L’Irap così com’è oggi assicura una rendita fiscale alle imprese ad alta intensità di capitale all’interno di uno stesso settore, ma anche ad interi settori di attività: banche, telecomunicazioni ed energetico rispetto al settore industriale in senso stretto. Uno sgravio integrale sul costo del lavoro li avvantaggerebbe ulteriormente. Per aiutare l’industria esportatrice, invece, è assolutamente necessario redistribuire il carico fiscale mediante una razionalizzazione dell’imposta, intervenendo poi sull’aliquota per abbassarla ulteriormente.

Interventi più o meno radicali sull’Irap erano previsti dalla legge n. 80/2003 (di “Delega al Governo per la riforma del sistema fiscale statale”). Negli ultimi quattro mesi è invece maturata la decisione di intervenire non già in applicazione della legge delega bensì sull’onda emotiva della causa pendente innanzi la Corte di giustizia di Lussemburgo.
In due interventi su Italia Oggi (11 e 14 maggio) ho mostrato come le argomentazioni tecniche prodotte avverso la legittimità dell’Irap non sono affatto plausibili. In questa situazione le modifiche al tributo dovrebbero realizzarsi con l’intento di alleggerire il carico tributario per le imprese esportatrici in una congiuntura difficile evitando il corto circuito logico che si verificherebbe qualora si agisse, semplicisticamente, sulla componente del costo del lavoro. Il ragionamento è articolato e necessita di un breve riepilogo delle questioni sul tappeto.

La nascita dell’Irap nel 1998

La tabella 1 riporta la griglia di aliquote dal 1998 ricordando la diminuzione di pressione fiscale che si verificò alla nascita. Attualmente, tranne l’agricoltura, tutto il settore privato è inciso con un’aliquota del 4,25 per cento. Ciò vuol dire che, rispetto alla situazione esistente nel 1997 e nel primo triennio di applicazione, banche e assicurazioni godono di una rendita fiscale annuale di circa 520 milioni di euro a prezzi 2001.
La peculiarità di banche e assicurazioni va tenuta bene a mente per tutto il discorso successivo al fine di non sbagliare la prospettiva del ragionamento.

La distorsione congenita tra i fattori

La base imponibile Irap è formata dalla remunerazione dei fattori della produzione (lavoro e capitale) e dunque corrisponde al “valore aggiunto” di contabilità nazionale, ma al netto degli ammortamenti. A livello complessivo, per il settore privato, la base è costituita dal prodotto interno netto (Pin). È per questo motivo che fin dalla nascita molti osservatori dissero che l’imposta puniva il fattore lavoro e avvantaggiava il fattore capitale: efficacemente venne coniata l’espressione che si trattava di “una tassa a favore dei robot”. È pertanto opportuno rendere innanzitutto neutrale l’imposta nei riguardi delle scelte imprenditoriali: questo risultato lo si ottiene con semplicità allargando la base imponibile agli ammortamenti e non già sfilando in tutto o in parte la remunerazione del lavoro dipendente. Altrimenti si otterrebbero effetti paradossali che finirebbero per acuire le distorsioni congenite. Infatti, le dotazioni di capitale fisso sono molto diverse tra i settori di attività e anche tra le imprese (grandi, medie e piccole) all’interno di un medesimo settore, così come la dotazione di lavoro dipendente che in un gran numero di imprese è totalmente assente. Corrispondentemente è molto diverso tra le imprese il peso degli ammortamenti dichiarati a fini fiscali nei bilanci. L’imposta va dunque trasformata affinché essa incida il Pil (prodotto interno lordo) e non già il Pin. Con questa semplice ma cruciale operazione l’aliquota del tributo calerebbe al 3,50 per cento (vedi la tabella 4) per tutti i contribuenti con invarianza di gettito complessivo, ma con effetti redistributivi importanti tra imprese grandi e piccole.
Prima di arrivare a questa conclusione vediamo come si distribuiscono gli ammortamenti fiscali.

Il diverso peso degli ammortamenti fiscali

Nella tabella 2 sono riportati gli ammortamenti fiscali delle imprese del settore privato extra-agricolo, mentre nella tabella 3 si possono vedere i valori pro-capite riferiti all’occupazione di fonte Istat.
Nel 2001, il 38 per cento degli ammortamenti fiscali si concentra in cinque settori di attività economica: banche e assicurazioni, estrattivo, chimico, energia, trasporti e telecomunicazioni. Si tratta di settori oligopolistici che operano al riparo della concorrenza internazionale e che occupano solo il 12,39 per cento del lavoro totale (settore privato extra-agricolo). Le imprese della classe di addetti 1-19 espongono il 27,59 per cento degli ammortamenti e occupano il 57,65 per cento della forza-lavoro totale mentre le imprese della classe con venti addetti e oltre occupano il 29,96 per cento della forza-lavoro e rappresentano il 34,55 per cento degli ammortamenti fiscali. Pertanto, rispetto a una media nazionale di 6.805 euro di ammortamenti per occupato totale, il settore delle piccole e medie imprese ha un pro-capite di 3.257 euro, le imprese della classe 20 e oltre un valore di 7.847, mentre gli oligopoli interni (banche eccetera) hanno un valore medio di 20.804 euro. Le cifre riportate sono più efficaci di tanti discorsi: la tassa a favore dei robot deve essere vista sotto almeno due aspetti. Il vantaggio per le imprese ad alta intensità di capitale all’interno di uno stesso settore (ad esempio, industria meccanica), ma anche il vantaggio di interi settori di attività rispetto a tutti gli altri: banche, telecomunicazioni ed energetico rispetto al settore industriale in senso stretto.

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La manovra di politica economica

A questo punto il “come agire?” per alleggerire il tributo non deve dimenticare quale sia la sua vera natura. Da un punto di vista tecnico, l’Irap è un’imposta reale sulla produzione senza alcuna parentela possibile con altri tributi. Il suo carattere riferito alla produzione tout court non consente differenziazioni di aliquote ovvero deduzioni di pezzi di base senza alterare la sua necessaria e cruciale neutralità verso le scelte d’impresa. Ecco dunque che la manovra più semplice da fare, con l’obiettivo di alleggerirne il carico fiscale, è quella di abbassare ulteriormente l’aliquota in modo uguale per tutte le imprese. Il quantum dipende unicamente dalla disponibilità finanziaria.
Sono certamente possibili anche altri interventi ma solo all’interno del discorso pregiudiziale che propugna l’allargamento della base imponibile per i motivi di equità. Non ha invece senso logico la creazione di una “no tax area” per l’Irap perché essa è incoerente con la natura dell’imposta, oltre a rappresentare una complicazione in sede di dichiarazione. In effetti, la no tax area avrebbe una sua dignità solo come contromossa per bilanciare l’eventuale manovra (unilaterale) sul costo del lavoro: insomma un bel pasticcio posto che gli interventi in materia fiscale devono sempre essere i più semplici e chiari possibili.

Non si possono agevolare gli oligopoli interni

Con uno sgravio integrale sul costo del lavoro, a cui corrisponde un costo di circa 12mila milioni di euro, il solo settore bancario godrebbe di un beneficio pari a circa 944 milioni (con riferimento al 2004): questi soldi si sommerebbero alla cospicua rendita fiscale di cui si è detto all’inizio. Analogamente i settori oligopolistici interni (energia, trasporti e comunicazioni) godrebbero di un cospicuo beneficio perché hanno valori del costo del lavoro pro-capite più elevati (vedi. la tabella 3, colonna W).

L’abbassamento progressivo dell’aliquota Irap

Si arriva così alla conclusione, non immediatamente intuitiva, che per aiutare l’industria esportatrice, concentrata nella seconda riga delle tabelle (ed in parte anche nella prima), essendo preclusa la strada dei sussidi, si debba assolutamente redistribuire il carico fiscale mediante una razionalizzazione dell’Irap e poi agire in primis sull’aliquota abbassandola ulteriormente. Un’aliquota finale al 3 per cento oppure al 2,5 per cento rispetto a quella odierna del 4,25 per cento non necessita di molte spiegazioni: lo sgravio è immediatamente comprensibile a tutti gli operatori. I dati esposti nelle tabelle 2 e 3 portano verso questa conclusione giacché l’inclusione degli ammortamenti nella base imponibile Irap è il solo modo per sostenere l’industria esportatrice senza penalizzare la piccola impresa e, soprattutto, senza favorire i settori di rendita quali le banche e gli oligopoli interni.

 

Tabella 1. Aliquote Irap determinate dallo Stato

Settori

1998-99

2000

2001

2002

2003

2004

Agricoltura e pesca

1,9%

(2,3%)* 1,9%

(2,5%)* 1,9%

(3,1%)* 1,9%

(3,75%)* 1,9%

(4,25%)* 1,9%

Intermediazione monetaria e assicurazioni

5,4%

5,4%

5,0%

4,75%

4,25%

4,25%

Altri settori privati

4,25%

4,25%

4,25%

4,25%

4,25%

4,25%

Pubblica amministrazione

3,8% e 9,6%

8,50%

8,50%

8,50%

8,50%

8,50%

* La previsione di crescita progressiva dell’aliquota in agricoltura non è stata realizzata. Per gli anni 2005 e 2006 il Governo prevede di innalzare l’aliquota in agricoltura rispettivamente al 3,75% ed al 4,25%. Nota bene: a suo tempo la Corte dei conti precisò che il gettito previsto, inclusa la pubblica amministrazione, per il 1998 era di 65.928 miliardi di lire, mentre il gettito effettivamente incassato fu di 52.046 miliardi con una diminuzione di 13.882 miliardi (-21,06% sulla previsione). Lo scarto si tradusse in una apprezzabile minore pressione fiscale per il settore privato.

 

Tabella 2. Gli ammortamenti fiscali dichiarati nel 2001 per settore e classe dimensionale nel settore privato extra-agricolo e le componenti della base Irap tipo PIN e tipo PIL (milioni di €)

Addetti e settori

Ammortamenti fiscali

Occupati totali

Occupati dipendenti

Occupati indipendenti

Base PIN

Costo del lavoro W

Risultato netto di gestione RNG

Comp. % RNG

Base PIL

Risultato lordo di gestione RLG

Comp. % RLG

Classe 1-19

29.284

8.992.002

3.692.440

5.299.562

200.618

71.794

128.825

57,17%

229.902

158.109

47,70%

Classe 20 e >

36.671

4.673.305

4.589.854

83.451

180.155

127.993

52.163

23,15%

216.826

88.834

26,80%

Banche & ass.*, Estrattivo, Chimico, Energia, Trasp.& Telecomunicazioni

40.192

1.931.938

1.851.257

80.681

126.980

82.639

44.341

19,68%

167.172

84.533

25,50%

TOTALE

106.147

15.597.245

10.133.551

5.463.694

507.752

282.425

225.328

100,00%

613.900

331.475

100,00%

Fonte: I dati occupazionali sono ISTAT ed escludono i servizi domestici; la classe di addetti 1-19 si riferisce a tutti i settori di attività. La classe 20 ed oltre non comprende i settori elencati nella terza riga. Gli ammortamenti sono desunti dalle dichiarazioni.

* Gli ammortamenti delle banche escludono quelli delle società finanziarie di leasing.

Nota Bene: base imponibile PIN = W + RNG; base imponibile PIL = W + RLG.

 

Tabella 3. Gli ammortamenti fiscali dichiarati nel 2001 per settore e classe dimensionale nel settore privato extra-agricolo e le componenti della base Irap tipo PIN e tipo PIL. Valori pro-capite in €.

Addetti e settori

Ammortamenti per occupato totale

Ammortamenti per dipendente

Base PIN per occupato

Costo del lavoro W pro-capite

Risultato netto di gestione RNG per indipendente

Base PIL per occupato

Risultato lordo di gestione RLG per indipendente

Classe 1-19

3.257

7.931

22.311

19.443

24.309

25.567

29.834

Classe 20 e >

7.847

7.990

38.550

27.886

625.071

46.397

1.064.503

Banche & ass.*, Estrattivo, Chimico, Energia, Trasp.& Telecomunicazioni

20.804

21.711

65.727

44.639

549.581

86.530

1.047.741

TOTALE

6.805

10.475

32.554

27.870

41.241

39.360

60.669

Fonte: I dati occupazionali sono ISTAT ed escludono i servizi domestici; la classe di addetti 1-19 si riferisce a tutti i settori di attività. La classe 20 ed oltre non comprende i settori elencati nella terza riga. Gli ammortamenti sono desunti dalle dichiarazioni.

* Gli ammortamenti delle banche escludono quelli delle società finanziarie di leasing.

Nota Bene: il costo del lavoro pro-capite nel settore bancario è di 60.000 euro.

 

Tabella 4. Anno 2001: gli effetti di uno sgravio di 3,6 oppure 5,4 oppure 10,8 miliardi di € agendo solo sull’aliquota IRAP

Branche di attività economica

Base ed imposta 2001

Base ampliata e riduzione di aliquota

Base IRAP “PIN”

Aliquota 4,25%

Base IRAP “PIL”

Aliquota 3,48%

Aliquota 2,90%

Aliquota 2,60%

Aliquota 1,72%

Industria manufatturiera

155.838

6.550

187.532

6.524

5.437

4.876

3.227

Industria estrattiva, chimica ed energetica

34.574

1.469

49.058

1.707

1.422

1.275

844

Industria delle Costruzioni

35.524

1.474

40.577

1.412

1.177

1.055

698

Commercio

77.000

3.207

88.104

3.065

2.555

2.291

1.516

Banche e assicurazioni (*)

45.355

1.928

57.241

1.991

1.660

1.488

985

Altri servizi

159.461

6.730

191.387

6.658

5.549

4.976

3.293

TOTALE

507.752

21.358

613.899

21.358

17.800

15.961

10.564

Sgravio

 

 

 

0

3.558

5.397

10.794

(*) Nella base “PIL” sono esclusi gli ammortamenti delle società di leasing finanziario.

Nota Bene: Nei dati iniziali si ipotizza l’aliquota del 4,25% anche per banche ed assicurazioni. Gli sgravi a prezzi del 2001 corrispondono nel 2004 rispettivamente a: 4.000 milioni di €, 6.000 e 12.000 milioni.

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