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DISCARICA IN CASA CUPIELLO

Il piano appena varato dal governo propone quello che tutte le persone serie auspicano da anni, ma che il sistema napoletano non è stato finora capace di realizzare: raccolta differenziata per quanto possibile e termovalorizzatori per ciò che resta. Nella fase intermedia, uso degli impianti di selezione meccanica per stabilizzare il rifiuto e metterlo in discarica. Con gli incentivi giusti affinché questo periodo duri il meno possibile. Ma il vero problema non è nello schema tecnologico e logistico, è piuttosto nella capacità di metterlo in atto, organizzarlo e farlo funzionare.

C’è molto Eduardo nella storia della munnezza. Ci sono i Luca, "uomini di fiducia", testardamente impegnati anche sul letto di morte a inseguire un irrealizzabile sogno di pace e di normalità. Ci sono le Ninucce, annoiate dal grigiume matrimoniale e sempre pronte a flirtare con il guappo imbroglione, qui nella versione dell’imbonitore straniero che vende sogni di mondi a rifiuti zero. E ci sono soprattutto i tanti Tommasini, indolenti e in attesa di qualcosa che risolva le loro vite, che stiracchiandosi sul letto coccolati da mammà non sanno far altro che borbottare "nun me piace o’ presepe".
Ora che il governo ci ha aggiunto qualche armigero in tenuta antisommossa, il presepe dei rifiuti napoletani non è sicuramente più bello di quello di prima. Ma Natale si avvicina, e di migliori all’orizzonte non se ne vedono.
Il tempo dirà se per risolvere l’emergenza bastava fare la faccia feroce, come sembra disposta a credere, sebbene a denti stretti, perfino l’opposizione, oppure se le tante cassandre – quorum ego – avevano ragione nel prevedere, nella migliore delle ipotesi, un successo effimero, che ritarderà ulteriormente la messa in opera di rimedi strutturali; e nella peggiore, un effetto da grida manzoniana.

IL PIANO DEL GOVERNO

Il cocktail scelto dal piano appena varato, dettaglio più, dettaglio meno, è quello che tutte le persone serie auspicano da anni, ma che il sistema napoletano non è stato finora capace di mettere in atto. Raccolta differenziata per quanto si può; inceneritori, o termovalorizzatori che dir si voglia, per ciò che resta; nella fase intermedia, usare gli impianti di selezione meccanica per stabilizzare il rifiuto e metterlo in discarica alla meno peggio. Con gli incentivi giusti, anche economici, affinché a tutti convenga che la fase intermedia duri il meno possibile.
Si poteva forse osare di più sulla differenziata, ma è anche bene essere realistici. E’ irresponsabile, nella situazione di oggi, vagheggiare scenari di riciclo troppo ambiziosi – in difetto dei quali la munnezza tornerebbe puntuale in mezzo alla strada. Meglio tenersi bassi, sebbene impegnandosi al massimo, ed essere pronti a stupirsi se il risultato sarà superiore alle attese. Mentre le soluzioni basate sul recupero meccanico che partono dal rifiuto indifferenziato, compresa la spesso citata Vedelago, sono in realtà solo parziali. Con buona pace di chi pensa che si tratti della bacchetta magica per far sparire i rifiuti, ciò che si ottiene è o un combustibile che va comunque bruciato, con effetti del tutto analoghi a quelli dell’incenerimento puro e semplice, e che solo in alcune fortunate circostanze si riesce a fare in impianti già esistenti; o un materiale che si presta ad essere utilizzato come riempimento (per esempio, massicciate, cave) o come additivo di altri prodotti (per esempio, i calcestruzzi). Il che significa però che anche seppellito non farebbe grandi danni.
Non si andrà mai da nessuna parte se non si inizia dalla consapevolezza che i rifiuti ci sono, che sono sporchi e puzzano, e qualsiasi cosa ci vogliamo fare, in un modo o nell’altro, inquina. Anche i termovalorizzatori, certamente: ma l’unico modo per non inquinare è non produrre rifiuti. Con buona pace di Paul Connett e Walter Ganapini, nella Napoli di oggi è come dire che l’unico rimedio sicuro contro la morte è non nascere affatto.

I TANTI INTERESSI IN GIOCO

Ma il vero problema non è nello schema tecnologico e logistico – lo ripetiamo, una scelta obbligata, almeno nel medio termine. Sta piuttosto nella capacità di metterlo in atto, organizzarlo e farlo funzionare. Sta in un sistema decisionale paralizzato, ostaggio di mille veti, oggettivamente connivente,- per carità di patria fingiamo di credere non deliberatamente, con gli interessi di troppa gente che sulla munnezza ci ha campato, a cominciare dalla camorra, ovviamente, ma senza dimenticare le imprese che costruiscono impianti che non funzionano (a proposito, non si tratterà mica della stessa impresa che capeggia il consorzio per il Ponte sullo Stretto?), le miriadi di aziende e aziendine fasulle cui sono state appaltate e subappaltate le attività più varie e strampalate, le "commissioni per lo studio del nulla", i tanti che tenevano famiglia e sono stati assoldati per lavori inutili o fittizi, per finire con i proprietari dei terreni che è stato necessario affittare per parcheggiare "temporaneamente" le ecoballe. Sta in una magistratura a dir poco strabica, tanto solerte nel perseguire coram populo l’inosservanza veniale di qualche codicillo da parte di chi si sta dando da fare per tirare Napoli fuori dalla melma, quanto disattenta e omissiva fino a oggi nei confronti di chi quella melma l’ha confezionata, ci ha sguazzato dentro, se la tira addosso giocando alla guerriglia urbana. Sta in un dibattito e in un’opinione pubblica che ancora oggi, con la spazzatura che riempie le strade e i soliti ignoti che le danno fuoco, preferisce la discussione sui massimi sistemi, i tanti galletti che si mettono in mostra sparando ciascuno la propria ecoballa, i tanti sgambettatori mascherati che nell’ombra tramano affinché tutto resti come prima, i tantissimi scienziati fai-da-te che nella letteratura sanno sempre pescare un riferimento consonante con le proprie ideologie. Sta in un sistema in cui la criminalità può imperversare a piacimento nello spazio che si crea tra una domanda assolutamente rigida (perché i rifiuti da qualche parte devono ben andare) e un’offerta a sua volta rigida a causa delle mille difficoltà di mettere in piedi una soluzione efficace, legittima e consensuale. E così, mentre si usano termini apocalittici per affossare impianti il cui inquinamento ha effetti paragonabili a qualche decina di automobili e un pacchetto di sigarette, si abbandona tutto in mano a Torcia Selvaggia o si è costretti a sparpagliare il tutto qua e là.
A Chiaiano si possono anche mandare i gendarmi, e se si è disposti a fare sul serio magari si riuscirà anche a tenere aperto qualche sito per un po’. Speriamo che il governo sappia trovare altrettanta energia e determinazione anche per il resto, in attesa che dall’emergenza si riesca a passare a una gestione più ordinaria. Nel finale previsto da Eduardo, Tommasino, un po’ a denti stretti, concede che o’ presepe non è poi così male. Ma non si capisce se è vero, o è solo il delirante sogno finale dell’agonizzante protagonista.

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ALITALIA, TOTO E CATRICALA’

27 commenti

  1. davide

    Suggerisco alla redazione de lavoce.info che trovo molto seria di aprire un dibattito su le forme alternative all’incenerimento. al di là del fatto se questa tecnologia sia più o meno dannosa alla salute, apparentemente esistono delle tecniche economicamente sostenibili, energeticamente meno dispendiose e ambientalmente meno impattanti come il centro di recupero di vedelago a treviso. ricordo comunque che il problema degli inceneritori non è tanto dovuta alla concentrazioni di diossina emessa, quanto al fatto che questa sostanza si accumula nei tessuti molli e alla lunga (funzionando questi impianti per almeno 300 giorni all’anno) generare tumori in essi. spero che il mio appello sia raccolto (e non indifferenziato!).

    • La redazione

      Ben venga un’analisi seria e fondata sui numeri. Sono almeno 30 anni che la letteratura mondiale abbonda di studi comparati sulle varie tecnologie. Mi metto a totale disposizione.

  2. Giovanni Scotto

    Lavoce.info è per me una risorsa preziosa di informazione di qualità su temi economici. Dispiace vedere pubblicati articoli dal contenuto superficiale. L’articolo del prof. Massarutto è caratterizzato da molte generalizzazioni, qualche stereotipo di troppo (ma quando si tratta di Napoli sembra essere quasi un obbligo), e soprattutto alcune serie dimenticanze. La piu’ importante mi sembra essere quella relativa alle novita’ introdotte dal governo Berlusconi : una discarica di rifiuti non trattati nel cuore della conurbazione cittadina a 3 km in linea d’aria dal polo ospedaliero, in una zona protetta (Parco Metropolitano delle colline di Napoli) scelta senza le necessarie verifiche idrogeologiche, per di piu’ con deroghe preoccupanti relativamente alle modalita’ di gestione e alla qualita’ dei rifiuti che verranno sversati. Non si tratta proprio di dettagli.

    • La redazione

      Le discariche non piacciono neanche a me, in particolare se ci si manda rifiuti non trattati e putrescibili. Del resto, la Dir.91/156, da noi recepita con il Dlgs 22/97, impone di mandare in discarica solo i "rifiuti ultimi", quelli che non sono passibili di valorizzazione ulteriore. Nella situazione in cui si trova Napoli, si tratta purtroppo di un male
      necessario, e in ogni caso minore rispetto a quella di lasciare i rifiuti a marcire sulle strade in preda ai roghi abusivi. Se ci fossero altri siti migliori e più adatti francamente non lo so, voglio sperare che chi ha scelto di farla proprio lì abbia ben soppesato le possibili alternative. Nemmeno il dover prendere decisioni in situazioni di emergenza mi piace, e penso di essere stato abbastanza esplicito nel condannare senza appello il micidiale viluppo di interessi e di negligenze che ha portato Napoli in
      questo stato. Ma in emergenza, volenti o nolenti, ci siamo. A forza di dire no a questo e no a quell’altro, purtroppo, questi sono i risultati. Mi piacerebbe che i napoletani capissero che a farli fessi fino ad oggi sono stati anche tutti gli stregoni che li hanno convinti a fare a meno degli impianti, diffondendo il messaggio che per fare sparire i rifiuti basta volerlo.

  3. luigi

    Assistiamo in questi giorni a Napoli e dintorni a manifestazioni di protesta contro l’apertura di discariche e contro i provvedimenti governativi. Perché non assistiamo anche ad iniziative di piazza di coloro che, invece, condividono i provvedimenti che sono stati assunti? Mi pare che vi sia da parte di questi ultimi un assordante silenzio come a dire “non sono affari nostri, ci penserà qualcun altro”. Dove sono i napoletani che hanno le proprie strade, il proprio cortile sommersi dai rifiuti? Perché non elevano forte e alta la protesta e non manifestano in maniera visibile il loro sostegno al governo? La situazione può essere paragonata con quella, incandescente, della Fiat a Torino nell’autunno del 1980. Lo sciopero durava da 35 giorni, l’ingresso agli stabilimenti era inibito per i picchetti e per l’azione delle squadre di manifestanti che ne presidiavano gli accessi, coloro che avrebbero voluto lavorare non lo potevano fare, ecc.ra. Così finchè un giorno 40.000 persone, tutta gente che non era abituata a manifestare, decisero di scendere pacificamente in piazza per rivendicare il diritto al lavoro. L’iniziativa, come è noto, ebbe successo e passò alla storia delle relazioni sociali…

  4. fernanda

    Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello! (Purgatorio, Canto VI, 76-78) Più che De Filippo, vedo l’Italia sempre più vicina al suo vate. Personalmente non vedo molta ragionevolezza nel provvedimento del governo, semplicemente perchè l’emergenza viene strumentalizzata per portare avanti (con la forza) il progetto degli inceneritori che, tra l’altro, noi cittadini finanziamo con la bolletta (Cip6). Bello sforzo per i signori Benetton, Gavio e Ligresti, padroni di Impregilo, società che in Campania ha gestito e gestirà lo smaltimento dei rifiuti. Complimenti. e intanto la Spagna va avanti sulla energia solare…saranno più intelligenti o meno corrotti? L’unica è sperare nella EU che ha bocciato il decreto-rifiuti del governo.

    • La redazione

      Non crediate che io mi diverta così tanto ad assistere a questo penoso spettacolo. Ma sono avvilito anche da come la stragrande maggioranza dei napoletani affronta il dibattito sugli inceneritori, dando per scontato che siano macchine di morte che servono solo a regalare soldi ad affaristi senza scrupoli. Che non sia così lo testimonia l’Europa, proprio quella più avanzata in campo ambientale, dove di impianti del genere ce ne sono centinaia, e non mi risulta che siano avvenute carneficine. Finché non ci si renderà conto che questa disinformazione sulle tecnologie fa il gioco di chi vuole mantenere lo status quo, non si andrà lontano.

  5. Nicolai Caiazza

    Un bell’articolo certamente. Il giusto tono ironico usato nei confronti della popolazione che si lamenta per gli effetti di un “paio di pacchetti di sigarette”, i dimostranti giustamente definiti “galletti di turno”, etc. Scusi signor Cupiello, ma se una banda di capitalisti con al servizio politici e giornalisti da quindici anni sta facendo man bassa dei fondi destinati a organizzare lo smaltimento della spazzatura, non solo ma vuole continuare a farlo, tant’é che non ha proposto nessuna soluzione ma solo un sistema per l’arricchimento ulteriore della banda ai danni della popolazione, perché la colpa sarebbe adesso secondo lei della popolazione? Lei usa lo stesso schema propagandistico dei padri del cosiddetto risorgimento: prima distrussero la economia del Sud, calunniarono la popolazione e poi dissero che c’era un problema di “arretratezza de Mezzogiorno”. “Questa emergenza é per noi una opportunitá”. La frase detta da uno dei grandi capitalisti Usa a proposito dell’uragano su New Orleans, citata da Naomi Klein, sintetizza il comportamento dei governi Prodi e Berlusconi nei confronti de’”emergenza” dei rifiuti. Questa peró é stata provocata.

    • La redazione

      Ecco, una spruzzata di meridionalismo piagnone era proprio quello che ci mancava per condire la zuppa. Già i viaggiatori dell’800 segnalavano la cronica incapacità di Napoli di gestire la sua munnezza. Nel resto del mondo, e anche nel resto del Mezzogiorno, bene o male, è il sistema politic e amministrativo locale che si occupa della questione. Se Napoli non ci è riuscita, non credo sia colpa di Cavour né di Garibaldi.

  6. paolo ferrari

    Per favorire la raccolta differenziata? Perchè non realizzare e pubblicizzare pesantemente un sistema tariffario che penalizzi l’attuale sistema e preveda sconti consistenti per quei comuni che realizzano una raccolta differenziata? Io penso che alla parte più sensibilizzata dell’opinione pubblica campana bisognerebbe fornire questo aiuto. Ovviamente, e qui viene la cosa più difficile a mio parere, qualcuno dovrà poi vigilare e poter combinare multe consistenti per coloro che non eseguono correttamente la separazione dei rifiuti.

    • La redazione

      La tariffa costruita in modo incentivante (premi per chi differenzia, conti salati per chi non lo fa) è prevista nella nostra legislazione dal 1997.
      Molti comuni la usano, è sicuramente uno strumento utile (anche se, come al solito, non è una bacchetta magica). Ancora più importante è la comunicazione, l’educazione, la partecipazione, il lavorare gomito a gomito con i cittadini, con le scuole, con le associazioni di volontariato.
      Riguardo alla tariffa ci sono poi dei problemi operativi, tanto più difficili quanto più si opera in contesti densamente popolati dove è difficile la raccolta porta a porta. E, anche, degli impatti distributivi, non catastrofici ma neppure trascurabili, visto che, come tutte le tasse ambientali, anche quella sui rifiuti è purtroppo regressiva.

  7. Ciro Pellegrino

    Bel pezzo, come al solito, appassionato, rigoroso. Tuttavia non condivido il passaggio sulla magistratura («a dir poco strabica, tanto solerte nel perseguire coram populo l’inosservanza veniale di qualche codicillo da parte di chi si sta dando da fare per tirare Napoli fuori dalla melma, quanto disattenta e omissiva fino a oggi nei confronti di chi quella melma l’ha confezionata»). Inchieste e condanne ci sono e ci sono state, basta rileggersi i giornali. Ma alla luce dell’ultima ordinanza, quella che ha azzerato i vertici del commissariato all’emergenza rifiuti della Campania, forse non sarei così dolce con chi “si sta dando da fare”. Perché – ed è questo che i magistrati avrebbero accertato – chi si è dato da fare non ha rispettato le leggi dello Stato.

    • La redazione

      Rispetto certamente la sua opinione e soprattutto il lavoro dei magistrati. La spettacolarizzazione dell’ultima inchiesta e il suo sorprendente tempismo, tuttavia, mi lasciano qualche cattivo pensiero. Senza dimenticare che, in una situazione come quella di cui la Protezione Civile sta provando a venire a capo, sporcarsi le mani e infrangere qualche regola è purtroppo inevitabile. Anche il codice penale è diverso in tempo di pace e in tempo di guerra.

  8. Stefano Decadri

    Complimenti per la chiarezza con cui ha introdotto il problema della gestione dei rifiuti. Ultimamente circolano troppi "esperti", soprattutto in rete, che promettendo facili soluzioni a questo problema, illudono chi dispone di poche informazioni a riguardo. Spero che in futuro lavoce.info, grazie all’autorevolezza guadagnata in questi anni, continui ad occuparsi di rifiuti, per smontare le tesi di questi pifferai magici, che di autorevolezza ne hanno ben poca, ma in compenso trattano in maniera autoritaria chiunque non sia d’accordo con loro. Nello specifico desidererei avere informazioni sulla proposta di sostituire la tarsu con una tariffa sui rifiuti; che risultati si sono ottenuti dove è stato fatto? Come si è cercato di evitare che tale passaggio non penalizzasse le famiglie numerose ed i ceti più deboli, che vivendo in case più piccole, ma producendo più rifiuti, ne sarebbero colpiti? C’è stata una diminuzione dei rifiuti prodotti? Inoltre mi piacerebbe avere informazioni riguardo alla promozione del riuso dei contenitori attraverso il vuoto a rendere, tanto diffusa nel resto d’Europa ma assente in Italia. La ringrazio per l’attenzione.

  9. FRANCESCO COSTANZO

    Sto leggendo con molto interesse tutti gli articoli sulla questione rifiuti pubblicati dal sito, da napoletano La ringrazio per il Suo contributo. Come in commenti precedenti, ribadisco che il problema rifiuti è emergenza nazionale e non napoletana, risultato di un’incuria/strabismo/malaffare “sedimentato” negli anni, tipico italiano, di cui hanno colpa tutti, non solo una “banda” di capitalisti o camorristi, cui viene semplicemente servito un business sul piatto d’argento. Non è un fantomatico “Stato” che deve applicare la raccolta differenziata, ma siamo noi cittadini, lo Stato dovrebbe solo controllare: chi ha autorizzato in passato lo smaltimento dei rifiuti tossici nei propri terreni? Lo Stato? Sono d’accordo sullo strabismo dei giudici, che spesso emettono condanne solo quando ormai la situazione è degenerata… prima dov’erano? E le Forze dell’Ordine? Solo ora ci sono? Per quanto riguarda lo smaltimento, concordo con chi evidenzia una “strana” situazione: in altri paesi, (Germania) le aziende che inceneriscono pagano i rifiuti che vengono conferiti agli inceneritori, in Italia siamo noi cittadini che paghiamo. Se questo è il business, allora chi non lo farebbe?

    • La redazione

      Riguardo all’ultimo punto da lei sollevato: attenzione. Chiunque conferisce rifiuti (o materiali derivati dai rifiuti) a un impianto di termovalorizzazione paga. Nessuno, nemmeno i cementifici, li riceve gratis. In Germania come in Italia. Quando sono le aziende produttrici di beni, i costi finiscono nei costi di produzione, e dunque nei prezzi dei prodotti. Quando sono le aziende che raccolgono e trattano i rifiuti urbani, il costo finisce nella tariffa pagata dai cittadini (o sul bilancio dell’ente
      locale). E poi ci sono i circuiti – come quello degli imballaggi – nei quali alle imprese produttrici e ai distributori sono addossati i costi delle raccolte differenziate e della successiva collocazione dei materiali, molti dei quali – soprattutto quelli derivati dalla plastica – possono ben essere bruciati per produrre energia. In questi circuiti i costi sono sostenuti ancora dai produttori e riversati poi sui prezzi dei prodotti imballati.
      La principale differenza tra la Germania e il resto del mondo è che lì si è costruito un meccanismo che addossa ai produttori una fetta di costo molto maggiore: le imprese pagano il costo pieno del circuito di raccolta differenziata e recupero, mentre da noi, come negli altri paesi, in genere pagano solo il costo differenziale. Ossia, supponendo che smaltire costi 100 e riciclare 120, in Germania le imprese pagano tutto il 120, da noi solo il 20. Questo significa che da noi il 100 finisce comunque nella tariffa pagataì dagli utenti, mentre in Germania gli utenti pagano per quello che si smaltisce e le imprese per quello che si recupera. Ovviamente c’è un rovescio della medaglia: il sistema tedesco deve poi trasferire sui prezzi di vendita un ammontare complessivo che è oltre 4 volte quello che grava sui nostri consumatori.

  10. Massimo GIANNINI

    Vediamo di essere concreti e meno teatrali in Italia. Domande molto semplici: é vero o non é vero che esistono discariche capienti non utilizzate e un sistema logistico mai messo in atto? E’ vero o non é vero che se si fa una raccolta differenziata decente c’é poco bisogno d’inceneritori? E’ vero o non é vero che se in Campania si danno incentivi diretti, che siano anche lotterie o caffé gratis, il comportamento individuale verso i rifiuti cambia? E’ vero o non é vero che la tecnologia, escluso gli inceneritori, permette di risolvere il problema rifiuti? C’é da domandarsi infine, e se tutto cio’ é vero, come mai non si sia fatto prima; perché scoprire che i rifiuti a Napoli non sarebbe dovuto essere un problema, al giorno d’oggi, é cosa gravissima. E si spera di poter smettere di parlarne come se fosse un problema mediatico e nazionale creato ad arte.

    • La redazione

      Risposte molto semplici alle sue domande molto semplici:
      1. si sente dire che esistono discariche capienti e mai utilizzate (cfr. anche la lettera di Zanardi). Francamente nessuno se non le autorità
      responsabili ci può dire se è vero, e perché non vengono usate.
      2. sul sistema logistico e sul perché non sia mai stato messo in atto si è detto e scritto di tutto. Per quel che mi riguarda, senza aggiungere o togliere nulla a quanto noto e stranoto, mi son permesso di aggiungere che costruire impianti di "riciclaggio" senza prevedere il destino, eventualmente in discariche autorizzate, dei materiali "recuperati" è stato un errore da dilettanti. Come diceva mr. Wolf in Pulp Fiction, nella vita ci vuole sempre un "piano B"; in questo caso perché poi capita che questi cosiddetti materiali non li vuole nessuno.
      3. La raccolta differenziata aiuta a ridurre i volumi da smaltire, ma non è un sostituto degli impianti di incenerimento (che siano per i rifiuti tali e quali o per il cdr, cambia poco). Casi estremi come quello di Vedelago possono funzionare in certi contesti, ma richiedono un’organizzazione estremamente complessa, la collaborazione dei cittadini, un contesto sociale e territoriale adatto (se li vede lei gli abitanti dei quartieri spagnoli che tengono 4 o 5 pattumiere in casa? Dove le mettono? Il giardino per fare il composto autoprodotto con gli scarti organici dove lo trovano?). E poi anche il cdr che esce da Vedelago verrà poi bruciato da qualche parte.
      Vale la legge di Murphy: se in un barile di rifiuti metti un bicchiere di Chateau Lafite, ottieni rifiuti. Ma se in un barile di Chateau Lafite metti
      un bicchiere di rifiuti, ottieni nuovamente rifiuti.
      4. Gli incentivi economici ai cittadini sono sicuramente utili, ma non ci si devono aspettare miracoli.
      5. La tecnologia, COMPRESI GLI INCENERITORI, permette di risolvere i problema, ma non di eliminarlo. Con la tecnologia si possono gestire i
      rifiuti riducendo al minimo, ma non certo a zero, l’inquinamento e i disagi. L’incenerimento inquina, ma in fondo non più di tante altre attività industriali e non, con le quali conviviamo normalmente. E la raccolta differenziata non sempre è poi tanto meglio, soprattutto se si tiene conto dell’intera filiera (dalle emissioni dei mezzi di raccolta all’inquinamento generato da certe forme di recupero, come ad esempio quella della carta).

  11. Letizia Ciancio

    Trovo che manchino all’appello nel dibattito sui rifiuti un paio di argomenti rilevanti: 1) riduzione a monte sia in termini di riduzione degli imballaggi (quantitativa e qualitativa, ovvero più piccoli_non packaging enormi x mini prodotti_e meno promiscui nella conformazione) sia in termini di ricerca sui materiali affinché vengano immessi sul mercato solo quelli che siano a valle massimamente riciclabili; 2) normativa: esiste un tarlo nella legge Ronchi, in quanto la sanzione è posta nel punto sbagliato. Si sanziona infatti la mancata differenziazione e NON il mancato riciclaggio effettivo. Differenziare senza poi riciclare equivale ad un costo senza benefici ambientali: proprio su questo costo rischiano di agire le mafie… Bisogna che la legge sanzioni il mancato raggiungimento di determinate percentuali di effettivo riciclo, altrimenti questa si riduce a mero "consiglio". Infine non sento mai fare un discorso di insieme: per ottimizzare il ciclo dei rifiuti occorre che la sommatoria delle varie fasi (raccolta, conferimento, recupero materiale e/o energetico, smaltimento) sia ad impatto minimo. Ogni intervento anche ottimale, se isolato non produrrà risultati duraturi.

  12. Roberto Di Lauro

    Non concordo con il termine “irresponsabile” usato dall’autore per descrivere il pensiero di chi vorrebbe attuare scenari di riciclo troppo ambiziosi. Mi permetto, invece di dirVi la mia idea. Il meccanismo è: il cittadino differenzia i rifiuti facendoli diventare materie prime. Separando gli RSU si ottengono materie prime per le aziende interessate al loro riuso. I comuni hanno il compito di immagazzinare le materie prime registrando quantità e qualità per singolo cittadino o per condominio o per quartiere. Chi compra le materie prime? Qui, bisogna trovare aziende private leader nei rispettivi settori economici, che per produrre i loro utili non necessitano di finanziamenti pubblici o altri aiuti. Questo è un dettaglio importante, perché il comune, nell’interesse dei cittadini, tratta con queste aziende private assumendo il ruolo di imprenditore che vende materie prime ad un imprenditore privato, e non ha senso se la controparte del comune è un’azienda pubblica di un altro comune o del comune stesso. I cittadini ci guadagnano sconti sulle tasse comunali. Tutta l’operazione avviene sotto il controllo della magistratura, per evitare infiltrazioni malavitose.

    • La redazione

      Seconda stella a destra, questo è il cammino … e poi dritto, fino al mattino. Poi la strada la trovi da te: porta all’Isola che Non c’è’. Tanti auguri!

  13. Nicole Kelly

    La provincia di Napoli ha 3 milioni di abitanti, (2,632 abitanti/kmq), ed è ovvio che qualsiasi discarica o inceneritore possa finire a poche centinaia di metri da case (250m) e da 5 ospedali (1000m) nel caso di Chiaiano. Con l’aggravante che sia a Chiaiano che a Pianura sono state costruite anche tante case popolari, soprattutto dopo il terremoto dell’80, che ha portato Pianura ad avere 100.000 abitanti. Napoli finisce sempre per essere la punta dei mali italiani sopratutto perchè la ci sono mali endemici che, prima o poi, colpiranno altre conurbazioni in via di veloce affollamento causa emigrazione dall’estero e dall’interno. Ospitare in un paese come l’Italia altri milioni di estranei e/o far emigrare al nord 270.000 persone all’anno è il giusto mix per consumare ancora di più un territorio che, oltre che scarso, è anche a rischio, vedi recenti alluvioni Bene ha fatto l’autore a ricordare che a Napoli ci sono ancora i bassi, locali livello vicolo dove in 30 mq è impossibile fare la differenziata. Non c’è spazio per le persone! E di questi bassi ce ne sono ancora a migliaia. Questo è il vero scandalo che impedisce che si formi una società civile.La monnezza è solo conseguenza!

  14. Pierfranco Parisi

    Negli USA si usa un mulino macinatore nello sarico del lavello. L’umido viene triturato e va al depuratore. C’è qualche ragione per non farlo da noi? Semplificherebbe la vita agli utenti e faciliterebbe la differenziata.

    • La redazione

      Certo che si può. Ogni casa dovrebbe fare un investimento per cambiare il lavello della cucina. Poi bisogna adeguare tutti i depuratori, visto che il carico inquinante in arrivo sarebbe molto maggiore. E bisogna portare da qualche parte i fanghi che risultano dai processi di depurazione: i quali possono andare in agricoltura come concime, se non sono troppo inquinati; ma siccome negli scarichi ci finisce anche un sacco di altra roba, in genere non si può. I fanghi, eventualmente previa digestione (atta ad estrarne
      biogas) vengono poi mandati in discarica, o inceneriti. Come vede, di riffa o di raffa …

  15. fernanda

    mi riferisco alla risposta data al lettore che lamenta come in Germania il costo dello smaltimento gravi interamente sulle aziende e che recita "Ovviamente c’è un rovescio della medaglia: il sistema tedesco deve poi trasferire sui prezzi di vendita un ammontare complessivo che è oltre 4 volte quello che grava sui nostri consumatori" e rispondo: ben venga il trasferimento sui consumatori finali del costo dell’impatto ambientale dei rifiuti, così da innestare un circolo virtuoso che fà si che i prodotti con un packaging più "povero" dal punto di vista del marketing, ma più rispettoso dell’ambiente costino di meno e vengano acquistati di più. Inoltre occorrerebbe agire sulle grandi catene di distribuzione per stimolare l’offerta di packaging reciclabili. Il più grande retailer UK Marcks & Spencer ha dichiarato nel suo ultimo rapporto sulla sostenibilità di produrre con materiali prontamente reciclabili il 70% del packaging della linea food, per arrivare al 90% se le autorità locali si attivassero per fornire servizi di raccolta efficienti.

  16. antonio p

    Questo è il principio della monnezza napoletana: La giustizia(con la G maiuscola) ha sempre evitato di combattere l’illegalità creata da interessi illegali di smaltimento prima delle scorie tossiche o velenose che il Nord mandava a sepellire al sud tramite i soliti noti ,chiaramente con l’avallo dei politci schiavi dei poteri forti di Torino .Milano.ecc. Poi i politici hanno usato l’illegalità per crearsi le armate brancaleone dei lavoratori "socialmente utili" a non lavorare mai per quattro soldi , ma portatori di voti clientelari a chi regalava di più. Dio apra le carceri alla banda dei magistrarti incapaci e corrotti e ne getti via le chiavi.

  17. Mauro

    Gentile Sig. Massarutto, sono in linea di massima d’accordo con il suo articolo, tuttavia vorrei riportare alcuni chiarimenti: 1) Non è vero che nessuno vuole le discariche in Campania. Da quando è scoppiata l’emergenza fino ad oggi ne sono state aperte almeno 4. 2) La % di raccolta differenziata della Campania, seppur bassissima, è simile a quella delle altre regioni meridionali, del Lazio e del Molise, eppure in tali regioni fino ad oggi non vi è stata nessuna emergenza.

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