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Oltre il taxi: Il traffico da problema a opportunità di mercato

Nella fase industriale il taxi soppiantò le carrozze. Nella fase digitale la telematica renderà obsoleto il taxi. Si tratta solo di immaginare nuovi servizi di mobilità che utilizzino le tecnologie disponibili. Ovviamente il problema non è tecnico, ma riguarda la creazione di nuove imprese della mobilità e il cambiamento di un carattere peculiare della nostra mentalità collettiva. Non è un compito impossibile, modificando gli incentivi e i sussidi che oggi distorcono il mercato.

La “roba” e i servizi

C’è qualcosa di arcaico che impedisce di vedere il trasporto come un’attività propriamente industriale. Vince sempre una tendenza all’autoproduzione che viene forse da una cultura contadina della “roba” di verghiana memoria, non metabolizzata nella modernizzazione. Usiamo il mezzo di trasporto solo in quanto proprietari e poco come strumento di produzione di un servizio offerto sul mercato.
In Italia c’è il più alto tasso di motorizzazione europeo, due automobili per tre abitanti, e la più bassa propensione all’utilizzazione dell’automobile non proprietaria. Prendere una macchina a noleggio è un’operazione banale in molti paesi europei, mentre da noi è considerata una scelta di lusso. Anche la legislazione ha cristallizzato questa mentalitˆ della “roba”. Infatti l’uso dell’automobile privata è libero, mentre l’uso collettivo è rigidamente bloccato dalle severe normative del cosiddetto trasporto in “conto terzi” e dello stesso noleggio. Insomma, se voglio dare un passaggio ad un amico va tutto bene, ma se ci prendessi gusto e ne facessi un’attivitˆ economica incapperei nella severità della legge.
L’offerta non proprietaria del trasporto è confinata nelle punte estreme dell’autobus pubblico, rigidamente collettivo, e del taxi, obbligatoriamente individuale. La vita quotidiana delle nostre città presenta per un’ampia domanda intermedia, determinata soprattutto dall’aumento degli spostamenti per le attività terziarie e del tempo libero.

L’innovazione possibile (I): tecnologia e impresa

Ci sono meritorie iniziative di tanti amministrazioni locali per diffondere usi multipli e innovativi dell’automobile come il car-sharing, car-pooling, mobility manager, taxi collettivo, bus on demand ecc. Sono esperienze già affermatesi in Europa, ma il vero decollo di queste politiche è legato alla nascita di una nuova imprenditoria capace di leggere i diversi segmenti della domanda, di progettare servizi adeguati, di sostenerli con moderne tecniche di marketing e di renderne evidenti i vantaggi economici. L’attuale imprenditoria dei trasporti non ha la cultura per compiere il salto di qualità. Ci vorrebbero imprese moderne, capaci di incidere sulle abitudini del largo pubblico. Qualcosa di analogo è avvenuto in Italia con i telefonini. Se ne fossimo capaci, realizzeremmo una rivoluzione nell’economia dei trasporti.
Ci sono due occasioni da cogliere. In primo luogo, l’esigenza che viene proprio dalle grandi aziende di TLC di trovare nuove aree di business. In secondo luogo, è presente in Italia una ricca filiera di piccole aziende innovative nel settore dell’ITS (Intelligent Transport System), poco valorizzata, ma contraddistinta da ampie possibilitˆ di crescita. Su tali potenzialitˆ dovrebbe fare leva una politica per lo sviluppo della infomobilitˆ. Due interventi sono prioritari: la promozione di piattaforme tecnologiche denominate Centrali di Mobilitˆ a Chiamata (CMC) e una diversa politica degli incentivi per favorire la crescita di operatori dei cosiddetti Sistemi Intermedi di Trasporto (SIT), vale a dire di quelle modalitˆ di trasporto delle persone che si collocano tra il trasporto individuale (l’auto o la moto privata) ed il trasporto pubblico locale tradizionale.
Le CMC devono fornire un servizio in risposta alle esigenze di mobilità di tipo “porta a porta” espresse dal cittadino, gestendo, in linea indicativa, le seguenti attività: promozione dei servizi e delle relative formule di abbonamento/pagamento; raccolta della richiesta via call center, via internet oppure via cellulare; programmazione del viaggio attraverso la composizione delle modalitˆ di trasporto ottimali offerte da una molteplicità di soggetti imprenditoriali; prenotazione del viaggio; formulazione della tariffa in funzione del periodo di preavviso e del livello di qualitˆ del servizio; consuntivazione e fatturazione del servizio.

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L’innovazione possibile (II): liberalizzare e cambiare la politica dei sussidi

Gli operatori dei SIT devono essere soggetti imprenditoriali privati che operano liberamente, senza licenze, ma con una carta dei servizi da rispettare. Per innescare le condizioni di mercato si dovranno trasformare gli attuali sussidi alle aziende pubbliche in bonus per i cittadini. Ad esempio, nel caso di Roma, invece di trasferire circa 350 milioni di euro all’Atac si tratterebbe di collocare tale somma in una carta della mobilitˆ; ciascun cittadino sarebbe libero di utilizzare il bus o il taxi o i SIT ottenendo automaticamente uno sconto sulle tariffe praticate dagli operatori, i quali verrebbero messi sullo stesso piano concorrenziale, senza godere di sussidi che falsano il mercato.
Infine, questi nuovi servizi potrebbero inserirsi in un più ampio sviluppo delle tecnologie per il trasporto. I costruttori di automobili stanno pensando all’inserimento del navigatore come serie. Con una rilevazione dei flussi di traffico in tempo reale è possibile, mediante simulatori in gran parte già disponibili, proporre agli automobilisti i percorsi ottimizzati in rapporto alla situazione del traffico cittadino, con miglioramenti previsti dei parametri di mobilità dell’ordine del 10-15%, cioè quanto si può ottenere con rilevanti investimenti infrastrutturali.
Il progetto Galileo è ormai nella fase attuativa e fra qualche anno renderà disponibile un sistema avanzato di posizionamento satellitare. Si apre un campo enorme di nuovi servizi e invenzioni di prodotti di mobilità. Si aprono soprattutto nuovi mercati in seguito alla scelta che hanno fatto Cina e India di aderire allo standard Galileo invece che al vecchio GPS americano. Altro che pericolo cinese!
Proprio noi italiani, tra i più colpiti dal traffico, potremmo essere i più bravi al mondo a capovolgere il male in bene. Basta iniziare a guardarlo come un mercato.

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  1. Tina Costanzo

    Aspetto con ansia che ci sia un progetto nuovo per i trasporti. Sono disabile ,in carrozzina, preferisco dire così…e a causa dei trasporti ho perso 3 opportunità di lavoro perse poiché o non potevo accedere ai trasporti pubblici per via delle barriere, marciapiedi impraticabili!o troppo caro pagare quotidianamente trasporti privati agevolati -non taxi-…ma sempre cari…il rapporto guadagno=spesa…era assolutamente improprio.

  2. Marco Danzi

    Sono molto d’accordo sul fatto che i servizi di trasporto pubblico andrebbero velocemente liberalizzati e che il sistema di sovvenzioni dovrebbe essere completamente rivisto. Gli esempi in Europa non mancano. Ma mi pare che la classe politica sia molto sorda a queste problematiche: temi come la liberalizzazione dei servizi taxi e la messa a gara del servizio di trasporto pubblico hanno fino ad ora dato risultati miseri perche’ non vengono affrontati con la dovuta serieta’. Cio’ e’ dovuto a incompetenza che porta gli amministratori pubblici a non essere in grado di pianificare e sostenere moderne politiche di trasporto e al conflitto di interessi spesso esistente tra ente pubblico regolatore e proprietario di aziende di trasporto pubblico. L’impreditoria privata nei trasporti c’e’ (potrei fare nomi) ma in tale contesto ha pochissimi spazi. E il singolo cittadino – lasciato solo – ha oggi limitate possibilita’ di scelta, ed e’ spesso costretto a ricorrerere suo malgrado all’auto.
    Sono invece scettico sulle possiblita’ offerte dai sistemi di navigazione per migliorare il traffico privato. Un ottimale utilizzo della capacita’ stradale porterebbe a una massimizzazione dei flussi con un’ ottimale saturazione delle nostre strade (e ho l’impressione che a volte in ora di punta ci andiamo vicini) a discapito di tutte le altre funzioni sociali (in ogni strada c’e’ gente che abita, lavora, … in una parola vive). Ma dove vogliamo vivere? La rete stradale non puo’ essere trattata come un tubo del gas, dove basta aumentare la pressione e aumenta la portata: la capacita’ sociale e ambientale delle nostre citta’ e’ decisamente inferiore al massimo flusso teorico di traffico. Un sistema di navigazione veramente intelligente dovrebbe essere in grado di dire a me “e’ meglio se prendi il tram” e al sindaco “qui manca una corsia preferenziale”.

  3. Enrico Bertini

    Mi fa molto piacere che si tocchi questo punto della mobilità perchè credo sia un punto chiave della società moderna e che ha un impatto davvero enorme sulla vita dei cittadini e non se ne parla mai. Roma, la mia città natale, è un esempio lampante di città che letteralmente soffoca dal traffico.

    Voglio solo aggiungere una considerazione che mi sembra di non aver visto nell’articolo. Il trasporto pubblico, o meglio anche privato di massa se ci fosse, potrebbe ridurre notevolmente il numero di auto in circolazione. A nessuno piace stare imbottigliato nel traffico, se ci fosse una alternativa valida di metropolitane, corsie davvero preferenziali, autobus che arrivano all’orario stabilito (approposito alle fermate a roma non c’e’ un orario stabilito, si aspetta e basta), biglietti che si possono comprare da macchinette funzionanti, etc., moltissime persone preferirebbero non prendere la macchina. Io sono uno di questi. Il traffico calerebbe di certo.

    Mi permetto di segnalare un link interessante visto il discorso affrontato. In Svizzera esiste Mobility (http://www.mobility.ch/) un servizio di car sharing che va proprio nella direzione suggerita nell’articolo.

    La tariffa dipende da una combinazione di ore e chilometri. I parcheggi e la benzina sono compresi nel prezzo. Funziona davvero.

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