Con un ritardo notevole, il Governo ha diffuso la Relazione trimestrale di cassa e l’aggiornamento della Relazione revisionale e programmatica. Certificano il permanere di una situazione difficile per la finanza pubblica. I dati infatti riconoscono che la crescita sarà inferiore alle previsioni e l’indebitamento pericolosamente vicino al 3 per cento. Ancora una volta sono le misure una tantum a permettere di chiudere la previsione di bilancio senza suscitare la reazione dei partner europei, dei mercati e delle agenzie di rating.

Dopo una lunga attesa, il ministro dell’Economia ha finalmente diffuso la Relazione trimestrale di cassa (Rtc) e l’aggiornamento della Relazione previsionale e programmatica (Arpp). Sono due documenti essenziali nel processo di governo dell’economia, perché tracciano rispettivamente le tendenze di finanza pubblica e di crescita per l’anno in corso.
A norma di legge, entrambe le relazioni dovrebbero essere pubblicate entro la fine di febbraio, una scadenza sempre slittata di qualche settimana poiché i dati Istat non sono immediatamente disponibili. Il ritardo verificatosi quest’anno non ha però precedenti. Neppure il governo Dini che pur navigava in acque assai tempestose, scosso da un’incipiente crisi finanziaria, una caduta verticale del tasso di cambio della lira e uno sgretolamento del consenso politico, attese così a lungo per diffondere questi due documenti.
Forse però il ritardo scaturisce dall’esigenza di rivedere radicalmente le previsioni della nostra economia. Quali sono quindi le novità della Rtc e della Arpp? Non molte in verità e non del tutto rassicuranti. Vediamole.

NOVITA’ POCO RASSICURANTI

In primo luogo, l’esecutivo prende atto che, ancora una volta, il tasso di crescita dell’economia si situerà ben al disotto delle previsioni ufficiali di soli pochi mesi prima.
Il programma di stabilità prevedeva una crescita dell’1,9 per cento, l’Arpp ridimensiona questo dato all’1,2 per cento. Ma anche questa cifra rischia di rivelarsi troppo ottimistica.
Se, come molti prevedono, l’Istat dovesse certificare un primo trimestre del 2004 sostanzialmente piatto, anche una crescita all’1,2 per cento richiederebbe una sostanziale e improbabile accelerazione nella seconda parte dell’anno.
In secondo luogo, il rapporto fra debito e Pilrimane attestato al 105,9 per cento in modestissima discesa (tre decimi di punto) rispetto al dato del 2003, malgrado il fatto che nella Rtc siano stati preventivati ben 21 miliardi di euro di entrate da privatizzazioni.
A pesare sulla dinamica del debito è la divaricazione tra indebitamento e fabbisogno, alimentata da manovre contabili che tendono ad alleggerire il primo a spese, però, del secondo.
Per contenere la corsa del debito, due anni fa l’esecutivo fece ricorso allo swap di titoli con la Banca d’Italia, l’anno scorso utilizzò la Cassa depositi e prestiti per una finta privatizzazione. E quest’anno?
In terzo luogo, il disavanzo stimato dal ministero si situa pericolosamente vicino alla soglia del 3 per cento. Anche uno sfondamento di pochi milioni sarebbe sufficiente per superare la soglia di Maastricht.
Soprattutto, però, la previsione della Rtc sconta molte ipotesi ottimistiche tra cui il pieno gettito di condoni e concordati (fino a oggi del tutto insoddisfacente), un contenimento estremo dei contratti pubblici degli enti territoriali (di difficile realizzazione e che andrebbe in ogni caso a scaricarsi sui bilanci futuri), lo scorporo dell’Anas dalla pubblica amministrazione (una manovra che vale più di due miliardi, ma che rischia di essere bocciata da Eurostat), l’applicazione del decreto taglia spese (sulla cui efficacia è lecito dubitare) e una valutazione estremamente ottimista (circa 9 miliardi) del piano di dismissioni immobiliari (nonostante le difficoltà di Scip2).
Una stima più prudenziale delle tendenze di finanza pubblica collocherebbe invece l’indebitamento intorno al 4 per cento del Pil.
E ciò senza tenere conto che ancora una volta sono le misure una tantum che consentono di chiudere la previsione di bilancio senza suscitare la reazione dei nostri partner europei, dei mercati e soprattutto delle agenzie di rating.

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AVEVA RAGIONE SOLBES?

In sintesi, anche la Rtc riconosce che le condizioni della finanza pubblica sono preoccupanti. Stupisce allora che, solo qualche settimana fa, il Governo abbia reagito in maniera così veemente alle previsioni della Commissione europea che per il 2004 stimavano la crescita all’1,2 per cento, il disavanzo al 3,2 per cento del Pil e il rapporto debito-Pil al 106 per cento. L’unica, modesta (poco più di due decimi di punto), differenza con le stime della Rtc riguarda il dato sull’indebitamento.
Le proiezioni della Commissione scontavano una minore entrata dalle dismissioni di immobili (sovrastimate come abbiamo visto nella Rtc) e soprattutto assumevano prudenzialmente che non si potesse scorporare l’Anas dal bilancio pubblico.
Oggi, a qualche settimana di distanza, scopriamo che i dati programmatici del ministro dell’Economia sono sostanzialmente in linea con quelli della Commissione.
È forse questo uno dei motivi del ritardo della pubblicazione della Rtc? Ma allora aveva proprio ragione Solbes?

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