Il sistema pensionistico tedesco è stato il primo al mondo a essere istituito. Il calcolo della pensione si basa su quattro elementi, che riflettono la posizione pensionistica individuale e la distribuzione del reddito tra lavoratori e pensionati. Ha garantito un livello di reddito adeguato e sicuro anche dopo la fine della vita lavorativa. L’invecchiamento della popolazione ha però minacciato le fondamenta stesse del sistema e ha imposto le riforme di primi anni Duemila.

Il sistema pensionistico tedesco è stato il primo al mondo a essere istituito, ideato da Bismarck, quasi 120 fa. In passato, è riuscito brillantemente a garantire un alto e sicuro livello di reddito da pensione pur a tassi di contribuzione ragionevoli ed è stato un modello per molti sistemi di sicurezza sociale nel mondo. La generosità del sistema previdenziale pubblico tedesco è considerata una grande conquista sociale, tuttavia incentivi negativi conseguenti alle riforme degli anni Settanta e Ottanta e l’invecchiamento della popolazione mettono in pericolo i fondamenti stessi del sistema pensionistico e hanno condotto a importanti riforme nel 2001 e nel 2004

Il sistema tedesco

In Germania l’assicurazione pensionistica copre circa l’85 per cento della forza lavoro ed è obbligatoria per dipendenti, apprendisti e alcune categorie di autonomi. Pensioni integrative o assicurazioni individuali giocano ancora un ruolo modesto nell’assicurare un reddito ai pensionati attuali, anche se si nota la tendenza verso un più ampio ricorso alle pensioni private per i pensionati del futuro.
Diversamente da quanto accade in altri paesi, come il Regno Unito e l’Olanda, che fin dall’inizio hanno adottato un sistema di sicurezza sociale alla Beveridge, che assicura solo una pensione minima, le pensioni pubbliche erano pensate per mantenere anche dopo il ritiro dal mondo del lavoro lo stesso livello di vita raggiunto in età lavorativa. Di conseguenza, le pensioni pubbliche sono in linea di massima commisurate al reddito da lavoro conseguito nel corso dell’intera vita lavorativa, con pochi correttivi redistributivi. Per questo chiamiamo il sistema tedesco “assicurazione pensionistica” e non “sicurezza sociale” come negli Stati Uniti, e i lavoratori hanno a lungo pensato i loro contributi come “premi assicurativi” e non come “tasse” – ma questo è drasticamente cambiato negli ultimi anni, con la crescita costante dei tassi di contribuzione e la riduzione dei livelli delle pensioni.

I quattro elementi della pensione

Gli assegni sono rigidamente correlati al lavoro e sono calcolati sulla base dell’intera vita. Sono il risultato di quattro elementi: (1) i cosiddetti “punti salario” che riflettono la posizione salariale relativa del lavoratore; (2) gli anni di anzianità lavorativa; (3) fattori di riequilibrio per diversi tipi di pensione ed età diverse di pensionamento; (4) un valore di riferimento per la pensione, “il valore di pensione attuale”. I primi tre formano “la base pensionistica individuale”, mentre il quarto determina in generale la distribuzione del reddito tra lavoratori e pensionati.
Secondo il sistema pensionistico tedesco, la combinazione dei primi tre fattori è individuale e produce un forte legame tra reddito nel corso della vita lavorativa e assegno di pensione. La redistribuzione gioca un ruolo modesto nel sistema.
Punti salario. Sono un multiplo della contribuzione media annuale per ogni anno di lavoro: un punto salario corrisponde al salario medio, 0,5 punti salario corrisponde al 50 per cento del salario medio e 2 punti salario corrispondono al doppio del salario medio in un anno.
Anni di servizio. Comprendono gli anni di contribuzione vera e propria più gli anni di contribuzione figuartiva e gli anni conteggiati “di servizio” anche se non sono versati contributi. Per esempio, sono periodi di disoccupazione, il servizio militare, i tre anni per l’educazione di ogni figlio che spettano a uno dei due genitori, alcuni riconoscimenti per l’istruzione superiore, eccetera. Introducono un primo elemento di redistribuzione. Diversamente da altri paesi non esiste un limite superiore agli anni che entrano nel calcolo, né il lavoratore può scegliere alcuni anni della sua storia lavorativa e tralasciarne altri. Tuttavia, è necessario raggiungere un limite minimo di anni per aver diritto alla pensione.
Fattori di riequilibrio. A seconda del tipo di pensione, si applicano fattori di riequilibrio che variano tra lo 0,25 e 1.
Valore di pensione attuale. Il valore di pensione attuale è indicizzato ai mutamenti annuali del livello di stipendi e salari al netto dei contributi pensionistici. Permette ai pensionati di beneficiare della crescita economica. Il legame tra mutamenti di salario dei lavoratori e pensioni è indicato come “formula di indicizzazioni delle pensioni”. Tipico della filosofia del sistema pensionistico pubblico tedesco, la formula matematica è parte integrante della legge. La stabilità della formula ha creato un senso di giustizia attuariale, cosicché i lavoratori hanno percepito i contributi come un premio assicurativo, almeno finché la formula non è stata cambiata, il che è avvenuto più volte dal 1992 a oggi. L’impressione che le modifiche fossero discrezionali e la prospettiva di ulteriori riduzioni della generosità del sistema pensionistico ha generato un grado crescente di insoddisfazione, in particolare tra i lavoratori più giovani.

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La redistribuzione

A differenza di quello americano, il sistema pensionistico tedesco attua solo poca redistribuzione, come è ovvio dal meccanismo di calcolo dell’assegno pensionistico. Il basso tasso di rimpiazzo per i redditi elevati è il risultato del limite superiore al quale i salari sono soggetti per i contributi sociali – in pratica corrispondono a un tasso di contribuzione effettiva proporzionalmente più basso. L’unico elemento di redistribuzione esplicito nella formula di calcolo dei benefici e degli assegni individuali è stato introdotto nel 1972 specificando che questo multiplo non poteva essere inferiore al 75 per cento dei contributi precedenti a quell’anno, purché il lavoratore avesse una vita contributiva di almeno 35 anni.
Una regola simile è stata introdotta con la riforma del 1992: per i contributi versati tra il 1973 e il 1992 i multipli al di sotto della soglia del 75 per cento sono moltiplicati per un fattore di 1,5 fino al massimo del 75 per cento. Così riducendo la redistribuzione a vantaggio di lavoratori con posizioni reddituali inferiori al 50 per cento. Nel 2001 il sistema è stato abolito a favore di un livello minimo garantito di pensione, pari a quello dell’assistenza sociale maggiorato del 15 per cento.
Le pensioni sono pagate generalmente a 65 anni di età, ma è possibile ottenere una pensione anticipata oppure lavorare più a lungo e ricevere la pensione a un’età più avanzata. Prima del 1992 l’aggiustamento dei benefici all’età di pensionamento era soltanto implicito, avveniva attraverso il numero riconosciuto di anni di servizio.
A partire dalla riforma del 1992, i 65 anni sono considerati l’età “cardine” per il calcolo dei benefici pensionistici. Per ciascun anno di pensionamento anticipato e fino a cinque anni, le pensioni sono ridotte del 3,6 per cento (in aggiunta all’effetto dei minori anni di servizio). La riforma del 1992 ha anche introdotto premi per pensionamenti posticipati in modo sistematico. Per ciascun anno di pensionamento posticipato dopo i 65 anni la pensione è aumentata di 5 punti percentuali in aggiunta all’incremento “naturale” indotto dalla crescita degli anni di servizio.

English version

The German pension system was the first formal pension system in the world, designed by Bismarck almost 120 years ago. It has been very successful in providing a high and reliable level of retirement income in the past at reasonable contribution rates, and became a model for many social security systems around the world. While the generosity of the German public pension system is considered a great social achievement, negative incentive effects of past reforms in the 1970s and 1980s and population aging are threatening the very core of the pension system and have led to fundamental pension reforms in 2001 and 2004.
The German pension insurance covers about 85 percent of the German workforce and is obligatory to employees, apprentices and certain groups of self-employed. Occupational pensions as well as individual retirement accounts still play a minor role in providing old-age income of today’s retirees but there is a trend towards more private pension provision for future pensioners.
As opposed to other countries such as the United Kingdom and the Netherlands, which originally adopted a Beveridgian social security system that provided only a base pension, public pensions in Germany were from the start designed to extend the standard of living that was achieved during work life also to the time after retirement. Thus, public pensions are roughly proportional to labour income averaged over the entire life course and feature only few redistributive properties. We therefore call the German pension system „retirement insurance” rather than „social security” as in the United States, and workers used to understand their contributions as „insurance premia” rather than „taxes” – although this has dramatically changed in recent years with contribution rates rising steadily while pension levels are cut back.
Benefits are strictly work-related and are computed on a life-time basis. They are the product of four elements: (1) the so-called “earning points” that reflect the employee’s relative earnings position, (2) the years of service life, (3) adjustment factors for different pension types and retirement ages, and (4) a reference pension value – the “current pension value”. The first three factors make up the “personal pension base” while the fourth factor determines the income distribution between workers and pensioners in general. The combination of the first three factors is unique for the German pension system and provides a strong link between life-time income and pension benefits. Hence, redistribution plays only a minor role in the German pension system.
Earning points. They are expressed as a multiple of the average annual contribution in each working year: one earning point corresponds to average earnings, 0.5 earning points to 50 percent of average earnings, and 2 earning points to earnings twice as large as average earnings in one year.
Years of service life. They comprise years of active contributions plus years of contributions on behalf of the employee and years that are counted as service years even when no contributions were made at all. These include, for instance, years of unemployment, years of military service, three years for each child’s education for one of the parents, some allowance for advanced education etc., introducing a first element of redistribution. Unlike in other countries there is neither an upper bound of years entering the benefit calculation, nor can workers choose certain years in their earnings history and drop others. However, a minimum number of years has to be reached in order to turn eligible.
Adjustment factors. Depending on the pension type different adjustment factors with values between 0.25 and 1 apply.
Current pension value. The current pension value is indexed to the annual changes in the level of wages and salaries net of pension contributions and thus enables pensioners to share in the rising prosperity generated by the economy. This link between changes in workers’ earnings and pensioners’ benefits is specified as a “benefit indexation formula”. Typical for the philosophy of the German public pension system, this mathematical formula is verbatim part of the law. The stability of this formula has created a sense of actuarial fairness, so that workers perceived the contributions largely as insurance premia. However, this has changed when the formula was altered several times since 1992. The perception of discretionary changes, and the prospect of further reductions in the pension generosity has led to a great deal of dissatisfaction with the German pension system, in particularly among younger workers.
Unlike to the U.S., the German pension system has only little redistribution as is obvious from the benefit computation. The low replacement rates for high incomes result from the upper limit until which earnings are subject to social security contributions – they correspond to a proportionally lower effective contribution rate. The only element of redistribution in the individual benefit computation formula was introduced in 1972 when this multiple could not fall below 75 percent for contributions before 1972 provided a worker had a service life of at least 35 years. A similar rule was introduced in the 1992 reform: for contributions between 1973 and 1992, multiples below 75 percent are multiplied by 1.5 up to the maximum of 75 percent, effectively reducing the redistribution for workers with income positions below 50 percent. In 2001, this system has been abolished in favour of a guaranteed minimum pension at the level of social assistance plus 15 percent.
Pensions are generally paid at the age of 65, but it is also possible to receive an early pension or to work longer and receive the pension at a later age. Before 1992, adjustment of benefits to retirement age was only implicit via the accomplished number of service years. Since the 1992 social security reform age 65 is the “pivotal age” for benefit computations. For each year of earlier retirement up to five years benefits will be reduced by 3.6 percent (in addition to the effect of fewer service years). The 1992 reform also introduced rewards for later retirement in a systematic way. For each year of retirement postponed past the mandatory retirement age, the pension is increased by 5 percent in addition to the “natural” increase by the number of service years.

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