Gli italiani si aspettavano l’estensione ai redditi 2002 della sanatoria? E si sono comportati di conseguenza, rimandando i versamenti delle imposte dovute? A prevedere una nuovo condono sono stati soprattutto liberi professionisti e imprenditori. Ovvero coloro che “giustificano” l’evasione con le imposte troppo alte. Ma anche coloro che più di altri legano la necessità di questi interventi alle difficoltà del bilancio pubblico. Il campione, i risultati e le stime del sondaggio lavoce.info-Demoskopea.

Il sondaggio Demoskopea con le tre domande sui condoni è stato condotto nel novembre 2003 nell’ambito di una delle inchieste telefoniche “Omnibus” periodicamente svolte dall’Istituto di ricerca. Il campione preso in esame è formato da 936 persone (di cui 498 donne) ed è rappresentativo dell’intera popolazione italiana con un’età compresa fra i 15 e i 78 anni. (1)

Nel corso dell’indagine sono state raccolte anche informazioni sull’età, il sesso, la professione, l’area geografica di provenienza, il grado di istruzione, la fascia di reddito di provenienza degli intervistati.

Anticipati o meno?

La prima domanda riguardava le aspettative di condono. Chiedeva agli intervistati se i condoni varati l’anno passato fossero a) previsti e scontati, b) aspettati ma non certi o c) una sorpresa.

Il grafico 1 riporta le percentuali delle risposte per il campione complessivo e il grafico 2 per alcuni sottogruppi importanti. I risultati sono impressionanti. Solo il 19 per cento degli intervistati dichiara che i condoni sono stati una sorpresa; per il 36 per cento erano attesi con certezza (risposta a) e per un altro 27 per cento erano attesi, ma con qualche incertezza (risposta b). Tolti coloro che non rispondono perché non sanno o perché non vogliono rispondere (il 18 per cento del campione), oltre il 75 per cento degli intervistati dichiara che il condono era atteso, almeno in qualche misura.

Questi risultati sembrerebbero dare una risposta univoca alla domanda se i condoni fossero anticipati o meno. Tuttavia, non si può saltare direttamente alle conclusioni.

Per esempio, si potrebbe sostenere che il risultato è falsato dal fatto che la domanda sia stata posta ex post, cioè dopo che i condoni erano stati effettivamente varati, e non ex ante, cioè prima che venissero varati. È possibile che questa stessa tempistica distorca le risposte. L’intervistato, per influenzare positivamente l’immagine che ne ha l’intervistatore, potrebbe cercare di apparire più “informato” di quello che non è in realtà, e dichiarare che “se li aspettava”, visto che ci sono stati, anche se non è vero. Si tratta di una distorsione, ben nota nella letteratura sperimentale, che va sotto il nome di “Hawthorne Effect“.

È impossibile stimare precisamente questo effetto. Tuttavia, una qualche indicazione implicita si può ricavare scomponendo il campione per sottoclassi e verificando se esistono differenze nell’incidenza delle diverse risposte tra le varie sottocategorie.

Se infatti, la dichiarazione che “i condoni erano attesi” fosse dovuta solo all’effetto di Hawthorne, questo dovrebbe agire uniformemente per tutte le categorie. La scomposizione per titolo di studio del grafico 2 suggerisce che l’effetto Hawthorne, se esiste, è di limitata entità.

La percentuale di coloro che dichiarano che “i condoni erano attesi” (le risposte a e b), cresce all’aumentare del livello del titolo di studio, esattamente come ci si sarebbe dovuto attendere se gli intervistati avessero risposto onestamente. Tra i laureati per esempio, la risposta “erano attesi e scontati” è pari a quasi il 45 per cento del campione, mentre è del 20 per cento tra quelli che hanno solo la licenza elementare. Viceversa, la percentuale di coloro che non sanno rispondere è tre volte più alta tra le persone con licenza elementare (circa il 30 per cento ) rispetto ai laureati.

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Se ne conclude che gli intervistati hanno teso a rispondere onestamente alla domanda. E dunque, in effetti, i condoni erano attesi dalla grande maggioranza degli italiani.

Anticipati da chi?

Più interessante per i nostri fini è comunque la scomposizione per tipologia di attività dell’intervistato.

Mentre infatti è importante sapere qual è la percezione generale sui condoni, è evidente che queste aspettative sono rilevanti per i comportamenti fiscali solo per alcune categorie di contribuenti: i percettori di reddito diversi da quelli dal reddito dipendente, che hanno le maggiori possibilità di evasione.

Qui, l’evidenza a favore del fatto che i condoni fossero stati anticipati è molto più forte che nel campione generale. Liberi professionisti e imprenditori, in particolare, scelgono le risposte a e b in misura assai maggiore degli altri contribuenti. Tra gli imprenditori, addirittura il 54 per cento afferma che i condoni erano “attesi e scontati”, mentre solo il 10 per cento dichiara che “sono stati una sorpresa”.

L’unica nota difforme è il comportamento dei lavoratori autonomi, che sembrano più incerti dei lavoratori dipendenti in merito alle attese dei condoni: solo il 34 per cento dichiara che “erano previsti e scontati” (ma il 24 per cento sostiene che erano “aspettati ma non certi”), la stessa percentuale che li ritiene “una sorpresa”.

Dietro questo risultato tuttavia si celano le caratteristiche socio-culturali di questa categoria di lavoratori. Infatti, solo l’81 per cento degli autonomi possiede un titolo di studio superiore alla licenza elementare a fronte del 96 per cento delle altre categorie. Questo spiega il loro minor grado di informazione.

Anticipati, ma perché?

Ma perché erano anticipati? Questa domanda è importante per capire gli effetti dei condoni sulle aspettative.

Lo scorso anno, al momento di varare i vari provvedimenti di amnistia fiscale, il Governo li aveva giustificati con l’argomento che dovevano servire ad accompagnare la riforma fiscale, facendo piazza pulita del passato.

Se questa affermazione fosse stata considerata credibile dai contribuenti, il provvedimento sarebbe stato in effetti percepito solo come una tantum, così evitando gli effetti negativi prima ricordati.

Per investigare questa possibilità, nella seconda domanda abbiamo dunque chiesto al campione di scegliere tra la risposta “governativa” (i “condoni sono corretti e opportuni in vista dei programmi di riforma fiscale”) e le alternative (“i condoni sono una misura necessaria per far fronte al disavanzo dei conti pubblici” e “i condoni sono un regalo agli evasori fiscali”). I risultati del sondaggio sono presentati nel grafico 3.

Nel complesso, è evidente che la spiegazione del Governo non è stata considerata credibile dai contribuenti.

Solo l’8 per cento del campione ritiene che i condoni fossero “corretti e opportuni in vista dei programmi dei programmi di riforma fiscale”, mentre il 50 per cento degli intervistati li considerano “un regalo agli evasori fiscali”. Per circa il 27 per cento sono invece una “misura necessaria a fronte del disavanzo pubblico”, mentre il restante 16 per cento non risponde.

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Tuttavia, di nuovo è più interessante la distribuzione delle risposte per categoria professionale, riportata nel grafico 4.

Tutte le categorie, nessuna esclusa, considera i condoni soprattutto “un regalo per gli evasori fiscali”. I lavoratori dipendenti in particolare scelgono questa risposta per il 60 per cento. Tuttavia tra i percettori degli altri redditi, una percentuale molto più ampia li ritiene invece “una necessità indotta dalle difficoltà di bilancio pubblico”. Addirittura, gli imprenditori si dividono esattamente a metà tra “il regalo” e “la necessità”. Dunque, tra le categorie più in grado di evadere le imposte, una percentuale ampia, compresa tra il 33 per cento degli autonomi e il 50 per cento degli imprenditori, lega direttamente i condoni alle difficoltà di bilancio pubblico.

Questo risultato è preoccupante, se combinato con i risultati della domanda precedente.

Significa che alla base delle aspettative per le categorie che, correttamente, più si aspettavano un condono, c’è in buona misura la percezione che questi provvedimenti siano indotti dalle difficoltà di bilancio pubblico. Ma ciò significa anche che in presenza di persistenti difficoltà nei conti pubblici, si aspettano ulteriori condoni. Inoltre, poiché queste sono le stesse categorie che possono più facilmente evadere, la possibilità di un’auto-alimentazione dei condoni resta confermata.

Il giudizio sull’evasione fiscale

La conclusione che le aspettative di condoni abbiano effettivamente indotto maggiore evasione non è tuttavia automatica.

Per analizzare questi aspetti, abbiamo dunque posto una terza domanda al campione, a cui fanno riferimento i grafici 5 e 6. Le opzioni proposte erano: “i controlli sono troppo pochi”, “le imposte sono troppo elevate”, “la gente si aspetta i condoni”. La risposta più gettonata è la prima, con quasi il 40 per cento del totale, ma anche la seconda (insufficienti controlli) raccoglie adesioni abbondanti, quasi il 35 per cento. Solo il 20 per cento circa dà la colpa ai condoni. Queste cifre non cambiano molto per area geografica e per caratteristiche personali, eccetto che per una chiara tendenza dei contribuenti più ricchi e istruiti ad attribuire una maggiore responsabilità alla mancanza di controlli piuttosto che alle imposte troppo elevate.

Ancora una volta , gli aspetti di maggior interesse derivano dalla scomposizione del campione per attività professionale. Qui le opinioni sono nettamente divise. Per il lavoratori dipendenti la risposta “i controlli sono troppo pochi” (38 per cento) supera sia pur di poco la risposta “le imposte sono troppo elevate”. Viceversa, per tutte le altre categorie, una percentuale superiore al 50 per cento attribuisce la responsabilità dell’evasione al carico fiscale eccessivo.

Nulla di conclusivo naturalmente, ma è evidente che tra il pensare che le imposte sono ingiustamente troppo alte e il ritenere che auto-ridursele tramite l’evasione sia eticamente corretto, se economicamente conveniente, il passo è breve.

 

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