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RISTRUTTURARE LA SPESA CONTRO LA CRISI

E’ possibile intervenire per ridurre l’entità e la durata della recessione senza peggiorare i conti pubblici del dopo-crisi. Ma bisogna concentrare le poche risorse disponibili su due o tre misure destinate a durare nel tempo. Le briciole sparse per accontentare un po’ tutti che sono state elencate all’incontro del governo con le parti sociali sono inefficaci. Le coperture delle politiche espansive dovranno essere parimenti selettive. Si può sfruttare la recessione per avviare un processo di ristrutturazione della spesa pubblica che porti a consistenti risparmi nel corso del tempo, non necessariamente subito.

Il governo ieri sera ha presentato un piano di 3-4 miliardi di euro per contrastare la recessione. Sono troppo pochi e vengono dispersi, come al solito, in mille rivoli. Quindi saranno del tutto inefficaci. È possibile invece attuare interventi più ambiziosi senza mettere a rischio i nostri conti pubblici. Per farlo però ci vogliono due condizioni. La prima è saper scegliere le priorità, le cose da fare e quelle da non fare. Solo pochi interventi mirati, consistenti e duraturi sono in grado di avere un impatto sul comportamento di famiglie e imprese riducendo la durata della crisi, contribuendo in questo modo a migliorare i nostri conti pubblici. La seconda condizione è saper approfittare della recessione per rimettere la casa in ordine, come stanno facendo tutte le famiglie e le imprese italiane.  È possibile avviare subito un processo di ristrutturazione della spesa pubblica che porti a risparmi consistenti quando saremo usciti dalla crisi. Nessuno ci chiede di ridurre il nostro indebitamento oggi, nel mezzo della crisi. Possiamo permetterci di agire su due tempi: oggi stimolare l’economia, preparando le condizioni per riduzioni di spesa che si materializzeranno domani, completando il risanamento dei nostri conti pubblici.

I VERI VINCOLI SONO POLITICI

L’impressione è che i veri vincoli contro i quali oggi si scontra l’azione di governo siano politici. Da settimane si succedono gli annunci di grandi piani a sostegno di banche, imprese e famiglie o per grandi infrastrutture. Poi, tutti questi piani faraonici, il giorno prima di essere varati, vengono rinviati o derubricati. Il fatto è che non si è trovata una sintesi. I costi delle indecisioni sono altissimi. In un periodo in cui grande è solo l’incertezza, con le famiglie italiane terrorizzate dalla crisi, questi continui rinvii alimentano il sospetto che alla fine tutti questi annunci si risolveranno nel nulla. Così le banche continuano a disfarsi di attività e a stringere il credito, le imprese a tagliare costi e personale e le famiglie a stringere la cinghia.

QUALI PRIORITÀ NEL CONTRASTARE LA RECESSIONE?

La riforma degli ammortizzatori sociali, come ormai riconosciuto da tutti (incluso il Fondo monetario internazionale)è la priorità numero uno per il nostro paese. Ma non per il ministro del Welfare. Secondo Maurizio Sacconi ci sono al massimo le risorse per ampliare i cosiddetti “fondi in deroga” e per concedere una copertura una-tantum “di emergenza” ai lavoratori del parasubordinato. (1) Chi propone una riforma definitiva degli ammortizzatori sociali, sempre secondo il ministro, “non si confronta con i numeri di finanza pubblica”.
Vediamoli allora questi numeri. Nel 2009 scadranno titoli di Stato per un quinto del nostro debito. La crisi ha fatto scendere il loro rendimento di circa uno-due punti, a seconda delle scadenze. Come stimano Angelo Baglioni e Luca Colombo su lavoce.info questo significa risparmi dell’ordine di 3,8 miliardi di euro di spesa per interessi sul debito. Sommando a questi le risorse che si risparmierebbero abrogando l’anacronistica detassazione degli straordinari, che sta contribuendo a distruggere posti di lavoro, vorrebbe dire avere a disposizione più di 4 miliardi di euro per riformare gli ammortizzatori. Bastano e avanzano per introdurre un sussidio unico di disoccupazione allargato ai lavoratori parasubordinati (costo nella recessione di 2 miliardi e mezzo) e per allungare i sussidi forniti ai lavoratori delle piccole imprese (circa un altro miliardo e mezzo di euro). A regime, queste risorse potranno essere reperite razionalizzando la spesa per le cosiddette politiche attive, molto costose e di dubbia efficacia, specie in periodi di recessione. Quindi la riforma degli ammortizzatori si può fare senza aumentare le spese rispetto a quanto previsto a settembre. Se non la si fa, è per pura scelta politica.

CI SONO RISORSE PER ALTRI INTERVENTI?

I nostri conti pubblici sono fortemente peggiorati nel 2008. Il rapporto deficit-Pil è quasi raddoppiato dal 2007 (1,6 per cento) al 2008: dovrebbe attestarsi al 2,7-2,8 per cento. Non è solo colpa della congiuntura. Nel 2008 le entrate fiscali sono cresciute meno che in passato in rapporto all’andamento dell’economia e dei prezzi. Soprattutto le entrate dell’Iva sono state deludenti. Il governo ha abolito una serie di misure anti-evasione introdotte nella passata legislatura: dall’obbligo di tenere l’elenco clienti fornitori alla tracciabilità dei compensi, dall’innalzamento del tetto per i trasferimenti in contante all’eliminazione dell’invio telematico dei corrispettivi. Il messaggio di lassismo fiscale è stato forte e chiaro, anche alla luce delle decisioni dell’attuale ministro dell’Economia nel quinquennio 2001-6.
L’aumento dell’evasione finisce anche oggi per concentrare il prelievo fiscale sul lavoro dipendente, la cui quota sulle entrate tributarie dovrebbe quest’anno raggiungere il massimo assoluto: 26,5 per cento, più di un euro su quattro. Quindi le minori entrate non riducono la necessità di riduzioni del carico fiscale del lavoro dipendente, che finirebbero per beneficiare subito le famiglie e, gradualmente, anche le imprese. Ad esempio, un incremento permanente di 500 euro delle detrazioni fiscali a favore di lavoratori dipendenti e parasubordinati costerebbe circa 6 miliardi. Sarebbe di gran lunga più efficace di interventi estemporanei, che essendo percepiti come tali, finirebbero per alimentare soprattutto i risparmi delle famiglie. L’aumento delle detrazioni beneficerà soprattutto chi ha redditi più bassi, stimolando maggiormente i consumi.

COME FINANZIARE LE RIDUZIONI DEL PRELIEVO SUL LAVORO?

Sia la Commissione europea che il Fondo monetario internazionale ci chiedono di rinviare l’aggiustamento a dopo il 2009. Si potranno trovare le coperture dopo. Ma questo non significa non cercare subito di procurarsele. Al contrario, bene approfittare della crisi per avviare un processo di ristrutturazione della spesa pubblica che può portare a consistenti risparmi e a un miglioramento dei servizi forniti ai cittadini. Si tratta qui di entrare nei dettagli, capitolo di spesa per capitolo. Non sono possibili generalizzazioni. Solo il metodo è lo stesso. Occorre individuare i tagli di spesa fatti bene, che permettano riduzioni di tasse migliorando la qualità dei servizi resi ai cittadini, rimuovendo i vincoli legislativi e agendo sugli incentivi delle amministrazioni e sul controllo sociale che viene esercitato su di loro dalle famiglie. Nelle prossime settimane cominceremo a fare questa ricognizione, prendendo in considerazione una varietà di voci. Partiremo da scuola ed edilizia scolastica (il 9 per cento del bilancio dello Stato) per occuparci poi di giustizia (1,6 per cento), trasporti (1,7 per cento), infrastrutture (0,8 per cento), ordine pubblico e sicurezza (2 per cento) previdenza (14,7 per cento) e, infine, rapporti con le autonomie locali (22,6 per cento). In tutto copriremo così più del 50 per cento del bilancio pubblico, addirittura due terzi di quello al netto degli oneri sul debito.

(1) Si veda l’intervista a Repubblica del 21 novembre.

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46 commenti

  1. Corrado Tizzoni

    Questa vostra iniziativa è stupenda: è la proposta più riformista e progressista che ho sentito fare negli ultimi mesi. Suggerisco di non fermarsi nell’ analisi ai due terzi dl bilancio statale: occorre affrontare anche gli sprechi/inefficienze assurdi ma presenti in capitoli di bilancio minori e infine analizzare/rivedere il sistema di incentivi alla produzione. Abbiamo una spesa pubblica pari a circa 750 miliardi di euro: dove vanno a finire tutti questi denari? Ancora complimenti, per testimoniare l’entusiasmo vi verso un contributo.

  2. Aldo Solimena

    Si scrive che l’attuale governo ha abolito una serie di misure anti-evasione, si cita l’elenco clienti e fornitori, inventato dal precedente governo. Io, che questo governo non l’ho votato, vorrei dire questo: sono un pensionato (nonchè agente di commercio, sia pure ormai un po’ residuale), che nel 2007, accanto alla pensione, ha avuto un reddito d’impresa di circa 10.000 € (che al netto di tasse e contributi etc. sono diventati poco più della metà). Bene, l’ex ministro Visco mi ha costretto a fare la comunicazione clienti e fornitori (un cliente, e 6-7 fornitori, cioè la Telecom, la Soc. Autostrade e qualche distributore di benzina). Bene, per adempiere a questa formalità, sono impazzito: prima per compilare la dichiarazione, poi per fare l’invio. Impossibile fare l’invio dal computer di casa mia (non avevo il software), sono andato a chiedere aiuto prima all’Agenzia delle Entrate (non hanno saputo dirmi niente), poi al sindacato degli agenti di commercio (sono impazziti anche loro, niente da fare), poi da un commercialista, che mi ha fatto l’invio e mi è costato 200 € (duecento euro). Una settimana persa, tanto mal di fegato e 200 euro .

  3. Luca

    La prego contatti il governo! Magari a Lei danno retta. Non capisco perchè negli USA vengano scelte le migliori menti, tecnici non politici, per risolvere la crisi e noi ci dobbiamo affidare ad un solo politico, tributarista, che non ha ancora capito le vere cause della cirsi mondiale, forse non ha i mezzi per capirle, ed è l’artefice di quei provvedimenti a favore dell’evasione fiscale, il vero male dell’Italia.

  4. marco sacmardella

    In una situazione potenzialmente pericolosissima e distruttiva come questa il primo dovere di uno Stato è quello di tutelare la credibilità e la stabilità del debito pubblico. Azioni in deficit sarebbero irresponsabili e porrebbero la massa del nostro debito in via di rinnovo il prossimo anno a rischio di default. Sembra di sentire i politici che quando sono al governo si preoccupando dei saldi di bilancio e quando sono all’opposizione presentano miracolistiche soluzioni di spesa senza copertura. Le coperture devono essere vere, derivanti da tagli indicati con precisione non da supposti andamenti dei tassi non verificabili in una fase di turbolenze come questa. Vogliamo ritirare fuori tesoretti inventati? Non è bastato Prodi?

  5. giovanni speranza

    Ho letto e condivido molto quanto oggi scritto dal prof. Boeri su La Repubblica. Mi soffermo solo sulla parte finale, relativa alla necessità di utilizzzare misure ed avanzare proposte strutturali che consentano ora di rimettere in moto l’economia, la giustizia fiscale, la cultura dell’onestà e del diritto. In particolare ritengo da sempre del tutto ignorata l’efficacia che può derivare da un’attenta politica di "contrasto d’interessi" tra consumatore o coloro che usufruiscono di un servizio e gli erogatori (liberi proffessionisti, operatori artigiani, piccole imprese o committenti in genere). Perchè ciò sia interessante e valido bisogna prevedere che la detraibilità dalle tasse delle spese sostenute e documentate sia dell’ordine del 35-45% cioè tale da non poter essere patteggiato con la mancata fatturazione da parte dell’erogatore del bene/servizio. Ancora è necessario che il beneficio fiscale sia detraibile in uno o due anni al massimo a seconda dell’importo e non in periodi troppo lunghi, che vanificherebbero il beneficio stesso. Tale azione di "contrasto" genera emersione dell’economia, gettito iva, contributivo, fiscale ora sommerso o nero. Così il bilancio tiene!

  6. Corrado Giani

    Sarebbe veramente democratico iniziare a dare elementi di riflessione sulle dinamiche della spesa per la difesa, che poi non è proprio difesa. Sbilanciamoci – nella controfinanziaria che ogni anno propone – evidenzia ampi margini di restrizione della spesa bellica impegnata nell’acquisto di sistemi di arma che non hanno niente di difensivo.

  7. Valerio

    Mi permetto di sottolineare che non è saggio usare il (presunto?) risparmio sugli interessi del debito pubblico per finanziare la spesa sociale. Che si farà quando gli interessi torneranno a salire? Si ridurrà il sussidio di disoccupazione? Meglio destinare i risparmi sugli interessi alla riduzione del debito. Sul resto sono pienamente d’accordo, aspetto con ansia il "check" ai capitoli della spesa pubblica.

  8. Caos

    La crisi è sistemica quindi bisogna intervenire su tutte le aree di sofferenza, anche con poco perchè il governo in effetti può poco. Mi piacerebbe che anche la politica si dimostrasse diversa, in questi periodi critici rinunciasse ad un po’ di magna magna perchè siamo tutti sulla stessa barca e bisogna remare tutti assieme se ci sono forti correnti, anche all’opposizione. Più che la divisione in mille rivoli mi preoccupa che metà del paese odia in modo viscerale Berlusconi e a questo pacchetto servirebbe un buon passaparola, specie di chi non ha fiducia nel governo. Come durante la guerra il parlamento vota unito le spese di guerra e cerca di far coraggio al popolo, così dovrebbe essere oggi. Putroppo per la sinistra le ricette anticrisi non si trovano nelle enciclopedie e l’Italia non può spendere troppo perchè ha un alto debito. Sarebbe bello che fosse dato a ognuno secondo i suoi bisogni, ma ora non si può. Con le aziende che chiudono e le altre che non riassorbono la disoccupazione alcuni temono per il proprio posto. Un italiano fiducioso durante una crisi usa il proprio ingegno e si inventa una nuova attività, un nuovo prodotto. Ma un italiano non fiducioso manifesta contro il governo pensando che possa cambiare qualcosa. Guardare all’immediato sarà fatale per alcune aziende, finita la crisi ci saranno meno concorrenti e mercati in forte crescita.

  9. Gianmarco Bruno

    Grazie per l’articolo e aggiungo le seguenti possibili, elementari, misure anti-crisi. Sono il risultato di discussioni fatte con amici e sarei felice di avere la vostra opinione, sia sulla fattibilita’ che sull’efficacia stimata. 1) riduzione dell’imponibile fiscale in base al numero di figli, ad es. 2000 euro a figlio. Questo ha un costo per lo stato, ma e’ equo (non si bara sul numero di figli) e riflette quanto le famiglie a oggi spendono per crescere i futuri cittadini. 2) contabilizzazione individuale dei consumi da riscaldamento. Questo sarebbe a costo zero per lo stato (a meno che non intenda finanziare i sistemi per tale contabilizzazione), premia chi spende per migliorare l’efficienza energetica e porterebbe a una sensibile, generale, riduzione del consumo di combustibile. 3) modulazione dell’assicurazione in base al chilometraggio annuo. In pratica l’obbligo per le compagnie di assicurazione dei veicoli a dividere il prezzo in una parte dipendente dal chilometraggio effettuato e in una dipendente. Esempio una polizza da 200 euro + 0.1euro/km o una polizza da 1000 euro + 0 euro/km. In tal modo chi volesse risparmiare potrebbe pensare di modulare il proprio comportamento.

  10. andrea mariotti

    Non sono un economista e non ho neanche un diploma per cui la domanda che mi pongo può sembrare ingenua. La domanda è perché non lo fanno, voglio dire la soluzione proposta dal Prof. Boeri sembra seria, non campata in aria, allora perché non seguono queste indicazioni o perlomeno non le discutono? E soprattutto perchè non ci ha pensato chi nel governo si occupa di conti pubblici e chi è chiamato a fronteggiare l’emergenza economico finanziaria?

  11. Paolo

    La lucida analisi proposta nell’articolo mi riporta alla memoria la lunga serie di occasioni perdute che hanno condotto alla presente triste situazione dei conti pubblici in Italia, a partire dal ciclo degli anni ’80 nel secolo scorso, dove diversi Paesi europei avevano intrapreso una severa azione di rientro del proprio debito, mentre per l’Italia è stata la stagione della sua definitiva esplosione. Venendo a oggi, una riflessione e domanda che rappresenta la vivace preoccupazione di un cittadino: nel passato recente tutti gli assestamenti derivanti da cause traumatiche "esterne" all’Italia (vedi ad esempio introduzione dell’Euro e crisi post 11.09.01) si sono tradotte in un’accelerazione nel processo di concentrazione della ricchezza prodotta nelle mani di una minoranza sempre più ristretta, con corrispondente ovvio impoverimento del ceto medio. Questa dinamica potremmo definirla di "sudamericanizzazione". Quindi la domanda: non è che una volta di più questa crisi globale in Italia si tradurrà alla fine in "piccole elemosine inutili a pioggia" e ulteriore spinta strutturale alla spirale perversa concentrazione ricchezza-impoverimento classe media? Non è forse questo il rischio?

  12. DANTE ARMANI

    Lei afferma che il Governo Berlusconi per far fronte alla crisi dovrebbe cercare di aumentare spesa pubblica, ma aumentando contemporaneamente il carico fiscale, ovviamente con la "caccia all’evasore". Lei dice che il Governo anzi ha dato un segno di "lassismo" eliminando la compilazione degli elenchi clienti fornitori ed introducendo altre semplificazioni che, lo lasci dire da chi "deve" occuparsene, mentre lei se ne guarda bene dal provare almeno a capire di cosa si tratta, ma preferisce giustamente dedicare il suo tempo a scrivere articoli, libri e tenere conferenze. L’iperburocrazia ci mette dopo la Lettonia come "competitività"? Ragioni di come "attraenti" (per carico fiscale e burocrazia) siamo per gli investitori esteri! La sinistra combatte ancora chi crea ricchezza, non vuole aiutarlo!

  13. Lucky roma

    Gent. mo dott. Boeri, trovo la sua analisi efficace anche se molto macro, per ovvi motivi di veicolazione e la pecezione del messaggio verso il pubblico che la segue. Trovo tuttavia insolito che si parli, nel suo articolo, di tanti modi per andare a recuperare diverse risorse nei più svariati ambiti, ma non si dica una parola sulla più grande freode rimasta fino ad ora senza risposta: i 98 miliardi (si, signori miliardi) di euro che, le società che si sono spartite le concessioni del gioco (videopoker ad esempio), devono di imposta! Se ne comincia a parlare ormai da tempo in rete e fortunatamente in televisione con striscia (anche se sottotono). Si potrebbero ipotizzare delle commistioni tra i monopoli di stato e la criminalità organizzata? Chi si sta cercando di coprire? Salutando, ricordo che con questa cifra si possono fare 6 finanziarie di medio livello. Pensate ora con questa crisi cosa si potrebbe fare? Ospedali, scuole, disoccupati, sviluppo? Siamo e ci confermiamo sempre "la repubblica delle banane", ma la pacchia per questi signori credo sia via via in disfacimento! Con immutato rispetto, il "fare informazione" è un grande privilegio. Portatelo avanti con onore!!!

  14. alberto carzaniga

    1. è verissimo che i vincoli sono politici, ma i vincoli non sono dove sembrano essere; 2. il vincolo politico sta in una politica che pervicacemente ma lucidamente non vuole vincoli: e qui il vero vincolo che conta (e che non c’è) è il vincolo di rendiconto; 3. non c’è un sistema contabile di stato che sia terzo rispetto alla politica e che attivi il meccanismo dei preventivi raffrontati ai consuntivi, e che evidenzi, ad esempio ogni mese, le differenze. Ovunque si chiama budget; 4. è paradossale che questo meccanismo già esiste: si chiama Siope (si veda l’apposito sito sul sito dell’Economia), ma la sua messa in funzione è lentissima, con velocità tendente a zero; 5. si è mai vista una operazione così difficile e imponente quale la ristrutturazione della spesa pubblica, che parte senza un punto di partenza e senza un punto di arrivo, senza una rotta da seguire e senza un controllo frequente del "punto nave", articolata per i vari comparti della PA? Senza che vi sia un controllo budgettario vero e credibile ? 6. senza un controllo budgettario vero e credibile, può esserci qualcosa che assomigli veramente ad una forma accettabile di federalismo?

  15. Massimo Brunetti

    Aggiungerei fra i capitoli da sottoporre ad analisi anche la spesa sanitaria, che sappiamo essere in capo alle Regioni. Questa crisi può essere il momento in cui il Servizio Sanitario Nazionale applica realmente il concetto di appropriatezza da un lato e dall’altro sposta le risorse verso il territorio, l’unica politica che nel lungo periodo renderà il sistema sociale e sanitario sostenibile e vicino ai bisogni delle persone.

  16. Daniele Pessa

    Buongiorno, sono un commercialista (brutta cosa lo so). Leggendo l’articolo del sempre illuminante professore apprendo che la cronica carenza di risorse dello Stato è dovuta dai soliti imprenditori ed autonomi evasori a prescindere. Essì, l’aver eliminato l’elenco clienti e fornitori, l’aver abolito l’obbligo di pagamento di prestazioni professionali con metodi di pagamento tracciabili hanno definitivamente stroncato la lotta all’evasione (come se un prefessionista ed un autonomo non sapesse come farsi pagare in nero). Mi chiedo altresì se l’aver ampliato l’applicazione lo strumento del redditometro, il mantenimento degli studi di settore, la moltiplicazione (e ben vengano) dei controlli mirati nelle aziende da parte dei funzionari delle fiamme gialle e dell’ag. delle entrate, siano da inquadrare come un chiaro esempio di lassismo fiscale. Faccio presente che la maggioranza dei miei clienti, che svolge l’attività di terzisti nei vari campi, è dal mese di marzo aprile 2008 che si ritrova senza alcuna commessa e se il principio dell’IVA non è cambiato, se non produco, non creo valore aggiunto quindi calano le entrate dell’IVA. Dopo aver letto capisco che mi sbaglio, siamo solo evasori.

  17. Luigi

    Bene l’idea della detrazione al lavoro dipendente, ma credo che non sia questo un governo che possa creare una qualche misura di favore che non includa gli autonomi. Credo possa avere più probabilità di approvazione una misura (con la stessa finalità) di riduzione a favore delle famiglie (introduzione del quoziente familiare, aumento detrazioni per figli, ecc.).

  18. Martina Tettamanzi

    Più che un commento una domanda: in che modo la detassazione degli straordinari distrugge posti di lavoro?

  19. nat

    Purtroppo i nostri governanti si sono dimostrati quasi sempre non all’altezza dei loro compiti. Adesso che bisognerebbe ristrutturare il paese parlano a vuoto e preparano pannicelli caldi. Sono i soliti servi delle banche che truffano tutti i clienti in mille modi con la complicità di tutti i politicanti. La tassazione dovrebbe colpire sindacati e invece nulla. Danno soldi nostri alle banche e invece dovrebbero obbligarle a restituire il mal tolto. Prima o poi le piazze s’infiammeranno. C’è poco da stare allegri.

  20. Antonio Ruda

    Gentile Prof. Boeri, dal suo ragionamento sono scomparsi gli incapienti. Il 20-12-2004 con M. Bordignon scriveva: "Ma si deve comunque ricordare che l’intervento attraverso le imposte trova un limite invalicabile nel debito d’imposta del contribuente, la ragione per cui gli incapienti non potranno mai beneficiare di una riduzione delle imposte". Ora lei afferma che "L’aumento delle detrazioni beneficerà soprattutto chi ha redditi più bassi, stimolando maggiormente i consumi." Ma i redditi più bassi sono quelli degli incapienti, presumibilmente a più alta propensione al consumo. Non le sembra che un intervento dal lato della spesa sarebbe più efficace delle detrazioni? Si dovrà iniziare a parlare di imposta negativa?

  21. Simone Cappelli

    Egregio Prof. Boeri, mi occupo di Servizi per il Lavoro per la Provincia di Prato, area in questa fase colpita duramente dalla crisi. Condivido pienamente i suoi argomenti a sostegno della necessità di riformare gli ammortizzatori sociali, quindi non mi dilungo su questo. Mi permetto di dissentire solo sulla Sua affermazione secondo la quale le risorse necessarie a finanziare la riforma potrebbero essere reperite razionalizzando le politiche attive, costose e inutili in tempo di crisi. Che siano costose è vero, ma forse non sa che sono finanziate quasi al 100% dal Fondo Sociale Europeo, il che le rende inutilizzabili per fini diversi (gli indirizzi comunitari, anzi, escludono tassativamente un loro impiego per funzioni di solo sostegno al reddito). Inoltre, non è assolutamente vero che siano meno utili in tempo di crisi. Anzi, è proprio in queste fasi che è necessario lavorare sulla manodopera con interventi di riqualificazione, riconversione o aggiornamento, così da renderla pronta a essere reimpiegata quando la recessione sarà finita. Politiche passive e attive in tutti i migliori sistemi di welfare viaggiano infatti a braccetto.

  22. fulvio

    Un gran risparmio si potrebbe ottenere anche ristrutturando il settore sicurezza. Serve a qualcosa avere 5 corpi di polizia (PS, CC, GdF, CFS e PP) con relative strutture di controllo e gestione, nuclei speciali (elicotteri, motovedette, etc.) duplicati o triplicati con il risultato di maggiori costi, minor numero di personale effettivamente attivo sul territorio e minor efficacia? Perchè questa questione non viene mai sollevata dagli economisti? Bisogna sempre e solo parlare di ristrutturazioni del settore del lavoro pubblico, di privatizzazioni ed esternalizzazioni, e non toccare il bubbone del comparto sicurezza? Perchè Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza non devono finalmente diventare un’unica moderna forza di polizia con più specializzazioni all’interno, più efficiente e meno costosa?

  23. Stefano

    Professore, come sempre, ottima analisi – Credo che però sia utile ricordare che per colpa dello scalone abbiamo buttato dalla finestra €9 miliardi di euro in un colpo solo nell’estate del 2007 – per "proteggere" 129.000 persone – Per fortuna, le forze politiche che lo avevano imposto sono state "punite" dagli elettori.

  24. stefano monni

    Ritengo più che condivisibile il discorso riportato nell’articolo. Ciò in particolare che colpisce e preoccupa è l’attuale ripartizione della spesa publica. Noto nello specifico una spesa pari all’0,8% del bilancio dello Stato per infrastrutture (e poi ci si lamenta dello stato delle infrastrutture nazionali) ed una spesa per trasposrti pari all’1,7% dello stesso bilancio. Rammento a tal proposito la rilevanza di un adeguato sistema infrastruuturale per l’economia di un Paese. Ciò che poi non viene riportato nell’articolo è la percentuale di spesa pubblica, cioè quella finalizzata alla erogazione di servizi pubblici, finalizzata al finanziamento e funzionamento della struttura politica.

  25. Giovanni

    Forse sarrebbe opportuno utilizzare le risorse pubbliche per aumentare i salari dei lavoratori dipendenti e finanziare investimenti che accrescano la produttività generale dei fattori di produzione dato che forse la “recessione tecnica” è dovuta ad una diminuzione marginale della produttività del capitale finanziario (crisi mercati) e del lavoro (crisi dei consumi).

  26. ralph

    L’articolo del prof. Boeri è una pregevole sintesi di micro e macro economia, che mi trova in pieno accordo sulla gran parte delle considerazioni. Mi riallaccio soltanto a due ottime considerazioni dei sig. Aldo e Giovanni per formulare pochi rilievi critici in riferimento alle misure anti evasione, il punto più debole e un po’ populista dell’analisi. abolizione elenco cli/for: una delle poche scelte positive di tremonti, in quanto strumento antipatico e costoso per gli onesti e inutile per stanare evasori. tracciabilità compensi (solo per i professionisti): inutile, in quanto strumento di effetto solo in sede di controllo puntuale al contribuente, ma a quel punto ben più utile l’accertamento bancario. tetto per contante: già gli archivi bancari individuano chi ritira contante e vale quanto sopra in merito all’accertamento bancario. invio corrispettivi telematico: forse utile, ma mai applicato dai piccoli quindi inefficace. concordo invece sul messaggio implicitamente lassista del nuovo governo. infine, un utile strumento antievasione è di certo la contrapposizione di interessi (io detraggo e tu paghi) e la rapidità del risparmio (36% in 10 anni? 20% subito!): lo capiranno?

  27. luigi zoppoli

    Caro Prof. Boeri forse la platoniana phronesis guidata da Dio di cui il ministro Tremonti parlava in chiusura della prolusione alla Cattolica, gli ha consigliato le tessere annonarie e contanti alle famiglie. E di fronte a tanta divina etica ed al certo apprezzamento del Pontefice non possiamo che inchinarci. E sperare in San Gennaro.
    luigi zoppoli

  28. Altromedia

    16mld per infrastrutture/costruttori, 10mld per le banche/finanza, 0,5mld per i poveri. Sono le cifre di un grafico degli aiuti per la crisi che abbiamo fatto; aggiungiamo poi la "stella blu" della social card, il risultato è…saluti!

  29. Adriano Donaggio

    In questa situazione è assente un interlocutore: il sindacato. Quello che c’è e sembra andare per la maggiore è pronto a sostenere qualsiasi iniziativa di questo governo ancora prima di conoscere i numeri, i dati concreti, senza una visione strategica, generici e inadeguati come la social card. Ieri contro la soluzione Alitalia-Air France, oggi favorevoli a una soluzione peggiore e molto onerosa. Se si fossero risparmiati i soldi che costa questa operazione, quei fondi potrebbero essere utilizzati in modo socialmente più produttivo.

  30. Marco Manzo

    Vorrei chiedere al Prof. Boeri che cosa ne pensa di una revisione mirata dello "scalino". Tralasciando il problema dei lavoratori usuranti o meno, credo che sia opportuna una revisione basata su "disincentivi" al pensionamento d’anzianitá per coloro che disporranno di assegni pensionistici medio-alti. In altre parole, si può diminuire in modo decrescente il trattamento pensionistico dei redditi medio-alti a partire dai 58-35 anni in poi garantendo l’assegno pensionistico realmente spettante solo al raggiungimento dei 63-65 anni d’età. I lavoratori usuranti con redditi bassi continueranno ad essere tutelati, mentre quelli con redditi píù alti (pochi) potrebbero optare per un pensionamento a 58 anni ma con minore trattamento monetario mensile. In generale, credo che il modello universalista dello stato sociale vada rimesso in discussione per far pagare con maggiori compensi propri coloro che hanno reddito e condizione patrimoniale agiata, sia per la spesa pensionistica, sia per l’università, sia per la spesa farmaceutica.

  31. Lorenzo C.

    Apprezzo la chiarezza e l’incisività dei suoi articoli su Repubblica. Esemplare ad es. l’ articolo del 28 agosto circa la gestione della crisi di Alitalia nel quale lei denunciava l’uso degli ammortizzatori sociali come strumento di politica industriale a proposito della volontà di inserire una quota consistente di esuberi alle Poste, dopo che Brunetta aveva impedito il funzionamento dell’automatismo dell’assunzione dopo due anni di lavoro precario continuativo con la motivazione che nel pubblico si entra solo per concorso. E’ meno incisivo secondo me in TV: in una apparizione recente all’Infedele di La7 avrebbe potuto riportare questo ed altri esempi quando ha accennato a questo argomento (di sfuggita, mentre invece era più meritevole di essere esplicato), dopo che era stato suggerito uno scambio nell’ ingresso della Mercegalia in Cai a fronte del boicottaggio degli accordi di Kioto da parte italiana (mi viene ora in mente che a che Riva è in quota Cai e anche lui ha beneficiato di trattamenti di favore a proposito dell’inquinamento da diossina a Taranto) e dopo che uno storico aveva suggerito che Barak Obama punterà sulle energie rinnovabili come investimento strategico.

  32. enrico

    … e invece sono stato esuberato a 55 anni, e sono andato in pensione a 57 anni (con 38 anni di contributi, anche se volevo raggiungere almeno 60 e 41!). Così, con altri milioni di pre(pensionati) peso sul debito pubblico, senza l’orgoglio di essere stato sostituito dai mei figli! Ora chiedo: l’inizio della proposta ristrutturazione è l’assoluto stop a questi "travasi", prima ancora di ritoccare il sistema pensionistico. Le aziende (auto e banche in testa) non vanno bene. L’aiuto dello Stato deve porre quale requisito primario l’obbligo di non più "esuberare" ed anche quello di assumere, redistribuendo al lavoro profitti e tagli di stipendi elevati. Anche così si liberano risorse per decisi interventi "in basso". Se l’eccesso di mancanza di regole è tra le origini di una crisi paradossale ed assurda (ci sono, in oriente, miliardi di nuovi potenziali consumatori!) lo Stato deve essere inflessibile a chi ora vi fa ricorso, con la solita malcelata minaccia di mandare tutti a casa. E lo devono capire tutte le forze sociali, ancorchè opposte, altro che fare a gara per ottenere interventi a pioggia e/o gridare "comincia a tagliare tu", che io sono già a posto.

  33. Marcello Piccinini

    L’analisi del Prof. Boeri come sempre è chiara ed efficace, le ricette ampiamente condivisibili e anche basate su considerazioni di medio lungo periodo. Considerazioni che fanno bocciare per esempio o non citare tra i rimendi possibili quello piu’ invocato dai sindacati (Cgil in particolare), e dalla sinistra (PD in testa), la detassazione delle tredicesime che avrebbe secondo me un effetto assolutamente effimero e esaurirebbe i suoi benefici sui consumi in poche settimane. Il problema di fondo rimane il livello veramente basso della nostra classe dirigente, e in particolare di questo governo, che per esempio continua in maniera assurda a insistere su un provvedimento come la detassazione degli straordinari e dei premi di produzione in un periodo di recessione e di aumento della disoccupazione come questo. Sara’ mai possibile vedere in Italia come in America, un capo del governo con attorno le migliori menti del paese (Boeri, Giavazzi, Monti, Alesina) tanto per citarne alcuni, con l’unico obbiettivo di risolvere una crisi come l’attuale o comunque piu’ in generale per trovare le ricette giuste per migliorare la nostra situazione economica e sociale, penso di no.

  34. as

    Berlusconi ha stravinto (anche) perché promise di smantellare il "grande fratello fiscale" così come era previsto dal "decreto Visco-Bersani".

  35. Maurizio

    Pensare di ristrutturare la spesa può essere solo una pia illusione se non si tiene conto di un dato di partenza. Il dato è che abbiamo creato negli ultimi decenni un mostro: la PA. Un complesso di persone, aziende, processi, abitudini, culture che costituiscono buona parte dell’Italia di oggi. Tali complesso volente o nolente è forte nella politica, nel sindacato e nella cultura italiana e si differisce di molto da altri complessi: mondo della produzione ad esempio. Ciò che per un impresa è reato o condannabile per la PA non lo è. Se rubi sei un ladro se rubi lo stipendio sei un impiegato della PA non motivato. Se non lavori in una azienda vieni licenziato se non lavori nella PA sei giustificato perché non incentivato. Pensare di far cambiare quella che è maggioranza nel paese mi sembra una pia illusione solo quando finiranno veramente i soldi ed il sistema produttivo si sarà delocalizzato o è stato annientato allo si potrà ripartire a ristrutturare la spesa. Come si può pensare in una fase di crisi di ristrutturare la spesa in citta dove tutti "lavorano" per la PA o comunque dipendono dalla PA. Che fa tagliamo la spesa proprio in fase recessiva?

  36. Corrado Tizzoni

    Ho bisogno di un chiarimento: non capisco come sia possibile per il governo varare l’intervento di importo significativo (pari a 4 miliardi di euro) annunciato ieri 28/11 senza correggere la legge finanziaria e il bilancio dello stato. Questa libertà di manovra è una novità o c’è sempre stata?

  37. Guidi Federico

    Professore, la prego di esaminare la possibilità e l’opportunità di ridurre l’IVA su tariffe e consumi di sicura certificazione e per ogni singola famiglia. Esempio: la TIA (ex TARSU) dal 10 al 4%. E poi l’energia elettrica, il gas, l’acqua, il telefono, le spese scolastiche. Se su tutte queste voci fosse applicata l’aliquota inferiore ritengo che in 20.000,000 di famiglie dovrebbe realizzarsi un risparmio medio di 300 – 400 euro. Magari ponendo un tetto per i più fortunati. Quanti obiettivi in un colpo solo! Una massa notevole di denaro verso i consumi, riduzione della pressione fiscale ( tanto invocata ), un po’ di giustizia contributiva ( minori balzelli borbonici), ecc. ecc. Come sostenere questo aspetto della manovra? Anche come dice Lei, Professore, ma in buona parte, come si sa, si autofinazierebbe, e poi, se mancasse qualche cosina, cercando il compenso con un minimo di aumento dei prelievi sui titoli finanziari. Perchè, infine, secondo Lei non invocano un provvedimento simile (molto "italiano" ritengo) i Sindacati e le Associazioni dei consumatori?

  38. Nicopol

    La liberal politic della dottrina Bush si é rivelata falimentare, ora speriamo che la nuova amministrazione regoli il commercio estero con i paesi in via di sviluppo, la finanza interna con più garanzie tra le parti interessate, dopo di che si può passare ad un altra fase ristrutturazione del regime economico con sostegni al reddito e aiuti alle imprese.

  39. claudia spagnuolo

    Io che non sono una economista avevo fatto dei miei ragionamenti e sono felice di constatare che non mi ero allontanata molto dal buon senso e dalla sua competenza. Gli ammortizzatori sociali sono effettivamente non utili ma indispensabili perche’ influiscono non solo sulla vita dei licenziati ma anche sulla vita delle loro famiglie che saranno costrette a indebitarsi per aiutarli. Ma tra i beneficiari non dovete dimenticarvi, come fanno tutti, anche i "falsi " contratti a progetto che coinvolgno una grandissima massa di giovani. Chi potra’ dare loro aiuto e’ solo il ceto medio al quale di "medio" e’ rimasto solo il nome. Quindi e’ il ceto medio il motore della rinascita insieme alla lotta all’evasione, che non mi pare questi signori, con le riforme messe in atto ultimamente, abbiano voglia di risolvere. Ho tanta nostalgia, avendo io una non piccola eta’, della "scala mobile" o di qualcosa di simile che possa aumentare il potere di acquisto. I miei figli mi prendono in giro perche’ parlo ancora di lire ma realmente la vita e’ in euro ma le pensioni, in particolare e gli stipendi sono ancora in lire, non hanno avuto una lira di aumento in questi anni.

  40. anna herrmann

    Questo governo non vuole proprio investire sul risparmio energetico e addirittura penalizza gli investimenti finora fatti dalla gente a questo scopo, togliendo di fatto la detrazione al 55% da subito anche per lavori già realizzati. Per questo tutti i lavori di ristrutturazione energetica che hanno portato tanto lavoro e costituiscono secondo tutti gli economisti un campo di investimento molto produttivo saranno abbandonati. Che intelligenza economica luminosa! Non capisco come fanno a non vergognarsi!

  41. Bruno Pierozzi

    Alcune proposte per superare la crisi. La crisi avanza e sta portando ormai all’evidenza i suoi effetti reali in termini di crisi aziendale e produttiva e in termini di caduta dell’occupazione. Questi sono i due elementi chiari della fase attuale. Le misure del pacchetto anti crisi contenute nel Decreto del governo sono condivisibili, ma sono sostanzialmente tese soltanto a rispondere all’emergenza, non hanno alcun respiro strategico. Oggi invece c’è necessità di un programma di politica economica ad ampio raggio che sappia dare risposte ad alcuni problemi spesso denunciati. ma nel tempo mai affrontati. Mi riferisco in primo luogo alla politica industriale. I diversi governi succedutisi in Italia negli ultimi venti anni non ha mai avuto una politica strutturata in favore delle piccole e medie imprese che costituiscono per il 98 per cento il tessuto economico produttivo italiano. Forse oggi a fronte della crisi in atto è giunto il momento di dare risposte adeguate attuando, la costituzione di un “Fondo speciale di sostegno” alle piccole e medie imprese (una sorta di IRI per la piccola e media impresa). C’è necessità di un sistema di ammortizzatori sociali per le imprese sotto i 15 dipendenti.

  42. M.luisa

    Mi chiedo se le esigue risorse destinate a famiglie e pensionati non avrebbero potuto essere usate con più buon senso. Immaginiamo una persona anziana, magari con limitazioni derivanti dall’età e dallo stato di salute, ecco, immaginiamola cercare di districarsi tra Inps, patronati Isee…forse rinuncerà…e il Governo risparmierà proprio sui più deboli. Non sarebbe stato più semplice incrementare direttamente la pensione ai destinatari dei bonus? Si sarebbe inoltre risparmiata la spesa di gestione delle card…non mi risulta che Master card sia un’opera di beneficienza! Senza considerare l’evasione fiscale presente in questo paese per cui risultano nullatenenti o con redditi minimi persone con un buon tenore di vita, i quali potrebbero vedersi destinatari dei bonus: oltre al danno, la beffa…..E per quanto riguarda il cosiddetto ceto medio, al fine di non farlo sprofondare ulteriormente, non sarebbe il caso di rivedere la curva delle aliquote IRE, considerando che non è poi un gran reddito quello superiore di poco ai 28.000 euro annui, reddito al quale può arrivare anche un professore alla fine della sua carriera! E che verrà falcidiato dal 38 per cento?

  43. Antonino Leone

    Una delle spese da eliminare è il pagamento delle docenze effettuate da dipendenti pubblici durante l’orario di servizio e nel proprio ente. Le ore di docenza sono effettuate durante l’orario di lavoro retribuito e pertanto non capisco perchè debbano essere retribuite due volte. Questo avviene all’INPS. Un’altra spesa da eliminare sono le continue e costanti missioni di personale delle dipendenze periferiche verso le direzioni centrali per lavori che vengono svolti in modo continuo e stabile. Potrebbe essere utilizzato personale residente a Roma o da trasferire nella capitale invece per lavori che non richiedono a monte una grande professionalità che si crea sul campo vengono utilizzate unità che costano parecchio a causa della missione. In un momento di crisi e di qualificazione della spesa pubblica occorre eliminare tali privilegi che pesano su tutti i contribuenti.

  44. Gianni Giacò

    Così come siamo messi non ci resta che indicizzare salari e pensioni. Gli altri rimedi, dal recupero del fiscal drag alla riduzione secca dell’imposizione diretta o indiretta, da una più equa distribuzione dei redditi al contenimento dei prezzi sono praticamente fuori dal dibattito politico ed economico. Incapacità o non volontà di recuperare risorse tagliando gli sprechi della politica e della P.A. a tutti i livelli e perseguendo seriamente l’evasione chiudono ogni spiraglio. Ma è sopratutto l’assenza di attenzione ai prezzi che lascia perplessi: un maggior potere d’acquisto non si ottiene aumentando il denaro disponibile -com’è noto così si genera inflazione e si torna al punto di partenza – ma potendo acquistare più beni e servizi con la stessa quantità di moneta. Tutti sappiamo che dall’introduzione dell’ euro i prezzi sono raddoppiati e non bastano costi delle materie prime falcidiati e scarsità di domanda a farli scendere. Ma è mai possibile? C’è una spiegazione accettabile a parte le favole sulle filiere lunghe e sulle liberalizzazioni incompiute?

  45. Giacomo Monaco

    Sono un lavoratore del commercio impiegato presso un supermercato,e svolgo per la UILTUCS l’attività di delegato. Leggo sempre con interesse i suoi interventi e gli scritti della voce info e mi domando come mai i sindacati, prima di fare proposte che non stanno ne in cielo e ne in terra, non si informano chiedendo una vostra collaborazione, di certo più specialistica e più fattiva. Penso che se si è rappresentanti dei lavoratori prima di andare a conferire con il Governo, occorre avere le idee chiare, per non incappare nelle stesse secche del " del patto per l’Italia " cosa secondo me verificatesi, sostenendo la nullità delle proposte governative.

  46. Antonino Leone

    Gli on.li Donata Lenzi, Federico Testa e Lucia Codurelli del Partito Democratico hanno presentato al Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi una interrogazione per sapere alcune informazioni importanti e sollecitare la risoluzione di alcuni problemi rilevanti per i pensionati INPS con importo della pensione collegato al reddito. Si tratta dei conguagli da pagare ai pensionati scaturiti dal ricalcolo annuale della pensione collegata ai redditi. I deputati chiedono di conoscere gli importi dei conguagli classificati per provincia e per anno di elaborazion. Tali somme che spettano ai pensionati immediatamente esigibili se le sedi povinciali dell’INPS confermano il pagamento. In un momento di grave crisi economica che si ripercuote sulle famiglie con reddito basso è urgente porre in pagamento tali somme al fine di sostenere il reddito dei pensionati che si trovano in difficoltà ad affrontare i problemi quotidiani della sopravvivenza.

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