti, dove cominciò la sua carriera accademica che lo ha portato al Nobel
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