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REDDITO MINIMO ALLA FRANCESE

L’estate prossima entrerà in vigore in Francia il Revenu de Solidarité Active, un nuovo sussidio pubblico ideato per semplificare la giungla delle misure di sostegno, lottare in modo efficace contro la povertà ed evitare fenomeni di disincentivazione al lavoro. Anche in Italia da tempo circolano proposte di reddito minimo garantito. La riforma francese può essere un esempio anche per noi? Due i problemi: i costi per le esangui casse statali e l’imponente tasso di lavoro sommerso e di evasione fiscale, che potrebbero mettere in dubbio l’efficacia di un simile strumento.

Lo scorso ottobre in Francia è stato approvato un nuovo sussidio pubblico, il Revenu de Solidarité Active (Rsa), che entrerà in vigore dal 1ºluglio 2009 cancellando il Revenu Minimum d’Insertion (Rmi): l’obiettivo è semplificare la giungla di sussidi, lottare efficacemente contro la povertà e al tempo stesso evitare fenomeni di disincentivazione al lavoro.

VECCHIO E NUOVO STRUMENTO

L’Rmi esiste fin dal 1988. Èun contributo means-tested differenziale, cioè uguale alla differenza tra un reddito minimo calcolato secondo la composizione del nucleo familiare e l’insieme dei redditi della famiglia. (1) L’Rmi è una forma di trasferimento pensata come contributo alle fasce più povere, tuttavia nel 2007 è stato percepito da 1.229.754 di cittadini francesi.
Il promotore principale del Revenu de solidarité active è Martin Hirsch, ex presidente di Emmaus Francia e attualmente alto commissario alle solidarietà attive del governo Fillon.
L’Rsa sostituirà i minimi sociali esistenti, Rmi e Allocation parents isolés, e sarà accompagnato da un meccanismo di incentivo al lavoro, la Prime Pour l’Emploi. Per chi non lavora si tratta un reddito minimo, per chi ha un’occupazione retribuita, invece, di un complemento al reddito. Èstrutturato, dunque, come un sistema misto che da una parte garantisce un livello decente di sussistenza, dall’altra evita la “trappola della povertà”. (2)
A differenza dell’Rmi, infatti, l’Rsa garantisce a chi lavora il 60 per cento o il 70 per cento (varia a seconda dei *départements*) del reddito supplementare senza che questo riduca il sussidio pubblico: da una parte, un tale strumento lotta contro la piaga dei lavoratori poveri, che in Francia sono aumentati del 20 per cento negli ultimi anni, garantendo loro un’integrazione significativa. Dall’altra, incita al ritorno al lavoro perché il reddito rimane piuttosto debole.
Per essere più chiari ricorriamo a un esempio numerico: a una persona sola che guadagna 513 euro (impiego a tempo parziale pagato al salario minimo orario) la Rsa garantisce un reddito di 713 euro. Per chi, invece, non percepisce alcun tipo di reddito le cifre rimangono quelle del Rmi. Economicamente, dunque, si presenta come una negative income tax alla Milton Friedman: a tutti i cittadini francesi o immigrati regolari al di sopra dei 25 anni è garantito un reddito minimo, coloro che non lo raggiungono ricevono un sussidio, mentre chi lo supera paga le tasse.
La Rsa costerà 13 miliardi, a carico dell’amministrazione centrale, ma sarà gestita a livello “provinciale”. Ben 11,5 miliardi saranno recuperati dai precedenti sussidi: 5,5 dall’Rmi, 4,5 dalla Prime pour l’Emploi più 1,5 miliardi da altri contributi. Dunque, il costo aggiuntivo ammonterà solo a 1,5 miliardi di euro.
Anche il processo che ha portato al nuovo sussidio è particolarmente interessante: è attualmente in sperimentazione in 34 départements, le nostre province, e sottoposto all’esame di una commissione di esperti presieduta dall’ex vicepresidente della Banca Mondiale François Bourguignon, che entro la fine del 2008 dovrà valutarne l’efficacia.

CRITICHE

L’Rsa ha incontrato un successo bipartisan inedito anche per la politica transalpina. Tuttavia, alcuni economisti di rango, come Thomas Piketty, pur sottolineando la bontà dell’idea, hanno espresso dubbi sulla sua efficacia reale: sarà sufficiente a incitare al lavoro e a lottare contro la povertà con cifre così limitate?
Inoltre, parrebbe che le sperimentazioni, i cui risultati non sono ancora pubblici, non abbiano riscontrato effetti statisticamente significativi che giustifichino la riforma.
Altro punto in sospeso è quello della cosiddetta precarizzazione degli impieghi: la Rsa aiuterà sicuramente i lavoratori a tempo parziale, ma potrebbe anche trasformarsi in un incentivo per i datori di lavoro ad assumere solamente a tempo parziale, trasformando la “trappola della povertà” in “trappola del part-time”. Per il momento, l’alto commissariato alle solidarietà attive non ha saputo dare una risposta chiara, ma ha previsto la semplice creazione di un osservatorio dedicato a questo problema.

E IN ITALIA?

La riforma francese può essere un utile spunto anche in Italia. Nel nostro paese sono ormai diverse le proposte di un reddito minimo destinato a sostituire l’insieme di interventi a carattere assistenziale che più che uno strumento di lotta contro tutti i fenomeni di esclusione sociale, finiscono per  sovrapporsi in maniera disordinata e frammentata. (3) Rispetto alla Francia, in Italia  esistono tuttavia due ordini di problemi più marcati e sentiti: la creazione di un reddito minimo con una soglia di 400 euro per single senza figli potrebbe costare tra i 3 e i 6 miliardi di euro alla casse statali già notevolmente indebitate. (4) Inoltre, l’imponente tasso di lavoro sommerso e di evasione fiscale mette in dubbio l’efficacia di un tale strumento.

(1) In Francia, tutto il sistema fiscale e sociale si basa sul cosiddetto quoziente familiare: le tasse con annesse detrazioni e deduzioni, i sussidi, i contributi vengono tutti calcolati in base alla composizione del nucleo familiare. L’Rmi è calcolato in base a questa tabella:

Numero di figli                   Persona sola      Coppia

0                                             447,91€                  671,87 €

1                                             671,87 €                 806,24 €

2                                             806,24 €                 940,61 €

Per ogni figlio in più           179,16 €                 179,16 €

(2) Per il beneficiario è più interessante non lavorare perché le aliquote marginali di imposta effettive sarebbero molto alte (100 per cento e oltre) perché oltre al sussidio, si perdono le riduzioni e i vantaggi a esso collegati.
(3) Tra le diverse proposte, cito quella dettagliata di Rizzi, D e Rossi N., Minimo vitale e imposta sul reddito proporzionale in da Empoli D. e Muraro G. Verso un nuovo stato sociale. Tendenze e criteri, Franco Angeli 1997 e quella di Tito Boeri e Pietro Garibaldi in Un nuovo contratto per tutti, Chiarelettere 2008.
(4) A seconda del reddito considerato e dell’aggiustamento per potere d’acquisto a livello regionale. Stime in T. Boeri, O. Dessy, P. Garibaldi, P. Monti e M. Pellizzari, Per un atterraggio morbido, Preparato per il convegno della Fondazione Rodolfo Debenedetti “I Vantaggi dell’Italia”, Roma 22 marzo 2007.

 

Foto: l’Eliseo, da francediplomatie.fr

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COMMENTO A “UNA POLITICA FISCALE CONTRO LA CRISI”

28 commenti

  1. giovanni

    Prima di un reddito minimo garantito occore definire un salario minimo garantito per tutti. l’onere per l’abbattimento della povertà non può essere interamente ribaltato sulla fiscalità generale. le casse previdenziali devono garantire una pensione minima non di 500, ma di 700 euro. così come 700 euro dovrebbe essere il salario minimo per un mese di lavoro a tempo pieno.

    • La redazione

      In Francia esiste un salario minimo orario (SMIC) che garantisce circa 1000 euro netti mensili a chi lavora a tempo pieno. Come scrivo nell’articolo, però, essendo su base oraria, il salario minimo non protegge completamente  i lavoratori precari e a tempo parziale e la RSA interviene a integrarne il reddito.

  2. Andrea D

    D’accordo con le considerazioni sul debito pubblico e il sommerso, ma il costo superiore di implementare una misura del genere in Italia dovrebbe indicare che ce n’e’ ancora piu’ bisogno che in Francia (a meno di sostanziali differenze nella composizione demografica, che non mi aspetto). Quindi e’ un po’ self-defeating usare questo argomento solo in senso negativo. Volendo, si potrebbero ridurre le soglie utilizzate.

  3. giorgio cavallari

    Mi sembra un buon sistema, ma per l’Italia c’è il problema del lavoro in nero, dell’evasione fiscale massiccia, dello stato non riconosce la composizione del nucleo famigliare per una tassazione più favorevole delle famiglie. Quindi senza una riforma organica di ampio respiro non vedo che vantaggi potrebbe dare, se non ai furbi.

  4. Giuseppe Fedeli

    L’articolo afferma che in Italia l’imponente tasso di lavoro sommerso e l’evasione fiscale sono i fattori che metterebbero in dubbio l’efficacia dell’adozione di un reddito minimo. Quali misure sono adottate in Francia per verificare che il RSA non sia distribuito a chi non ne ha titolo?

    • La redazione

      Non sono previsti nuovi strumenti a parte i normali controlli antievasione già esistenti. L’evasione fiscale è comunque molto meno importante in Francia rispetto all’Italia. La domanda, tuttavia, mi permette di precisare che la RSA riduce gli incentivi ad evadere per i beneficiari che si trovano al limite delle fasce in cui è previsto il contributo dato che è possibile cumularla con gli altri redditi. A differenza del RMI, quindi, la RSA non sarà un incentivo trovare un lavoro in nero.

  5. Tarcisio Bonotto

    Scusatemi la solita sorpresa… Mi sorprende sempre quando, per sottolineare la necessità di un cambiamento, si ricorre a ciò che altri paesi hanno fatto o stanno programmando: il sistema elettorale alla Francese, o alla tedesca, la democrazia all’americana, etc. Perchè non si cerca o si studia un modello italiano, che sia italiano per le esigenze italiane? Perchè non si fa una proposta generale da parte di tutti gli intellettuali per un reddito basato sul quoziente familiare. E’ razionale e logico, estremamente pratico e le famiglie potrebbero tirare un sospiro di sollievo. Spendere di più per i bisogni primari…

  6. lucio

    Il nuovo sussidio pubblico francese mi sembra molto interessante e potrebbe essere una buona soluzione anche per l’Italia sostituendo tutti gli altri sussidi compreso la cassa integrazione. Sarebbe uno strumento sicuramente di maggiore equità sociale a condizione però di avviare una rigorosa verifica dei reali redditi delle famiglie italiane che l’attuale sistema non riesce a cogliere a causa della diffusa evasione fiscale. Il peso sui disastrati conti pubblici invece è solo apparente se teniamo conto delle migliori condizioni per lo sviluppo che si creano con il reddito minimo vitale e degli effetti sperabilmente indotti della maggiore convinzione e determinazione della lotta all’evasione fiscale.

  7. fab

    Ottimo provvedimento. Quando anche in Italia? Urge aumento dell’età pensionabile e riforma degli ammortizzatori sociali.

  8. marcello battini

    Non esprimo un giudizio sull’iniziativa francese che è ancora sotto osservazione in Francia, ma sicuramente è indispensabile che anche in italia sia fatto qualcosa del genere. Non ritengo che il problema finanziario (che esiste) debba impedire di fare qualcosa in questo settore. Esso potrebbe essere finanziato da una riduzione di costi nella gestione del sussidio, eliminando altre inutili sovrapposizioni,cui accenna lo stesso articolo, facendo pagare un contributo di solidarietà anche al P.I., accrescendo le imposte sui consumi di lusso (imposizione persecutoria). Per quanto attiene al lavoro nero ed all’evasione fiscale, suggerisco penalità elevate a chi chiede il sussidio, senza averne diritto (ad esempio: esclusione decennale dai benefici del welfare).

  9. stefano facchini

    In Italia una simile misura generalizzata di sostegno al reddito o alla sua mancanza è semplicemente inapplicabile ma non perché il nostro sia un paese di grandi evasori e ricchi lavoratori in nero ma per il semplice fatto che essa è una misura di buon senso.

  10. oliviero

    Una critica all’RSA. Il costo della vita e’ molto diverso in grandi citta’ e piccoli paesi, in Italia come in Francia. Inoltre, in Italia, varia enormemente dal nord al sud. Sarko non ci ha pensato?

    • La redazione

      No, la RSA non varia a seconda del costo della vita. In teoria lei ha ragione, sarebbe ottimo riuscire a differenziarla in base ad un indice del potere di acquisto. Tuttavia, vedo due difficoltà al proposito: dal punto di vista tecnico non è semplice avere un indice chiaro e univoco, l’ISTAT in Italia ci sta ancora lavorando. Dal punto di vista strettamente politico, poi non sarebbe immediato giustificare differenze su base territoriale.

  11. Davide Bukoro

    E’ strano come si consideri di concedere un reddito minimo da un lato e dall’altro non si consideri di diminuire l’imposizione fiscale per le stesse fasce di reddito. A parte la difficoltà di stabilire un quantum di reddito minimo o i problemi di distorsione del mercato che ne conseguono, non è strano e forse assurdo al tempo stesso che da un lato si tolga sotto forma di imposizione fiscale a tassi elevati e dall’altro si voglia aggiungere sotto forma di sussidio pubblico? Mi rammento di quanto diceva l’economista Murray Rothbard a proposito dell’imposizone fiscale sul reddito da lavoro dipendente pubblico, ossia che si tratta di una finzione in quanto i dipendenti pubblici pagherebbero imposte a loro stessi, meglio sarebbe se i loro stipendi fossero erogati già al netto! Allo stesso modo, nel caso in oggetto, meglio una politica fiscale sul reddito da lavoro dipendente più flessibile e finanziata da tagli di spesa pubblica che una politica di sussidi che incrementano il debito pubblico e forse hanno anche un impatto psicologico sul lavoratore inferiore rispetto allo stesso nel caso di una diminuzione delle imposte sul reddito.

    • La redazione

      Il Revenu de Solidarité Active è un sussidio "solidale" soprattutto con coloro che non hanno un lavoro o sono impiegati a tempo parziale remunerato al reddito minimo e che dunque o non pagano tasse o molto poche. Una riduzione dell’imposizione fiscale, dunque, non cambierebbe quasi nulla alla loro situazione di bisogno.*

  12. gian luca palmerini

    Penso che l’introduzione in un reddito minimo, in Italia, dovrebbe essere abbinato ad una riforma del mercato del lavoro e specificamente della Contrattazione collettva con un nuovo tipo di contratto (v. schemi Boeri e Confindustria) anch’esso base collegato ad un ulteriore salario di produttività che abbia, quest’ultimo una tassazione inferiore alla attuale progressiva a scaglioni in modo da fare avere al lavoratore una paga netta superiore. p.s.: non come la famigerata "detassazione degli straordinari" che apporta al massimo benefici di pochi euro (nell’ordine di 5-6 mensili) ed invece "venduta" forse per mancata conoscenza dai politici e commentatori vari come molto più pesante.

  13. Marco Francescato

    Il reddito minimo e’ una buona idea. Per la realta’ italiana va’ pero’ considerata e calibrata in base alle peculiarita’ del nostro paese. Le ragioni riguardano la particolarita’ del tessuto produttivo (tanti e piccoli), il sud, e il peso dell’economia sommersa. Per far funzionare con veri effetti di efficentizzazione del sistema, il reddito mininimo, bisognerebbe affrontare ,quindi, in parallelo anche una riforma del mercato del lavoro , la questione della formazione nell’eta’ adulta, e una riforma fiscale risolutiva capace di rendere il sistema trasparente ed equo con flussi tracciati e azzeramento dell’economia sommersa. Il concetto di reddito minimo è interessante proprio perche’, attraverso l’analisi delle possibili conseguenze, ci costringe ad affrontare anche questioni "dogmatiche" su cui MAI si arriva a delle conclusioni. Ne cito una, che parlando di reddito minimo diventa centrale: se si introduce il reddito minimo, e quindi un sistema di tutela per tutti i lavoratori, sarebbe saggio permettere alle imprese di poter usufruire di un maggiore spazio di manovra e poter affrontare con meno tensione e piu’ velocita’(importantissima) le sfide poste dalla concorrenza.

    • La redazione

      E’ ovvio che per rendere più efficiente e competitiva la nostra industria e il nostro paese sia necessario mettere in atto una serie di riforme complesse e generali. La RSA, tuttavia, ha come obiettivo solamente la fascia più debole della popolazione, particolarmente toccata dalla crisi attuale e in sé presenta caratteri originali e per certi aspetti "rivoluzionari".

  14. Francesco

    1) In Italia è presente un problema di responsabilità tra Stato e Regioni (è una cosa molto lunga…ma rientra nella questione dei livelli essenziali. Infatti un Rmg come quello francese in Italia rischia di fare la fine del Reddito di ultima istanza. 2) Un reddito minimo garantito in Italia (non molto diverso da quello Francese) dovrebbe costare circa 16 miliardi di euro (reperibili grossa parte con: l’adeguamento degli aumenti contrattuali dei lavoratori pubblici con quello del terziario; taglio degli assegni familiari; maggiore tassazione finanziaria; maggiore tassazione verso i soggetti con redditi superiori ai 25.000 euro). 3) Per evitare inclusione di falsi poveri si utilizzano ISEE e indicatore dei consumi come è stato fatto per il Reddito di cittadinanza in Campania. 4) Il vincolo verso programmi di inserimento occupazionale possono funzionare solo al nord. Al Sud è necessario introdurre al massimo programmi scolastici. 5) Con il Rmg andrebbe ridefinita la regolamentazione del mercato del lavoro (via cont. determinati e Articolo 18) 6) Infine nella sua gestione vanno definiti i Piani di zona e le relative responsabilità dei loro coordinatori.

  15. Giovanni

    Più che un reddito minimo garantito sarebbe migliore un sussidio alla disoccupazione finanziato con una qualche forma di assicurazione a carico dell’azienda e dello Stato e forse i salari di mercato sarebbero più elevati.

  16. Michele

    Come mai in questo articolo non si fa riferimento al RMI sperimentato dal primo governo Prodi e poi non rifinanziato dal centrodestra? Inoltre dove sono finiti i vostri articoli al riguardo?

    • La redazione

      L’RMI era un primo tentativo di reddito minimo in Italia, rivelatosi effimero al primo cambio di governo. La RSA, però, come avrà letto è uno strumento che intende superare l’RMI e renderlo più efficace.

  17. Paolo

    Un contributo per aiutare chi in questo momento è nel Ciclone della crisi. Per i prossimi due anni il 50%del rimborso elettorale ai partiti va bloccato. Vanno diminuite le indennità dei componenti il parlamento Almeno d’un 30-35%mensile, le pensioni superiori ai 2500- 3000 euro vanno altresì congelate per i prossimi due anni. Queste risorse dovrebbero confluire all’I N P S. Che ne è l’erogatore naturale. Queste richieste non vogliono assolutamente essere contro la politica,né contro i partiti,né tantomeno contro i pensionati. Credo in un ragionamento di buon senso in questo momento particolare chi è economicamente in vantaggio mette a disposizione una quota. Si potrebbe dire: vediamo ora chi è amico del Popolo. Paolo

  18. Ale

    Sono un 38enne attualmente disoccupato da ormai più di due mesi. In Italia viviamo una situazione vergognosa e da quarto mondo ! Chi me li paga questi mesi di inattività?? Ma si riesce almeno a capire, a parte il gravissimo danno economico, quanto può essere frustrante a livello psicologico e umano una situazione del genere, ovvero lavorare con contrattini di "somministrazione" di lavoro a tempo determinato per tre mesi si e tre mesi no. I politici ci hanno distrutto la vita, a me e quasi tuttta la mia generazione. Voi parlate di reddito minimo…ma non mi fate ridere: questi i soldi se li devono continuare a "pappare" loro, cosa volete che gliene freghi dei cittadini disoccupati, dei precari, di chi ormai la vita gli è stata distrutta! Tutelano solamente i più forti con le varie casse integrazioni a chi ha già il sedere coperto, i metalmeccanici, Alitalia, e il popolo dei precari a vita invece?? E già, c’è la carità perpetrata attraverso la richiesta di disoccupazione con requisiti ridotti all’INPS, roba che se mi metto a fare il lavavetri è una cifra che guadagno in due tre giorni. Non ho null’altro da aggiungere se non che provo schifo, disgusto e repulsione per quella che era e non sento più la mia Patria.

  19. Gennaro

    In Italia è anormale, in Europa è normale avere il reddito minimo garantito. Ciò che in Europa è la base di un normale aiuto a chi non lavora, a chi ha perso il lavoro, chi ha difficoltà a trovarlo, ecc…, in Italia è ancora un dibattito tra i politici, sindacati, associazioni ecc.., come se si volesse occultare un qualcosa, facendo emergere, in realtà, l’individualismo ed egoismo che serpeggiano nel nostro Paese. Il reddito minimo garantito è un sussidio riconosciuto da tutti i Paesi europei come un diritto soggettivo: ne beneficiano coloro che non hanno un lavoro o hanno un reddito basso. L’Italia è fra le ultime posizioni in Europa per la percentuale di risorse assegnate alle famiglie in difficoltà, disoccupati-inoccupati, persone mature che perdono il lavoro "over 40" ecc, ma in Italia si chiacchiera e mai come oggi sta aumentando il divario nel mercato del lavoro tra gli iper-garantiti con privilegi, sprechi, ecc.., e i per nulla garantiti come le famiglie in difficoltà economica che per le istituzioni sono diventate invisibili.

  20. pietro versace

    Sono d’accordo e basta. Mi sono stancato di sentire sempre che le casse dello stato sono esangui. Ci si accorge del problema soltanto quando si deve intervenire sui meno abbienti. Sono disoccupato dal 15 gennaio c.a. come precario nella scuola. A risentirci.

  21. enzo mataluna

    Sono un tecnico di politiche sociali, coordino servizi della legge 328/2000 nell’ambito C1, provincia di Caserta. Quale integrazione sociale ci può essere senza lavoro e senza dignità? Se non si mettono migliaia di famiglie in condizioni almeno di sopravvivere, con un reddito minimo, anche la democrazia sarà compromessa. Gli enti locali non hanno alcuna risorsa per fronteggiare la povertà. Che faccio io alle migliaia di richieste di aiuto quotidiano?

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