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2009, SFIDA ALL’EURO *

Il 2008 è stato l’anno degli shock finanziari asimmetrici nell’area euro, ma il 2009 sarà quello dello shock economico simmetrico. Tutta Europa scivola in recessione e si profila l’ombra della deflazione. Serve dunque una risposta comune di politica monetaria. Che porti a zero i tassi di interesse e ampli l’offerta di moneta. I paesi che possono permetterselo dovrebbero adottare politiche fiscali espansionistiche. L’anno iniziato con la più grande sfida all’euro potrebbe diventare l’anno della sua salvezza. A patto che i politici agiscano. E nel modo giusto.

Quella che nel 2007 è iniziata come la crisi dei subprime, nel 2008 si è trasformata nella crisi globale del credito, nel 2009 è diventata la crisi dell’euro. E c’è chi ora prende in seria  considerazione l’ipotesi che un membro dell’area euro, la Grecia per esempio, possa ripudiare il proprio debito. Un evento che non solo danneggerebbe direttamente i bilanci delle singole banche, ma distruggerebbe la fiducia nell’intero sistema bancario e finanziario del paese. Nell’impossibilità di ottenere prestiti e di fronte agli immensi costi di ricapitalizzazione delle banche, il paese dovrebbe stampare moneta, ma per farlo dovrebbe abbandonare l’euro e reintrodurre la vecchia moneta nazionale.

DUE ALTERNATIVE

Il paragrafo precedente contiene molte premesse dubbie e non-sequitur logici: non sono pochi ad averlo osservato, da Willem Buiter a Wolfgang Munchau al sottoscritto. In primo luogo, che alla Grecia sia concesso di ripudiare il debito, è tutto da vedere. Un’alternativa esiste e consiste nella riduzione della spesa pubblica, nel taglio dei salari e in aiuti finanziari al governo senza soldi in cassa da parte dell’Unione Europea e del Fondo monetario internazionale.
Certo, sarebbe una alternativa assai dolorosa, che non piacerebbe a nessuno, salvo forse all’Fmi, che potrebbe approfittare dell’occasione per riaffermare il suo ruolo di “banca” per i paesi sviluppati. Contro i tagli al bilancio e la riduzione dei salari ci sarebbero dimostrazioni di piazza, i politici perderebbero consensi e i governi cadrebbero. E all’interno dell’Unione Europea non mancherebbero le resistenze a offrire aiuti finanziari agli Stati membri più problematici.
Alla fine, però, tutti ingoierebbero il rospo e andrebbero avanti, proprio come ha fatto il Congresso americano che prima ha tentato il “gran rifiuto”, ma poi ha approvato il piano di salvataggio per le banche da 700 miliardi di dollari, mentre all’orizzonte si profilava il disastro.
È vero che se la crisi attuale ci ha insegnato qualcosa è che non si dovrebbe mai sottovalutare l’abilità dei politici di fare la cosa sbagliata. Ma anche il più cieco dei politici può vedere che cosa è in ballo oggi: gli investitori fuggirebbero in massa dalle banche e dai mercati del paese che prendesse in considerazione l’ipotesi di abbandonare l’euro. Per quanto grave la crisi, i politici si renderanno pur conto che il tentativo di sganciarsi dall’euro, la renderebbe solo peggiore.
Altra lezione della crisi è che gli shock finanziari possono diffondersi in modo imprevedibile. Nessuno sa se il default della Grecia darebbe luogo a un crollo dei prezzi dei titoli di Stato irlandesi o italiani, facendo precipitare quei paesi in una piena crisi di debito pubblico e di sistema bancario. Ma nessuno vuole scoprirlo. Così, alla fine, l’Unione Europea dovrà superare la sua avversione ai salvataggi.

UN ERRORE L’ADOZIONE IRREVERSIBILE DELL’EURO?

Dunque, l’area euro resterà unita perché la decisione di entrare a farne parte è sostanzialmente irreversibile: uscirne è impossibile senza dar luogo alla più grave crisi finanziaria che si possa immaginare, un rischio che nessun governo può permettersi di correre.
Ma allora entrare nell’euro è stato un errore fin dall’inizio? Gli argomenti di chi era contrario all’unione monetaria si fondavano sull’esistenza di crisi asimmetriche: gli shock negativi che colpiscono alcuni paesi, e non altri, sono di gran lunga prevalenti e dunque era imprudente rinchiudere tutti in un’unica politica monetaria. Se gli shock asimmetrici avessero colpito paesi fortemente indebitati, questi non avrebbero avuto alcuna possibilità di utilizzare le politiche fiscali per stabilizzare la situazione. E senza meccanismi per affrontare simili situazioni, come un sistema di trasferimenti tra Stati, sarebbe rimasta la sola opzione di anni di deflazione e di disoccupazione a due cifre. Più prudente sarebbe stato invece permettere ai paesi indebitati di mantenere la possibilità di ridurre il tasso di cambio invece dei salari, per realizzare molto più facilmente quei miglioramenti di competitività così disperatamente necessari. È il classico argomento di buon senso a sostegno della flessibilità dei cambi.
E in parte, quello cui stiamo assistendo oggi è un chiaro shock finanziario asimmetrico. Paesi come la Grecia con problemi di debito e di deficit sono stati ora individuati dagli investitori che scappano da qualsiasi cosa emani il minimo sentore di rischio. Così come i paesi con le bolle immobiliari più pronunciate, l’Irlanda e la Spagna per esempio, soffrono la recessione più grave, ora che le bolle si sgonfiano e i problemi si diffondono all’intero sistema finanziario. Sono gli spread sui loro titoli di Stato a essere schizzati verso l’alto, è là che la produzione è caduta di più ed è là che la necessità di tagli ai salari è più acuta. L’unico mistero è perché gli investitori abbiamo impiegato così tanto tempo ad accorgersi di questi problemi, perché non abbiano individuato questi paesi sei mesi o un anno fa?

SHOCK FINANZIARI ASIMMETRICI E SHOCK ECONOMICI SIMMETRICI

Più passano i giorni e più è chiaro che il vero grande problema è lo shock economico negativo che colpisce l’intera area euro. I diversi paesi dell’area possono aver sofferto in modo diverso le turbolenze finanziarie, ma ora sperimentano tutti allo stesso modo le turbolenze economiche: tutti affrontano un crollo della crescita. La Germania, che pensava di essere immune alla crisi economica, vede ora crollare le esportazioni. E vede crescere la disoccupazione, che può essere finora contenuta, ma è la punta dell’iceberg, e non c’è più alcun dubbio sulla quantità di ghiaccio che sta sotto la superficie.
Questo shock è simmetrico: interessa tutti i membri dell’area euro. E ciò significa che è appropriata una risposta comune di politica monetaria. Aumenteranno le pressioni sulla Bce perché riduca a zero i tassi di interesse, aumenti l’offerta monetaria e permetta al tasso di cambio dell’euro di indebolirsi. (Una parte dell’aggiustamento, quest’ultima, che già inizia a verificarsi, senza che ci sia stato alcun intervento della Bce). Ora che la recessione e la deflazione incombono sull’area euro, questa è la risposta su cui tutti i membri dovrebbero trovarsi d’accordo e che può essere accompagnata da stimoli fiscali. E tanto meglio se sono i paesi con posizioni di bilancio relativamente più forti, come la Germania, ad applicarli in misura più ampia: il risultato sarà un aiuto dall’esterno, più che necessario, ai loro vicini più pesantemente indebitati e senza un soldo.

COSA DOVREBBE FARE LA BCE

Ovviamente, l’assunzione necessaria di tutto ciò è che i politici facciano la cosa giusta. La Bce dovrà abbandonare la sua ossessione per l’inflazione, ridurre a zero i tassi e ampliare l’offerta di moneta. La Germania dovrà liberarsi della fobia del deficit e applicare quello stimolo di bilancio di cui il paese, e tutta l’area euro, ha così disperatamente bisogno. Dopo aver a lungo opposto un ostinato rifiuto, entrambe si muovono ora nella giusta direzione, ma non c’è tempo da perdere.
Se il 2008 è stato l’anno dello shock finanziario asimmetrico, il 2009 è l’anno dello shock economico simmetrico. E proprio come quello appena passato è stato l’anno che più ha messo a rischio l’euro, questo può essere l’anno della sua salvezza. Perché ciò accada, però, i politici devono agire.

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AGLI ITALIANI COSTA ANCHE LA DISINFLAZIONE *

24 commenti

  1. Claudio Guglielmone

    Contro chi? dollaro, yen, che già sono a 0 o quasi come tassi, e che pure, ne3l caso dello yen, non si sono di certo svalutati nell’ultimo anno. O contro le divisa cinese, che è peraltro controllata da un governo che è in grado di farla muovere a suo piacimento? Mi pare che portare a 0 i tassi sull’euro sia inutile, e non faccia altro che rimandare e aggravare i problemi. I tassi sull’euro sono già molto bassi, il che non vuol dire che per finanziarsi le imprese debbano pagare molto di più del tasso di riferimento, a causa del clima di sfiducia. La soluzione monetaria secondo me è inefficace, e spero che la BCE continui a muoversi con prudenza. Visti anche i risultati delle mosse aggressive, pur lodati in altri tempi, della FED presieduta da Greenspan.

  2. Francesco Liucci

    Trovo puntualissima l’analisi dell’attuale condizione dell’euro e di Eurolandia, ma sono convinto che un’altro importante cambiamento che deve essere effettuato in Europa debba essere quello relativo al passaggio da autorità nazionali di vigilanza sul mercato mobiliare (Consob, Amf, Bafin, ecc.) ad un’autorità pienamente europea, con poteri di esecutivi. Ciò renderebbe più trasparente ed efficiente la vigilanza sui mercati mobiliari in Eurolandia e faciliterebbe un aggiustamento post-crisi equilibrato e senza aggravio delle asimmetrie già esistenti tra i diversi Paesi membri.

  3. Mirco

    La Comunita Europea come ente sovranazionale non ha praticamente debito. L’emissione di titoli di debito ( bot o btp europei) servirebbe a diversificare e nello stesso tempo a uniformare le diverse esigenze dei paesi dell’eurozona. L’italia con un debito /pil al 105% non può aspettare le manovre espansive tedesche per far partire le proprie industrie sperando in un aumento dei consumi tedeschi occorre un coordinamento europeo. Inoltre le banche a dimensione europea dell’eurozona necessitano di un quadro guiridico europeo e di una vigilanza europea. Che ne dite di una cassa depositi e prestiti che elargisce mutui a lunghissima scadenza agli stati dell’eurozona e si fanno sparire dalla circolazione titoli di stato e si elimina il discorso degli sprad e robe simili? .Prima di azzerare i tassi ed entrare nella trappola della liquidità e innescare processi inflazionistici futuri e togliere le armi alla BCe bisognerebbe provare. In questo mod tutti i paesi potrebbero attivarsi per politiche fiscali di espansione.

  4. Luciano

    Si dovrebbe tornare ai cambi fissi? Esiste un lavoro di Giavazzi e Giovannini di alcuni anni fa dove si mostra che in presenza di shock asimmetrici anche i cambi fissi rappresentano una soluzione desiderabile.

  5. Leopoldo Rodà

    Premesso che la vera palla al piede della nostra economia è il debito pubblico di circa 1650 euromiliardi, che la lobby finanziaria, attraverso i suoi rappresentanti nei vari ministeri economici e nelle banche centrali, difende strenuamente dagli attacchi di chi vorrebbe un suo abbattimento (c’è chi ne propugna la ricusazione secca, chi il parziale accollo ai privati, chi una "una tantum secca e forzosa" sulla ricchezza finanziaria delle famiglie, ecc.), io penso sia possibile, ora o mai più, intervenire attraverso la cessione forzosa, ai possidenti finanziari privati, di una quota di patrimonio pubblico, per una consistenza pari ad almeno il 40% del debito (1650 x 40% = 660 miliardi), riportandolo in linea con quello degli altri paesi europei. Con ciò lo Stato avrebbe subito i margini per una forte manovra economica espansiva e di riequilibrio sociale, ponendo l’Italia ai primi posti nel rating mondiale. Per i privati cambierebbe ben poco (meno 660 di ricchezza finanziaria = più 660 di ricchezza patrimoniale). Ma temo che ad impedire che ciò avvenga sia proprio la lobby finanziaria: e dove li trova tassi di interesse certi pari al 4,50%? Teniamoci, quindi, questi tassi!

  6. Mattia

    Interessanti ed illuminanti considerazioni! Soltanto con riesco a conciliare la teoria dei tassi in tutto questo processo. Considerato il grande disavanzo americano, il dollaro dovrebbe indebolirsi per riallineare gli squilibri internazionali, ovviamente a discapito dell’Euro (quando forse non è dato sapere), come peraltro sostenuto da una larga parte dell’attuale teoria economica. Ora, se per far fronte all’attuale crisi l’Euro dovrebbe al contrario rafforzarsi, mi chiedo quale dei due effetti sarà prevalente e magari il più auspicabile per intravedere l’uscita dall’attuale situazione. Chissà cosa ne pensa in proposito.

  7. Stefano Facchini

    Con l’introduzione dell’euro in assenza di flessibilità dei tassi di cambio l’unica alternativa per i paesi indebitati di restare competitivi è puntare sulla flessibilità del lavoro e dei salari ed infatti da anni le "riforme" di quasi tutti i governi europei vanno in quella direzione. L’Italia, appesantita da decenni di mercato del lavoro ingessato, clientelare e totalmente privo di meritocrazia aveva in effetti bisogno di qualche scossone, ma come sempre da noi le mezze misure non esistono, e dopo la resa sindacale conquistata alla causa dello "sviluppo" in senso liberista, si è ora esagerato in concessioni alle potenti lobbies confindustrial-finanziarie del paese. Non credo esistano margini per parlare da noi di tagli ai salari anche se la riforma contrattuale recentemente, firmata da quasi tutte le parti sociali, tende a spostare la responsabilità salariale dal datore di lavoro al lavoratore stesso attraverso la trappola della produttività, va decisamente vista in quell’ottica. E’ il classico esempio di umanità al servizio dell’economia mentre dovrebbe essere il contrario.

  8. nat

    Sarebbe intelligente agire immediatamente riducendo i tassi allo zero ma ciò presuppone intelligenza pronta, cosa che i burocrati europei dimostrano di non avere. Ci ridurranno a mal partito e c’è ben poco da sperare. Saranno i mercati a fare giustizia, tra non molto purtroppo. Gongolano di avere un euro forte e le industrie chiudono una dopo l’altra. Intanto la sfiducia dilaga insieme ai debiti dei vari paesi. Dove arriveremo con questi incapaci?

  9. carlo rossi

    Quando pochi mesi fa si temeva che il grano mondiale non bastasse più a sfamare la popolazione mondiale, quando si temeva che le riserve mondiali di petrolio non bastassero più a far camminare il mondo per l’enorme accresciuto fabbisogno delle economie emergenti dell’Asia e dei 3 miliardi di persone che stavano affacciandosi sulla scena mondiale in qualità di consumatori, si paventava un petrolio a 500 dollari. Oggi a distanza di pochi mesi il mondo è in recessione, i consumi crollano. Qual è la verità? Sono spariti dalla scena 3 miliardi di persone? Hanno deciso di non mangiare più, di non vestirsi più? Qual è la verità?

  10. Daniel B.

    Debito pubblico, debito privato… Ma pur sempre di debito si tratta, ossia di soldi prestati che devono essere restituiti. E se la vera radice del problema fosse il signoraggio bancario?

  11. Giuseppe M.

    Non sono un economista nè ho stuidiato economia, ma era normale che prima o poi la crisi sarebbe arrivata e pure pesante, specialmente in Italia. Dall’introduzione dell’euro i prezzi di qualsiasi genere sono raddoppiati, dalle case al settore dell’abbigliamento, quindi chi prima poteva tranquillamente, parlo della classe media, permettersi un determinato tenore di vita solo con i soldi che guadagnava, dopo l’introduzione dell’euro, per mantenere quel tenore di vita è stato costretto ad indebitarsi attratto anche dal credito facile e dai bassi tassi d’interesse, perchè ricordiamoci che i tassi d’interesse sono stati sempre bassissimi rispetto a non moltissimi anni fà, solo che il debito da contrarre è enormemente superiore. Per concludere non capisco perché la BCE, banca privata a tutti gli effetti, stampa l’euro di sua proprietà incassa i diritti di signoraggio gli interessi e non ultimo pure i diritti di copyright, mentre il valore alla moneta lo danno i cittadini europei con il loro lavoro e con lo scambio di merci beni e servizi. Sarà il problema quello della sovranità monetaria dei popoli?

  12. Paolo Guglielmetti

    Neanche io sono un economista professionista però una osservazione mi sento di farla. Quella della BCE per l ‘inflazione è, è vero, una ossessione ereditata dalla Bundesbank tedesca; L’inflazione d’altra parte è un mostro da combattere e che distrugge i risparmi dei cittadini virtuosi e le politiche che si basano sulle svalutazioni competitive della moneta sono nel lungo termine sempre perdenti. Meglio incentivare i paesi a rendersi competitivi agendo sulla produttività. Ancora più importante mi pare il fatto che azzerando i tassi d’interesse applicati dalla Banca centrale, rendendo così gratuito il prestito di ultima istanza al sistema bancario, le autorità monetarie " scaricano " l ‘arma a loro disposizione. Cosa potranno fare dopo per favorire l ‘offerta di base monetaria ? Ricordiamoci della trappola deflattiva in cui il cui è caduto il Giappone e che ne ha bloccato lo sviluppo dell’ecomia per un decennio.

  13. Filippo Biscarini

    Premetto che non sono un economista, pur avendo studiato la materia. Però non sono affatto convinto che abbassare i tassi sia la mossa giusta per affrontare la crisi. Crisi che in grossa parte è stata dovuta al denaro facile degli ultimi anni: tassi bassi (pensiamo alle mosse di Greenspan per uscire dallo scoppio della bolla della New Economy), credito al consumo, mutui per tutti (addirittura sul 110% del prezzo dell’immobile!). Quindi curare la malattia con lo stesso "veleno" non mi sembra un’idea geniale. Forse se la BCE avesse lasciato i tassi invariati, sorprendendo i mercati, oggi non avremmo assistito all’ennesimo crollo delle borse. Lasciare i tassi invariati avrebbe dato un segnale di stabilità, ciò di cui più c’è bisogno in un sistema finanziario, economico e sociale. Si dovrebbero provare altre medicine, anche amare, ma che almeno rimuoverebbero la causa del problema (o per lo meno una di esse). Gonfiare ancora le bolle porterà solo a nuove catastrofi, temo (iperinflazione, squilibri, speculazioni sui cambi, tempeste monetarie e chi più ne ha più ne metta).

  14. gusi

    Visto che la crisi prima o poi finirà, tutta questa iniezione di liquidità dovrà venire assorbita, ma come, con inflazione? Non riesco a capire come una crisi nata dai debiti privati possa essere curata con altro debito, in questo caso pubblico, che poi ci troveremo sulle spalle. Tutte le azioni di sostegno intraprese finora non mi sembra siano state accolte con favore dai mercati. Forse perchè non vanno nella direzione giusta? Qualcuno mi spieghi, perchè mi fa molta più paura il dopo che non l’ adesso.

  15. Claudio Meinardi

    Avete mai visto una crisi economica basata su un fatto reale? Io non ne ho mai viste. Un terremoto, un ciclone, un’inondazione, persino una guerra. Sono tutti fatti che (seppure terribili) fanno crescere l’economia, considerata nel suo complesso. In questi casi tutti ritengono indispensabile ricostruire. Non servono maggioranze. Ciascuno fa la sua parte, e l’economia decolla. Nessuno sta a guardare se i soldi sono ben spesi. Nessuno fa i conti in tasca al vicino. Nessuno pensa che non sia giusto concedere credito a una persona che ha visto distrutta la propria casa e a perso i propri figli. Una crisi economica viceversa è sempre causata da se stessa. E’ una crisi di fede nella vera religione del mondo occidentale: il denaro. Se ne esce sempre con qualcuno che ha un’idea abbastanza folle da mettere d’accordo tutti, o da un fatto disastroso – tipicamente una guerra – che rende la politica irrilevante. Come è possibile che ci sia sempre budget per fare una guerra e mai per costruire strade, dar da mangiare ai poveri o costruire città o progettare auto che non inquinano?

  16. andrea

    Trovo incredibile che ancora si parli di uscire dalla crisi aumentando l’offerta di moneta. Mi pare evidente che questa crisi e` stata causata proprio dall’eccesso di moneta, generato per anni se non decenni e con ogni pretesto dalle Banche Centrali di tutto il mondo, unito al flusso incessante di pagamenti di interessi da parte di Stati fortemente indebitati. Questa moneta in eccesso non riesce a trovare impiego nell’ economia ormai matura e nei mercati saturi dell’Occidente, e provoca allora ogni sorta di squilibri, nel conundrum dei tassi lunghi USA quindi nella bolla immobiliare e nel subprime, nel bubbone del mercato dei CDS, ormai di gran lunga superiore all’intero mercato azionario, nella speculazione sulle materie prime e conseguenti variazioni estreme di prezzo, in un’inflazione generalizzata e persistente su opere d’arte, preziosi, collectibles, e persino in forma leggera sui prezzi al consumo, malgrado la deflazione strutturale legata a una cronica sovraproduzione. Curare questi mali con ulteriore erogazione di moneta, è come curare un indigestione con un banchetto nuziale: sara` per questo che l’oro unica vera moneta e` bruscamente ripartito al rialzo?

  17. Italo Nobile

    Non sono affatto convinto che l’abbassamento dei salari verrebbe digerito. In Grecia già c’è stato qualche attentato terroristico. Io non sveglierei il can che dorme. Oltre tutto, poichè questa crisi, prima che finanziaria, è crisi da bassi salari, io i salari non li abbasserei.

  18. Maurizio Faré

    Se dall’euro nessuno Stato puo uscire se la Ue non puo permettersi che uno Stato suo membro vada in default allora vuole dire che non esiste debito della Grecia, dell’Italia o della Germania ma solo un grande debito dell’Unione Europea ne consegue che bisogna creare strumenti di decisione politica europee, di decisione economica europee e di sorveglianza europee. Ormai siamo su una stessa barca: l’Europa con tanti tappi che sono le nazioni se uno salta è tutta la barca che affonda. Da questa crisi se avessimo politici coraggiosi come lo sono stati i nostri padri nel 1956 e se avessimo economisti lungimiranti e innovativi ne usciremmo con una grande e moderna Europa. Una idea in questa direzione è quella di Mirko in "è piu semplice di quanto sembra".

  19. Orazio Vecchio

    La crisi economica e come uscirne. La crisi è complessa ma la soluzione è più semplice di quello che si pensa, e arrivare alla soluzione che diventa difficile. Perché e difficile arrivare alla soluzione ? Diventa difficile perché bisogna modificare regole che chi l’ha imposte farà di tutto perché non si modificano. E’ evidente che se la crisi è economica, a che fare con il denaro, e come tutti sanno il denaro è potere. Da sempre chi ha il potere detta le regole e queste, il potente li vuole sempre a suo favore. Si sa anche che il potere è mutabile, quindi cambiare le regole in astratto è possibile, il difficile e cambiarle nel concreto. Sono passati oltre 60 anni dalla seconda guerra mondiale e da allora il mondo è cambiato, ed è diverso anche dal 1971 dove collassò anche il sistema Bretton Woodos. Oggi l’ordine mondiale sia politico che economico è diverso, è finita la guerra fredda, ed è finita la contrapposizione tra le diverse visione della società. Da tempo è fallita la visione socialista della Società, anche il capitalismo è arrivato al capolinea, almeno così come ci era stato prospettato e decantato.

  20. Carlo Bianco

    L’immissione di liquidità nel mercato ad opera della BCE è la strada obbligata per evitare un ulteriore peggioramento della crisi. Il costo? Immediatamente l’inflazione, e poi svalutazione dell’euro nei confronti delle monete dei paesi emergenti (anzi emersi!). E’ il dazio che l’economia occidentale deve pagare a quei paesi che producono con maggiore competitività i beni che consumiamo. Aspettiamoci quindi un periodo di inflazione ma anche un periodo di ripresa economica. Partendo da un (o più) gradino più basso di quello in cui eravamo quando siamo entrati.

  21. Gianni

    Dalla lettura di articoli come questi si capisce a quale massa di nonsensi si sia ridotta la scienza economica. La crisi è dovuta semplicemente al più spaventoso esperimento monetario compiuto nella storia dell’umanità dai piu’ accaniti seguaci di John Law. Nell’ultimo decennio FED e BCE (ma l’esempio vale per tutte le banche centrali) hanno quasi raddoppiato la quantità di moneta in circolazione manipolando inoltre al ribasso i tassi di interesse a livelli inostenibilmente bassi Se questa misura ha comportato la distruzione di un immenso potere d’acquisto a carico di lavoratori e percettori di reddito fisso a favore dei profitti, distrutto gli immensi recuperi di produttività ottenuti grazie alla comparsa di produttori come Cina e India, distrutto l’accumulazione di risparmio variabile da cui dipende il nostro benessere futurio, ha anche falsato le decisioni di imprenditori che hanno sottostimato il costo dei loro investimenti, allungato il loro periodo di recupero, (pay-back), optato per sistemi produttivi piu’ capital intensive. Indotti in errore da tassi bassi e una quantità di moneta immensa cui non corrispondeva risparmio reale.

  22. christian

    Perché portare a zero i tassi di interesse! Mi risulta che il Giappone sia da 10 anni in recessione e la decisione di lasciare i tassi tra lo zero e lo 0,50 non ha portato nessun giovamento all’ economia del paese.

  23. night fox

    Non servono maggiori interventi, servono solo i migliori. Però, non sono le persone migliori a decidere gli interventi.

  24. Vittoria

    I politici? Muoversi? Queste parole non vanno per niente d’accordo, secondo me. Si umiliano tanto per un voto durante la campagna elettorale e poi? Lasciamo perdere. Tutto fumo e niente arrosto!

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