La Finanziaria per il 2007 prevede uno stanziamento per gli aiuti pubblici allo sviluppo di circa 1,5 miliardi di euro, equivalente allo 0,13 per cento del prodotto interno lordo. Lontano dagli obiettivi sottoscritti dal governo italiano. Ma non si tratta solo di quantità. Anche la qualità dei contributi lascia a desiderare. E nei rapporti internazionali che cercano di misurarla il nostro paese figura agli ultimi posti perché gli interventi sono in larga parte costituiti da cancellazioni del debito o da progetti di piccole dimensioni che danno scarsi risultati.

La proposta di Legge Finanziaria per il 2007 appena approvata dalla Camera dei Deputati prevede uno stanziamento per gli aiuti pubblici allo sviluppo (Aps) di circa 1,5 miliardi di euro, equivalente allo 0,13 per cento del prodotto interno lordo. Il dato, se confermato, sarà in netto contrasto con gli obiettivi che il governo italiano ha sottoscritto negli ultimi anni in varie sedi, ossia il raggiungimento dello 0,33 per cento del Pil entro il 2006, dello 0,51 per cento entro il 2010, e la promessa elettorale di avvicinarsi progressivamente allo 0,7 per cento per promuovere il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio, i Millennium Development Goals, definiti dall’Onu nel 2000.

I fondi nella Finanziaria

La proposta include uno stanziamento di 650 milioni di euro per la cooperazione allo sviluppo (legge 49/87), con un aumento di circa due terzi rispetto al 2006. L’aumento, però, rischia di essere quasi completamente assorbito dall’impegno italiano verso il Fondo globale per la lotta all’Aids, tubercolosi e malaria, che ammonta a 280 milioni tra contributi 2006-2007 e debiti del 2005. A meno che per questo non venga istituito un fondo speciale, per il quale esiste un progetto di legge, o che non si ricorra, come nel 2005, a uno specifico trasferimento dal fondo speciale del ministero dell’Economia.
Il ministero dell’Economia dispone per il 2007 di circa 900 milioni di euro, uno stanziamento di poco inferiore al 2006, confermandosi come l’attore istituzionale di maggior peso. I fondi sono comunque vincolati in gran parte a contributi al “Fondo europeo di sviluppo”, e a banche multilaterali e fondi regionali attraverso il “Fondo speciale”.

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2006

2007

Ministero degli Affari esteri

€

€

Variaz.

Legge N. 49/87, Aiuto pubblico ai Paesi in via di sviluppo

392.000.000

650.000.000

+66%

Ministero dell’Economia

   

Fondo speciale

452.000.000

442.000.000

-2%

Contributo italiano al Fondo europeo di sviluppo

462.000.000

420.000.000

-9%

Contributo italiano all’iniziativa internazionale per l’immunizzazione (IFF-Im)

6.000.000

3.000.000

-50%

Contributo italiano all’iniziativa di cancellazione del debito multilaterale promossa dai G8 (MDRI)

30.000.000

29.000.000

-3%

TOTALE

1.342.000.000

1.544.000.000

+15%

Fonte: Tabelle B/C, Proposta di legge finanziaria 2007, Stato di previsione del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Tuttavia, la Finanziaria modifica positivamente le disposizioni della legge 209 sulla cancellazione del debito, allargandone ulteriormente i criteri di applicazione e rendendo possibili nuove cancellazioni che aumenterebbero il livello totale di aiuti allo sviluppo. Pur non costituendo una fonte di trasferimenti diretti di risorse verso i paesi in via di sviluppo, le cancellazioni del debito sono contabilizzate come aiuti, e negli ultimi cinque anni hanno costituito mediamente il 20 per cento del contributo italiano. Paradossalmente, nonostante l’aumento dei fondi, il rapporto Aps/Pil italiano nel 2007 rischia di ridursi considerevolmente rispetto ai livelli previsti per il 2006, poiché non si potranno più contabilizzare le rate di cancellazione dei debiti iracheno e nigeriano, che hanno generato un’impennata globale.

La qualità oltre la quantità

Un altro aspetto importante delle politiche di cooperazione allo sviluppo riguarda la qualità degli interventi finanziati, in quanto risorse addizionali possono essere mal spese o non risultare efficaci nella lotta alla povertà.
Recentemente, due organizzazioni non governative hanno pubblicato rapporti che misurano non soltanto l’impegno dei paesi ricchi nel dedicare risorse aggiuntive alla cooperazione allo sviluppo, ma anche la loro qualità. Purtroppo, anche sotto questo profilo l’Italia non riesce a recuperare punti. L’indice di impegno per lo sviluppo (Commitment to Development Index) del Center for Global Development di Washington piazza l’Italia al diciannovesimo posto tra ventuno paesi ricchi. La causa è soprattutto nel basso livello di aiuti allo sviluppo, ma vi concorrono anche l’alta percentuale costituita da interventi di cancellazione del debito o da progetti di piccole dimensioni che offrono scarsi risultati, e il livello di aiuti “vincolati” a contratti con imprese italiane. (1)
Uno studio simile di Action Aid International sostiene che nel 2004 circa un terzo dei fondi Aps italiani erano costituiti da “aiuti fantasma“. Definiti tali oltre che per le ragioni indicate dal Center for Global Development, anche perché destinano fondi Aps a paesi caratterizzati da livelli di povertà non particolarmente alti, perché finanziano progetti di assistenza tecnica costosa e inefficiente, e perché mancano di coordinamento con gli interventi di altri paesi donatori. (2)

Questi dati confermano il fatto che il governo italiano non considera la cooperazione allo sviluppo come un settore di alta priorità nell’ambito delle sue relazioni esterne. La nomina di un viceministro con delega speciale alla cooperazione, è stato un primo segnale di cambiamento, che deve essere però rafforzato con una riforma strutturale che riveda l’intera strategia governativa in questa area .

(1) Un riassunto in italiano è disponibile a: http://www.cgdev.org/doc/cdi/2006/translations/CDI2006Italytrans.pdf (2) Il rapporto si può trovare a: http://www.actionaid.org.uk/100473/real_aid.html

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