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UNA POLITICA ECONOMICA BELLA NELLA FORMA MA AVVILENTE NELLA SOSTANZA

Con l’approvazione del decreto fiscale che anticipa la legge Finanziaria, la programmazione economica ha fatto un passo avanti epocale. Ma il percorso di politica economica per la legislatura tracciato dal Dpef è avvilente nella sostanza. Ci sarà un significativo aumento della pressione fiscale per tutta la legislatura e una riduzione delle spese in conto capitale, anziché della spesa corrente. Tutto il contrario di ciò che servirebbe al paese per uscire dalla stagnazione.

Il primo Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) di una legislatura serve a tracciare un programma di politica economica pluriennale. Con l’approvazione del decreto nanovra estiva che anticipa la legge Finanziaria, la programmazione economica ha fatto un passo avanti epocale. Insieme al Dpef, abbiamo già oggi informazioni su di una quota significativa di norme che tradizionalmente entrano nella legge Finanziaria. Ma il tracciato di politica economica individuato da questo Dpef è avvilente nella sostanza. L’aggiustamento nel 2009 avverrà attraverso un significativo aumento della pressione fiscale e una riduzione delle spese in conto capitale, tutto il contrario di ciò di cui il paese avrebbe bisogno per uscire dalla stagnazione. Inoltre l’aggiustamento nel 2010 e nel 2011 avverrà mantenendo la pressione fiscale al di sopra del quadro a legislazione vigente e con un leggero contenimento delle spese correnti e in conto capitale.

LA SVOLTA FORMALE NELLA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA

Da ormai un decennio il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) era diventato un esercizio semi-accademico. I diversi governi in carica, nel presentarlo, indicavano soltanto l’aggiustamento di politica economica che si sarebbe effettuato nei mesi successivi, mentre erano quasi sempre silenti sui modi con cui tale aggiustamento sarebbe stato ottenuto. Dopo aver elaborato un quadro a legislazione vigente (il cosiddetto "tendenziale"), il Dpef non indicava mai se l’aggiustamento sarebbe avvenuto attraverso nuove tasse o minori spese. La mancanza di trasparenza generava incertezza e inutili tensioni che si trascinavano almeno fino alla presentazione della legge Finanziaria a fine settembre. Con la presentazione del decreto fiscale contestualmente al Dpef, il ministro dell’Economia ha invece indicato un quadro programmatico. In altre parole, sappiamo già oggi quali sono le macro, se non proprio le micro, intenzioni della politica economica. Una vera svolta. Sarebbe ancora più significativa se le misure del decreto fiscale fossero quantificate nel Dpef. Bisognerà aspettare la relazione tecnica del decreto. Nel frattempo non è dato sapere cosa ci si può attendere dai singoli provvedimenti della manovra d’estate.

LA CONTINUITÀ NELL’AUMENTO DELLA PRESSIONE FISCALE

La delusione sta nei dettagli del sentiero di aggiustamento proposto dal governo. Rispetto al quadro tendenziale, l’esecutivo intende nel 2009 reperire circa dieci miliardi. Il Dpef prevede che circa due terzi di questo aggiustamento avverranno grazie a inasprimenti fiscali.
In altre parole, la prima Finanziaria del nuovo governo Berlusconi aumenta le entrate di più di 6,5 miliardi di euro. Non a caso, la pressione fiscale crescerà nel 2009 dal 42,6 per cento al 43 per cento. È una brutta e inaspettata sorpresa. Dopo avere tuonato per tutta la campagna elettorale contro gli aumenti delle tasse del governo Prodi, si procede, come se niente fosse, a un ulteriore incremento delle imposte. Nei dettagli, l’aumento deriva da una crescita delle imposte dirette ed è ben superiore a qualunque stima della ormai celebre Robin tax su banche e petrolieri, che finirà per gravare in grande misura sulle famiglie. Nel Dpef si fa più volte riferimento a forme di perequazione fiscale. La realtà è che si tratta di un nuovo aumento delle imposte.
Il resto dell’aggiustamento del 2009 verrà da un contenimento delle spese in conto capitale di circa 3,5 miliardi di euro. Gli investimenti fissi lordi scenderanno infatti di circa tre miliardi rispetto al quadro tendenziale. Tutti conosciamo il deficit infrastrutturale dell’Italia e sappiamo che, se possibile, le spese in infrastrutture dovrebbero aumentare. L’aggiustamento dovrebbe avvenire attraverso le spese correnti. Qui abbiamo invece un’altra brutta sorpresa, in quanto il Dpef stabilisce che le spese in conto corrente al netto degli interessi rimarranno invariate. Siamo ben consci che l’annunciata rivoluzione del ministro Brunetta richiederà del tempo, ma eravamo convinti di vedere risparmi rispetto alla legislazione vigente già nei primi diciotto mesi di azione del nuovo governo, quando si possono prendere le misure più difficili. Invece, i provvedimenti sin qui intrapresi, tra cui la rimozione del divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro, sembrano proprio andare nella direzione opposta: causeranno un incremento della spesa previdenziale.
Quel che è peggio, non si intravvede un cambiamento di tendenza negli anni a venire. La pressione fiscale aumenterà ulteriormente nel 2010 e sarà comunque sempre sopra al tendenziale (di circa un terzo di punto di Pil) per tutta la legislatura. È un quadro quanto meno avvilente.

  2008 2009 2010 2011 2012 2013
             
Spesa corrente primaria            
tendenziale 639145 653199 670397 690238 710098 730487
programmatico 641203 653005 664753 677079 696829 717219
effetto politiche 2058 -194 -5644 -13159 -13269 -13268
             
Spese in conto capitale            
tendenziale 63658 67025 66834 67857 68290 68498
programmatico 63813 63945 61763 56702 57135 57343
effetto politiche 155 -3080 -5071 -11155 -11155 -11155
             
Totale entrate            
tendenziale 742976 760541 788165 812299 836369 861497
programmatico 745683 767075 794902 818834 842794 867923
effetto politiche 2707 6534 6737 6535 6425 6426
             
Pressione fiscale (%pil)            
tendenziale 42,8 42,6 42,8 42,8 42,7 42,6
programmatico 43,0 43,0 43,2 43,1 43,1 42,9
effetto politiche 0,2 0,4 0,4 0,3 0,4 0,3
             
Indebitamento netto (%pil)            
tendenziale -2,5 -2,6 -2,1 -2 -1,9 -1,8
programmatico -2,5 -2 -1 -0,1 0,1
effetto politiche -0,6 -1,1 -1,9 -1,9 -1,9

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26 commenti

  1. Vittorio Radicioni

    Più che un commento, il mio è una richiesta di chiarimento: perché l’ammissione del cumulo dovrebbe aumentare la spesa previdenziale? Non dovrebbe essere così solo nel caso in cui venisse aumentato il valore finale della pensione? O mi sfugge il meccanismo implicito nel provvedimento?

    • La redazione

      Aumenta il reddito che si può conseguire andando in pensione. Quindi più persone, tra quelle che ne hanno diritto, decideranno di andare in pensione prima dei 65 anni.

  2. luigi zoppoli

    Faccio salva l’attività del Ministro Brunetta al quale faccio i miei auguri: ne ha bisogno, un bisogno estremo. Per il resto, concordo sull’innovatività metodologica del DPEF, e concordo sull’analisi complessiva dell’articolo. Questa compagine politica per la seconda volta gode di una robusta maggioranza parlamentare e per la seconda volta dimostra di non avere "coraggio" politico e visione strategica. L’attenzione del pubblico è sulla "Robin tax" dannosa, iniqua,inutile e fulgido esempio di demagogia che pagheranno i consumatori analogamente a molti provvedimenti assunti in campi diversi. Chiarezza estrema di idee per la "giustizia" :ma si sa ! l’economia,la politica economica non è la giustizia, quindi…. Luigi Zoppoli

  3. Massimo GIANNINI

    Gli autori ci stanno dicendo chiaramente che la manovra é l’esatto contrario di quello che si sarebbe dovuto fare e l’economia la scienza delle finanze suggeriscono. Che al governo ci fossero de contrarians, sempre in controtendenza, non avevamo dubbi ma che la gente comune continui a credergli è grave. Come si fa a capirci?

  4. Alviano

    C’era da aspettarselo. I grossi proclami servono per nascondere le solite speciose politiche intese a garantire una economia che si regge sulla finanza invece che sul lavoro. Il DPEF invece di agire sul miglioramento della qualità della spesa si muove sui tagli. Sanità: gli ospedali cascano a pezzi, si utilizzano male i ricoveri, c’è una concentrazione di risorse dove non servono, Tagliamo i fondi invece di migliorare la spesa. Scuola: La popolazione italiana è ignorante, ci sono molte classi con quasi 30 alunni, le conoscenze da acquisire sono aumentate, i "bulli" non possono essere controllati, semplice Tagliamo Insegnanti, personale non docente e ore di insegnamento, invece di qualificare il personale e investire risorse per costruire un paese di "Poeti, Santi e Navigatori".Ricerca: Nel nostro paese non si fa ricerca, i ricercatori vanno all’estero, perfetto tagliamo i fondi all’Università (che aumenteranno le tasse scolastiche) e tagliamo i soldi alla Ricerca, invece anche qui di valutare ricerca e ricerca. Comunque, facciamoli governare, alcuni sapevano che succedeva questo, ma gli Italiani non erano convinti. Grande Montanelli.

  5. fifanuc

    Leggo su i giornali e da voi che con il nuovo Dpef verrà rimosso il divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro. Se non capisco male le tasse verranno pagate separatamente per il reddito da lavoro e da pensione e non ci sarà più il ricalcolo delle tasse complessive dato dalla somma dei due redditi. Secondo me questo è corretto, anche se diminuirà l’introito delle tasse alla stato, perchè persone che hanno lavorato una vita ed hanno anche perso la persono cara, non devono e non è giusto che gli si ritassi un reddito sul quale hanno già pagato le tasse. Io capisco gli economisti che vogliono far tornare i conti, i problemi del paese, etc.. ma non è possibile tassare tutto a tutti, certe volte si deve dare un segno al popolo di ottimismo e di attenzione per riportare su il morale delle persone. Io non sono di destra, ma questa rforma se così come la capisco io è giusta ed equa.

  6. Giuseppe Fedeli

    Perché dire solo che l’eliminazione del divieto di cumulo produrrà un aggravio della spesa previdenziale e non dire anche che la misura elimina una disparità esistente tra diverse categorie di pensionati e inoltre non tentare di fornire la stima dell’aumento di entrate fiscali che ne deriverà? Cordiali saluti

    • La redazione

      La spesa previdenziale dovrebbe aumentare di circa 400 milioni all’anno, due volte gli stanziamenti per i poveri (che dovranno coprire tre anni). Le entrate fiscali (non ce ne saranno di contributive) aggiuntive sono tutte da verificare.

  7. Pier Cosimo Magherini

    Concordo che nella programmazione economica questo governo ha fatto un passo avanti epocale, non però nella elaborazione di una politica economica. Questa maggioranza senza coalizioni ha un Ministro dell’Economia che non ha bisogno di discutere nulla e può in nove minuti e mezzo definire tutto e subito. L’efficenza di una Democrazia Populista compiuta come la nostra è sicuramente elevata: il Premier interpreta il volere degli elettori, senza mediazioni parlamentari (non va mai in Parlamento): il suo dialogo è diretto. No va però dimenticato che possedendo i media egli forma il sentire comune e così il volere degli elettori si adegua rapidamente al suo. Aumenta la pressione fiscale, il patto per la salute è rotto, i servizi pubblici diminuiscono in qualità e in quantità: colpa di Prodi e dei "buchi" finanziari lasciati. Alitalia se la regalano tra loro ? Colpa di AirFrance che non l’ha voluta. Le spese in conto capitale frenano? Chiediamo i soldi ai privati e gli facciamo realizzare opere "per il pubblico" remunerative per loro.

  8. Andrea Ruini

    Forse ho visto un DPEF diverso da quello che hanno letto il prof. Boeri e il prof. Garibaldi. Nel DPEF che ho visto si dice che "l’azione correttiva si concentrerà principalmente sulla spesa pubblica, nella prospettiva di ridurla nella sua parte eccessiva e di ancorarla a regole evolutive più certe, senza intaccare la quota di garanzia sociale. In considerazione della già elevata pressione fiscale gli obiettivi saranno raggiunti senza varare nuove imposte". La pressione fiscale, dal 43,3 del 2007 dovrebbe scendere al 42,9 del 2013. E’ davvero così avvilente?

    • La redazione

      Deve paragonare le cifre del tendenziale con quelle del programmatico. Vedrà che la pressione fiscale aumenterà di circa mezzo punto di Pil rispetto a ciò che avverrebbe senza le politiche previste dalla manovra.

  9. stefano valenziani

    Il nostro governo sta inseguendo un mito: rendere possibili più consumi. Costo quel che costi. Per questo mito si è tolta l’ICI a tutti , poveri e agiati . Ai primi ci aveva già pensati il tanto vituperato Prodi . Ai secondi ci pensa Berlusconi , ma da dove li prende i soldi? A quanto leggo, da investimenti produttivi ( varie metropolitane di città a guida sinistra ), dai soldi per la ricerca ( che sono investimenti produttivi al quadrato ) e via dicendo. E questo il modo per uscire dalla stagnazione? Suvvia, non prendiamoci in giro!

  10. giuseppe faricella

    E’ come se Tremonti, sconfessando le vecchie parole d’ordine della destra berlusconiana e il velleitarismo del 2001/2006, si stesse rifacendo alla lezione di Prodi e Padoa Schioppa! Se fosse così, in fondo, la nuova situazione non mi sembrerebbe troppo negativa, perché significherebbe che, quanto meno, stavolta Tremonti non farà troppi danni (tagli di tasse non coperti, condoni, etc.). Dico questo anche perché, personalmente, penso che la pressione fiscale è, nel medio periodo, "neutra", e che il tasso medio di aumento del pil forse dipende più da altre caratteristiche socioeconomiche, come la diffusione della tecnologia, l’istruzione, la dimensione media delle imprese. Sarà invece interessante vedere, data la pressione fiscale per costante al 43% nel quinquennio, che parte di essa verrà "trasferita" a regioni ed enti locali. In altri termini: riuscirà il governo di destra a realizzare un sensibile, e non di facciata, federalismo fiscale? E se sì, quale sarà la nuova situazione delle regioni meridionali? e se si introdurranno in queste ultime regimi impositivi "di favore", come chiedono mpa e parte del pdl, come verranno finanziati al sud beni e servizi pubblici?

  11. AGOSTINO FRAU

    Ecco la prova che la finta abolizione dell’Ici è stata una grande fregatura: è costata circa due miliardi di euro ed ora il governo Berlusconi è subito passato alla casa e pretende 6,5 miliardi di aumenti di tasse. Davvero un gran bel regalo, l’abolizione dell’ICI. Adesso ci sono le prove che l’abolizione dell’ICI era solo finta come d’altra parte hanno sempre sostenuto i collaboratori de lavoce.info. Il Governo Berlsuconi ci ha già presentato il conto: a fronte del taglio ICI per circa 2 miliardi di euro, ci ha presentato uno stratosferico conto di 6,5 miliardi di euro. Tra un pò verranno alla carica anche i Comuni, che sono stati molto penalizzati dal taglio dell’ICI e ci presenteranno anch’essi il conto. Per noi cittadini sarebbe stato meglio lasciare tutto com’era. Ci avremmo guadagnato…

  12. stefano monni

    Rispetto alla analisi svolta dai due autori desidero aggiungere due aspetti ulteriori che possono avere senza dubbio ripercussioni sulle condizioni economiche delle famiglie italiane. Il primo aspetto riguarda il rischio di un taglio ai servizi pubblici da parte degli enti locali, tenuto conto della riduzione dell’ICI ma soprattutto in considerazione del blocco dei trasferimenti agli enti stessi da parte dello Stato previsto – se non sbaglio – nel DPEF. E che dire poi del possibile aumento dei tassi di interesse da parte della BCE a luglio? Come verrà coperto il maggior onere per lo Stato? Credo che le preoccupazioni siano maggiori di quelle prospettate nell’articolo. Mi auguro infine che l’aumento delle entrate dirette non sia, anche in questo caso, a danno delle fasce medie; in tal caso i danni per i consumi e l’economia potrebbero essere veramente ingenti, tenuto conto dell’attuale aumento dei prezzi.

  13. mario morino

    Grazie al chiarissimo articolo di Boeri e Garibaldi, abbiamo avuto l’ulteriore conferma di come funzionano le cose in Italia: si dice una cosa (non mettiamo le mani nelle tasche degli italiani) e si fa il suo contrario. Ma destra e sinistra sono accomunati dalla non volontà di affrontare un nodo a mio avviso fondamentale: viviamo 7 anni più a lungo di 30 anni fa, ma l’età pensionabile non è aumentata, incredibilmente le donne lavorano ancor meno degli uomini (pur vivedno molto più a lungo), di conseguenza la percentuali di occupati tra i 14 ed i 65 è di gran lunga più bassa della media europea ed il costo del lavoro è gravato da oneri sociali pesantissimi. Il tutto senza la concreta speranza che un giovane che si affaccia sul mercato del lavoro in questi anni possa confidare di avere una pensione decente al termnine della sua vita lavorativa. Capisco che ai politici è duro chiederlo, ma almeno apriamo un dibattito tra persone razionali per stabilire quali dovIrebbe essere, almeno in teoria (o almeno con un bench-mark tra i paesi più seri), la "giusta" vita lavorativa ed una compatibile incidenza degli oneri previdenziali?

  14. Aurelio Basile

    L’aumento della pressione fiscale è una costante delgi ultimi anni. O tagliamo la spesa pubblica oppure non troveremo mai risorse per investimenti in infrastrutture e ricerca. Non possiamo fare altro dato che il pil è fermo e le privatizzazione e liberalizzazioni non si riescono a fare a causa dei poteri forti.

  15. marco

    Ma con quale faccia Berlusconi dice agli italiani dell’aumento della pressione fiscale, dopo che ha praticamente passato i due anni del governo Prodi a parlare di “governo delle tasse, che mette le mani in tasca ai cittadini”, facendo di questo argomento il cavallo di battaglia in campagna elettorale? Sono sconcertato, senza parole.

  16. effepi

    Sono molto sorpreso dal fatto che alcuni lettori trovino giusto abolire tale divieto. Dal momento che ancora non si va in pensione col conteggio contributivo, chi va in pensione oggi lo fa percependo una pensione non coperta dai contributi pagati. E’ una grave e palese ingiustizia, mai abbastanza denunciata.

  17. albiros

    La mia è più una domanda che un commento – Perchè tutti gli illustri luminari del Bel Paese non trovano un accordo per produrre un Dpef alternativo o correttivo da mandare presentare alle istituzioni. I tanti strumenti che le scienze economiche moderne mettono e disposizione e i grandi cervelli presenti negli atenei italiani potrebbero fare un lavoro penso austero.Un buon esercizio, che andrebbe oltre la metodologia così perfetta in se, ma che a volte necessita di troppe generalizzazioni e ipotesi difficilmente verificabili.Il nostro Paese attraversa già da tempo periodi non proprio felici e senza le giuste competenze e conoscenze il destino dell’ Italia sembra essere lasciato a se stesso. Brutta immagine , ma è la migliore che riesco a intravedere, guardando il contesto europeo.

  18. darmix

    Dall’intervento del Governatore Draghi in Parlamento, alcuni dati che sembrano non coincidere con quanto dite, si sa che i numeri possono essere diversamente interpretati, ma sarebbe più utile a tutti capire la motivazione delle diverse "interpretazioni" : … La pressione fiscale diminuisce di 0,3 punti percentuali, al 43,0 per cento. ….La pressione fiscale rimarrebbe invariata nel quinquennio dopo la riduzione di 0,3 punti di PIL attesa per il 2008 (al 43,0 per cento). … Viene programmata una forte riduzione dell’incidenza della spesa primaria sul prodotto. Essa è pari, con riferimento al triennio 2009-2011, a 2,2 punti percentuali. Vi contribuiscono per 1,4 punti le spese primarie correnti… Le spese in conto capitale sono previste in riduzione di 0,8 punti; nel 2011 raggiungerebbero il valore più basso degli ultimi decenni.

  19. Simone

    Non sono qui a criticare la politica economica di destra che riflette, al di là dell’incapacità di certi soggetti governanti di intraprendere azioni per il bene collettivo, la oramai storica destrezza nell’imbambolare schiere di elettori sulla facile risoluzione di temi caldi e impellenti come questi ( puntualmente agendo in maniera totalmente e palesemente opposta). Ma, al contrario, non mi spiego perchè gli italiani, che con forte veemenza hanno mostrato una tale riluttanza nei confronti di chi (Padoa-Schioppa & c.) aveva promesso una stangata fiscale e la ha attuata (con buoni risultati sul piano dei conti pubblici e apprezzamenti dall’UE), possa così essere indifferente nei confronti di chi ha promesso aiuti e regali su tutti i fronti e, invece si ritrova nella stessa posizione dei propri predecessori, due anni dopo e con l’inflazione alle stelle. Alla politica si chiede sincerità, ma ai cittadini responsabilità e maggiore interesse anche durante gli anni delle legislature (non solo i 2 mesi prima delle elezioni).

  20. Stefano Spada

    Vorrei capire perché la maggior parte dei politici italiani continuano sistematicamente ad eludere il problema dell’invadenza eccessiva dello Stato nella sfera economica. Inoltre, se tutti gli organismi internazionali continuano ad ammonire l’Italia ad abbassare la spesa pubblica per rientrare dai pericoli di un debito pubblico troppo elevato che continua a gravare su tutti noi cittadini perché mai nessun governo ci tenta? Le ricette come insegna la politica economica sono o abbassare le tasse o abbattere la spesa pubblica. Ma giustamente si possono abbassare le tasse quando la situazione finanziaria dello Stato lo permette. Cosa che peraltro oggi non pare essere la situazione.Cosa aspettano questi signori…che l’Italia diventi sempre più un paese sudamericano?

  21. Sergio

    L’abolizione dei limiti al cumulo pensione e redditi di lavoro che da un punto di vista economico e qui stato trattato solo dal lato diminuzione entrate previdenziali (400 milioni) e non anche da un aumento delle stesse e anche di quelle fiscali per effetto di persone che non volendo, attualmente, perdere la parte di non cumulo preferisce non lavorare o se lo fa lo fa in nero (emersione del nero). Comunque mi sembra una legge di equita’ nei confronti dei lavoratori che sono "invitati" dalle nostre aziende (parlo del privato) ad uscire dal mercato del lavoro non appena hanno maturato i requisiti minimi di pensione.

  22. Alberto Rotondi

    Il decreto contiene, oltre alla eliminazione degli enti inutili, anche l’eliminazione della Università pubblica e degli enti di ricerca così come li conosciamo. La riduzione del 10% del personale in organico, il turn-over del 20% sia in budget che in personale e il taglio di 1400 milioni di euro in 5 anni decretano di fatto l’estinzione del nostro sistema pubblico di istruzione e ricerca (vedere gli articoli 16 e 66 del decreto). Il tutto viene fatto in in sordina, all’interno di un decreto economico approvato in 9 minuti.

  23. Davide De Bacco

    Nelle ultime mattine recandomi al lavoro ho avuto modo di ascoltare alla radio i commenti delle varie associazioni di categoria in merito al dpef presentato dal governo. Tutti o quasi hanno apprezzato tale documento. A questo punto e alla luce dell’analisi svolta dagli autori è evidente come la società italiana è governata da personalità che per ignoranza o per interessi particolari non è in grado di giudicare un documento che non riduce le tasse, non dimimuisce le spese correnti e azzoppa gli investimenti. Il dolce declino oramai è un fatto ineludibile.

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