I giudizi europei rimangono severi sui programmi di rientro dei paesi con deficit eccessivo. Soprattutto per l’Italia. La Commissione calcola che nei prossimi tre anni dovremo varare misure aggiuntive permanenti di riduzione del deficit pari almeno all’1,5 per cento del Pil. Senza contare le correzioni all’Irap e l’aumento degli oneri finanziari dovuto alla risalita dei tassi di interesse. Ma proprio il Patto di stabilità potrebbe aiutarci a vincere le resistenze all’aggiustamento di gruppi politici e di pressione, come sta cercando di fare la Germania.
La riunione Ecofin di martedì 14 è stata importante: è la prima volta, dopo la riforma del Patto di stabilità e crescita avvenuta un anno fa, in cui il Consiglio si esprime, in base ad analisi e proposte della Commissione, sulla situazione e i programmi di finanza pubblica di molti paesi membri, compresi i cinque delleuroarea che si trovano in condizioni di deficit eccessivo. Fra questi ultimi ci sono le tre maggiori economie dellarea: Germania, Francia e Italia.
Il nuovo Patto alla prova
La riforma del Patto ha aumentato la discrezionalità con cui esso disciplina le finanze pubbliche europee. È cruciale capire come gli organi comunitari intendono usarla. In teoria, il Patto può ancora stimolare i paesi a mantenere le finanze in ordine. Ma sono aumentate le possibilità di utilizzarlo in modo permissivo, coi governi che si perdonano reciprocamente deficit e debiti eccessivi. The proof of the pudding is in the eating e il nuovo budino (o va tradotto pasticcio?) abbiamo cominciato ad assaggiarlo martedì.
Quando aveva la presidenza dellUnione Europea nel 2003, lItalia ha precipitato la riforma del Patto consentendone la forzatura a favore dei deficit eccessivi di Francia e Germania. Il che è stato poi censurato dalla Corte di giustizia, ma il Patto ne è risultato traumatizzato e bloccato a lungo, fino alla sua riforma che ora viene applicata per la prima volta.
Nel frattempo, anche lItalia è stata dichiarata in deficit eccessivo e pare attendere la restituzione del favore, con una speciale tolleranza per il suo disavanzo che, in rapporto al Pil, è ora maggiore di quello di tutta larea delleuro salvo il Portogallo, e per il suo debito pubblico che è tornato a crescere rispetto al Pil ed è il più alto dei 25 paesi dellUnione, 45 punti più della media.
Nonostante il nuovo Patto, i documenti di analisi e le opinioni della Commissione recepite dallEcofin di martedì rimangono severi nel giudicare i programmi di rientro dei paesi con deficit eccessivo. I complimenti ricevuti dallItalia, sottolineati dal nostro Governo e dalla stampa, per il fatto di aver resistito alla tentazione di una legge finanziaria elettorale, sono informalità politiche a margine della riunione e possono spiegarsi variamente. Nella sostanza, dai documenti formali della Commissione e del Consiglio emerge una situazione delicata che dovrebbe porre problemi a entrambi i poli quando mostrano troppa disinvoltura elettorale in materia di vincoli di finanza pubblica.
Il confronto Italia-Germania
Riassumiamo dunque la situazione del deficit eccessivo dellItalia, confrontandola con quella della Germania, anche per smentire del tutto (come se non bastasse lenorme differenza nel livello del debito) lidea che i tedeschi stiano peggio di noi.
LItalia è in deficit eccessivo dal luglio 2005; anche a lei il rientro è richiesto nel 2007. Martedì lEcofin ha constatato il disavanzo del 4,1 per cento nel 2005 (molto superiore a quello tedesco), ha preso atto che nella legge finanziaria ci sono misure che, se integralmente implementate, permetteranno nel 2006 un adeguato avvicinamento (è previsto un deficit del 3,5 per cento) al risultato richiesto per lanno dopo.
Ciò riguarda anche il 2007, cioè lanno in cui è obbligatorio rientrare: è prevista una riduzione del disavanzo dal 3,5 al 2,8 senza lindicazione dei provvedimenti necessari. Anche da questo punto di vista lItalia è più lontana della Germania dalla correzione del deficit eccessivo. È urgente rimediare al problema che deriva dalle nostre procedure di bilancio: parlamento e Governo dovrebbero mettersi in grado di sottoscrivere aggiornamenti del Programma di stabilità, che contengano almeno orientamenti strategici pluriennali sulle entrate e sulle spese, superando lorizzonte temporale al quale ci vincola la legge finanziaria.
Il Consiglio ha chiesto comunque di essere informato tempestivamente delle sostanziali nuove misure correttive che dovranno essere individuate. Non sembra la conclusione di una completa promozione.
Sulla base dei dati tendenziali della nostra finanza pubblica, a legislazione invariata,
Se a questo aggiungiamo la necessità di correggere o sostituire lIrap e di compensare laumento degli oneri finanziari derivante dallaumento (passato e prossimo futuro) dei tassi di interesse della Bce, è evidente che il vincolo europeo di finanza pubblica si configura in un modo rispetto al quale è eufemistico definire inadeguato il contenuto dei programmi elettorali che ci vengono esposti in questi giorni.
Daltra parte, il Patto europeo potrebbe aiutarci a superare i costi politici dei sacrifici necessari: purché non si insista nel poco trasparente ottimismo di questo Governo. Lo sforzo non deve essere di sottolineare che veniamo promossi agli esami europei (anche quando non è completamente vero). Ma di chiedere alla severità di Bruxelles di aiutarci a vincere le resistenze allaggiustamento dei gruppi politici e di pressione. La grande coalizione tedesca sembra muoversi proprio in questa direzione, quasi sollecitando la disciplina esterna dei rimproveri e dei controlli comunitari. Dovremmo farlo anche noi, anziché compiacerci dei perigliosi complimenti di Grasser, Juncker e Zalm
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