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PER IL NUCLEARE UN CONSENSO MUTANTE

Con gli accordi intergovernativi e industriali siglati nel vertice italo-francese, ritorna alla ribalta l’interesse verso l’energia nucleare e una sua eventuale nuova partenza in Italia. Peraltro se ne parla, e molto, da mesi. E dai sondaggi sembra che vi sia una solida crescita del partito del nucleare nell’opinione pubblica. Ma a orientare il consenso contribuisce una molteplicità di fattori, la cui incidenza può variare sensibilmente a seconda di tempi e contesti di riferimento. Senza dimenticare la caratteristica di tecnologia sistemica propria dell’energia elettronucleare.

 

L’attenzione verso l’energia nucleare e una sua possibile ripresa in Italia, dall’ultima campagna elettorale in poi, è sempre stata alta. I diversi sondaggi diffusi sul tema nel corso degli ultimi anni mettono infatti in evidenza una solida crescita del partito del nucleare nell’opinione pubblica.

IL PARTITO DEL NUCLEARE

La tabella qui sotto sintetizza alcuni risultati significativi, tratti da varie rilevazioni. (1)
Balza subito agli occhi che la percentuale degli intervistati favorevoli alla produzione di energia elettrica da centrali nucleari localizzate sul territorio nazionale si attesta, in tutti i casi, attorno al 50 per cento.

 

Tabella 1 – Principali orientamenti sul nucleare in Italia

  Favorevoli/D’accordo Contrari/Non d’accordo
Localizzazione degli impianti sul
territorio nazionale

Demos – Demetra 46,8%

GfK Eurisko 53%

ISPO 47%

Demos – Demetra 44,1%

GfK Eurisko 30%

ISPO 35%

Localizzazione degli impianti nella
propria provincia di residenza

Demos – Demetra 41%

GfK Eurisko 54%

Demos – Demetra 50,2%

GfK Eurisko 30%

Utilità del nucleare per l’abbattimento
dei costi per energia

Eurobarometro 59%

GfK Eurisko 66%

Eurobarometro 21%

GfK Eurisko 16%

Prevalenza dei benefici derivanti dal
nucleare rispetto ai rischi connessi
Eurobarometro 26% Eurobarometro 55%

Si possono trarre molte considerazioni da queste risposte. Tuttavia, una premessa è doverosa. Quando si discute di nucleare, spesso si fa riferimento all’alto costo dell’energia in Italia: è opinione comune che l’introduzione di produzione elettronucleare nel nostro mix di generazione porterebbe de facto a bollette meno salate (si veda, ad esempio, la terza riga della tabella). È un’impostazione, tra l’altro, che sembra collegare l’appoggio all’energia elettronucleare a una tendenza più ampia, ovvero l’acquisizione di una maggiore consapevolezza dei propri consumi da parte del cittadino/consumatore, cosa che va comunque accolta con favore.
Tuttavia, il consenso crescente verso il nucleare non può non destare una certa sorpresa, specie se ci si ricorda che nel nostro paese la localizzazione di nuove infrastrutture raramente viene accettata con favore dai territori interessati. Nonostante in questi casi l’assenza di fenomeni di opposizione locale sia normalmente un’eccezione più unica che rara, la percentuale dei favorevoli alla localizzazione di impianti nucleari nella propria provincia di residenza è inferiore solo del 6 per cento rispetto a quella di coloro che in generale ne accettano la costruzione in Italia, secondo la rilevazione di Demos – Demetra, mentre la percentuale è identica al caso nazionale nella rilevazione GfK Eurisko.

IL NODO DELLA LOCALIZZAZIONE

Occorre però avere una certa cautela prima di concludere che da un effetto Nimby (Not In My Backyard ) si passi direttamente al suo contrario, al cosiddetto Pimby (Please In My Backyard). Si prenda come riferimento il dato citato alla quarta riga della tabella, che mostra un netto squilibrio nel rapporto fra benefici e rischi percepiti a favore di questi ultimi. A orientare il favore o la contrarietà verso l’energia nucleare, possono infatti intervenire in maniera preponderante altri fattori, che possono non essere percepiti come rilevanti dalla popolazione interpellata nei sondaggi, qualora questi vengano condotti in un contesto di carattere generale. A nostro avviso, bisogna dunque considerare la differente incidenza dei fattori di rischio rispetto ai benefici quando ci si muove dalla polarizzazione fra posizioni di favore o contrarietà a un’indagine effettiva circa la fattibilità di una determinata localizzazione.
A scopo esemplificativo, riprendiamo una rilevazione effettuata in Giappone, che riguarda proprio  il diverso orientamento della popolazione a seconda che siano considerate situazioni di generico appoggio alla produzione da fonte nucleare o una localizzazione specifica delle centrali (i valori sono espressi come coefficienti standardizzati di correlazione). (2)

Tabella 2 – I fattori più rilevanti alla base dell’accettazione del nucleare in Giappone

  Impatto sulla scelta: fattori che
determinano il consenso verso
il nucleare (caso generale)
Impatto sulla scelta: fattori che
determinano il consenso verso
il nucleare (localizzazione specifica)
Rischi percepiti 0,31 0,39
Benefici percepiti 0,36 0,23
Fiducia nelle istituzioni 0,18 0,26

Fonte: Tanaka, 2004.

Emerge un chiaro spostamento nei fattori che incidono di più rispetto all’orientamento nei confronti del nucleare. Nel caso in cui venga considerato il problema in generale, il beneficio percepito dalla popolazione è il fattore con la maggiore influenza. Nel caso, invece, di specifica localizzazione degli impianti, questo elemento passa in secondo piano, rispetto al rischio percepito e alla fiducia da parte dei cittadini nelle istituzioni pubbliche.
La questione del consenso è dunque da intendersi in senso lato. Il problema peculiare, trattandosi di una fonte di energia tecnologica e sistemica, non è costruire un impianto (o cinque o dieci), ma realizzare un programma nucleare.
I tempi richiesti, giocoforza, coinvolgono più legislature; è indispensabile quindi la condivisione fra le forze politiche di indirizzi e azioni. Negli accordi, poi, devono essere necessariamente coinvolti gli enti locali (ex articolo 117 della Costituzione).   
Né va trascurato che l’attuazione di programmi nucleari richiede il buon funzionamento di un sistema organizzato complesso, caratterizzato da interazioni soggetti istituzionali e non, che devono muoversi alla stessa velocità, vale a dire con gradi di efficienza, e livelli di consenso, comparabili.  
Nella passata avventura nucleare (o atomica, come si diceva una volta) italiana, specie negli anni Settanta e Ottanta, è sembrata mancare un’adeguata funzionalità sistemica: forse è bene ricordarsene.

PER SAPERNE DI PIÙ

– De Paoli L., “L’Italia e l’opzione nucleare”, Italianieuropei pp. 134 -141, 4.2008. 
– Fondazione EnergyLab (a cura di), “Rapporto preliminare sulle condizioni per il ritorno all’energia elettronucleare in Italia”, settembre 2008.
– Zorzoli GB., “Alcune riflessioni” in L’ opzione nucleare in Italia: Quali prospettive? (AA.VV.), 2008.

(1) Le rilevazioni considerate sono Demos – Demetra, “Gli Italiani e l’energia nucleare”, indagine condotta con metodo CATI su un campione di 1300 persone, nei giorni 1-8 ottobre 2008. Eurobarometro, “Europeans and nuclear safety”, Eurobarometer Survey 271, Febbraio 2007 (indagine condotta da Abacus per Eurobarometro tramite interviste dirette su campione di 1005 persone). GfK – Eurisko, “Stato e prospettive dell’opinione pubblica sul nucleare in Italia”. Ricerca basata sull’integrazione di rilevazioni qualitative – condotta nell’autunno 2007 su 4 gruppi ideativi di segmenti dell’opinione pubblica italiana e tramite 48 colloqui con l’opinione pubblica territoriale – e quantitative – applicazione di questionario strutturato, tramite metodo CATI, su due campioni di 1500 e di 1600 individui (segmento prossimale, ovvero sulla popolazione residente nel raggio di 30 km rispetto agli impianti nucleari dismessi sul territorio nazionale. ), tra febbraio e marzo 2008. Ispo, “Gli Italiani e il nucleare”. Ricerca effettuata tramite metodo CATI su campione di 975 casi, nei giorni 18-21 ottobre 2007.
(2) Gli indici di correlazione citati nel testo sono stati ripresi da Tanaka Y., “Major Psychological Factors Determining Public Acceptance of the Siting of Nuclear Facilities”, Journal of Applied Social Psychology, pp. 1147 – 1165, 2004, 34, 6. Il lavoro ha messo in relazione, tramite un modello di regressione lineare, la posizione degli intervistati nei confronti del nucleare (variabile dipendente), con le posizioni degli stessi in merito a percezione dei rischi, percezione dei benefici e fiducia nelle istituzioni (variabili indipendenti stimate tramite questionario di controllo), stimando tale influenza entro un intervallo di valori compresi fra 0 (mancanza di correlazione) e 1 (massima correlazione).

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LA RISPOSTA AI COMMENTI

46 commenti

  1. Paolo

    Da un punto di vista economico, conviene installare centrali nucleari? È sostituibile con altre fonti energetiche, quali solare o eolico, considerando non solo gli effetti quantitativi legati al costo dell’energia attuale ma anche alla messa in atto di queste centrali, che potrebbero risultare non tempestive rispetto ai problemi attuali? Nel 2020 il costo dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici o eolici sarà maggiore o minore di quelli del nucleare? In quanti anni c’è il ritorno dell’investimento sull’energia nucleare, paragonato a quello sull’energia solare o eolica?

  2. Adriano

    … Speriamo solo che sia l’ultimo. Anche Napoleone e Hitler si son dovuti fermare contro la loro volontà. Si tende – anche da parte di lavoce.info – a prendere molto, troppo sul serio il discorso sul nucleare, poi si riprenderà sul serio quello del ponte sullo stretto. Ma perché non pensiamo ad un bel tunnel sottomarino per Lampedusa? Si dà per scontato che chi ci governa lo faccia con raziocinio, avendo il 45% dei consensi di un popolo saggio come il nostro. In realtà non ci sono piani strategici, non ci sono analisi differenziali, non ci sono naturalmente i soldi… Pensiamo solo in quale scenario dovrà essere fatto un prelievo dell’1,5-2,0% del Pil nazionale: un’economia in depressione, una decrescita certa e tutt’altro che felice. Qualcuno pensa veramente che sarà semplice spendere nei prossimi 3-4 anni per (forse) risparmiare tra 20 anni? Non conviene imparare a risparmiare subito? Si può vivere meglio consumando meno energia. Noi italiani abbiamo la fortuna di farlo in un posto senza combustibili fossili ma discretamente assolato e ventoso e perfino vulcanico, cioè con acqua calda nel sottosuolo. Non serve sognare tanto e nemmeno delirare, basta aprire gli occhi.

  3. Antonello

    Trovo incredibile che quando teoricamente le centrali nucleari entreranno in funzione i promotori avranno circa 90 anni decidendo così il futuro dei nostri figli. Anche in Finlandia stanno ripensando sul nucleare e poi in un paese dove non si riesce a smaltire correttamente i rifiuti come si può pensare che con le scorie nucleari possa avvenire in modo sicuro?

  4. Michele Giudilli

    Da qui al 2020 può succedere di tutto. Io non capisco l’accanimento per il nucleare. Ormai per l’Italia è un treno perso, dovremmo metterci l’anima in pace. Da qui al 2020 dovremo avere il 20% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, che è un processo graduale e in divenire e gli impianti rinnovabili si installano in meno tempo con impatti abbastanza bassi se non nulli e senza rischi. Poi da alcune parti leggo che lo stesso project financing per il nucleare presenta delle incognite per l’aumento dei costi durante la realizzazione, come accade alla centrale EPR (mi sembra) in costruzione in Finlandia. Quindi voglio vedere all’atto pratico chi finanzierà le centrali. Piuttosto basterebbe sfruttare al massimo il nostro potenziale rinnovabile: solare (grosso potenziale), idem per l’eolico, senza contare l’enorme giacimento geotermico che abbiamo nel Tirreno e in Toscana. Se ci fosse la giusta volontà politica, che mi pare vada da tutt’altra parte. Piuttosto questi sondaggi mi fanno capire di quanto siamo incredibili noi italiani: 20 anni fa contro il nucleare. Oggi tutti a favore. Il bello che all’epoca il referendum non prevedeva nemmeno la chiusura delle centrali….

  5. emanuele q.

    Siamo sempre in controtendenza rispetto al mondo. 3° debito pubblico al mondo e i ai nostri figli/nipoti accolleremo tra i 40 e i 50 Miliardi di Euro di costo per 10 centrali, se tutto va bene. Il costo dell’uranio è destinato a triplicare se tutto va bene. Dovremo militarizzare intere aree del nostro paese, magari deportando la popolazione come nell’ URSS del PCUS. Tutte le mafie italiane sono molto interessate all’affare(vedi smaltimento rifiuti tossici). Questi costi saranno messi sulla bolletta elettrica di ogni cittadino Italiano e saremo felici, perché saremo un po più fosforescenti e più poveri.

  6. federico

    Da qualche settimana è tornata alla ribalta la questione del nucleare, tutti ne parlano. Ci sono i “contro” (sono pericolose e dannose per l’ambiente…e le famose scorie dove le mettiamo che non riusciamo neanche a smaltire dell’immondizia!?) e quelli a favore (si auspicano una diminuzione dei prezzi dell’energia, dipendiamo da terzi…ecc…). Quello che mi premeva maggiormente sottolineare però è questo: perché dobbiamo intraprendere questa strada!? Arriviamo 10 – 20 anni in ritardo rispetto agl’altri paesi! Le vie da seguire sono altre e riguardano le energie alternative alle quali i paesi più evoluti, almeno culturalmente, si stanno interessando. Certamente non saranno di immediato realizzo, ma lo è forse la messa in opera di una centrale!? E per cosa…trovarsi fra 10 anni con una tecnologia, non dico obsoleta, ma che di sicuro non potrà essere e non sarà la “più sostenibile”! Perché non possiamo essere noi i pionieri (anche se questa via è bella e già aperta da tempo!) per una volta!? Ho sentito parlare di “know – how francese”!?…ma se sono italiane molte delle persone che hanno contribuito a crearlo! Per una volta facciamo noi qualcosa di innovativo!

  7. marco l.

    Più invecchio più condivido le perplessità di Bourdieu sull’incidenza dei sondaggi nei processi elettorali e decisionali di una democrazia. Quanti degli intervistati, infatti, conoscono le attuali magagne della Sogin SpA nello smaltimento delle scorie radiottive in Italia? Quanti si pongono il problema del perché adottare una tecnologia, il nucleare di terza generazione, che presto diverrà obsoleta? Quanti sanno che, come per i rigassificatori, anche stavolta una multinazionale francese vende all’Italia un prodotto che non riesce più a piazzare in nessun altro paese industrializzato? A mio parere pochi, ma davvero pochi, sanno. I nostri rappresentanti politici e istituzionali, al contrario, dovrebbero sapere e sta nelle loro mani la responsabilità di una scelta sui cui c’è davvero poca propaganda da fare.

  8. marco

    Convenienza Economica dell’impianto. Negli usa sono operativi 104 reattori, la maggior parte sono molto profittevoli perche’ costruiti tra il 1966 e 1986 a un costo attualizzato di 3 Bln $ e venduti agli attuali operatori a meno di quanto costo’ realizzarli (secondo il Congressional Budget Office). Oggi costerebbero trai 5 e i 12 Bln $. (Steve Kidd 22 August 2008. "Escalating costs of new build: what does it mean?". Nuclear Engineering International. ) I conti tornerebbero ancora se gli impianti foserro valorizzati al nuovo costo di sostituzione? No. Convenienza del Combustibile Il costo del uranio e’ passato tra il 2005 e il 2007 da 44 $/ kg a 249$/kg. Cosa accadra’ quando entreranno in funzione tutte le centrali che Cina e India stanno costruendo? L’andamento del prezzo del petrolio dovrebbe suggerirci qualcosa.. Inquinamento La centrale nucleare non produce CO2, ma l’estrazione e raffinazione dell’uranio si. L’ intera filiera della generazione nucleare si scopre che il ciclo dell’ uranio elettrico piazza nell’atmosfera CO2 comparabili a quelle emessa dagli impianti di generazione a ciclo combinato di gas. (Sergio Zabot, stratega energetico-ambientale della Provincia di Milano).

  9. tiberio

    La questione appare complessa e cerco di esprimere delle domande non essendo un tecnico. il primo punto della questione nucleare è il precedente referendum. da un punto di vista giuridico la validità di una scelta referendaria è destinata a decadere semplicemente perchè è passato del tempo tra la sua effettuazione e le scelte attuali? Inoltre, indipendentemente dalla validità temporale del referendum, la scelta di reintrodurre il nucleare si può basare solo su una decisione governativa, oppure è necessario un passaggio parlamentare che la convalidi? il secondo punto è dato dal metodo con cui si sceglierà un sito, quali sono i criteri per la localizzazione di una centrale nucleare? Quali sono gli impatti ambientali che un impianto nucleare produrrebbe? quale coinvolgimento o conflittualità con il territorio prescelto (?) indicato (?) deciso (?) e a chi spetta la scelta dei nuovi siti? Il terzo punto è dato dai costi, cui faceva riferimento il commento prcedente. per arrivare alla piena produzione le centrali nucleari avranno bisogno di dieci anni (e i tempi sono calcolati come?) ma nel frattempo come viene affrontata la spesa energetica?

  10. MARCO CONTI

    Affidare il rilancio del nucleare, a dispetto inoltre di una sovrana decisione dei cittadini espressa tramite referendum, a un manipolo di incompetenti, come dimostrano quotidianamente di essere i nostri politici (di tutti gli schiaramenti) è veramente follia.

  11. Antonio Aghilar

    A sentire le "tesi" con cui la questione Nucleare viene trattata, pare sia il solito "dibattito all’italiana", ovvero una discussione infinita in cui non si sa mai se si sta parlando di calcio, di religione o altro.. Non si capisce altrimenti come mai, sul Nucleare, le opinioni di un premio Nobel per la Fisica come Rubbia, oltre che di autorevoli economisti, non vengano in nessun modo prese in considerazione, prevalendo invece le urla e le "credenze" di politici e "capibastone" di varia natura.. Il nascente piano del resto, oltre che fondato sull’adozione di una tecnologia vecchia (quella dei reattori di III generazione) sembra non tenere in considerazione il fatto che per un’attuazione concreta sarebbe (in teoria) necessaria una modifica al Titolo V della Costituzione che attribusice la competenza in campo energetico alle Regioni (). Insomma, è la solita, "battaglia" tra Guelfi e Ghibellini: un punto d’incontro sarebbe quello di finanziare un progetto (coordinato ad es. dallo stesso Rubbia) per cantierizzare un reattore di IV generazione, ottenendo da una lato i benefici del "follow-up" tecnologico derivanti dalla ricerca e dall’altro quello evitare una scelta "irreversibile"..

  12. Stefano

    Mi trovo completamente d’accordo con i commenti finora pubblicati. Vorrei aggiungere due considerazioni: 1) con il referendum dell’87 furono abrogate 3 norme relative alla produzione di energia nucleare. In particolare fu abrogata la possibilità che aveva l’ENEL di produrre energia nucleare all’estero. Dalla Stampa del 24/02/09 apprendo che invece l’ENEL è presente da tempo in vari paesi, quali Spagna, Russia, Slovacchia e la stessa Francia con impianti nucleari. Domanda: legalmente, i risultati referendari decadono? Se no, chi deve farli rispettare? 2) anch’io penso che i tempi lunghi del nucleare in Italia potevano permettere di scegliere la via dell’energie rinnovabili, essenzialmente il solare nelle sua varie forme. Il vantaggio di questa scelta sarebbe stato di attivare la seguente cascata: ricerca, industria materie prime, industria di trasformazione (pannelli solari), società di commercializzazione impianti, società di manutenzione. Questo sarebbe stato rivoluzionario per lo stravolgimento del concetto di produzione dell’energia, da concentrato (e controllato) a diffuso (e libero); inoltre avrebbe creato molti più posti di lavoro che la realizzazione delle centrali nucleari.

  13. alessandro

    Ritengo che una centrale nucleare produce delle scorie il cui costo di smaltimento deve essere preventivamente calcolato, insieme al costo che si deve sostenere per lo smantellamento della centrale nucleare dopo una vita massima di 30 anni. Se si stimano questi costi e si prova ad ammortizzarli nei 30 anni di vita della centrale, scaricandoli sul costo dell’energia prodotta, vedreta che non costerà piu’ cosi’ poco un kw prodotto con il nucleare. Certo se le scorie vengono sparse per il paese senza essere smaltite e la centrale dopo i 30 anni viene abbandonata senza essere bonificata abbandonata a produrre non piu energia ma inquinamento nucleare, allora si che costa poco l’energia nucleare.

  14. Palumbo Isabella

    Da quello che risulta dai commenti appena letti su lavoce, pare proprio che tutto questo consenso per il nucleare non ci sia (come invece vogliono farci credere)! Stanotte, guardando PORTAaPORTA, mi rendevo conto di come i nostri cari governanti vogliano far passare a tutti costi questa storia delle centrali nucleari. E su che cosa fanno leva? Sui maledetti soldi. Credono che tutte le persone siano in vendita. Come al solito dicono che lo fanno per far risparmiare gli italiani: il 30% in meno sulle bollette. Io non sono ricca, anzi, eppure sono disposta a continuare a pagare quel 30% in più, pur di non mettere a repentaglio la vita e la salute della gente più di quanto già accada.

  15. Guido Drago

    Riflettevo sul fatto che i politici (volutamente non distinguo fra opposizione, maggioranza, governo) oltre a far fallire il prossimo referendum hanno stabilito una scadenza di quelli "vinti" , visto che il governo ha deciso sulle centrali nucleari. Mi farebbe inoltre piacere che qualcuno dei politici mi spiegasse perchè per 20 anni, mentre altri paesi europei investivano sul nucleare, ma anche sulle energie rinnovabili, in Italia è stato fatto poco o niente.

  16. Andrea Boretti

    Io penso che sia proprio il discorso sull’efficienza, capacità di agire rapidamente di un sistema formato da istituzioni e privati un nodo assai importante. Non temo un progetto ben studiato da tecnici di altissimo livello quanto le capacità di coordinamento delle nostre istituzioni. La tecnologia probabilmente (non me ne intendo) c’è. Gli uomini capaci di coordinare ogni aspetto organizzativo, considerato il livello basso della nostra classe politica, ci sono ? Ho molta stima del dott. Bertolaso ad esempio, ma tanti uomini come lui da posizionare nei ruoli chiave, capaci di non farsi "infinocchiare" dalla macchina del consenso politico, esistono in Italia? Sono disposti i politici a lasciar perdere il consenso e tutti i teatrini annessi e connessi su un tema tanto delicato, e far spazio a persone serie, coerenti preparate e soprattutto oneste?

  17. Sempronio

    Il grosso svantaggio delle centrali nucleari odierne è il fatto che utilizzano, come combustibile, l’uranio 235, il quale sarà esaurito tra 70 anni. Costruire adesso nuove centrali nucleari significherebbe ridurre le scorte di uranio 235 e innalzarne il costo, con effetti economici deleteri. Il nucleare odierno presenta altri due svantaggi: la mancanza di una soluzione definitiva per le scorie e gli alti costi del decommmissioning (smantellamento a fine vita). Nel caso dell’Italia, è meglio puntare sulle rinnovabili e sulla gassificazione del carbone, in attesa di progetti nucleari più innovativi (reattori di quarta generazione e Rubbiatron). Questi futuri reattori potranno usare, come combustibili, anche l’urano 238 e il torio. Inoltre sarà risolto il problema delle scorie.

  18. Elia Franco

    E’ mia opinione che gli attuali accordi italo-francesi sulla costruzione in Italia di 4 centrali nucleari siano solo delle aperture di credito concesse furbescamente al paese d’oltralpe che non tarderà ad accorgersi dell ‘inaffidabilità. Sono infatti troppo evidenti le perdite per l’talia sia in termini di smaltimento delle…ulteriori scorie radioattive inquinanti sia in termini di vera e propria sicurezza perchè la cosa possa sembrare seria. Non si conoscono i termini degli accordi firmati. Questo purtroppo sta diventando un comodo ma scorretto modo di abbordare la opinione pubblica in vista di rettifiche, smentite, precisazioni governative. Tale procedura toglie ogni serietà agli sbandierati mutamenti di consenso. Bisognerebbe invece conoscere le clausole contrattuali a sanzione delle rispettive inadempienze per capire chi dei due ha… perso o si è montato la testa: Appare però sempre più ultroneo chiedersi perchè si perdura nel considerare il cittadino un pacifico consumatore di " bufale".

  19. Gabriella

    Lasciamo perdere che: c’era un referendum che ha detto di no, in Italia non si riescono a smaltire i rifiuti normali e figuriamoci le scorie radioattive, in termini di costo non sono poi così convenienti, la tecnologia è già vecchia, altri paesi ne stanno uscendo e noi arriviamo buoni ultimi, in termini di CO2 l’impegno per arrivare al 2020 (se va bene) con le centrali in funzione distoglierà gli investimenti dal rinnovabile vero al nucleare (e pazienza se c’è il 20-20-20), … insomma tutte le cose già dette nei messaggi precedenti. La questione è: chi le paga? Soggetti privati? Con quello che costano e i rischi che comportano (a cominciare dal nimby in avanti) non ce li vedo proprio. E poi lasciamo in gestione a privati una roba così pericolosa (anche in termini militari)? No, occorre che intervenga lo Stato e che la gestione sia affidata a una società pubblica. Meno male che questo è un governo liberista, pensa se non lo fosse stato!

  20. Daniele

    Ci sono da considerare altri fattori molto importanti: 1) dal Referendum (la cui soluzione è molto discutibile) sono passati più di vent’anni, un eternità se si considera i cambiamenti che ci sono stati nel frattempo, un esempio per tutti nel 1987 la benzina non costava circa 1,5 euro al litro. 2) Il nucleare è l’unica soluzione per ridurre le emissioni entro il 2020 come previsto dagli accordi comunitari, visto che le risorse rinnovabili non sono sfruttabili su ampia scala (ricordiamo che la dispersione energetica di tali sistemi è superiore al 60%).

  21. Marco

    I nostri amministratori per convircerci che il nucleare sia giusto ci parlano di soldi, cioè di bollette meno care. E poi l’accordo tra Francia e Italia sul nucleare sembra una fregatura (per noi).

  22. Vito P.

    Mi risulta che l’uranio, parimenti agli idrocarburi, sia una fonte di energia esauribile; ergo in futuro sarà inevitabile, ai fini della produzione energetica, far ricorso a fonti d’energia rinnovabili e a tecnologie con esse compatibili. Non sarebbe più razionale potenziare gli investimenti su queste ultime, rendendole più efficienti, piuttosto che disperdere capitali su attività di ricerca e strutture che tra pochi decenni si riveleranno inutilizzabili e, per forza di cose, inutili? E ancora, chi può garantire ai cittadini che il ritorno del nucleare civile in Italia sarà disgiunto da implicazioni militari? E se si decidesse di arricchire il plutonio?

  23. MG

    A mio giudizio il nucleare dovrebbe completare quella che dovrebbe essere una produzione diversificata di energia. Lo stato dovrebbe incentivare prima di tutto il risparmio energetico (meno consumi e minore sarà la domanda di energia) facendo rispettare a applicare il dlvo 192/2005 e il 311/2006. Incentivare il solare anche sulle nuove costruzioni (siamo O’ paese do sole) solo sulle canzoni. Ma purtroppo tutti questi interventi farebbero solo girare di meno i nostri contatori con minori consumi e minori introiti per lo stato (iva ecc.) e per le aziende che vendono energia. E intanto l’ Ue apre procedure contro l’ Italia che elude le normative europee per il risparmio energetico e noi cittadini italiani paghiamo.

  24. luciano schiavoni

    Tra i diversi problemi di una scelta nucleare ce n’è uno di cui non si parla quasi mai, ovvero il costo dello smantellamento delle centrali al termine del loro ciclo di vita. Si sta facendo solo ora un’esperienza significativa al riguardo e questi costi si stanno dimostrando esorbitanti. Per stabilire se il costo dell’energia nucleare è davvero competitiva, i costi del decommissioning non possono essere trascurati, come invece fanno, senza essere contraddetti da nessuno, il governo e quelli che hanno a cuore il business delle costruzioni delle centrali più che l’energia a basso costo. Inoltre, finchè non si troverà il modo di abbattere drasticamente i tempi di degradazione delle scorie nucleari, il ricorso a questo tipo di energia significherà benefici (forse) oggi in cambio di un debito di lunghissimo periodo per molte generazioni a venire. In Italia finora non siamo neanche stati capaci di gestire lo smaltimento delle scorie del nostro timido primo nucleare ….. Su questi problemi bisognerebbe sviluppare una campagna d’informazione molto seria e documentata e pretendere risposte altrettando serie dal governo, uscendo dalla dimensione pubblicitaria o solo ideologica.

  25. dave

    Un grande affare per la Francia: rifila a suon di soldoni una tecnologia vecchia ad un paese pollo…paese che non ha né ingegneri nucleari né personale personalizzato…. Se avessimo dato 20 miliardi di euro al MIT in un anno ci avrebbero confenzionato un pannello solare che funziona sotto la pioggia….

  26. enrico

    Trovo davvero triste leggere questi commenti che non fanno altro che riflettere il totale degrado scientifico e la mancanza di informazione equilibrata nel nostro paese, soprattuto su temi tecnologici. Un esempio su tutti. La scelta nucleare fa parte integrante del piano energetico del Regno Unito, che mira a ridurre drasticamente le emissioni di CO2 entro il 2050. Senza tanto baccano.

  27. eforo

    Piccolo appunto sul riscaldamento mondiale e protocolli vari di kyoto: non ne avremmo bisogno. Grazie alle migliaia di aziende che falliranno con la depressione (ops, meglio chiamarla recessione prolungata), vedi di minuzione domanda corrente elettrica degli ultimi mesi. magari potreste comunicarlo ai professionisti dell’ecologismo e a quelli della Commissione Europea.

  28. ettore

    E’ molto facile proporre il nucleare,quando si ignorano (o si falsano ) costi e benefici e si ignora (o si vuole ignorare lo stato dell’arte e le previsioni sul costo del combustibile). Il Mago SilBer e i suoi aiutanti hanno deciso che l’Italia, per curare i propri mali energetici , ha bisogno di una robusta cura nucleare.In campo strettamente medico,sarebba come prescrivere salassi e clisteri. Sarebbe sconveniente esaminare costi e ricavi della Francia,che ha molte centrali prossime al fine esercizio, oltre la SUPERPHENIX, mai entrata in servizio a causa del raffreddamento a sodio liquido?

  29. Luca La Rosa

    Vivo in Svezia da quasi 10 anni, qi il nucleare c’è, era stato condannato a morte da un referendum ma adesso sta per essere graziato dal governo (di destra). Appena ho saputo la notizia mi sono subito iscritto ad un movimento antinucleare svedese ed ho cominciato a fare campagna. Sui costi del nucleare ci sono un sacco di informazioni incorrette, come Alessandro scrive nel sul suo commento ci sono costi di gestione delle scorie che non vengono considerati nelle analisi. Ma è anche vero che questi costi in Italia sarebbero minori rispetto alle altre nazioni, si dà in appalto lo smaltimento dei rifiuti radioattivi ad una famiglia mafiosa e loro li fanno sparire, magari ci fanno anche gli sconti se trovano compratori interessati.

  30. fabio camilletti

    Non ho trovato da nessuna parte una stima sui costi della costruzione di una centrale e su quelli della sua conduzione paragonati alle stesse somme investite in impianti fotovoltaici. Che gap di produzione avremmo fra i 2 sistemi a parità di investimento e di gestione della produzione nei due diversi sistemi in un periodo medio/lungo?

  31. anna herrmann

    Fare affari non per sè è un mestiere che Berlusconi non sa fare: si è fatto infilare 4 centrali nucleari di tecnologia obsoleta dalla Francia che produrranno l’energia che ci serve oggi nel 2020, mentre le energie rinnovabili e il risparmio energetico sono assolutamente trascurate perché non redditizie per gli affaristi nostrani.

  32. alberto

    Che bello leggere i commenti fin qui pervenuti, poche note a favore, e giustamente, non si puo essere tutti della stessa idea, ma si puo intuire che chi usa il web ed è attento all’informazione non tradizionale è nella grande maggioranza contrario al nucleare. Ora pero voglio farvi partecipi di una buffa esperienza…caso unico nella mia vita un po di tempo fa sono stato contatto per un sondaggio "nucleare", ero felice, pensavo che partecipare ai sondaggi fosse un privilegio a me escluso…. ragazzi mica mi hanno chiesto se ero favorevole o contrario al nucleare…. e no… almeno 30 domande varie che lentamente ti portavano alla risposta finale…. alla fine non posso dire che ho partecipato ad un sondaggio, ma che ho resistito ad un raffinato pur se subdolo tentativo di contaminazione…. Ad maiora Alberto

  33. Ermanno

    Le centrali nucleari sono utili solo a chi le fa, viceversa per il popolo sono antieconomiche, con costi elevatissimi per costruirle, per mantenerle, per dismetterle dopo il loro uso e per i costi perenni delle scorie. Bisogna smetterla con la politica degli sprechi che porta soldi sempre alle solite lobby. Ci sono mille modi per risparmiare energia sarebbe ora di applicarli. Inoltre dipenderemo sempre da una fonte primaria (l’uranio) che noi non abbiamo e che si stà esaurendo con la logica conseguenza di un aumento dei costi. Sfruttiamo il fotovoltaico, l’eolico, il geotermico, costano molto meno si realizzano in tempi molto più brevi, danno lavoro a molta più gente e soprattutto sono più sicure. Da non dimenticare che una centrale nucleare prima di essere ultimata occorrono circa 15 anni e in questo lasso di tempo se si vuole la ricerca avanzerà e ottimizzerà di gran lunga il rendimento.

  34. Aram Megighian

    Riguardo al nucleare, come pure per altri argomenti (Economia, Finanza, Sociale, Sanità), spicca molto chiaro il classico atteggiamento di chi ci Governa (sia ora che precedentemente): meglio non dire che dire, meglio fare discorsi generici (anche demagogici) che presentare onestamente i fatti e i dati al vaglio dell’opinione pubblica. Questo vale anche per chi si oppone. Onestamente, a parte certe persone serie, spesso si è lasciato spazio alla demagogia. Mi chiedo quindi quale sia il "valore" dei dati statistici forniti (rispetto ad esempio al Giappone) considerando il livello di conoscenza del problema da parte della gente. Qualcuno ha mai chiaramente detto quanto costa il nucleare ? Se ci sono e dove sono eventuali siti di stoccaggio in Italia ? O dobbiamo pagare stati esteri per ospitare le nostre scorie ? Infine, esiste solo un piano nucleare in Italia o esso è parte di un piano per le energie alternative ? Quanto durerà la disponibilità del nucleare ? Ho letto che l’uranio disponibile durerà ancora per circa 50 anni: non passiamo quindi da una dipendenza (petrolio) all’altra (uranio) ? Sono favorevole al nucleare, ma nutro forti riserve sulla sua gestione da parte del Governo.

  35. Gul Baba

    Prendo atto della maggior accettazione pubblica del nucleare seppur con i distinguo legati alla localizzaizone delle centrali che l’articolo evidenzia. Poco da meravigliarsi visto la campagna mediatica del governo e niente in contrario, il governo governi e informi; questo governo è sicuramente campione in comunicazione. Facile poi farlo su argomenti scientifici in cui, dato che non tutti gli italiani hanno competenze specifiche, è facile comunicare e lasciarsi scappare qualche mezza verità come dire che il riscaldamento del globo non sussiste, il nucleare è la tecnologia del futuro ed è a impatto zero, le scorie non sono un problema e miss atomo 2008 fa imnpazzire anche Sarkozy.

  36. qpdm

    Innanzitutto capacità del nucleare di ridurre il costo della bolletta o rapporto rischi/benefici non sono argomenti su cui si può fare un sondaggio, ma sono argomenti per cui deve esserci una risposta certa, oggettiva e scientifica. Già questo dimostra l’inutilità dell’indagine demoscopica effettuata. Inoltre la percezione di capacità del nucleare a ridurre il costo energetico ed i relativi rischi sono intimamente connessi con la qualità, quantità, diffusione, attendibilità delle informazioni su questi temi. Infatti chi parla di centrali di quarta generazioni prive di rischi non specifica che non sono ancora disponibili, chi lo fa a proposito di quelle di terza generazione dice una sciocchezza… Ma soprattutto quasi nessuno considera che a carico del contribuente ci saranno anche: ritardi (e quindi costi) nei tempi di costruzione delle centrali (vedi finlandia) costo e scarsità uranio (entrambi in crescenti), specie fra 20 anni quando le centrali sarebbero funzionanti costi smantellamento centrali costi gestione scorie costi stoccaggio scorie (luogo da individuare, attrezzare e militarizzare) costi per incidenti nella vita della centrale o nella gestione delle scorie.

  37. Nicola

    Ho letto con interesse questa analisi sul nucleare perchè per dare un giudizio su questa materia è opportuno conoscere quanti più dati possibili specialmente se imparziali. Bisogna capire con tutta onestà quelli che sono e saranno i benefici e gli oneri. Purtroppo per essere obiettivi si devono evitare pensieri e ideologie politiche e sarebbe utile analizzare dati provenienti da fonti neutre. Importante è capire l’impatto ambientale e le nuove tecnologie volte alla sicurezza. Individuare e rendere pubbliche le caratteristiche dei luoghi che possano essere idonei ad ospitare le centrali; al tempo stesso indicare gli impatti positivi che le centrali possono avere nelle località in cui sorgerebbero sia da un punto di vista occupazionale che di compensazione per lo sfruttamento del territorio. Poi chiarire quelli che possono essere i ritorni economici nell’ottica di una fonte di energia meno onerosa rispetto a quella attuale. Sarebbe importante affiancare a questo progetto un altrettanto impegno per lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile. In sintesi, la vera domanda che mi pongo è se in questo Paese dove tutto viene utilizzato per propaganda politica si possa essere obiettivi.

  38. margherita

    L’articolo fa emergere la necessità di mettere ordine nella quantità di dati, pareri etc. sulla questione nucleare. Alle considerazioni degli autori, si può forse aggiungere che in Italia esiste ancora un margine di rischio circa l’effettiva reintroduzione del nucleare ed, in particolare, circa i tempi che ciò comporterà. E’ facile che ciò abbia portato molti a sottostimare la probabilità dell’installazione di un impianto proprio “in my backyard”. In entrambe le interviste, quindi, gli intervistati avrebbero finito per considerare il nucleare come un problema di carattere generale e non tanto come qualcosa che li riguardava direttamente. Nei sondaggi sul ritorno in Italia, perché la cosa appariva sufficientemente lontana dal luogo di residenza; nei sondaggi specifici sulla provincia, perché relativamente improbabile o dilazionata nel tempo.

  39. angelo agostini

    Ma come si fa a costruire centrali nucleari in un paese in cui abbiamo le mozzarelle di bufala alla diossina perchè non riusciamo a smaltire correttamente la normale mondezza? Vi ricordate dei vagoni di rifiuti italiani che, spediti in Germania per essere smaltiti, sono risultati radioattivi? Ma c’è ancora qualcuno che si fida di questi palazzinari troppo cresciuti? Anche l’energia idroelettrica è sicura e pulita, ma il Vajont è stato in Italia, mica sulla luna: "… il Vajont è il peggior disastro ambientale mai accaduto nel mondo provocato dall’uomo (Documento ONU illustrato alla presentazione del «2008 Anno internazionale del pianeta Terra»). Il nostro derelitto paese non ha più la minima affidabilità tecnica ed etica per qualcosa di così pericoloso. Per la mia professione ho partecipato in prima persona ad alcune delle "grandi opere" degli ultimi anni, e dico a tutti: se aveste conosciuto i personaggi che dovrebbero costruirle, cambiereste subito idea. A proposito: se mai costruissero il ponte sullo stretto, continuate a prendere il traghetto…

  40. Domenico Lostrangio

    Penso che il nocciolo del discorso sta nella parte finale dell’articolo oggetto di discussione, quando si afferma che "l’attuazione di programmi nucleari richiede il buon funzionamento di un sistema organizzato complesso, caratterizzato da interazioni tra soggetti istituzionali e non, che devono muoversi alla stessa velocità, vale a dire con gradi di efficienza, e livelli di consenso, comparabili , richiede inoltre tempi lunghi e quindi vi è la neccessità che diversi governi che si succederanno negli anni agiscano nella stessa direzione". Sono pessimista nel pensare che tali condizione possano sussistere nel nostro amato Paese e quindi esprimo il mio dissenso riguardo a questo ritorno al nucleare.

  41. Pietro

    Ritengo il consenso crescente alla ripresa del nucleare nel nostro Paese sintomo positivo di un desiderio nuovo di affrontare la questione (molto complessa) senza preclusioni ideologiche ed aprioristiche. Condivido comunque in pieno la tesi di quanti sostengono che una decisione così strategica e rilevante debba essere presa sulle basi di incontrovertibili dati scientifici, e non seguendo gli umori di una pubblica opinione evidentemente priva degli strumenti necessari per formulare un giudizio competente (come del resto all’epoca del referendum). Il mio parere è che comunque i vantaggi di un ritorno al nucleare superino le eventuali problematiche, ricollegabili in primis ad un particolarismo egocentrico (tipico ahimè dell’Italia) che fa spesso passare in secondo piano il bene comune e l’interesse nazionale, qualora questo venga percepito come in contrasto con interessi individuali. Ad esempio i benefici ambientali (CO2 spiazzata) mi paiono nettamente controbilanciare gli eventuali svantaggi (scorie) mentre i timori sulla sicurezza mi paiono legati ad una tipologia di centrali che nulla hanno a che vedere con l’attuale frontiera tecnologica (3a generazione) e sistemi di sicurezza.

  42. Laura

    Secondo me, il nostro paese ha perso il treno del nucleare e volerci risalire adesso mi sembra troppo dispendioso. Sarebbe stato utile proseguire quello che c’era e trovarsi adesso a poter investire su altre fonti per ottenere una concreta diversificazione delle Fonti. Ma come al solito ci si ferma alla soluzione di maggior impatto mediatico e se ne parla senza la corretta informazione. Se si procederà veramente sulla strada del ritorno al nucleare dovremo vigilare che non si tratti del solito spreco di soldi a danni del Paese e dell’ambiente.

  43. Antonio

    Condivido l’approccio all’argomento. Il tema ha molteplici sfaccettature e l’opinione pubblica ha il diritto/dovere di affrontarlo e approfondirlo con equilibrio, in maniera informata e nella piena consapevolezza dei costi/benefici legati a questa tecnologia.

  44. gennaro

    Vorrei aggiungere una considerazione a quanto già detto negli altri commenti: il nucleare può fornire solo elettricità e questa rappresenta circa il 15% degli usi finali di energia mentre l’85% è costituito da carburanti per i trasporti e calore per riscaldamento e processi industriali.

  45. Marino Tommasetti

    SONDAGGI: se è concessa la metafora bellica, sembra davvero che un po’ di "interventismo" nucleare abbia attecchito. Resta tutto da vedere se gli italiani si arruoleranno davvero. SOLDI: nessuno dei propugnatori del nucleare parla di soldi per un semplice motivo, e cioè che o sarà lo stato/il contribuente a metterli o il nucleare non si farà. Gli USA di Bush – gli autori lo sanno – hanno stanziato un mare di incentivi per i privati disposti a fare centrali. Sono ancora lì che aspettano. ENEL: se l’attesa evoluzione normativa ci sarà, hanno detto i vertici Enel a inizio marzo, "spenderemo piccole quantità di denaro sul nucleare dal 2013". Per adesso il gruppo ha altre cose a cui pensare (tipo il debito). NORMATIVA: il ddl (delega) sul nucleare salta ancora di rinvio in rinvio al Senato. Nelle sue previsioni (2020) Scajola non sembra tener conto delle guerre parlamentari né delle norme attuative. BIPARTISAN: di come finanziare le centrali, di come e con quali soldi smaltire le scorie, di come convincere i territori non si parla (quasi) mai. L’unica cosa che davvero sembra scaldare tutti i parlamentari (neo-nuclearisti, post-anti-nuclearisti, atomo-possibilisti, etc) sembra essere l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare. Nomine intanto, il resto al tempo. MIX: un rilancio nucleare avrebbe più di un’utilità. "Perché non fare le rinnovabili?" La domanda andrebbe bandita finché le rinnovabili non potranno coprire la domanda di base. L’Italia produce 300 TWh, di cui 250 da termoelettrica e 170 solo da gas, fonte esauribile come l’uranio e si importa a caro prezzo. Nessuna tecnologia "verde" disponibile può sostituirlo. Il nucleare invece potrebbe affiancarlo. Certo, un’alternativa più eco per riequilibrare il mix piacerebbe a tutti. Però bisogna indicarla. GAS: il MW nucleare "costa meno" a chi lo produce. Attenzione che a chi lo compra non costi quanto quello a gas.

  46. MARIO GILARDI

    Gilardi Mario, Marea, Roberta sono contrari al nucleare, pertanto favorevoli alla ricerca di energie alternative.

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