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Un rientro dal lato sbagliato

L’Italia ha un problema di spesa pubblica eccessiva. Nell’ultimo decennio quella primaria (al netto degli interessi) è cresciuta di 3 punti rispetto al Pil. Il Governo ne era ben conscio, e lo aveva indicato nel Dpef. Ma la Finanziaria varata dal Consiglio dei Ministri aumenta le entrate anziché tagliare le spese. Secondo le nostre stime, la copertura della manovra è composta fino all’84% da entrate aggiuntive. Servirà a farci rientrare nell’ambito dei parametri di Maastricht. Ma non eviterà che tra dodici mesi gli stessi problemi si ripresentino. Inquietante poi l’operazione sul Tfr

I numeri della manovra

In attesa che vengano resi pubblici la nota di variazione al Dpef e la Relazione Previsionale e Programmatica, proviamo a riassumere, sulla base delle informazioni disponibili, gli effetti macroeconomici della manovra.
Al Governo servivano 14,8 miliardi di euro di aggiustamento netto per riportare il deficit tendenziale nel 2007 dal 4 al 2.8 percento, rispettando gli impegni presi con l’Unione Europea. La manovra è molto più consistente (33,4 miliardi) perché altri 18,6 miliardi servono a finanziare scelte discrezionali di politica economica. Si tratta di un insieme di misure – definite col termine equivoco “politiche a sostegno dello sviluppo” – tra le quali rientrano sia il taglio del cuneo fiscale che semplici iniziative di spesa, come il rifinanziamento dei cantieri e delle ferrovie dello Stato, il rinnovo del contratto del pubblico impiego, nuovi finanziamenti alle Poste, la missione in Libano nonchè dotazioni a vari “fondi” pubblici a disposizione dei singoli ministeri, come il fondo infrastrutture, il fondo per la famiglia, quello dell’occupazione, etc.. Il Governo raccoglie queste risorse senza ricorrere ad una tantum. Ma utilizza misure di finanza creativa, come il trasferimento all’Inps dei flussi di Tfr che i lavoratori non dirotteranno ai fondi pensione. Discutibile inoltre l’inserimento nella manovra di entrate (per più di 7 miliardi) da misure anti-evasione e anti-elusione, per loro natura difficili da quantificare.

La vera sfida

Come non avevamo mancato di rimarcare su questo sito, la vera sfida della Finanziaria era quella sulla qualità dell’aggiustamento, la sua composizione tra maggiori entrate e minori spese. Temevamo un leggero sbilanciamento dell’aggiustamento a favore delle entrate. Ci siamo sbagliati. Lo sbilanciamento a favore delle entrate non è leggero: si va ben oltre il 50% paventato qualche giorno fa. E solo in rari casi si sono attivati meccanismi virtuosi che porteranno a risparmi crescenti nei prossimi anni. Quindi si è fatto pochissimo per riprendere controllo della spesa pubblica.
La tabella qui sotto cerca di riassumere i dati sulla composizione della manovra, sulla base delle informazioni disponibili. Non è possibile quantificare il contributo delle entrate con precisione dato che parte di queste (o dei risparmi) non dipende dal Governo, ma da come gli enti locali utilizzeranno i maggiori margini di autonomia impositiva loro concessi. Nel caso in cui gli enti locali rispettassero i vincoli imposti dal Patto di Stabilità interno e dall’accordo sul contenimento della spesa sanitaria per metà con tagli di spesa e per metà con incrementi delle tasse (facendo, dunque, molto meglio delle amministrazioni centrali dello stato) le entrate contribuirebbero per ben 24 miliardi alla manovra, limitando i tagli alla spesa a soli 9 miliardi. Ciò significa un contributo delle entrate superiore al 70 percento della manovra complessiva e, comunque, mai inferiore al 64%. Ma la percentuale potrebbe essere anche più alta, arrivare fino all’84%.

Leggi anche:  Il Patto che non c'è*

Il contributo delle entrate alla manovra in diversi scenari

Scenari Diversi

 

Aggiustamento Lordo

Solo tagli a livello locale

Scenario intermedio

Solo entrate a livello locale

Comparto Stato (1)

11,9

7,0

7,0

7,0

Enti Locali (2)

4,7

0,0

2,4

4,7

Sanità (3)

3,0

0,5

1,5

2,5

Previdenza (4)

9,5

9,5

9,5

9,5

Entrate Fiscali (5)

4,2

4,2

4,2

4,2

Totale

33,3

21,2

24,6

27,9

Contributo entrate (%)

 

64%

74%

84%

(1) Entrate da studi di settore,inasprimenti controlli.

(2) Entrate da addizionali di imposte applicate dagli enti locali.

(3) Entrate da incrementi di ticket sulle prestazioni sanitarie e addizionali Irpef per regioni che non rispettano l’accordo.

(4) Entrate da trasferimento Tfr all’Inps, allineamento aliquote di computo e aliquote contributive, aumento contributi co.co.pro.

(5) Entrate da armonizzazione tassazione rendite finanziarie, revisione imposte catastali…

Questo sbilanciamento dal lato delle entrate si deve al contributo delle amministrazioni centrali dello stato alla manovra: almeno 7 miliardi provengono dagli studi di settore e da inasprimenti dei controlli fiscali, mentre la manovra sulla previdenza consiste pressoché interamente nel trasferimento del Tfr all’INPS (5,3 miliardi, di cui discutiamo sotto) e nell’aumento dei contributi previdenziali, volto a riallineare aliquote di computo ed aliquote effettive, coerentemente con il metodo contributivo adottato nel 1996. Per il pubblico impiego sono state accantonate generose risorse per il rinnovo dei contratti, in cambio di una generica promessa sindacale a “riformare il comparto”.
L’operazione sul cuneo fiscale agisce sull’Irap e non sui contributi previdenziali. Si tratta di una scelta condivisibile. Più discutibile invece la distribuzione temporale dello sgravio. Immediato per i cittadini e diluito nel tempo per le imprese. 
Torneremo sugli effetti distributivi della riforma dell’Irpef. Sembra favorevole agli individui con redditi inferiori ai 40.000 euro. Più complesso valutare il suo effetto sui bilanci delle famiglie.

TFR: i debiti sono debiti

Il lato più inquietante della manovra, quello che la avvicina di più alle tante operazioni di finanza creativa varate nella scorsa legislatura, consiste nel trasferimento all’Inps (e poi ad un fondo per il finanziamento delle infrastrutture) della parte di trattamento di fine rapporto (Tfr) accumulato dagli individui ogni anno, e non dirottato ai fondi pensione. Si tratta, in altre parole, di un prestito forzoso per finanziare spese infrastrutturali ottenuto trasferendo dalle imprese allo stato un debito nei confronti dei lavoratori dipendenti che non eserciteranno l’opzione di trasferire il Tfr ai fondi pensione.
Come discusso altrove questa misura rischia di diventare la pietra tombale sulla speranza di creare dei fondi pensione in Italia perché indurrà questo Governo e quelli successivi ad ostacolare in tutti i modi i flussi verso i fondi pensione (significa meno entrate per lo Stato). Dunque e’ un’operazione che va svantaggio dei lavoratori più giovani, quelli che hanno maggiormente bisogno di previdenza integrativa per garantirsi un reddito adeguato quando andranno in pensione.
L’operazione porta un beneficio temporaneo per i conti pubblici (perché inizialmente vi sono solo entrate, vale a dire i flussi di Tfr), ma crea un debito crescente dello Stato nei confronti dei lavoratori, scaricando i costi sulle gestioni future. Le liquidazioni, infatti, prima o poi dovranno essere pagate offrendo un rendimento che oggi è solo lievemente più basso di quello offerto da titoli pubblici relativamente liquidi, come i Bot. Sul piano dei conti pubblici, si otterrebbe perciò una riduzione dell’indebitamento, ma non necessariamente del debito pubblico. Infatti, è difficile che il debito associato al Tfr possa essere considerato come debito implicito, soprattutto perché è esigibile dal lavoratore. Le imprese iscrivono il Tfr come passività nello stato patrimoniale. Perché non dovrebbe lo stato fare altrettanto? I debiti sono debiti. Speriamo che Bruxelles, come in passato, bocci questa operazione di finanza creativa.

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42 commenti

  1. oliviero montanaro

    Non sono d’accordo con il solito tono di fondo dei commenti sulla Finanziaria. Il problema non è tagliare ancora la spesa pubblica in modo generico come le antiche “decimazioni” e in particolare della P.A. che è ormai ridotta a mendicare benzina e carta igienica. Occorre prima individuare e poi gestire i cosiddetti sprechi (che non sono un sinonimo di P.A.) ma soprattutto far aumentare le entrate stanando l’enorme massa di evasori tra professionisti, imprenditori e commercianti. Poi vedrete che i conti pubblici torneranno.

  2. astore

    Perchè definire finanza creativa l’accantonamento presso l’INPS del tfr non utilizzato per i fondi pensione? Non sono soldi dei lavoratori? Oppure la creatività sta nel fatto che sono accantonamenti dei lavoratori, ma li usano i datori di lavoro per finanziarsi? Attività del tutto legittima, ma perchè deve essere obbligatoria e gratuita? Da cosa deriva la convinzione che in questo modo saranno ritardati o limitati i fondi pensione, quali elementi non creativi potete portare a sostegno?
    Grazie dell’attenzione.

    • La redazione

      Grazie a lei per l’interesse con cui i legge. Trova risposte a tali quesiti nell’intervento di Agar Brugiavini sul TFR.

  3. filippo

    Finalmente un po’ di contro-informazione. E’ noto che i conti pubblici possono essere letti in modo diverso, a seconda dell’angolo di visuale politico. Il vostro articolo, però, offre una chiave di lettura asettica: da sala operatoria. Ed in sala operatoria avete sezionato una legge finanziaria offerta al grande pubblico in chiave entusiastica. Ma che trasferirà benefici alle fasce meno fortunate della popolazione (15 mila euro, moglie e due figli a carico) pari a 61 euro al mese. Con questi 61 euro, quel contribuente potrà acquistare un cappuccino ed una brioche al giorno in più. Valeva la pena di fare una contro riforma fiscale per un cappuccino ed una brioche?

  4. Giuseppe da Arcore

    Condivido in toto il commento di Montanari: Basta con questi tagli indiscrinimati al settore pubblico; ormai è un luogo comune. Guardate le risorse destinate alla sanità! Questo è il principale settore in cui la spesa pubblica dovrebbe essere razionalizzata e non destinataria di soldi a pioggia. I funzionari degli altri settori della PA guadagnano un “salario” medio che si aggira intorno ai 1500 euro. Andate a vedere i contratti dei medici alle prime armi che, pur producendo bassissimo valore, sono inquadrati quali dirigenti…e si lamentano pure…! Che lobby! Non solo…fanno anche politica a spese del contribuente.

    • La redazione

      Gli sprechi ci sono anche nella sanità. Ma anche nella scuola, nelle consulenze dei ministeri. Comunque d’accordo: nessun taglio indiscriminato

  5. Nostromo

    Sono uscito dall’ufficio alle 9,30 di sera, faccio il padrone.
    Vorrei soffermarmi su cosa questa finanziaria fa per le aziende, praticamente niente.
    Ma andiamo per ordine, parliamo del tfr. Non e’ pensabile modificare unilateralmente una regola, il tfr e’ una retribuzione differita, diventano soldi del dipendente quando questi se ne va, non prima. Toglierli all’azienda in modo ‘non concertato’ mette in discussione tutto l’impianto contrattuale.
    Nei pochi mesi di governo le imposte sono aumentate in modo reale, per esempio in alcune regioni come la mia, e’ stata aumentata l’IRAP dell’1% per compensare il deficit sanitario! E’solo il primo atto di quanto succederà ora con la licenza di tassare concessa a regioni e comuni.
    Non dimentichiamo poi l’aumento pesantissimo dei contributi sui contratti a progetto, il risultato sarà che ci sarà una riduzione di questo tipo di contratti, ma non è poi certo che saranno trasformati in altra forma.
    Migliorata l’efficienza globale del sistema? Ma per favore! La giustizia è quello che è, recupero crediti o una qualsiasi controversia richiede anni, la scuola ci manda persone con preparazione sempre più modesta, e ogni nuova norma emessa sembra congengnata espressamente per aumentare gli oneri aziendali, vedi per esempio la nuova normativa sui versamenti, o l’ultimo regalo del precedente governo, la legge sulla privacy che sembra costruita apposita mente nel modo piu’ inutile e complicato possibile.
    D’altra parte i nostri rrappresentanti non sembrano adeguati a gestire le relazioni con il governo e proporre soluzioni che possano creare le condizioni per la crescita delle imprese.
    Ma se ci stanchiamo di uscire dall’ufficio alle 9,30, come andrà il sistema?

  6. Stefano Valenti

    La manovra sul TFR, a vostro parere, avrebbe l’effetto collaterale di scoraggiare l’avvio dei fondi pensione.
    E se avvenisse il contrario? Se, terrorizzati dalla prospettiva di vedere il TFR travolto dai problemi della finanza pubblica, i lavoratori dipendenti scegliessero di devolvere i nuovi versamenti interamente ai fondi pensione privati?

  7. gdearc

    Cerco di fare l’avvocato difensore della finanziaria, pur condividendo molti dei vostri commenti. Se il trasferimento del TFR all’Inps servirà a finanziare opere pubbliche, in un certo senso si “contiene” il conflitto generazionale: sono i “giovani” a finanziare opere infrastrutturali di cui beneficeranno di piu’ rispetto ai “vecchi” in futuro. Sebbene si tratti sempre un prestito forzoso (che non passa neanche per il mercato), il trasferimento TFR per finanziare le infrastrutture mi sembra meno ingiusto che se andasse a finanziare aumenti di stipendi o spese telefoniche per i professori universitari.
    Un collega

  8. betti marco

    Fermo restando che questa finanziaria crea dei benefici solo nel breve periodo non è ipotizzabile che il ritorno economico dalla lotta all’evazsione possa (in futuro) sostituire la finanza creativa del tfr?
    Altrimenti l’unico passo possibile sarebbe un taglio della spesa pubblica che la sinistra radicale non accetterebbe mai!

  9. Maurizio

    La questione delle razionalizzazione della spesa pubblica va intesa come necessità di elevare l’efficienza dei processi connessi alla PA senza necessariamente diminuirne trasferimenti e finanziamenti. Viceversa il controllo potrebbe essere inserito sulle opere pubbliche che i singoli comuni spesso realizzano senza un disegno strategico complessivo sul terrritorio, andando a sovrapporre funzioni (una piscina in ogni comune??) che invece dovrebbero essere oggetto di una pià attenta programmazione sovracomunale che porti ad un controllo della spesa e a un mantenimento del livello di servizi

  10. Franz

    dissento da un commento precedente: lo scopo di questa finanziaria non era, credo, quello di ridurre le tasse ai redditi bassi (ogni riferimento all’invece intenzionalissima diminuzione di 20 euro dell’irpef da parte di berlusconi è puramente casuale) ma di fare un po’ di cassa redistribuendo la pressione fiscale, cioè non penalizzando i redditi medi e bassi. considerando che fino ai 45000 euro (per i dipendenti) il reddito non diminuisce, mi sembra che la cosa sia decentemente riuscita. poi purtroppo non sappiamo quanto peseranno le imposte locali liberalizzate…

  11. Alberto

    Concordo su tutta la linea con l’oggetto del vostro articolo. Il problema vero è che credo concordino pure Prodi e Padoa Schioppa (vedasi il non vincolante DPEF) e pure grossa parte di Margherita e DS.
    Di conseguenza sposterei il problema sulla fattibilità di quanto da voi indicato con l’attuale “minestrone” della maggioranza, con ogni partito tenutario del potere di veto.
    Il risultato del “minestrone” partitico è una finanziaria altrettanto “minestrone”, tanti piccoli aggiustamenti con l’obiettivo di accontentare un po’ tutti ma il risultato di scontentare tutti, specie quelli che si aspettavano “sostanza” (riforme strutturali), impedita dalle lobby più disparate (vedasi precedente della legge Bersani).
    Risalendo a monte i problemi derivano quindi sia dal buco di bilancio (e di spesa) creati (o perlomeno non rimarginati) dal precedente Governo alla base della finanziaria “pesante” ma anche dalla legge elettorale che ha creato (forse volutamente?) questo “minestrone”.
    Le domande allora sono due: a) si poteva fare meglio con l’attuale maggioranza, con molti piccoli partiti non dotati di “visione” ma solo di rendiconto elettorale personale? b) ha senso andare avanti 5 anni così, senza riforme, o è il caso di rimettere subito mano alla legge elettorale in maniera da togliere peso ai partitini e magari nel frattempo fare le riforme tutti assieme? … ma di Berlusconi e dei suoi peones ci si può davvero fidare?

    • La redazione

      Bene cambiare la legge elettorale. Comunque. Sulle altre domande non abbiamo competenze specifiche. Saluti

  12. ras

    Perchè colpire i redditi dichiarati nell’area 75.000 euro con una penalizzazione di oltre 1.500 euro netti? Se si vuole definire la ricchezza e tassarla sarebbe meglio farlo sul patrimonio e non su quanto un lavoratore (dipendente) guadagna all’anno. Se diamo per scontato che l’evasione in Italia galoppa con questa finanziaria si finisce per tassare i soliti noti colpendo in pieno il ceto medio ( io ci perdo 1700 euro netti mentre mio padre in pensione ne recupera appena 50!!).

  13. Enrico Leopardi

    Sono perfettamente d’accordo con quanto hanno scritto il Prof. Boeri e il Prof. Garibaldi riguardo all’azione sbilanciata da lato delle entrate. Va poi sottolineato che di solito sono le finanziarie ad inizio legislatura a “permettere” gli interventi più incisivi sulla spesa, cosa che in questo caso non è avvenuta. Credo tuttavia che, di fronte ad uno scenario politico molto variegato, in cui diverse parti nella maggioranza si sono dimostrate già insofferenti, il Governo non potesse fare di più a meno di un enorme “rischio” di caduta libera. Andrebbe quindi maggiormente sottolineato da parte degli economisti “puri” che le condizioni politiche non sono “esogene” bensì “endogene” al processo di definizione di politica (appunto) economica.

  14. A. Boreggio

    I giovani lavoratori non risultano svantaggiati in quanto non hanno ancora maturato TFR. Per coloro che lo hanno maturato ma non ancora ceduto ai fondi integrativi la cosa non cambia e sono oramai diversi anni che questi fondi esistono ed oltretutto gli incentivi sono ora scaduti. Ne possono trarre svantaggio solamente le imprese. Ma se questi soldi serviranno a finanziare le opere ritornano nel settore produttivo. Anzi, in alcuni casi usciranno dal terziario per rientrare nelle grandi opere. Sempre tangenti permettendo.

  15. Luca

    Il trasferimento del TFR all’INPS sembra il modo migliore per rendere improduttivo il capitale accumulato dai lavoratori.
    Poichè la legge prevede il trasferimento del TFR non destinato a fondi pensione, sarebbe possibile in chiave volontaria decidere di trasferire il proprio TFR in un qualsiaso fondo pensione aperto di una banca o assicurazione, eludando in tal modo tale appropriazione indebita da parte dello stato?
    Anche perchè, sebbene per principio, mi aspetto che l’INPS invece di far rientrare tali capitali nel sistam produttivo, creando un volano indispensabile per l’economia, adrebbe a far cassa su debiti dello stato, divenendo assolutamente improduttivi. Tuttocio’ senza tenere conto dell’effetto diretto di un aumento del costo medio del capitale delle piccole e medie imprese, notoriamente quelle con piu’ difficoltà di accesso al credito.
    Grazie.

  16. pasquale A.

    commentate con troppo rigore “professoristico” la finanziaria, dimenticando che si tratta del disegno di legge (a parte il decreto già in vigore);
    e poi nel merito non vedo male l’avvio di una redistribuzione del reddito a favore delle Famiglie che possono far ripartire la domanda e essere disponbili ad accordi per rilanciare la produttività del paese.
    inoltre, perché sospettate l’ostruzione sui fondi integrativi? non è stata la riforma dini a prevederli?

    • La redazione

      la riforma dini funziona solo con la previdenza integrativa. ma da allora sono passati 10 anni e la previdenza integrativa non è ancora decollata. non crede che ci sia un problema di rappresentanza dei più giovani?

  17. T.BOERI/P.GARIBALDI

    Si.perche’ le provvidenze previste per i titolari di reddito inf. ad E.40.000(sgravi.aumento assegni etc.)andranno anche a favore di coloro che evadono e che si trovano numerosi entro tale fascia.Ma poi la ns.costituzione non sancisce il principio della progressivita’ ed allora perche’ oltre i 75.000 euro l’aliquota diventa uguale per tutti i redditi?Be’ potrei continuare..ma tutti sappiamo che non e’ solo l’irpef,bensì gli aumenti del bollo auto,delle accise sul gasolio.della revisione degli studi di settore,della tassa sui bot che e’ al 20%,della aliquote applicabili dagli enti locali,etc.etc.Altro che “una cena per due in trattoria” come qualche autorevole commentatore si e’ subito preoccupato di precisare.Per chi ha anche qualche modesto e sudato risparmio e sta sui 60.000/70.000 e’ un vero salasso.A che pro’ visto che poi buona parte di questi soldi continueranno ad alimentare sprechi,consorterie,clientele?Insomma non sono soddisfatto e non credo che rivotero’ per il centrosinistra.Alle prossime consultazioni penso che me ne andro’ al mare.Tanto sono sacrifici in gran parte inutili.

  18. Paolo

    Vi ringrazio per l’analisi dettagliata e “imparziale” sulla finanziaria. Riuscite a chiarirmi negli stessi termini il motivo per cui piccole e medie imprese sono infuriate per il conferimento all’INPS del TFR? Non sono comunque soldi che devono tirare fuori? Grazie

    • La redazione

      Vero, ma per loro la riforma Maroni prevedeva lo smobilizzo solo nel 2008.

  19. Pietro Romagnolo

    Mi pare manchi una considerazione tra le tante fatte : anche questa volta non è stata preso in considerazione il reddito famigliare per cui continuerà la disparità a parità di reddito lordo tra famiglie con un unico titolare di reddito e quelle con 2 o più. Mi pare che la Costituzione, e la Corte Costituzionale dovrebbe dire qualcosa in merito.

  20. Alessandro Chiesa

    Alla Direzione Provinciale del lavoro di PR non ci sono i soldi per fare le raccomandate. Roba da poco? Chiedetelo al giudice che, se non c’è la ricevuta di ritorno, rispedisce tutti quanti alla Commissione per il tentativo di conciliazione con la perdita di un anno (dicesi 1 anno!) di tempo.
    Dimenticavo poi che gli ispettori del lavoro debbono fare le ispezioni con la loro auto (e non ci sono i soldi per i rimborsi) o, se le ispezioni sono congiunte, chiedere un passaggio agli ispettori INPS.
    Domanda (seria): è PR così “terremotata” oppure è una situazione generalizzata? Se è generalizzata bisogna ragionare attentamente ai capitoli relativiai tagli.
    con cordialità

    • La redazione

      E’ il frutto dei tagli ai consumi intermedi, anzichè delle riduzioni di personale e contenimento delle retribuzioni.

  21. Marco

    Ho letto con molto interesse questo articolo che condivido in parte. Credo che la spesa pubblica non debba essere tagliata ma riformata. Trovo positiva la scelta di ridurre del 30% le indennità governative (tagli a stipendi di ministri e sottosegretari).
    Mi aspetto dal governo le riforma necessarie che sono già state anticipate dall’ottimo decreto Bersani.
    Grazie.

  22. Pierluigi

    Condivido pienamente le osservazioni fatte da lavoce.info e dal sito meno stato + liberta’.
    Sarebbe utile avere anche uin commento sulla tabella IRPEF allegata soprattutto con il contributo pagato da ciascun scaglione di reddito. Mi sembra che i primi venti milioni di contribuenti piu’ bassi di scaglione (fino al limite dei 12.500 euro) tra detrazioni e deduzioni non pachi nulla. Cosicché su 60 milioni circa di italiani, pagano effettivamente tasse allo Stato solo 20 milioni circa (quelli che stanno sopra la soglia dei 12.500 euro). Di questi ultimi circa 17,5 milioni si situano tra i 12.500 Euro ed i 31.000 Euro. Insomma su 60 milioni di italiani quelli che pagano tasse di una certa consistenza sono solo 2,5 milioni di persone. Vorrei capire se questa distribuzione di tasse pagate somiglia più a quella dei paesi sviluppati o dei paesi sottosviluppati.

    Cordiali saluti.

  23. Marco Solferini

    Premesso come in effetti articoli precedentemente apparsi su questo sito avevano già toccato alcuni aspetti che poi sono risultati centrali nell’attuale e molto dibattuta Finanziaria; altresì puntualizzato che, almeno a titolo personale, non posseggo le competenze per commentare in “pro o in contro” la misura delle conseguenze, pur potendo ragionare a rigor di logica in stile Conan Doyle dove la verità, beneficiando di sfumature, può essere nel mezzo ed esserci come tale una moltitudine di scenari anche paralleli e complementari fra loro. La mia domanda è un pò più popolare: è veramente utile un particolare rigore per ottemperare alle richieste economiche dell’Unione Europea, se questo significa mettere in difficoltà un sistema molto Italiano e poco Europeo quale è quello dei Comuni e delle Province, più in generale delle Autonomie locali?

    • La redazione

      Il rigore fa bene a tutti, qualsiasi sia il livello di governo.

  24. GP

    Complimenti per l’articolo serio ed imparziale, dote rara in argomenti simili. Mi piacerebbe poter leggere una vostra opinione su come l’armonizzazione della tassazione sulle rendite da capitale (aliquota unica al 20%) influirà sui risultati della manovra: potrebbe spostare la linea di demarcazione tra le perdite ed i guadagni ancora più verso redditi elevati?

    • La redazione

      Stiamo studiando gli effetti distributivi della manovra nel suo complesso. Presto altri interventi a riguardo.

  25. giodima

    Una finanziaria con luci ed ombre, in un contesto molto difficile. La situazione contabile del paese è quella che è dopo molti anni di finanza creativa. Io credo che questa finanziaria sia l’imposta di successione lasciataci dall’ottimo Tremonti. Sono d’accordo con Boeri e Garibaldi, si poteva fare di più e meglio. Va detto però che la legge di bilancio è il cruccio di tutti i governi di coalizione..troppi interessi particolari. Le aliquote irpef vanno nella giusta direzione(progressività), il TFr e’ un operazione strana, ma potrebbe invogliare come scritto da un altro lettore a trasferire il tfr verso i fondi pensione. La sfida per il futuro di questo nostro paese passa tutta per un cambio di mentalità di noi Italiani non stare sempre a lamentarsi, rimboccarsi le maniche ed impegnarsi nel proprio lavoro con diligenza e abnegazione per recuperare competitività nei confronti degli altri paesi altrimenti non c’è finanziaria che tenga. Grazie per la vostra attenzione.

  26. gpezzoli

    Diciamo che la correzione e’ avvenuta per la gran parte a carico dei contribuenti sino a 100,000euro, i quali, con questa riforma, hanno praticamente azzerato il vantaggio fiscale che il secondo modulo aveva comportato. Nulla si dice pero’ per i veri ricchi, con redditi ben superiori ai 100,000 euro per i quali il CS ha confermato la riduzione dell’aliquota massima dal 45% al 43% con risparmi considerevoli!!!
    In pratica, un Mr. Tronchetti che guadagna piu’ di 10MIL/anno avra’ lo stesso aggravio fiscale di un contribuente da 100,000euro.
    Alla faccia dell’equita’ di questa redistribuzione.

    Saluti.

  27. Alfonso Gambardella

    Molti anni or sono un Governo di questa Repubblica decise lo scioglimento di tutti gli Enti inutili, ed oggi mi ritrovo con qualche raro organo di stampa che parla ancora di tanti e tanti enti inutili il cui costo potrebbe essere pari a 2 punti del PIL!!!
    Perché non ne parliamo e apriamo una grande campagna informativa su questa specializzazione dell’Italia degli ultimi 60 anni?

  28. mario riccò

    Aboliamo le Province tout court, visto che ormai non hanno compiti che non siano o non possano essere svolti da altri enti territoriali: al massimo potrebbero essere convertite in enti sovracomunali sulla base di un minimo di cittadini che potrebbe essere pari a quello delle grandi aree metropolitane.
    Aboliamo l’ONAOSI che a fronte di uscite istituzionali modeste (assistenza a pochi orfani di medici) ha entrate annuali cospicue, un patrimonio di beni mobili ed immobili enorme ed è avversata dalla maggioranza dei medici, veterinari e farmacisti contribuenti obbligati.

  29. giovanni Galli

    Egregi Professori,
    Non sarebbe il caso di fare giustizia una volta per tutte sul discorso del contenimento della spesa pubblica?
    Mi pare che molti lettori accostino il contenimento della spesa pubblica con decurtazioni degli stipendi, oppure con il licenziamento di schiere di dipendenti pubblici,mi pare che questa sia una soluzione scigurata, e non c’è bisogno di votare per la cosidetta Sinistra radicale per rendersene conto, oppure si vorrebbe una situazione,che già in parte abbiamo,in cui abbiamo per strada una pletora di cosidetti “homeless”che poi in italiano sono barboni, perchè non si capisce cosa potrebbe fare un dipendente pubblico espulso dal suo posto di lavoro, così come un dipendente di un’ente inutile, ameno di non ricorrere al prepensionamento, mobilità ecc.ma allora è un gatto che si morde la coda, voi studiosi di queste materie credo dovreste anche anche sforzarvi di formulare soluzioni, altrimenti è facile per i lettori cadere sempre nella solita demagogia, ovviamente coloro che scrivono improperi sulla pubblica ammistrazione non lavorano per esse altrimenti si guarderebbero bene, capisco che l’inefficienza se unita ad un po’ di supponenza dei dipendenti pubblici in casi di ristrettezze economiche come la nostra, è a volte fonte di malanimo, ma credo che forse sarebbe interessante ragionarci su.

  30. giuseppe faricelli

    Personalmente ritengo la finanziaria pensata da TPS (lo chiamano tutti così…) un buona finanziaria, in linea coi principi di politica economica più o meno impliciti del governo Prodi (del primo come del secondo): aumentare la pressione fiscale in fasi espansive con l’obiettivo di medio termine di portare il debito pubblico a livelli simili a quelli di Francia e Germania, con eventuali alleggerimenti e aumenti di spesa in fasi recessive (buon vecchio Keynes…). D’altro canto aumenti del potenziale di crescita italiano, secondo me, dipendono, + che da quantità e composizione della spesa pubblica, da: 1) offerta di lavoro (leggi: colpisci la ricchezza improduttiva) 2) “stock” di tecnologia (ergo: “dirigi” gli assetti industriali) 3) conoscenza diffusa (e questa sì che è tosta!) 4) integrazione sempre più forte dell’economia italiana con quelle tedesca e francese (le risorse si allocano più eficientemente in un sistema di 200 milioni di persone piuttosto che in uno di 60 milioni, soprattutto se questi sistemi sono comlementari).

  31. Alfonso Gambardella

    Leggo l’intervento di Galli del 6 scorso e mi corre l’obbligo di un po’ di chiarimenti maggiori ad evitare generiche accuse di radicalismo, che sono tanto interessanti quanto risolutorie di un qualsiasi dibattito serio!
    Vorrei solo richiamare l’attenzione su quanto di inefficienza esiste nella P.A. – e gli enti inutili ne sono una parte disastrosa – non certamente per farli diventare tutti homeless ( o soggetti per qualche soluzione alla Ichino), ma soprattutto per convincere le strutture della P.A. a provvedere ad organizzazioni degli Uffici che non si basino su una pletora di persone inutili ( e spesso a mobbing), ma su strutture agili che funzionino e che, proprio utilzzando personale mal utilizzato prima, potrebbe essere destinato a compiti della P.A. poco avvertiti, e che in molti casi determinerebbero anche un vantaggio in termini economici al nostro Paese!
    La mia esperienza mi dice che nella mia città la cultura è un’attività lasciata alla buona volonùtà sostituitiva di qualche funzionario alla istruzione o simili; eppure siamo pieni di risorse da “sfruttare”

  32. Marco Boleo

    Gentili Autori,
    approfitto della possibilità offertami di commentare l’articolo (non ne ha bisogno: lo condivido in pieno) per chiedervi cosa ne pensate della proposta degli economisti di sinistra di stabilizzare il debito e di non abbatterlo. Ho notato che la stampa quotidiana salvo alcune eccezioni non si è occupata molto della proposta; uno di voi: Boeri su La Stampa ha sostenuto: “Chi oggi propone di limitarsi a stabilizzare il debito ama probabilmente giocare alla roulette russa”(giusta osservazione visto che il 50% del nostro debito è detenuto da stranieri) ed il prof. Salvati vi ha dedicato un articolo sul corsera sostenendo che “entro i suoi limiti, .., il ragionamento è corretto” ma che la proposta non lo convince. Visto che Cavallaro su Liberazione del 14 ottobre scorso invita gli economisti non firmatari ad esprimere il loro parere sulla proposta mi sarebbe piaciuto conoscere il vostro punto di vista sull’argomento visto che mi trovo quasi sempre d’accordo con la vostra analisi.
    Cordiali saluti
    Marco Boleo

  33. yaroslav gargiulo

    1) S&P ci abbassa il voto perché la finanziaria 2007 è inadeguata 2) fitch fa lo stesso, ma non per la manovra di quest’anno, ma perché il debito ha ricominciato a crescere nel 2004 3) dal canto suo, moody’s – che, se non ricordo male, a marzo scorso aveva fatto trapelare la sua preferenza per una vittoria del csx alle elezioni – intanto fa sapere che non ci sono preoccupazioni particolari in quanto il rischio di default è rimasto costante.
    Siamo più o meno tutti d’accordo che va tagliata (o meglio: riformata) la spesa improduttiva, che va abbassato il costo del lavoro, che vanno riformate le pensioni, e blablabla….però, mi sorge un dubbio: forse qualcuno invece di fare il suo lavoro di critico cinematografico, vuole giocare a fare il regista. Di film splatter.

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