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L’ISEE DIECI ANNI DOPO

L’Isee ha appena compiuto dieci anni. E’ uno strumento in grado di fornire indicatori di benessere più veritieri del solo reddito personale. Ma i più recenti provvedimenti di natura sociale non vi fanno riferimento per la selezione dei beneficiari. Tuttavia, una politica di welfare slegata dalla prova dei mezzi contribuisce a elargire benefici anche a individui con una condizione economica che non giustifica il trasferimento. Con pessimi risultati rispetto agli obiettivi di contenimento e di efficienza della spesa e rispetto ai più elementari criteri di equità.

Poche settimane fa l’Isee, indicatore di situazione economica equivalente, ha compiuto dieci anni: un tempo sufficientemente lungo per verificare lo “stato di salute” della prima esperienza italiana di prova dei mezzi. Introdotto con il decreto legislativo 109/98, l’Isee si proponeva di realizzare criteri uniformi a livello nazionale nella valutazione della condizione economica volta alla selezione dei beneficiari delle politiche di welfare.

I TRE PILASTRI DELL’ISEE

Tre sono i pilastri su cui si fonda la disciplina Isee: l’opzione a favore del reddito famigliare invece di quello individuale; la valutazione del patrimonio; il numero dei componenti della famiglia.
Prendere in considerazione il reddito famigliare evita di erogare prestazioni a soggetti con un reddito individuale basso, ma inseriti in nuclei con risorse talvolta anche molto elevate.
Il patrimonio (mobiliare e immobiliare) è un indicatore di capacità contributiva autonomo rispetto al reddito, fonte di prestigio sociale e di sicurezza economica. Il Rapporto Isee 2006 mostra come l’utilizzo di un indicatore di condizione economica che non tenesse conto del patrimonio favorirebbe in larga misura, per esempio, i lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti. (1)
Il patrimonio inoltre permette di cogliere informazioni rilevanti sul benessere famigliare in presenza di carenze temporanee di reddito o di attività sommerse: sempre il Rapporto Isee 2006 mostra che l’8 per cento delle famiglie del campione preso in esame hanno un reddito inferiore alla media, ma un patrimonio superiore, e che un ulteriore 9 per cento di famiglie presenta la situazione opposta.
Considerare la numerosità famigliare (e in qualche misura di alcune caratteristiche dei membri del nucleo: età, eventuali handicap, eccetera) tramite scale di equivalenza rende comparabile la condizione economica di nuclei famigliari diversi.
Tuttavia, a dieci anni dall’istituzione dell’Isee, appare evidente la scelta del legislatore di determinare i beneficiari delle prestazioni sociali adottando indicatori di condizione economica che esulano in tutto o in parte da questi principi cardine. Una scelta che si discosta dalla rotta tracciata nel 1998 quando l’istituzione dell’assegno per nuclei con almeno tre figli minori e dell’assegno di maternità vincolati all’Isee, palesò la decisione di indirizzarsi verso criteri di selezione innovativi rispetto a quelli adottati in precedenza.

PROVVEDIMENTI SENZA ISEE

I più recenti provvedimenti di natura sociale non prevedono l’Isee come strumento di selezione dei beneficiari. Alcuni esempi:
La detrazione Irpef di 1.200 euro in favore delle famiglie con almeno quattro figli, senza distinzione di reddito. Se da un lato si può obiettare che un intervento sull’imposta personale preclude l’uso di una prova dei mezzi, la stessa detrazione può essere vista anche come un implicito trasferimento di welfare. E mettere sullo stesso piano nuclei famigliare con quattro figli ma con redditi, patrimoni e condizioni anagrafiche diverse, appare un’operazione dubbia sotto il profilo dell’equità verticale.
La detrazione Irpef di una quota del canone di locazione dell’abitazione principale. È una spesa fiscale istituita con finalità sociali ed è legata a due soglie di reddito imponibile. (2)
La valutazione del patrimonio è del tutto evasa e le soglie di reddito sono state individuate indipendentemente dalla numerosità famigliare, anche in questo caso in spregio dell’equità verticale. Analogo ragionamento vale per la detrazione Irpef di 991,60 euro per i giovani che abbandonano il nucleo famigliare di nascita se il reddito imponibile è inferiore a 15.493,71 euro.
Bizzarra è la previsione legislativa che esclude i soggetti over-75 dal pagamento del canone Rai. Al di là della singolarità di una politica per gli anziani più poveri basata sull’esenzione del canone Tv, il means test si basa ancora sul solo reddito (560 euro mensili), mentre la numerosità famigliare viene valutata in maniera sbrigativa: l’esenzione è concessa ai soli pensionati non coniugati!
Stessa logica vale per la somma aggiuntiva una tantum alla pensione di vecchiaia, riservata ai pensionati con reddito (al netto di assegni per nucleo familiare/assegni familiari, indennità di accompagnamento, reddito da casa di abitazione, Tfr e competenze arretrate sottoposte a tassazione separata) non superiore a 8.504,73 euro.
In un’ottica di lotta alla povertà, è discutibile l’opportunità di escludere dal computo poste rilevanti del reddito disponibile; ma soprattutto manca un riferimento chiaro al patrimonio e alle risorse economiche dei famigliari. Con il risultato, mostrato da Massimo Baldini, di un incremento delle pensioni  concentrato a favore della metà meno ricca della popolazione, ma a beneficiarne maggiormente non sono le famiglie più povere, cioè quelle del primo decile, ma quelle dei decili immediatamente successivi.
Una politica sociale slegata dall’Isee contribuisce a elargire benefici anche a individui con una condizione economica che non giustifica il trasferimento. Con pessimi risultati rispetto agli obiettivi di contenimento e di efficienza della spesa e rispetto ai più elementari criteri di equità che una seria politica di welfare dovrebbe fare suoi.
L’Isee è uno strumento certamente perfettibile, ma comunque in grado di fornire indicatori di benessere più veritieri del solo reddito personale. (3) E il suo crescente utilizzo nel determinare l’accesso e la compartecipazione al costo delle prestazioni di welfare locale ne è la prova tangibile.
A dieci anni dalla sua istituzione, è auspicabile che anziché ricorrere a scorciatoie efficaci sul piano della gestione amministrativa, ma del tutto inattendibili sotto il profilo della determinazione del target dei beneficiari, l’Isee divenga, anche a livello nazionale, l’unica effettiva prova dei mezzi.

(1) Paolo Sestito, Stefano Tangorra, Rapporto Isee 2006. Implementazione, popolazione e selettività dell’indicatore della situazione economica, ministero della Solidarietà sociale, Roma.
(2)Fino a 15.493,71, la detrazione è di 300 euro; fino a 30.987,41 eurola detrazione è di 150 euro.
(3) Sulla necessità di modifiche della disciplina Isee si segnalano due contributi: Davide Tondani, Una proposta di modifica dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee), in Rivista italiana di politiche pubbliche, 2007, n.1, pp. 103-133. E Stefano Toso, L’Ise alla prova dei fatti: uno strumento irrinunciabile ma da riformare, in La Rivista delle politiche sociali, 2006, n. 3, pp. 261-275.

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IL PROGRESSO NON E’ UN MITO

  1. Alberto

    Sono uno studente universitario di 20 anni, vorrei ricordare che l’Isee è utilizzato anche per il calcolo dell’Iseu che ha il fine di erogare borse di studio e benifici per gli studenti univeristari. Anche questo sistema deve essere riformato o quanto meno moltiplicati i controlli, è comunissimo purtroppo l’uso da aggirare l’iseu facendosi risultare come studente lavoratore o a carico magari un parente nullatenente per essere esentato dalle tasse e ricevere anche laute borse di studio nonostante invece si abbiano redditi ben più alti. Tutto ovviamente a discapito di studenti molto più disagiati che spesso sono fuorisede e avrebbero davvero necessità di aiuti economici.

  2. Milena Kotseva

    Sicuramente ISEE è meglio rispetto al solo reddito personale, ma rimane un grosso problema: si basa sui redditit dichiarati. Va quindi a colpire chi già contribuisce, attraverso la tassazione, al mantenimento dello Stato. Perché non includere fra le proprietà gli automobili per esempio? E’ un chiaro segnale di capacità reddituale: se uno utilizza SUV da 30mila € chiaramente ha attinto a fondi che magari non sono neanche emersi in sde di denunica dei redditi. Con un appropriato punteggio si va a colpire chi ha scelto di utilizzare questo tipo di mezzo di trasporto che non soltanto è molto più ingombrante, ma anche più inquinante. Come dire, con una mossa si colpiscono due aree ad oggi non interessati da ISEE.

  3. Alberto Lusiani

    L’ISEE è poco affidabile come le dichiarazioni dei redditi su cui si basa. Si stima per esempio che in numerose intere regioni non vengono dichiarati circa il 65% dei redditi privati. L’ISEE sostanzialmente contribuisce ad aumentare l’iniquità dello Stato contro chi paga le tasse senza evadere. Sarebbe opportuno ridurre l’invasività dello Stato, eliminando tutti gli sconti, i sussidi, le elemosine nei casi in cui lo Stato con una mano riscuote un’ imposta (come l’IRPEF al 23% sui redditi bassi) e con l’altra la restituisce sotto forma di detrazioni o assegni familiari. Alzando per tutti la quota di reddito esente si otterrebbero effetti paragonabili ma in maniera più semplice e trasparente, mantenendo la progressività senza però micro-modularla in funzione di dichiarazioni dei redditi diffusamente disoneste. Per quella modesta frazione di contribuenti che ricevono sussidi netti dallo Stato (i più poveri) vi dovrebbe essere ampia possibilità da parte del fisco di investigare proprietà e conti correnti, come avviene ad es. negli USA. Sbagliato per me usare l’ISEE per troppi contribuenti come ora, più corretto controllare i pochi veramente poveri.

  4. contribuente

    Questa schifezza di calcolo non permette a chi ne ha veramente diritto di accedere ai servizi o accedere e pagarli cifre sproporzionate alle reali capacità economiche delle famiglie numerose. Sindacati, associazioni dei consumatori, fanno sentire la loro voce? A giudicare da quanto tempo esiste questo strumento "anticostituzionale" sembra proprio di no. Ancora una chi non puo’ permettersi commercialisti, avvocati ecc. se la prende in ..saccoccia. Ancora una volta vige la legge: "forte con i deboli, debole con i forti"

  5. susi bucciol

    L’ISEE non è una forma di calcolo corretta perchè non prende in considerazione i redditi o comunque i beni della famiglia (vedi costituzione art 29) ma di un gruppo di persone che vivono sotto lo stesso tetto. Io vivo con le mie figlie e con mia sorella. Per fare l’ISEE dovrei chiedere a mia sorella la sua denuncia dei redditi e il suo saldo bancario. Non è una chiara violazione della privacy? Perchè dovrebbe farmi sapere quanto guadagna e quanto ha nel conto in banca. Mio marito per motivi di lavoro ha la residenza in un’altra città e quindi non compare nello stato di famiglia (che dovrebbe avere solo valore anagrafico). Perchè non considerano la famiglia nucleare per questo calcolo? In fondo mia sorella non mi da parte delle sue risorse per il mantenimento a scuola delle bambine (è per la mensa scolastica che dovrei fare l’ISEE). A mio avviso l’ISEE va contro la Costituzione, prendendo a riferimento una famiglia diversa da quella definita dalla Costituzione stessa e contro la legge sulla privacy, perchè mi obbligherebbe a chiedere dati sensibili a una o più persone che hanno una loro autonomia economica, che niente a che fare con il mio nucleo familiare.

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