Secondo quanto riportato dal Sole-24-Ore del 29 agosto, il Presidente del Monte dei Paschi di Siena Alessandro Profumo avrebbe dichiarato, a proposito della precedente gestione della banca, che “l’errore più grave non è stato l’acquisto di Antonveneta … quanto l’aver messo in portafoglio 27 miliardi di Btp: una scelta che, a oggi, è costata 5 miliardi di capitale alla banca. Senza quel fardello non avremmo avuto bisogno di aiuti pubblici”. Mps chiederà infatti 3,4 miliardi di aiuti di stato, emettendo titoli che verranno comprati dal Tesoro italiano; gli interessi su questi titoli potranno essere pagati in azioni della banca, aprendo così la strada alla presenza dello stato nell’azionariato della banca stessa. Apprendiamo così che Mps deve chiedere aiuti di stato perché ha investito in titoli di stato!
L’affermazione di Profumo conferma che l’intreccio tra rischio bancario e rischio sovrano è il problema di fondo della crisi finanziaria attuale. Questo legame va spezzato al più presto. Come abbiamo già sostenuto, le due operazioni di finanziamento a tre anni della Bce (LTRO) hanno finito per rinforzare questo legame, spingendo le banche a comprare titoli di stato. Finalmente la Bce sembra essersi resa conto che il compito di contenere gli spread sui titoli sovrani non può essere delegato alle banche, ma deve essere svolto direttamente dalla Bce stessa. Questa svolta ha suscitato un aspro dibattito per l’opposizione della Bundesbank, ma va nella direzione giusta. Qualche speranza viene anche dal trasferimento in corso della supervisione bancaria alla Bce, che dovrebbe aprire la strada all’intervento diretto del Fondo di stabilità europeo nelle operazioni si ristrutturazione delle banche, evitando che esse passino per i bilanci statali. Speriamo che questi progressi, unitamente ad una gestione bancaria più oculata, servano a evitare il ripetersi di altri casi come quello di Mps.

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