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LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringrazio dei commenti. Per brevità, provo a fornire una replica complessiva, senza rispondere singolarmente a ciascuno.
Sono d’accordo sul fatto che le banche non sono tenute a fare beneficenza. Non dovrebbero però neppure fare finta di farla, propagandando come “a favore delle famiglie” un’iniziativa che di fatto non lo è, dato che i vantaggi immediati sono compensati dai costi futuri della rinegoziazione. Si noti che il meccanismo previsto dalla convenzione è particolarmente insidioso: il rischio di tasso (dovuto alla rata variabile) viene sostituito con un rischio sulla durata del mutuo, che può allungarsi anche di alcuni anni in modo imprevedibile, poiché la durata viene a dipendere dal futuro andamento dei tassi d’interesse di mercato. Questo aspetto è stato completamente “oscurato” nella presentazione dell’accordo fatta dal governo e dall’ABI, che hanno invece sottolineato il beneficio legato alla immediata riduzione della rata. 
Tuttavia l’aspetto più negativo dell’iniziativa è la limitazione della concorrenza che ne consegue. Di fronte alla potenziale concorrenza creata dalla “portabilità”, le banche hanno reagito stipulando un accordo collusivo, in cui si determinano in dettaglio le condizioni uniformi alle quali offrire alla clientela la rinegoziazione dei mutui. Nei prossimi mesi, le banche invieranno ai propri clienti proposte di rinegoziazione tutte uguali tra di loro. Questo introdurrà un forte disincentivo per un mutuatario a cercare condizioni più favorevoli presso un’altra banca. E così le banche hanno ottenuto il risultato che volevano: evitare di farsi concorrenza.    

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TREMONTI, FAISSOLA E IL MUTUO CREATIVO

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L’ISEE DIECI ANNI DOPO

  1. Umberto Cherubini

    Leggo solo ora il pezzo dell’amico Baglioni. Concordo con lui, come mi capita spesso, e aggiungo qualche considerazione di matematica finanziaria per rinforzare le sue conclusioni. Sotto il profilo tecnico, le banche si impegnano a vendere un cap che viene pagato a scadenza (il fatto che questo si traduca in un allungamento o meno non è rilevante sotto il profilo della valutazione del prodotto). Il punto di fondo è che: i) il contratto di cap è un derivato implicito nella rinegoziazione, il cui prezzo non è trasparente, e per il quale le caratteristiche contrattuali, come ad esempio lo strike, è fissato per tutti (se un mutuatario per risparmiare volesse un cap al 6% invece che al tasso medio del 2006?); ii) ogni cliente è obbligato a comprare il cap dalla propria banca, prendere o lasciare, in barba alla concorrenza. In una parola, se già ci sono dubbi sulla effettiva portabilità dei mutui, ci possiamo scordare la portabilità dei cap sui mutui. E’ un esempio lampante del caso dei derivati impliciti cui mi riferivo in un intervento su Il Sole 24 Ore Plus di sabato scorso. La regolamentazione crea derivati impliciti venduti in prodotti a menù fisso, in barba alla trasparenza.

  2. antonino cardile

    Sono completamente d’accordo con il commento che denuncia un accordo che blocca la concorrenza tra le banche ed aggiungo, la rimozione della portabilità del mutuo. Bisogna tener conto che non macano iniziative per "rottamare" mutui troppo onerosi. sono soprattutto alcune banche estere che offrono questa possibilità.

  3. Luigi Zoppoli

    Mi meraviglia che l’evidenza della demagogica regalia fatta alle banche abbia richiesto addirittura una replica ai commenti da parte di Baglioni. Per quanto mi riguarda l’unico dubbio è se il fantasioso creatore di questa convenzione, tributarista prestato all’economia, attribuisca il rischio "durata" per i poveri mutuatari alla paura o alla speranza. L’unica iniziativa seria, credibile ed utile sarebbe stata quella di bastonare le banche che non ottemperano alle richieste di portabilità. In questo modo, le banche oltre a profittare dell’opportunità di uccidere la concorrenza, avranno gioco facile con i mutuatari a "vendergli" la convenzione con il governo. Anche un cieco lo vedrebbe.

  4. CRISTIAN MASCI

    Con riferimento alla dichiarazione dei redditi, ma perchè Tremonti non ha pensato di aumentare sia la percentuale ammessa sia il limite massimo di deducibilità degli interessi pagati sul mutuo per l’abitazione principale? Non era più facile?

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