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LA PERICOLOSA PRUDENZA DEL MINISTRO TREMONTI

Il governo non riesce a decidere come reagire alla crisi. Il programma di ricapitalizzazione delle banche, altrove già avviato, continua a essere rinviato. Tremonti conferma la manovra approvata a giugno come se niente fosse successo nel frattempo. Questo immobilismo è pericoloso. Non serve ad evitare il peggioramento dei conti pubblici e non ci permette di contrastare la recessione. Anche senza colpo ferire finiremo nel 2009 per superare la soglia del 3 per cento nel rapporto fra indebitamento netto e pil. Meglio farlo varando quelle riforme strutturali che permettono oggi di contenere la recessione e domani di tornare a crescere.

 

Il ministro Tremonti continua a sostenere che dobbiamo attenerci alla manovra varata in primavera, come se nulla fosse accaduto da allora, come se non fossimo entrati in recessione e la crisi finanziaria non fosse precipitata. Condividiamo i timori del ministro dell’Economia per la tenuta dei conti pubblici, ma arroccarsi a difesa di una manovra ormai palesemente inadeguata è pericoloso. Prima o poi una manovra anacronistica è destinata a cedere per le pressioni all’interno della stessa maggioranza. E il rischio a quel punto è di cedere su tutta la linea.  Meglio decidere ora cosa fare e cosa no.
Un paese con un debito pubblico come il nostro può fare poco per contrastare la recessione. Per questo dobbiamo al più presto abbattere il debito. Ma fare poco non vuol dire non fare nulla. Vediamo prima quali margini sono disponibili. Poi cosa si potrebbe fare.

COME SARA’ IL 2009 DEI NOSTRI CONTI PUBBLICI?

L’ultimo documento di finanza pubblica, disponibile, la nota di aggiornamento del Dpef presentata a fine settembre non ha più alcun valore. Quel documento conferma i saldi di luglio per il 2008 e alza le stime dell’indebitamento per il 2009 di un solo decimo di punto: 2,1 anziché 2 per cento. Il mantenimento dei saldi nel 2008 sarebbe dovuto a una “ricomposizione del conto che lascia sostanzialmente invariato il livello in termini nominali”. Traducendo il linguaggio (volutamente?) criptico si capisce che il calo del gettito Iva sarebbe stato compensato da una più forte crescita dei contributi sociali. Ma i dati Istat ci dicono che l’incremento dei contributi sociali rispetto al 2007 c’è stato solo in termini nominali. In termini reali, il gettito è calato dello 0,7 per cento. Inoltre le entrate nei primi sei mesi di quest’anno hanno beneficiato di una serie di eventi straordinari che non si ripeteranno, come il versamento del Tfr inoptato, scadenze di studi settore e così via. Si noti che la manovra per il 2009 è quasi interamente incentrata su di un incremento delle entrate. Ma si è arrestata la forte crescita dei prezzi che sin qui aveva contribuito alla crescita delle entrate attraverso il fiscal drag. Il crollo del prezzo del petrolio ridurrà ulteriormente le entrate dell’Iva sulla benzina e gli oli minerali in generale.
Nei giorni scorsi il divario nei rendimenti dei nostri titoli di Stato rispetto a quelli tedeschi si è fortemente ampliato fino a raggiungere 130 punti base, 6 volte lo spread medio da quando siamo nell’euro. Nel 2009 ci sono titoli in scadenza per circa 300 miliardi di debito pubblico. A questi prezzi, significa quasi mezzo punto di pil in più di spesa di interessi.  A regime sarà più di un punto di pil.
Gli interventi a sostegno del nostro sistema bancario rischiano di rivelarsi più costosi del previsto anche perché tardivi. Dovranno essere generalizzati perché le nostre banche, che dovevano essere immuni dalla crisi, si sono trovate nell’occhio del ciclone perdendo più delle banche quotate al Dow Jones, nell’epicentro della crisi. Ora bisogna intervenire in modo più massiccio e generalizzato. Le due ipotesi allo studio sono molto costose. La prima prevede un prestito obbligazionario gestito da una società di diritto privato finanziata dallo stato, come in Francia. La seconda ipotesi prevede il “riacquisto” da parte di Banca d’Italia delle quote del suo capitale oggi detenute dalle banche. Difficile che questo possa avvenire utilizzando le riserve dell’istituto. Più probabile, invece, che l’operazione venga finanziata emettendo nuovo debito pubblico. Di quanto si tratta? L’Abi stima il capitale di Banca d’Italia attorno ai 24 miliardi. Ma in passato le banche, iscrivendo a bilancio le loro partecipazioni, hanno valutato il capitale dell’istituto attorno a un miliardo. Dato che il riacquisto serve principalmente a ricapitalizzare le banche, oltre che a rafforzare l’indipendenza dell’istituto dalle banche che dovrebbe vigilare, è prevedibile che si arrivi alla fine a una valutazione vicina a quella dell’Abi con un potenziale incremento del nostro debito pubblico fino a un punto e mezzo di Pil. Al contrario dei piani avviati in altri paesi, l’esborso non sarà  temporaneo.

COME SFORARE IL 3 PER CENTO

Anche senza colpo ferire si è eroso l’avanzo primario e ci stiamo pericolosamente avvicinando alla soglia del 3 per cento nel rapporto fra indebitamento netto e pil. La Commissione è disposta in questa fase a concedere maggiore flessibilità, ma non per questo non aprirà le procedure per disavanzo eccessivo, valutando la qualità dello sfondamento, i provvedimenti che lo pongono in essere.
Il giudizio più importante è, comunque, quello dei mercati. Per rassicurarli e dunque non fare aumentare ulteriormente gli oneri sul debito, bene varare proprio quelle misure che nel breve periodo aumentano il disavanzo, ma nel lungo periodo migliorano l’efficienza. Avremo così due risultati al tempo stesso: ridurre l’intensità della recessione e prepararci nel modo migliore al dopo.
Ecco due esempi. Si possono ridurre le tasse sul lavoro anche a parità di spesa nell’immediato. Servirà ad aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e rendere piu’ competitive le nostre imprese. Possibile anche ampliare il grado di copertura degli ammortizzatori sociali, introducendo un sussidio unico di disoccupazione anziché deroghe discrezionali decise dal ministro del Lavoro e dai sindacati. Si tratta, in entrambi i casi, di riforme strutturali, che dovranno trovare coperture permanenti in tagli di spesa. Questi ultimi, loro sì, dovranno essere selettivi e non uniformi come quelli previsti dalla Finanziaria 2009. I tagli selettivi sono gli unici sostenibili e servono a migliorare l’efficienza della spesa pubblica incentivando una gestione piu’ oculata delle risorse pubbliche. Il principio deve essere: taglio a chi e’ inefficiente. Importante anche aumentare la trasparenza nei conti pubblici per rassicurare i mercati e ridurre gli oneri sul debito. Dato che la manovra è stata varata in larga parte prima dell’estate e, dunque, il quadro a legislazione vigente (il cosiddetto tendenziale) già ingloba gli effetti di queste politiche, è molto difficile capire cosa il governo si attenda dai vari interventi. Meglio sarebbe, a questo punto, abolire del tutto il tendenziale e presentare un bilancio per comparti in relazione alle previsioni di spesa e di entrata dell’anno in corso.
Bene invece evitare in tutti i modi misure estemporanee, come la detassazione delle tredicesime o i prestiti alle famiglie con figli. Proprio perché percepite come misure transitorie avranno effetti limitati sulla domanda delle famiglie e, per definizione, non ci porteranno a quelle riforme strutturali di cui l’Italia, da quindici anni in stagnazione, ha bisogno. Il nostro paese ha saputo in passato, nei momenti più difficili, dare il meglio di sé. Per favore, non lasciamoci sfuggire questa opportunità.

 

Foto: Il palazzo di via xx settembre a Roma, sede del Ministero del Tesoro

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10 commenti

  1. Massimo GIANNINI

    Le banche stesse non vogliono essere ricapitalizzate dallo Stato. Forse fanno bene, come ha preferito fare la Barclays in UK. D’altra parte se si ricapitalizzano a spese dello Stato, l’onere va a debito e la spesa per interessi sul debito crescerà ancora nel 2009. Meglio fare altro. Interessante é il discorso sul “riacquisto” da parte di Banca d’Italia delle quote del suo capitale oggi detenute dalle banche. E’ un’occasione per regolare una grossa "anomalia" italiana e finalmente regolare l’assetto proprietario della Banca d’Italia. Credo che questo non solo possa avvenire utilizzando le riserve dell’Istituto ma magari le famose riserve auree. In questo modo si prenderebbero due piccioni, la ricapitalizzazione delle banche e il riassetto proprietario di Banca d’Italia, con una fava e rispettando l’obiezione dell’epoca fatta dalla BCE sulla vendita di riserve auree. Proviamo a fare i conti esatti.

  2. Grazia Prampolini

    Ora, se ho bene compreso, dei risparmi della manovra "9 min. e 1/2" restano i tagli alla scuola elementare del buon soldato Schv… pardon Gelmini e poco altro. Infatti Brunetta ha azzerato con l’accordo di venerdì scorso i risparmi sul pubblico impiego di ruolo sbandierati da mesi e mi pare resti soltanto una generalizzata cacciata di precari. Alla faccia del ruolo da new deal che dovrebbe assumere la spesa pubblica nella attuale congiuntura. Ci sono aree ampie di spreco quando non di nocività conclamata e contiguità malavitosa nella spesa pubblica. Risorse che, recuperate, non riducono i servizi e danno stimolo alla società ed alla economia. E’ così difficile da capire e da fare? Gestioni dei risparmi da "dai all’untore" comportano nessun risparmio vero e crisi galoppante e pesante sugli ultimi. Sono sgomenta.

  3. e.villa

    Le misure estemporanee citate dall’Autore poco influiscono sulla domanda, e molto sulla popolarità del Governo che le propone. Tuttavia la domanda interna delle famiglie va sostenuta: la riduzione delle tasse sul lavoro riguarda il solo aspetto produttivo, ed il ritorno è solo a favore dei profitti. La revisione del sussidio di disoccupazione (che sostiene in qualche modo i consumi delle famiglie) dovrebbe essere accompagnata da reali politiche redistributive dei redditi a favore del lavoro. A cominciare dalle banche, che hanno tagliato tanto lavoro (taglio spesato da loro stesse con fondi autofinanziati), nelle quali lo squilibrio tra retribuzioni "top" e medie ha raggiunto livelli esorbitanti. Morale: ove c’è spazio si deve assumere. Un’idea (forse utopistica) del "profit spending", prima di procedere con il – per ora – impossibile "deficit spending". E ciò in cambio all’aiuto di Stato, per le banche e per altre imprese in condizioni simili.

  4. Francesco Molinari

    Se occorrono tagli selettivi alla spesa pubblica per gestire questa fase di recessione ed il conseguente incremento del debito, perchè non partire dal taglio delle istituzioni inutili e delle relative poltrone? Eliminando le province si dovrebbe risparmiare almeno un miliardo di sole indennità ai consiglieri, a cui si aggiungerebbero i risparmi su: telefoni, elettricità, riscaldamento, affitti o spese di gestione dei locali utilizzati dai consiglieri (dico cio’ perche’ non si dovrebbero licenziare i dipendenti ma solo consiglieri, presidenti e simili). Aggiungiamoci gli analoghi costi per le circa 800 circoscrizioni nelle grandi città, togliamo 4-500 parlamentari, eliminiamo qualche piccola regione e risparmiamo almeno altri 4-5 miliardi, ma soprattutto diamo una tale spinta al miglioramento dell’efficienza e dei processi decisionali pubblici che ne deriverebbero ancora piu’ ampi benefici indiretti. Ma perche’ nessuno analizza questi aspetti, che vengono pudicamente circoscritti a Costo della Politica, quanto invece si tratta di una gravissima forma di Ipertrofia Istituzionale? Quanto ci costa il fardello dei 6 livelli amministrativi che gestiscono i cittadini di questo paese?

  5. Marco Di Marco

    Nell’ultimo numero dell’Economist, si prospetta l’uso della leva fiscale come unico rimedio rimasto per evitare la recessione, anche perchè l’effetto deolla politica monetaria potrebbe essere demoltiplicato dalla prevedibile prudenza delle banche e da quello che sembra, se non proprio la trappola della liquidità di Keynes, un pantano dove le riduzioni dei tassi di sconto hanno effetti attenuati. Mentre in Giappone, Corea e negli USA si aumenta la spesa, in Italia non abbiamo ancora completato il ciclo di risanamento del debito pubblico iniziato nel 1992. Siamo ancora ai tagli a casaccio, al contenimento della dinamica dei salari reali, al "non ci sono i soldi" per le famiglie in difficoltà. Un incubo, se dovessero aggravarsi le prospettive di recessione.

  6. DE Marco Luigi

    Ma il Ministro Tremonti dove è andato a finire ?
    Non è stato anche lui un acceso sostenitore della finanza creativa ?

  7. bellavita

    Nell’articolo si giudica negativamente l’aumento del debito pubblico per acquistare dalla Banche le loro quote azionarie in Bankit. Però si potrebbe fare un passo avanti nel coordianmento europeo dei movimenti finanziari cedendo il 50% di Bankit alla Bce: La quale potrebbe fare lo stesso con le altre banche centrali, coprendo il tutto con l’emissione di bond europei, che sarebbero molto ricercati dagli investitori.

  8. Corrado Tizzoni

    La finanziaria 2009 ha appena avuto la prima approvazione in Parlamento, ma personalmente non ho ancora capito come è composta. Nel suo articolo si parla di manovra fondata sostanzialmente sulle entrate; il governo sostiene che sia basata principalmente sui tagli alle spese; l’importo comunicato dai giornali varia dai 16 miliardi ai 7 miliardi. Potete illustrarci con un articolo corredato da tabelle come è articolata la prima manovra finanziaria del nuovo governo Berlusconi? Dove sono stati fatti i tagli alle spese? Dove sono aumentate le entrate? Mi sembra che, al di là del merito dei numeri, in questo ambito ci sia molto meno trasparenza rispetto al precedente governo.

  9. DLS

    In questo grave momento di crisi, i rappresentanti dei partiti perche’ non fanno autocritica, rinunciando al rimborso spese elettorali?. Per tutto il 2009/10/11 si continuerà a corrispondere a Rifondazione Comunista 20milioni, Udeur 2,7,la Destra di Storace 5,5 in 5 anni e la Sinistra Arcobaleno 7,5 . E questi partiti sono fuori dal Parlamento, figuriamoci gli altri compreso Pdl e Pd. Solo a ragion del vero l’IDV era contrario ad una simile leggina del governo Prodi, anche se incassono pure loro.

  10. Alberto Chiesa

    Il silenzio del governo è veramente pericoloso. E lo dico in tremini di opportunità per il paese. In questi giorni si parla di una valanga di miliardi di € (12, 17 o 80?) ma non sappiamo effettivamente da dove vengano e come verranno utilizzati. Al riguardo due valutazioni che stridono molto con il pseudodecisionismo del governo in questi mesi e della lucidità che dovrebbe essere riconosciuta, anche dagli avversari, al nostro ministro dell’economia. Il fatto che il maggior fabbisogno collegato ai fini della ricapitalizzazione delle banche non venga conteggiato ai fini del rapporto fra deficit e Pil e tra debito e Pil dovrebbe rappresentare un’occasione storica da sfruttare non solo in quest’ottica ma anche per andare oltre (avvicinare o superare di qualche decimale il limite del 3%). Per quanto riguarda le misure attuative due misure che mi sembrano due non misure: -il rinvio del veramento dell’acconto varrà sicuramente per le imprese ed i professionisti ma avrà poca rilevanza per il popolo delle persone fisiche dipendenti, escluse dal meccanismo degli acconti; -il finanziamento di 5 Mila € a favore dei bebe. Meglio meno fondi (2,5 Mila) a titolo di contributo definitivo però.

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