Già in campagna elettorale abbiamo assistito allo spettacolo di chi la spara più grossa nel dibattito politico, e abbiamo dunque cercato di fare un po di chiarezza su dati e cifre, spesso citati a vanvera. Sul referendum costituzionale, anche se si tratta di una tematica apparentemente più ristretta, si rischia lo stesso. Questa settimana riproponiamo dunque il nostro Vero o falso? Informeremo i lettori (contando anche sul loro aiuto) su sviste o eventuali errori. Già in campagna elettorale abbiamo assistito allo spettacolo di chi “la spara più grossa” nel dibattito politico, e abbiamo dunque cercato di fare un po di chiarezza su dati e cifre, spesso citati a vanvera. Sul referendum costituzionale, anche se si tratta di una tematica apparentemente più ristretta, si rischia lo stesso. E si tratta di un problema perfino più delicato, non solo perché è in ballo la Costituzione, ma anche perché, come giustamente osserva Giovanni Sartori, criticando i media televisivi, “un referendum deve strutturare una scelta” e deve quindi spiegare le ragioni del sì e quelle del no. Questa settimana riproponiamo dunque il nostro “Vero o falso?” Informeremo i lettori (contando anche sul loro aiuto) su sviste o eventuali errori. Eugenio Scalfari ” Referendum, se vince il “Sì” lo Stato andrà allo sfascio” “Il costo ragionevolmente stimato di questa riforma è previsto in 250 miliardi di euro, una cifra enorme per la quale non è prevista né possibile alcuna copertura. Sorvolo sulla disparità tra Regioni ricche e Regioni povere, alla quale dovrebbe dare rimedio un fondo perequativo nazionale senza peraltro alcuna disposizione sul federalismo fiscale. “ Non si sa dove Scalfari abbia preso questi numeri, ne quale sia la fonte di cifre analoghe e altrettanto assurde che sono circolate ad abundantiam sui giornali. Probabilmente, la confusione è tra la spesa complessiva degli enti territoriali di governo (Regioni, Province e Comuni) e la spesa addizionale di questi enti che sarebbe indotta dalla riforma costituzionale. Tutte assieme, le autonomie locali spendono già adesso circa il 14% del Pil, o attorno ai 200 miliardi di Euro; a queste, andrebbero aggiunte le risorse necessarie per finanziare il decentramento di funzioni previsto dalla Costituzione, stimato però in circa 70 miliardi di euro. Ma anche su questo va fatto chiarezza. In realtà:
(Editoriale su La Repubblica del 18 giugno 2006)
1) la riforma costituzionale ora in discussione (la cd. devolution) non aggiunge quasi nulla a quanto già previsto dallattuale Titolo V, per lo meno nella interpretazione più gettonata dell’attuale art.117, comma 3. Tale articolo stabilisce già infatti che l’istruzione sia una funzione legislativa concorrente tra Stato e Regione; e se la gestione segue la funzione legislativa, stipendi degli insegnanti e edifici scolastici dovrebbero già comunque passare alle regioni. 2) Coerentemente con questa impostazione, l’ISAE calcola in circa 70 miliardi di euro le risorse addizionali che dovrebbero essere attribuite alle Regioni (e a cascata agli altri enti locali) per attuare il presente Titolo V, cioè quello riformato dal centro sinistra nel 2001, di cui il 67% deriva dal decentramento dellistruzione;. 3) Rispetto a queste, la devolution, cioè l’attribuzione di competenze esclusive nel campo di sanità, istruzione e polizia amministrativa, aggiunge necessariamente poco o nulla. Infatti 1) la sanità è già per la quasi totalità gestita e finanziata a livello regionale, e dunque non c’è nulla più da attribuire; 2) l’istruzione dovrebbe come si è detto già passare sulla base dell’attuale Titolo V; 3) nessuna sa cosa sia la polizia amministrativa regionale e locale, dunque è un dato impossibile da stimare.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
venturoli massimiliano
Sono d’ accordo con la redazzione le ” imprecisioni”, da parte dei due schieramenti, e di conseguenza dei vari ” scagnozzi ” dei due schieramenti ( SI e NO ) è stupezacente!!
Una domanda: perchè pochi organi d’ informazione hanno sottolineato il fatto che la diminuzione dei Parlamentari concretamente averrà nel 2016?!
Errori d’ informazione o disinformazione??!!
Sono, sinceramente stanco, di avere un’ informazione sempre ” schierata “, cioè un’ informazione che ” nasconde ” una parte della notizia per avvalorare la propria “parte politica”!!!!
Non voglio un’ ” informazione assettica” ( senza opinione) ma VOGLIO UN’ INFORMAZIONE MORALMENTE RESPONSABILE DELLA FUNZIONE INFORMATIVA CHE SVOLGE!!!!
In questi casi dov’è l’ Ordine dei Giornalisti?
Venturoli Massimiliano
Adelante Pedro
Faccio presente che le guardie forestali non sono impiegati regionali, poiché il Corpo Forestale dello Stato dipende dal Ministero Politiche Agricole e Forestali. Solo nelle regioni a statuto speciale (ad esempio la Val d’Aosta) il Corpo Forestale dello Stato è stato sostituito da un corpo regionale.
La redazione
“Ha ragione, ci siamo confusi appunto con il Trentino..la frase incriminata è stata tolta”
Martino B.
Ricollegandomi al primo commento, vorrei far notare che il numero dei senatori NON sarebbe passato da 315 a 252. Infatti, ai 252 senatori elettivi se ne sarebbero aggiunti 42 nominati da regioni ed enti locali, che se è vero che non avrebbero avuto diritto di voto, c’è da scommettere che sarebbero stati comunque lautamente pagati.
Ovviamente questo dato non è praticamente mai stato citato (e visto che nelle ultime settimane è sembrato che i problemi dell’Italia si possano risolvere diminuendo i parlamentari il dato non è marginale…o forse hanno fatto solo propaganda demagogica di basso livello?).
Mi auguro che continuiate a tenere questa rubrica sul “vero o falso?” perchè davvero non se ne può più delle falsità artatamente dispensate dai nostri uomini pubblici.