L’aumento degli assegni familiari per il “quarto componente” ripropone una concezione dei servizi all’infanzia affidata principalmente alla famiglia, alle nonne in particolare. Però, la scarsità di nidi e asili e la rigidità degli orari è alla base della minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e in futuro le nonne avranno sempre meno tempo da dedicare ai nipoti. Bisogna dunque puntare a un ampliamento dell’offerta. Anche attraverso la creazione di asili aziendali e di micronidi privati.

La bozza di Finanziaria per il 2005, oltre al bonus di mille euro per i bambini nati nel 2005, prevede un aumento degli assegni familiari per i nuclei con reddito inferiore ai 33.500 euro. Questo incremento dovrebbe essere destinato principalmente a famiglie con due figli o con un “quarto componente”, che in molti casi potrebbe essere il nonno o la nonna.

Tutto in famiglia

Dei possibili effetti del bonus si è già discusso su Lavoce.info. In quell’articolo, si diceva che solo i poverissimi possono trovare nel bonus la copertura delle spese aggiuntive per un secondo figlio. L’aumento degli assegni familiari va visto invece all’interno di un sistema di welfare che continua a lasciare l’offerta dei servizi per l’infanzia a totale carico delle famiglie. Nei giorni scorsi, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la parte della Legge finanziaria 2003 che prevedeva un fondo di rotazione per il finanziamento ai datori di lavoro che realizzano servizi di asilo nido e micronidi nei luoghi di lavoro. A giudizio della Consulta, infatti, la legislazione dettagliata sugli asili nido non spetta allo Stato, ma alle Regioni. Tuttavia, la nascita del fondo costituiva la premessa per un ampliamento e una maggiore diversificazione dell’offerta dei servizi per l’infanzia.
La diversificazione è necessaria perché oggi in Italia la struttura degli asili pubblici risulta inadeguata rispetto alla domanda in particolare sotto due aspetti: la disponibilità di posti e la rigidità degli orari. Lo dimostra anche una ricerca recente che esplora un “matched” dataset costruito con i dati della Banca d’Italia e quelli più demografici della Multiscopo. (1)

 

Tabella 2 Incidenza dei posti nido sulla popolazione della fascia

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<3

3-6

Svezia

48

80

Danimarca

64

91

UK

34

60

Germania

10

78

Francia

29

99

Italia

 6

95

Spagna

  5

84

Grecia

  3

46

Fonte: OECD, Employment Outlook, 2001

 

A seconda delle Regioni, il numero delle domande negli asili pubblici è tra il 30 e il 50 per cento superiore ai posti disponibili. (2) E se le donne con un lavoro a tempo pieno hanno più facilmente accesso agli asili pubblici, si trovano comunque in difficoltà con gli orari. Una quota rilevante delle famiglie che pur hanno diritto all’accesso all’asilo pubblico, finiscono dunque per non usarlo o perché restano in lista d’attesa o perché gli orari non sono compatibili.

Il tempo dei nonni

Né in questo caso il servizio pubblico è sostituito da quello privato, come dimostra ancora lo studio citato. Oggi i nidi privati sono solo il 7 per cento circa dell’offerta totale. Gran parte delle famiglie che non possono usufruire dell’asilo pubblico non utilizzano neanche il privato perché non è disponibile nella zona di residenza o perché è troppo costoso. Si affidano piuttosto a parenti e babysitter. Viene spontaneo domandarsi come mai non si sia ancora sviluppato in Italia un settore privato in grado di rispondere alla eccedenza di domanda esplicita o “scoraggiata”, come invece è avvenuto in altri paesi. I limiti dell’offerta di servizi per l’infanzia sono stati discussi di recente nelle raccomandazioni dell’Unione europea. Questo è infatti considerato uno dei fattori più importanti alla base della minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro in Italia e nel Sud Europa.
L’Unione europea invita i governi a sovvenzionare gli asili pubblici. Un invito forse troppo costoso per il bilancio del nostro e di altri paesi. Tuttavia, lo stesso obiettivo potrebbe essere raggiunto da iniziative private di piccola dimensione. I dati del panel europeo (Echp) evidenziano come l’opportunità di usufruire di asili anche sul posto di lavoro aumenti la probabilità di continuare a lavorare dopo la nascita dei figli. (3) Mentre i micronidi, gestiti da madri che hanno già figli propri, sono largamente diffusi sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna. Inoltre, il congedo parentale facoltativo permette di curare direttamente i propri figli piccoli, ma in Italia è più breve rispetto agli altri paesi europei: solo 26 settimane mentre sono 120-130 nei paesi Nordeuropei e in Francia e Spagna).
Infine, va ricordato che l’attuale disponibilità di nonne per la cura dei figli o nipoti nella organizzazione quotidiana di famiglie non è destinata a durare. Dipende infatti in modo significativo dalle vicende demografiche e sociali che hanno caratterizzato la coorte delle attuali sessantenni, in larga misura beneficiate dai pensionamenti anticipati. È molto probabile che in futuro le nonne lavoreranno più a lungo, limitando il potenziale aiuto in termini di tempo a figli e nipoti. Mentre il contributo dei mariti, anche tra i più giovani, resta ancora piuttosto scarso, nonostante i cambiamenti intervenuti all’interno della famiglia. (4)

 

(1) “Child Care Choices by Italian Households” D. Del Boca, M. Locatelli and D. Vuri CHILD 30/2003 www.child-centre.it

(2) Fonte: Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza- Istituto degli Innocenti, novembre 2001, tab. 3.

(3)Employment and Fertility Decisions in Italy France and the U.K.” D. Del Boca, S. Pasqua and C. Pronzato CHILD 08/2004 www.child-centre.it

(4) Recenti ricerche comparate segnalano che nelle famiglie italiane è importante l’aiuto da parte dei genitori nella cura dei figli piccoli, mentre i mariti/padri danno un contributo molto inferiore rispetto ad altri paesi.(EC The Rationale of Motherhood Choices vedi: www.ulb.soco.mocho).

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