Il Ministro Giulio Santagata, nella sua garbata lettera a difesa della Legge finanziaria e della politica fiscale dell’esecutivo trascura un elemento fondamentale alla base della nostra analisi economica: la crescita. 

Maggior crescita significa più redditi da lavoro, più profitti d’impresa e più entrate fiscali, come testimoniato dall’eccezionale recupero dell’Ires nel 2007. La crescita, comune a molti paesi europei e non specifica all’Italia, insieme agli inasprimenti fiscali della finanziaria 2007, all’efficace lotta all’evasione e al trasferimento del Tfr all’Inps (che ha trasformato miracolosamente debito in entrate dello Stato) ha generato una crescita record delle entrate. Nel 2008 la pressione fiscale toccherà il livello record del 43%.  

Il Ministro sostiene che “le finanze pubbliche sono pienamente tornate sotto controllo”. Ma secondo la ricostruzione offerta da Banca d’Italia e Istat, al netto delle poste straordinarie, il disavanzo 2006 è stato del 2,5% mentre quello del 2007 è ora stimato 2.4 percento. Quindi il risanamento dei conti pubblici operato nel 2007 consisterebbe di un aggiustamento di appena lo 0,1 per cento. Nonostante la crescita e l’extragettito. 

Il Ministro sostiene che “nella costruzione della manovra abbiamo tenuto conto di una fase congiunturale che non consigliava un intervento di finanza pubblica unicamente in senso restrittivo”. Ma alla luce del buon andamento dell’economia nel 2006-2007, si sarebbe dovuto fare un intervento di aggiustamento. La politica fiscale deve essere espansiva quando il ciclo va male e restrittiva quando le cose vanno bene. Lo si dice in tutti i manuali di macroeconomia del mondo Aver scelto di fare l’opposto rappresenta per il Paese una grande occasione sprecata. Troviamo peraltro singolare che il Ministro definisca “restrittivo” ciò che ogni buon capofamiglia fortemente indebitato farebbe trovandosi entrate superiori al previsto, vale a dire ridurre i propri debiti.

Il nuovo Patto di stabilità correttamente impone un aggiustamento più rapido nei periodi di maggior crescita. Le fasi di crescita sono ideali per fare le riforme sulla spesa, cosa di cui non riusciamo a trovare traccia nel nuovo disegno di legge Finanziaria. Quando il ciclo economico volgerà al peggio, e ve ne sono già le avvisaglie, i tesoretti spariranno e all’Italia resteranno, come previsto, più spesa e più deficit. Un film purtroppo già visto e più volte ricordato da Banca d’Italia, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale.

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