Nuove regole per il calcio dovrebbero garantire una più corretta competizione sportiva. Perché a diversi incentivi corrispondono differenti livelli di impegno agonistico e con il “girone all’italiana” nelle ultime giornate chi “non ha più nulla da chiedere al campionato” non ha ragione di lottare per il risultato. Nascono anche da questo i comportamenti illeciti. La soluzione potrebbe essere in un meccanismo che lega la qualificazione alla Coppa Italia ai punti conquistati nel girone di ritorno. E apre alla vincitrice le porte della Champions League.

Riscrivere le “regole del gioco” del pianeta calcio sembra essere l’imperativo categorico delle prossime settimane. Nuove regole dovrebbero garantire una più corretta competizione sportiva.

L’analisi economica dello sport

La moderna analisi economica dello sport, il cui classico riferimento sono i lavori di Stefan Szymanski (1), è incentrata sull’organizzazione ottimale delle competizioni sportive e consente di interpretare talune patologie dello sport professionistico e fornire indicazioni di policy volte a risolverle. Il principale interesse dell’economia dello sport, infatti, è valutare in che termini differenti regole del gioco influiscano sull’equilibrio competitivo e sull’impegno agonistico degli atleti. La combinazione di impegno agonistico e delle diverse abilità degli atleti determina il cosiddetto “equilibrio competitivo”, vale a dire il rapporto tra le probabilità di vittoria dei diversi partecipanti a una competizione sportiva.
È possibile dimostrare che alla base di eventuali comportamenti distorsivi vi è l’asimmetria nel sistema di incentivi nelle competizioni sportive: a diversi incentivi conseguono differenti livelli di impegno agonistico. (2) In genere, i vincitori di competizioni sportive ricevono premi in denaro. Traducendo l’incentivo in un premio monetario, come avviene di norma negli sport professionistici, sarà la differente valutazione di quest’ultimo a influire sull’equilibrio competitivo.
Una prima causa di asimmetria nella valutazione riscontrabile negli sport di squadra attiene all’esistenza di una sfasatura temporale tra risultati conseguiti in una certa stagione e conseguimento di un determinato ammontare di profitti.
Si prenda ad esempio il sistema del calcio europeo caratterizzato, oltre che da promozioni e retrocessioni, anche dalla possibilità di qualificarsi per le competizioni internazionali della stagione successiva. È la posizione in classifica conseguita alla fine di una stagione a determinare a quali competizioni una squadra parteciperà l’anno seguente, e quindi i profitti che sarà in grado di conseguire. Questo chiaramente modifica il reddito atteso delle società partecipanti al campionato: il “premio” della competizione costituisce l’incentivo all’impegno che sarà profuso dai partecipanti alla competizione.
Uno dei principali problemi del “girone all’italiana” è che negli ultimi turni della stagione regolare sovente si vede diminuire l’impegno agonistico di alcuni tra i partecipanti. Si pensi all’espressione famosa nella pubblicistica sportiva “non-ha-più-nulla-da-chiedere-al-campionato” riferita a una o più squadre che a fine stagione si ritrovano a non lottare più per nessun obiettivo. Il problema, spesso alla radice di comportamenti illeciti o comunque contrari ai principi della corretta competizione sportiva, si è recentemente aggravato nella serie A di calcio, a causa dell’aumento del numero di squadre.
Per assicurare un impegno adeguato anche nella fase finale del campionato occorre quindi fissare un premio che sia alla portata di tutti le partecipanti. Una prima, ovvia (anche se parziale) possibilità è prevedere i playoff al termine della stagione regolare sia per i primi posti che per le retrocessioni. La nostra proposta vuole essere un’alternativa a tale soluzione.

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Il girone di ritorno vale la Coppa Italia

Si potrebbe infatti pensare a un meccanismo che leghi tra loro le stagioni in maniera virtuosa. Le dieci squadre di serie A e le due squadre di B che nel solo girone di ritorno hanno conquistato più punti si qualificano per la Coppa Italia della stagione successiva. Tale torneo si svolge a fine agosto-inizio settembre, o in altro momento tranquillo, con un meccanismo a eliminazione diretta, con le migliori quattro della serie A già ammesse ai quarti di finale. La squadra vincitrice della Coppa Italia (o, se è il caso, la finalista sconfitta) ottiene, oltre al trofeo, la qualificazione ai preliminari di Champions League della stagione ancora successiva.
I vantaggi della proposta sono, da un lato, di indurre all’impegno fino alla fine del campionato tutte le squadre di A e almeno alcune di B. Dall’altro, di rivalutare la Coppa Italia, trasformandola in una competizione “concentrata” nel tempo e di grande incertezza perché il meccanismo a eliminazione diretta è di per sé garanzia di equilibrio, del tutto simile alle fasi finali dei tornei per squadre nazionali. (3)
Si noti che il basket italiano adotta da anni una formula simile, qualificando per la Coppa Italia le migliori otto squadre del girone di andata del massimo campionato:in questo caso l’obiettivo è incentivare l’impegno nelle fasi iniziali della stagione, dato che l’esistenza del meccanismo dei playoff è già garanzia di impegno in quelle finali. Di fatto, con la nostra proposta anche una media squadra di A o una forte squadra di B avrebbe la prospettiva di giungere a disputare una vera e propria “finale per la Champions” accumulando punti nel girone di ritorno e poi superando al massimo tre turni eliminatori. I tifosi e gli appassionati sarebbero sicuramente gratificati sia dall’impegno delle squadre nel corso di tutto il campionato (sarebbe ovviamente necessario predisporre una classifica separata del solo girone di ritorno), sia dalla creazione di un torneo di altissimo interesse e grande incertezza in grado di “lanciare” a dovere, dal punto di vista promozionale, la nuova stagione calcistica.
Infine, si risolverebbe il non trascurabile problema della determinazione del valore dei diritti tv per la Coppa Italia: in passato ha dato adito a difficoltà legate all’incertezza sul nome – e quindi all’attrattività – delle squadre che sarebbero approdate alla fasi finali del torneo, ora la composizione del torneo sarebbe predefinita al termine di ogni stagione.

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(1) Si veda tra gli altri S. Szymanski, (2003), The Economic Design of Sporting Contests, Journal of Economic Literature, vol. XLI, pp. 1137-1187.
(2) Per una analisi formale si veda R. Caruso (2005), Asimmetrie negli incentivi, equilibrio competitivo e impegno agonistico: distorsioni in presenza di doping e combine, Rivista di diritto ed economia dello sport, , 1 (3), pp. 13-38.
(3) Come noto, il regolamento UEFA prevede che le partecipanti alla Champions League siano le prime classificate dei rispettivi campionati, al fine di garantire un elevato livello qualitativo alla competizione. La modifica della Coppa Italia qui proposta, proprio in virtù del nuovo e fortissimo sistema di incentivi che si verrebbe a creare, fornisce ampie garanzie in tal senso.

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