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Vacanze di Natale allo stadio

Il giorno di Santo Stefano si registra in Italia il maggior numero di spettatori al cinema. Se si giocasse il campionato, è lecito ipotizzare che parte di questa domanda di intrattenimento si riverserebbe sulle partite di serie A e B. I maggiori incassi dal botteghino e dai diritti televisivi sarebbero preziosissimi per i bilanci in profondo rosso dei nostri club. E se anche si dimostrasse che la sosta invernale è utile ai calciatori e alle squadre, basterebbe programmarla all’inizio di gennaio, in tempo per tornare in forma per la ripresa della Champions.

Sabato prossimo, 13 gennaio 2007, dopo tre settimane di pausa, riprenderà il Campionato di calcio di serie A con i due anticipi della diciannovesima giornata.
Il calcio professionistico italiano non sta certo vivendo uno dei suoi periodi migliori. Per quello che riguarda gli spettatori si è passati dalle 31.161 persone di media a partita del 1997/98 alle 19.511 della scorsa stagione (http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Primo_Piano/2006/10_Ottobre/25/spettatori.shtml ). Secondo la Gazzetta dello Sport, se la tendenza restasse confermata, la stagione 2006-07 sarebbe la peggiore dal 1970.

Sempre meno spettatori

Cinque anni fa la media del pubblico presente alle partite di serie A, collocava il nostro campionato al terzo posto in Europa, dopo la Premier League e la Bundesliga; nel 2005-06 anche la Liga spagnola ha fatto registrare un numero maggiore di spettatori. Tra le grandi nazioni europee, solo la Ligue 1 francese ne ha avuti di meno. Ma se andiamo a controllare la percentuale di occupazione degli stadi europei, l’Italia, con circa il 55 per cento, viene di gran lunga dopo Inghilterra, Germania, Francia e Spagna. (1) Il confronto della nostra serie B con le altre seconde divisioni europee è ancora più impietoso.
Stadi mezzi vuoti, dunque, quelli italiani. Per molte ragioni: gli impianti sono vecchi e poco ospitali (se si confrontano gli stadi costruiti per Italia 90 con quelli costruiti per Inghilterra 96, Francia 98 o Portogallo 2004 c’è da arrossire per la vergogna), poco sicuri e quindi inadatti per le famiglie e l’offerta televisiva molto generosa.

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Calcio a Santo Stefano

Sono problemi complessi, la cui soluzione richiede un orizzonte temporale di alcuni anni. Ma c’è qualcosa che si può fare subito per aumentare gli spettatori e per riavvicinare i tifosi agli stadi e alle loro squadre: giocare durante le vacanze di Natale. La Premier League inglese e la Scottish Premier League seguono questa strada da più di dieci anni ormai, al punto che la giornata di campionato a Santo Stefano (Boxing Day) è diventata un classico.
Durante il periodo natalizio le famiglie sono a casa e la domanda di intrattenimento è particolarmente alta. Lo dimostrano gli incassi record dei cosidetti “cinepanettoni“, i film destinati a restare nelle sale solo nelle settimane intorno al Natale. Il giorno di Santo Stefano è quello in cui in Italia si ha il maggior numero di spettatori al cinema. Se si giocasse il campionato, è lecito ipotizzare che parte di questa domanda di intrattenimento si riverserebbe sulle partite di serie A e B. Senza contare che il valore commerciale per le televisioni delle partite durante le feste natalizie sarebbe enorme. I maggiori incassi dal botteghino e dai diritti televisivi sarebbero preziosissimi per i nostri club, i cui bilanci sono in profondo rosso.
Per quali ragioni la Lega calcio (che rappresenta l’interesse dei club) non modifica il calendario per venire incontro a questa domanda potenziale? È difficile dare una risposta convincente.
Un possibile motivo è che la sosta serve per ridare fiato ai giocatori in vista della ripresa, a febbraio, della Champions League. Ma la Champions viene disputata solo da quattro squadre, mentre i benefici dei maggiori incassi durante il periodo natalizio andrebbero a favore di tutte le venti squadre di serie A. Perché tutelare solo le quattro più forti? Inoltre, i benefici derivanti dalla sosta invernale sono tutti da dimostrare: negli ultimi due anni due squadre inglesi, Liverpool e Arsenal, hanno raggiunto la finale della Champions, mentre negli ultimi dieci solo una squadra della Bundesliga, il campionato con la più lunga sosta invernale, ha raggiunto lo stesso obiettivo. Ben più della sosta invernale, conta la rosa di una squadra e quindi la capacità economica del club. Più spettatori e maggiori incassi consentirebbero alle squadre italiane di avere giocatori migliori e rose più ampie e quindi maggiori possibilità di successo in Europa.
Una seconda possibile ragione contro il campionato a Natale è che giocare sui campi invernali aumenta la probabilità di infortuni dei calciatori. Ma allora perché a gennaio, mese altrettanto invernale di dicembre, il campionato italiano non è sospeso, come invece accade per la Bundesliga?
Anche se si potesse dimostrare che una sosta invernale è utile ai calciatori e alle squadre, basterebbe programmarla all’inizio di gennaio, quando le vacanze sono ormai finite e in tempo per tornare in forma per la ripresa della Champions. Data la crisi economica delle squadre italiane, sembra incredibile che esse si permettano il lusso di non giocare in uno dei periodi di maggiore domanda. Molto opportunamente, il presidente del Torino, Urbano Cairo, all’inizio di gennaio ha proposto di imitare l’esperienza di Inghilterra e Scozia. (http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Torino/Primo_Piano/2007/01_Gennaio/03/propostacairo.shtml). Speriamo che altri presidenti lo seguano. Quest’anno, a Santo Stefano, non vogliamo solo il duello Boldi – De Sica. Vogliamo poter scegliere una terza via: quella dello stadio.

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(1) Per questi dati vedi www.lega-calcio.it.

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Sommario 3 gennaio 2007

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Il fabbisogno dimezzato

  1. paolo

    Le partite a Santo Stefano potrebbero rappresentare un problema pe questi motivi:
    – tifosi che di dovrebbero muovere il giorno di Natale per seguire la squadra in trsferta;
    – traffico sulle strade del Nord per le partenze per le zone di montagna;
    – abbonati danneggiati in quanto impossibilitati a seguire la propia squadra perchè impegnati nei consueti incontri con parenti ed amici;
    – spazio ad altri sport quali la pallavolo che da 2 anni sperimenta questa soluzione con buoni risultati. Il volley si gioca al chiuso e davanti ad un pubblico quasi tutto casalingo;
    – lasciamo fuori questo brutto calcio dalle nostre case almeno nei giorni delle festività natalizie.

    • La redazione

      Caro Paolo,

      grazie per il commento. L’obiezione più seria che lei solleva è quella relativa agli abbonati che potrebbero non essere in città per vedere la partita della loro squadra a Santo Stefano o Capodanno. Ma se il calendario fosse reso noto ad agosto, ogni tifoso potrebbe scegliere liberamente di comprare o non comprare l’abbonamento tenendo conto del fatto che una o due partite si giocheranno nel periodo natalizio. Per alcuni questo fatto forse rappresenterebbe un disincentivo ad abbonarsi, ma per altri sarebbe invece un incentivo. Lasciamo che sia il mercato a decidere su queste cose. In Inghilterra e Scozia
      l’effetto netto è stato largamente positivo. Le altre obiezioni mi
      sembrano poco fondate. Ogni tifoso sarà libero di seguire a Santo Stefano la sua squadra in trasferta o rimanere a casa con la famiglia e gli amici. E anche se i tifosi in trasferta diminuissero, sarebbero forse compensati da un numero maggiore di tifosi della squadra di casa. Le code in autostrada a Santo Stefano non le ho mai viste, ma, anche se ci fossero, dubito che tra i compiti della Lega Calcio ci sia quello di regolare il traffico autostradale. Trovo poi sorprendente il fatto che lei dica che l’esperienza del volley è stata positiva e poi si dica contrario all’applicazione della stessa esperienza al calcio.
      Forse lei si preoccupa che il calcio potrebbe sottrarr spettatori al
      volley. Ma, come ho scritto nell’articolo, ne sottrarrebbe
      presumibilmente anche al cinema. Questo non è certo un buon motivo per non giocare il campionato a Santo Stefano. Non siamo lei ed io a dover decidere cosa devono fare le famiglie a Santo Stefano: lasciamo che siano gli italiani a decidere se vedere De Sica, il volley o Toro-Inter. Infine, lei dice che il questo calcio è brutto. Proviamo allora a migliorarlo, anche giocando a Natale. Saluti. FP

  2. Fulvio

    Sono molto d’accordo con la proposta di giocare nel periodo natalizio posticipando le pause nel mese di gennaio, pur se la pausa andrebbe cosi a ridosso della Champions League di febbraio, infatti i suoi dati su squadre inglesi dimostrano come non abbia avuto riflessi su tale competizione.

    Aggiungo che posticipando a gennaio inoltrato detto periodo di pausa, i calciatori arriverebbero meno stanchi alle competizioni estive (penso a Mondiali, Europei, Coppa d’Africa, ect…). Con il sistema attuale, invece, dalla ripresa del 6 gennaio a quando si giocano tali competizioni, i calciatori hanno un tour de force lungo sei mesi praticamente ininterrrotto, che con la sua proposta di giocare a Natale e rinviare la pausa a gennaio inoltrato, sarebbe ridotto, garantendo maggiore qualita’ del gioco in estate.

  3. adrianoo

    Sono ancora più radicale di Paolo, questo calcio fa schifo, è gestito da persone poco capaci e poco oneste . Di calcio vivono centinaia di cialtroni e semi analfabeti che si spacciano per commentatori ed esperti. Infine, il paradosso più grande, si nega l’utilizzo della tecnologia e del professionismo arbitrale, elementi che sicuramente ridurebbero il numero di errori di valutazione, per dar fiato ai cialtroni di prima. Caro Fausto rivolga una proposta così interessante ed intelligente ad altri settori dell’economia italiana

  4. ferdinando grossi

    Aggiungerei: da che mondo è mondo, i lavoratori dello spettacolo lavorano quando gli altri non lo fanno: al teatro e al concerto si va di sera, allo stadio la domenica (più o meno); i lavoratori dello spettacolo riposano, o si preparano allo spettacolo, quando gli altri lavorano, e non potrebbero andare a vederli.
    Sarei persino più drastico: il campionato inizi ai primi di agosto, per consentire un’adeguata partecipazione ai preliminari delle coppe e alla nazionale di affrontare degnamente l’impegno dei primi di settembre, fissato nel calendario Fifa.
    Se (se) pausa ci deve essere, che sia a gennaio.

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