Per quello che sappiamo oggi, lo scenario dell’immediato futuro di Alitalia si snoda in tre passaggi: in breve tempo, la vendita da parte del commissario di Alitalia delle rotte e degli aerei; in un tempo successivo, la vendita e il realizzo del resto dell’attivo; come ultimo atto, la distribuzione ai creditori di quanto è stato ricavato. Dato che l’attivo realizzato sarà verosimilmente inferiore ai debiti, esso verrà distribuito in parti uguali a tutti i creditori. Tentiamo di verificare, alla luce della legge, le affermazioni più frequentemente lette sui media in questi giorni.
1) Con il commissariamento, Alitalia è stata salvata dal fallimento
Falso. Il commissariamento, cioè lapertura della procedura di amministrazione straordinaria con la nomina di un commissario, è il fallimento della grande impresa (200 dipendenti e oltre), quando è insolvente. Questa è la legge, con varie modifiche, sin dal lontano 1979. Anche senza il recente decreto-legge, dunque, Alitalia sarebbe stata commissariata.
La legge prevede che in questi casi lattività dimpresa venga proseguita, cioè che gli aerei vengano fatti volare (ovviamente, se cè denaro per farli volare: vedi punto 4). A parte il controllo politico, non cè comunque grande differenza fra amministrazione straordinaria e fallimento. Effetto normale di entrambe è:
a) la protezione del patrimonio dellimpresa dalle azioni di recupero dei creditori;
b) la prededuzione (o superpriorità), rispetto a tutti gli altri creditori, delle spese sostenute dopo la sua apertura (es. spese per il carburante degli aerei);
c) la vendita dellattivo e dei beni (di qualsiasi tipo, anche gli slot aeroportuali), senza i debiti e licenziando i lavoratori che si ritiene di licenziare (ovviamente, seguendo le procedure di legge e sostenendo tutti i costi e oneri relativi);
d) il pagamento dei creditori, alla pari fra loro (salvo ipoteche o altri titoli di preferenza), con tutto lattivo che si è riusciti a realizzare.
2) Il decreto Alitalia favorisce Compagnia Aerea Italiana-CAI
Vero. Ciò per due motivi: a) perché consente al commissario una vendita dellazienda in tempi brevissimi e a trattativa privata, cosa impossibile fino al decreto Alitalia, in quanto ogni vendita presupponeva una gara che si doveva concludere con assegnazione dei beni al migliore offerente; b) perché consente la vendita in deroga allantitrust, cosa ugualmente impossibile fino al decreto Alitalia, e CAI ha (dovrebbe avere) anche le rotte di Air One, con le quali creerà posizioni dominanti o di puro monopolio.
3) Il decreto Alitalia rende impossibile la vendita a soggetti diversi da CAI
Falso. Altri interessati, purché in tempi brevi, potrebbero manifestarsi e fare unofferta dacquisto dellazienda, che il commissario dovrebbe valutare e accettare, qualora la ritenesse migliorativa (dal punto di vista economico e/o occupazionale) rispetto a quella di CAI. La deroga antitrust (vedi punto 2), inoltre, si applicherebbe automaticamente a qualsiasi acquirente, e dunque anche a una linea aerea concorrente.
4) Se non venderà lazienda a CAI entro pochi giorni, Alitalia sarà costretta a lasciare a terra gli aerei
Falso. Gli aerei hanno bisogno di carburante, che costa, e le spese correnti di Alitalia sono superiori alle entrate correnti. Il commissario ha dunque necessità di liquidità, e in cassa sembra averne pochissima. Egli può tuttavia prenderla a prestito da nuovi finanziatori, garantendo loro (come per legge) la prededuzione, cioè il diritto ad essere pagati per primi con il realizzo dellattivo. Anche Bondi, poche settimane dopo il crack Parmalat, ottenne un finanziamento di oltre 100 milioni di euro (cfr. comunicato-stampa Parmalat 4 marzo 2004), grazie al fatto che il nuovo finanziamento avrebbe goduto della prededuzione rispetto ai miliardi di euro del debito preesistente. Allestero si parla in questi casi di debtor-in-possession financing o post-petition financing, che negli Stati Uniti è la regola per le linee aeree in Chapter 11 (procedura di ristrutturazione). Un problema che il commissario Alitalia potrebbe però trovarsi ad affrontare riguarda lincertezza del quadro normativo che circonda linsolvenza Alitalia, anche relativamente alla stessa legittimità della procedura fino ad oggi seguita.
5) Le offerte CAI e Air France sono equivalenti dal punto di vista finanziario
Falso. Per comprare Alitalia, Air France metteva in campo denaro da spendere in tre direzioni: a) come prezzo per lacquisto degli aerei e delle rotte di Alitalia; b) come onere per il pagamento dei creditori di Alitalia; c) come investimento nellazienda successivo allacquisto. Ipotizzando che gli investimenti di cui alla lettera c) siano uguali fra i due piani, la diversità radicale fra le due offerte sta nelle lettere a) e b): mentre Air France comprava le azioni e si assumeva lonere di pagare i creditori (la società restava infatti in vita), CAI compra (come è normale, visto che Alitalia è ormai società fallita) solo lattivo, senza debiti, e dunque non paga nulla ai sensi della lettera b). Non si sa quanto CAI dovrebbe pagare come prezzo per lacquisto, ma anche se pagasse la stessa cifra di Air France, il denaro non andrà agli azionisti, e non basterà nemmeno per i creditori: con il passare dei mesi, infatti, il dissesto si è aggravato.
6) Lo Stato avrebbe perso anche con lofferta Air France
Falso. Ad oggi, la perdita che appare prevedibile per lo Stato deriva dalle seguenti quattro voci:
a) perdita come azionista (le azioni sono ormai carta straccia);
b) perdita come creditore (sia come sottoscrittore del prestito obbligazionario, sia come finanziatore del prestito-ponte di 300 milioni di euro concesso ad aprile);
c) perdita per gli indennizzi ai piccoli azionisti di Alitalia e alla parte di piccoli obbligazionisti che riterrà di indennizzare;
d) oneri per le indennità erogate ai lavoratori licenziati.
Se il piano Air France fosse stato realizzato, non vi sarebbero state né la perdita di cui al punto a), né la perdita di cui al punto b), né infine la perdita di cui al punto c). Non è differenza da poco. La perdita di cui al punto d) vi sarebbe invece stata anche con Air France, ma su questo punto la comparazione dei piani CAI e Air France è molto difficile (la legge sulle indennità ai lavoratori licenziati è stata cambiata proprio con il decreto Alitalia, e non si conosce inoltre il numero definitivo degli esuberi che vi saranno nei prossimi mesi).
7) Sarebbe stato meglio fare fallire Alitalia
Non è esatto. La cosa non era, infatti, possibile (vedi punto 1). Se poi, al di là delle sottigliezze giuridiche, con ciò si volesse dire che gli aerei di Alitalia dovevano smettere di volare, il discorso resterebbe comunque inesatto. Anche nel fallimento (come in qualsiasi procedura dinsolvenza del mondo) il curatore ha, infatti, il dovere di conservare il valore dellattivo per ridurre al minimo la perdita dei creditori. Questo implica che, seppur per lo stretto necessario per trovare un acquirente e al solo fine di vendere lazienda in attività e non i suoi cocci, gli aerei di Alitalia dovrebbero essere mantenuti in volo fin quando ciò sia possibile. E quanto accade, ad esempio, a molti alberghi, che falliscono ma continuano a funzionare e ad avere ospiti, in attesa della vendita dellazienda.
8) Nelle prossime settimane Alitalia potrebbe fallire
Vero, in teoria. Se Alitalia lasciasse a terra gli aerei e fosse impossibile vendere lazienda in attività (vedi punto 7), la procedura di amministrazione straordinaria potrebbe convertirsi in quella di fallimento (art. 4 comma 4 della legge Marzano, come modificata per Alitalia). In altre parole, una grande impresa non può mai essere dichiarata fallita come prima opzione: se insolvente, essa viene sempre e solo assoggettata allamministrazione straordinaria. Questa procedura si trasforma in un fallimento solo nei rarissimi casi in cui la situazione si riveli così disastrosa che nessuno compra lazienda nemmeno depurata da tutti i debiti. Ma è uneventualità non realistica per Alitalia, non auspicabile e che in più aggraverebbe il danno ai creditori, i quali sono coloro che traggono beneficio da un miglior realizzo dellattivo e che soffrono invece le conseguenze di uno peggiore.
9) Sarebbe stato possibile commissariare Alitalia già ad aprile
Vero. Con labbandono di Air France, che a marzo 2008 (e forse per colpa della complessa procedura di privatizzazione) era lunico possibile acquirente, era chiaro a tutti che Alitalia era insolvente. Lo dicevano i numeri che essa stessa pubblicava: liquidità ormai minima e perdite operative continue e ingenti. Il prestito-ponte ha consentito che il dissesto si aggravasse. In molti crack italiani (Parmalat in primis), laggravamento del dissesto ha fatto scattare azioni in sede penale e civile (non rileva qui se tali azioni siano fondate o meno)
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MArco
Un governo debole non ha avuto il coraggio di vendere Un sindacato forte ha avuto il coraggio di buttare tutto in aria Un politico furbo e popolare ha approfittato della crisi e alimentato lo scontro a suo favore. Chi ci rimette? Non il governo debole che ormai è a casa. Non il politico furbo perché è una abile venditore (anche di fumo) Non i sindacati, tanto peggio di così cosa potranno fare. Forse il pantalone italiano come sempre?
M. Fattorini
Ormai le voci di dissenso e profonda critica sulloperazione Alitalia sono sempre più numerose e motivate, anche alla luce della possibilità di studiare meglio una situazione piuttosto ingarbugliata. Ingarbugliata e sorprendente. Sì, perché sorprende e far stare veramente male avere conferma che ormai siamo al far west sociale ed economico. In questo Paese delle libertà è ormai possibile compiere qualunque atto illogico e dannoso per la collettività. Ci scervelliamo e spendiamo fior di quattrini a fare leggi (talvolta fatte anche bene), poi le aggiriamo o le sospendiamo. In questo la vicenda Alitalia è un benchmark: contiene tutte le possibili scorribande e forzature legislative che (finora) si possono immaginare nel campo della crisi di impresa . Eppure non eravamo in pochi anche non addetti ai lavori – a marzo ad aver capito che lofferta Air France era irrifiutabile. Ma tantè: la "ggente" voleva che la preziosa Alitalia rimanesse tricolore, la stessa "ggente" che quando ha volato Alitalia in questi anni ne diceva peste e corna, la stessa "ggente" che ignora e vuol continuare ad ignorare la differenza tra fallimento e commissariamento, tra obbligazioni e azioni.
Paolo Cardaci
Complimenti per l’articolo, scritto in forma chiara ed esaustiva.
Il mio commento? NO comment
Piero
Ho notato alcune coincidenze, molte altre mi saran sfuggite : a luglio sono state rinnovate le concessioni ad autostrade Benetton per 30 anni.. è un caso ? Impregilo prende appalti edili dallo stato.. credo sia l’agiudicataria del ponte di Messina.. gestisce la spazzatura di Napoli.. recentemente ha vinto l’appalto x uno dei termovalorizzatori.. Banca Intesa interverrà con suo capitale di credito o di rischio ? Se ho ben capito il Cicr ha recentemente recepito una normativa Ue che amplia le possibilità di intervento delle banche nel capitale delle società industriali.. ma la regione Lazio (ed il comune) non ha un debito stratosferico da fallimento vicino alla BBB? Dove li troverebbe i soldi per entrare nella nuova società e condizionarla agli interessi territoriali ? cordiali saluti Piero
Carlo Carletti
Complimenti per l’articolo: è questo il modo di analizzare qualcosa. Smontandolo punto per punto. Buon lavoro
Domenico
Poi uno se ha un minimo di cervello e un pochino di obiettività tragga pure le sue conclusioni.
giuliano
Mi sembra indubbio che il Governo Italiano abbia salvato una compagnia aerea. Airfrance.
f.arcarese
Chiaro, sintetico, "chirurgico"… questo è vero giornalismo. Grazie!
franco benoffi gambarova
Neppure sul mio amato Ilsole24ore avevo trovato un pezzo così chiaro ed esaustivo. Grazie! Avrei forse ricordato che ancora una volta questa compagine politica ha generato un monstrum giuridico, l’ennesima legge ad personam, essendo in questo caso una persona giuridca ad essere beneficiaria della norma. Ed avrei aggiunto "cui prodest?", tentando di dare una risposta. Con stima e simpatia.
Stefano
Complimenti: un articolo duro, lucido, trasparente ma raro come un diamante. Ancora una volta il duo Berlusconi – Tremonti è riuscito nel suo numero più famoso: promettere di salvare pezzi d’Italia, mettendo le mani nelle tasche dello Stato. Putroppo anche i più sprovveduti – tra qualche anno – scopriranno che nel decennio storico dell’Unto del signore, l’Italia è solo scivolata più in basso.
Giacomo Morandi
Incredibile. Gli italiani in aprile hanno votato fiduciosi il centrodestra anche sulla base di promesse a gran voce sul risanamento di Alitalia e sulla presenza della famosa cordata italiana. Chi ha un po’ di sale in zucca aveva capito che era un bidone bello e buono. La cordata, come era prevedibile, c’era (o c’è) ma gli italiani in massa perderanno miliardi e solo un pugno di investitori (amici) guadagneranno. Il governo Prodi aveva individuato una soluzione che avrebbe fatto incassare soldi allo stato, avrebbe limitato gli esuberi, avrebbe permesso di pagare creditori, azionisti ed obbligazionisti ed avrebbe rilanciato la compagnia (con il suo nome e la sua bandiera) come parte del maggior gruppo europeo. C’è ancora qualcuno, tuttavia, che parla di svendita di Prodi ai francesi ed è comprensibile. Ciò che è incomprensibile è che milioni di italiani ci credano ancora.
Ettore
Grazie per l’Informazione con la "I" maiuscola che fate. Quando diverrete una testata a grande diffusione vorrà dire che il nostro paese sarà maturato. Spero per tutti che quel momento sia vicino.
Alessio Franzoni
La vicenda Alitalia mi sembra sempre più un’opera teatrale del grottesco che, purtroppo per noi ormai esangui contribuenti, da tempo è sconfinata nella tragedia finanziaria e gestionale. Non credo esistano registi al mondo che avrebbero potuto far meglio dei nostri sadici politici nell’intessere una trama così ricca di tortuosità e colpi di scena per giungere, tra poco, ad un finale sconsiderato quanto esilarante, quale quello che ci è stato recentemente prospettato!
matteo di lella
Analisi semplice, efficace e comprensibile. Sono arcisicuro che è la stessa dei sig.ri Passera, Colaninno, Toto, Marcegaglia e quant’altri in quanto cittadini con un’anima e una morale; un’altra cosa è invece la C.A.I. SpA che è una persona giuridica, senz’anima e senza morale, programmata per fare profitti e, come direbbe l’On.Cetto Laqualunque, in c..lo a tutti.
Gabriella
Il testo sembra chiaro, ma avrei preferito, tra le righe, meno politica e più obiettività. A questo punto solo la storia ci dirà chi ha ragione. Non capisco perchè in questo sito tutto è bello a sinistra, tutto è brutto a destra. Io sono di centro e spesso non mi riconosco, in alcune prese di posizione, ma seguo con interesse perchè mi piace capire.
La redazione
La critica, sempre benvenuta, mi sembra in questo caso un po’ ingenerosa. Era il Governo Prodi a dover commissariare Alitalia una volta fuggita Air France, e i sindacati l’hanno fatta fuggire non sono di destra. In sostanza, mi piacerebbe che venisse fuori con chiarezza che con l’operazione Alitalia si è deciso:
a) che l’obiettivo di mantenere una compagnia aerea in mano italiane era da perseguire, e
b) che un miliardo di euro di risorse pubbliche erano un prezzo accettabile per tale obiettivo.
Ma può darsi che questo secondo punto non fosse chiarissimo a coloro che ad aprile gridarono alla svendita ad Air France, ed ora essi devono occultarlo con la parola "privatizzazione" (con le privatizzazioni, tuttavia, lo Stato incassa e non paga).
Tuccio Raciti
Esprimo il mio massimo apprezzamento per l’esposizione estremamete esaustiva della recente vicenda Alitalia. Desideravo aggiungere un commento limitatamente al punto 9 dell’articolo e cioè personalmente ritengo che il precedente governo assolutamente coscente del dissesto finanziario della compagnia aerea abbia emanato la norma ed accordato, con disilvoltura,il prestito ponte. Mi è sembrato come dire un prestito per procura chiesto dal nuovo governo. E poi le OO.SS.LL. che nella precedente offerta dei francesi avevano posto tutti i veti possibili, adesso sono quasi disposti a calarsi le braghe. A dire il vero su questo argomento provo un sentimento di repulsione. Un vero peccato. Grazie per l’attenzione.
Marco
Benché al momento appaia improbabile, un’offerta migliore di quella di CAI da parte di un altro operatore sarebbe senz’altro benvenuta. A parte i dubbi sulla valutazione di Alitalia e sulle modalità di vendita, l’inclusione di Air One nell’operazione appare incomprensibile e non si può fare a meno di pensare che sia stata prevista nell’interesse delle sue banche creditrici. Allora si dica chiaramente che si intende salvare anche Air One…
Stefano Vavassori
Complimenti per la chiarezza e il rigore analitico. Sarebbe inoltre interessante chiarire il ruolo giocato da Airone nell’intera vicenda, evidenziandone gli interessi a partecipare all’operazione, vista l’ostilità dimostata in passato verso la proposta (poi naufragata) di Air France e la situazione finanziara non propriamente trasparente.
Roberto Macrì
Il pregio più grande degli articoli de lavoce è di dare le informazioni necessarie per una valutazione delle questioni, Alitalia in questo caso, basata sui fatti e non sulle suggestioni.
Paolo Ascoli
Chiarissima esposizione della questione. Sono indignato per il senso di impotenza del cittadino di fronte alle bugie, alle cose non dette dal governo, al tentativo di convincere che il costo per il cittadino sarà zero. I costi degli ammortizzatori sociali che dovrebbero essere attivati per gli esuberi, chi li pagherà se non tutti gli italiani? I quali non sarebbero certo contenti se ne fossero davvero informati. Non potreste voi della "voce", che godete di prestigio ed autorità, mettere in piedi una "petizione" di grandi firme di tutti i settori della cultura e dell’economia, da far pervenire urgentemente a chi di dovere, e di cui dare la massima pubblicità sui media? Ringrazio per l’attenzione Paolo Ascoli
stefano gravina
Più o meno le stesse considerazioni sono apparse su Corriere (Giavazzi) e su Sole 24 Ore (Dragoni). Mi chiedo: visto il danno macroscopico che si sta configurando ai danni dello stato, dei creditori, azionisti e utenti non c’è nulla che si possa fare, dal punto di vista legale, per contrastare questa operazione? Per gli azionisti è possibile una class action?
GIUSEPPE
Articolo ottimo e chiarissimo… che stimola domande -più o meno fantastiche- e riflessioni -forse non originali-, Una per tutte: che cosa succederebbe se all’improvviso Mediaset cominciasse ad andar male, dopo tutti i guadagni degli ultimi anni? Probabilmente noi poveri cittadini non aspettiamo altro che salvare, con soldi freschi, quest’altra fetta di italianità! A proposito, come si può smettere di essere "italiani col complesso di italianità"?
gianp
Bello, chiaro. Bravi! Sono cose che mi piacerebbe trovare sui mezzi di informazione. Perché questo pezzo non lo mandate all’Unità, a Repubblica….infine a Veltroni? Chissà che possano farne buon uso. Naturalmente dai giornali fatevi pagare. Ci mancherebbe che voi dobbiate lavorare gratis mentre giornalisti “somari” sono lautamente retribuiti. Saluti e buon lavoro.
Luca
Ottima analisi che smonta punto per punto molte delle cose dette a proposito della "soluzione" del caso Alitalia da una stampa che ormai rasenta il ridicolo (il premier è riuscito a comprare anche Ilsole24ore grazie a questa furbata della fenice). Ma molti si dichiarano pronti ad ingoiare queste nefandezze vedendo un lato positivo nella vicenda: aver salvato l’italianità della nostra compagnia di bandiera (vedasi il commento "Tutto giusto, solo un appunto sulla necessità di una compagnia di bandiera" all’articolo INSOLVENZA ALITALIANA di Pietro Reichlin). Ci vorrebbe un articolo che smonti anche queste teorie: 1) Alitalia con Airfrance-KLM sarebbe stata più "internazionale" dell’Alitalietta che avremo ora; 2) la cordata compra per poi rivendere ad acquirenti stranieri; 3) i costi per gli imprenditori aumenteranno perché ci saranno deroghe alla concorrenza. Ormai molti hanno capito che questa fenice non è un buon affare, resta l’ultimo baluardo: "l’italianità".
attilio
Come si può notare, sfogliando un poco le pagine dei giornali (non solo economici), lo "spettro" di in un nuovo "socialismo" si aggira, ormai, non solo per l’Europa!… Anche gli USA, infatti, sono da tempo vittime di questa "ondata rivoluzionaria" di proporzioni globali!… Al vecchio e consunto capitalismo – fondato sull’ineguale divisione della ricchezza – infatti, la nostre classi dirigenti "rivoluzionarie" hanno sostituito un nuovo sistema economico-politico, fondato sull’eguale divisione – o, meglio ancora, sulla "globalizzazione" – delle perdite!… Ormai anche il "liberismo" ha subìto lo stesso destino della religione cattolica…professato ed osannato da tutti, ma allo stesso tempo così poco o per nulla praticato (Berlusconi esaltato come "esempio" di politico "cristiano" ne é la chiara e laconica dimostrazione)!…
Gaetano
Complimenti per la chiarezza del suo articolo.
Vorrei sapere se, tra i debiti che lo Stato dovrà rifondere, ci sono anche quelli della Volare. L’Alitalia acquistò Volare, ma non ho capito se si fece carico anche dei relativi debiti oppure no, che (se non ho sbagliato le addizioni) sembra ammontino a circa 600 milioni (http://www.procedura-gruppovolare.it/relazioni_it.htm).
Potrebbe chiarirmi chi dovrebbe pagare i debiti del gruppo Volare?
Grazie
Uomo della strada
Era prevedibile che questa "porcata" di Alitalia finisse così, scusatemi il termine. Lo si era intuito dalla veemenza con cui Berlusconi aveva insistito con il leit motiv populista sull’italianità della compagnia e sulla "cordata".En passant osservo che Berlusconi non ha patito alcuna conseguenza penale per le sue sparate che, di fatto, hanno condizionato pesantemente il titolo in bors nel periodo elettorale. La legge è uguale per tutti, ma lui è più uguale degli altri. Io immaginavo che avrebbe fatto in modo di distruggere il valore residuo di Alitalia per poi cederla a prezzo zero a una accolita di imprnditori di sua fiducia, e non credo di essermi sbagliato poi molto. Passera poi, in questo modo, rientrerà agevolmente della sua esposizione verso Air One; Colaninno ha già dato ampia prova di essere uno squalo più che un imprenditore, tipo il Tronchetti provera: gente brava a guadagnare plusvalenze scaricando i costi sulla colettività. Che tristezza. Ma cosa ci potevamo aspettare di diverso da Silvio?
Luciano
Il salvataggio di alcune tra le più grandi banche USA non è paragonabile al "salvataggio" di Alitalia. La chiusura di Alitalia non danneggerebbe nessuno e il mercato aereo riprenderebbe come più di prima senza alcun danno per i contribuenti anzi con ulteriori vantaggi (es. nessun monopolio sulla tratta Roma-Milano). Per Alitalia, inoltre, si erano fatte avanti altri soggetti, come Air France, disposti a rilevare Alitalia, pagando pure le sue azioni! Infine nel caso Alitalia non c’è nessuna nazionalizzazione ma, come ha detto per primo Tito Boeri su Repubblica, "pubblicizzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti", con deroga a varie normative, tra cui quella antitrust. Un vero e proprio scandalo. Perchè non rilanciare con forza la proposta di una public company sul modello delle aviolinee americane. "Lavoce.info" ha la forza per farlo. Grazie.
Erasmo
Il punto a) non mi sembra esatto. Air France proponeva un prezzo di acquisto molto basso (10 cent) contro un valore dell’azione (allora quotata) di circa 50. Diciamo che, sostanzialmente, l’azionista-Stato non avrebbe preso niente come remunerazione della sua partecipazione. Vere le altre considerazioni.
Angelo
Condivido appieno i contenuti el’analisi della situazione Alitalia. Mi chiedo che fine faranno gli assistenti di volo e i piloti, tutti giovani, assunti con contratto a tempo determinato, sia in Alitalia che in Air One, che: a – hanno cumulato anni di lavoro con contratti di lavoro temporanei; b – hanno investito in questa professione i loro futuro di lavoratori; c – hanno consentito alle stesse compagnie aeree di raggiungere livelli di servizio ottimali sostituendo, per buona parte parte, il personale assunto con contratto a tempo indeterminato in particolare per le tratte a lungo raggio sobbarcandosi di sacrifici non indifferenti.
Federico Ghezzi
Non sono del tutto certo che la deroga antitrust si possa applicare a prescindere. Siamo di fronte ad una legge italiana, che certamente può costituire deroga ad altra legge italiana, ma non può invece certo derogare alle normative comunitarie. Di conseguenza, se si presentassero, ad esempio, BA, Air France o Lufthansa per questioni di fatturato le operazioni sarebbero presumibilmente valutate dalla Commissione Europea, sulla base del regolamento concentrazioni. Il che significa che in ogni caso la cordata italiana (che non si capisce chi controlli) è favorita anche sotto questo profilo.
Giuseppe Capece Minutolo
1. E’ molto difficile giudicare un evento economico se non si definiscono le condizioni che rimangono le medesime (coeteribus paribus) nei due termini di confronto e soprattutto il punto di vista: sarebbe stato giusto porsi dalla parte dei consumatori (da sempre insoddisfatti del servizio Alitalia) e non degli impenditori. 2. Soprattuto non vi è stata trasparenza su CAI perchè il Governo Berlusconi, Banca Intesa ed altri poteri forti (Confindustria) non vogliono rendere pubblico il piano Fenice, così come il Governo Prodi non rese noto il Piano Air France. 3. La vicenda Alitalia rappresenta veramente una sconfitta della libertà di stampa e di opinione in Italia e soprattutto una conferma della confusione d’idee del Governo Berlusconi che ha contrabbandato l’italianità per una ‘sola’ ai consumatori. 4. In un mercato libero europeo un’azienda va giudicata solo per la qualità dei servizi che offre e non per il consenso che crea alle elezioni, o per gli utili da (basso) prezzo d’acquisto agli amici imprenditori! 4. Infine, sfido chi legge a dirmi quanto pagava Air France per Alitalia nella proposta di acquisto di 4 mersi fa, fatta naufragare dai sindacati e da Berlusconi.
Sergio Giacobello
In questo periodo utilizzo l’aero per lavoro. Mi capita spesso di prendere voli Alitalia e noto: 1. i voli non sono mai vuoti. 2. i prezzi non sono bassi. Non mi sembra quindi la situazione di qualcuno che non riesce a vendere il proprio prodotto e quindi non riesce a tirare avanti. E’ proprio un problema strutturale ?
MASSIMILIANO BOLONDI
Non capisco il paragone con il piano Air France. Tale piano infatti non costituiva una reale possibilità, Air France non ha trovato un accordo con i sindacati e Spinetta ha abbondonato la trattativa poco dopo l’avvio del confronto col sindacato.