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UN ANNO DI GOVERNO: PRIVATIZZAZIONI

 

I PROVVEDIMENTI

Privatizzazioni? Argomento fuori moda un po’ in tutto il mondo, in questo periodo, e l’Italia non fa eccezione.
L’unica operazione "rilevante" è quella di Alitalia. È vera privatizzazione? In un certo senso, no; l’impresa è fallita, non è stata venduta. In un altro senso, sì; alcuni asset di Alitalia sono infatti passati dallo Stato (attraverso il commissario straordinario Augusto Fantozzi) ai privati. Lo Stato ha incassato 1,05 miliardi di euro per cedere (omettiamo i dettagli e gli oggetti di minore importanza) 64 aeromobili, tutti i diritti di atterraggio e decollo e il marchio. Purtroppo il saldo è negativo, stante una massa debitoria, tuttora a carico dello Stato, molto superiore a quanto incassato.

GLI EFFETTI

La situazione della "Nuova Alitalia – Cai" è ancora in divenire. Nata come cordata italiana, AirFrance ha ora una quota che quasi le garantisce il controllo. I conti faticano a quadrare, ma anche questo non sorprende considerato il momento di mercato. Anche le lamentele per la qualità del servizio segnano una certa continuità con il passato.
Decollata in mezzo alla più profonda crisi dell’economia occidentale da 70 anni a questa parte, e con una nuova concorrenza da parte delle Fs, questa nuova impresa aspetta la ripresa dell’economia e dei traffici aerei.
I commenti sulla vicenda sono stati tanti e non possiamo che rinviare a quanto già scritto su questo sito.
Si noti che la compensazione di obbligazionisti e azionisti è ancora una partita aperta. È evidente che entrambe le categorie perderanno una parte rilevante di quanto investito, ma il quantum è ancora in fase di definizione.

OCCASIONI MANCATE

Quanto ad altre possibili privatizzazioni, resta aperta la questione di Tirrenia, per la quale a novembre si era cercato di passare alle Regioni interessate le diverse società del gruppo: Caremar alla Campania, Toremar alla Toscana, eccetera. Ma la situazione di Tirrenia è tale che, nonostante l’offerta fosse a titolo gratuito, nessuna Regione ha "abboccato" e la società resta ancora in mano dello Stato.
Nel frattempo, a quanto pare, la Commissione parlamentare ha confermato che "gran parte dell’attività della società Tirrenia di navigazione spa può essere svolta come libera attività imprenditoriale, secondo condizioni di mercato" e che "le sovvenzioni a carico del bilancio dello Stato rappresentano una quota rilevante delle entrate del gruppo Tirrenia e i costi operativi risultano mediamente più elevati rispetto a quelli delle società private del settore".
In attesa che si capisca come conciliare il necessario miglioramento dell’efficienza con il desiderio (che trapela sistematicamente) di non scontentare troppo i lavoratori, la privatizzazione resta nell’agenda, ma in concreto ancora nulla è successo.
Il Dpef 2009-2013 aveva poi preannunciato altre cessioni, dalle Poste alla Zecca a Fincantieri. Dato il momento dei mercati finanziari, vendere oggi significherebbe faticare a trovare un acquirente e verosimilmente accettare prezzi ridicolmente bassi. Quando sarà passata la tempesta, si vedranno le vere intenzioni del governo che oggi – qualunque esse fossero – non hanno potuto trovare attuazione.

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UNA NUOVA POVERTA’ ASSOLUTA

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MONOETNICI A CASORIA

  1. Mario Morino

    La definirei la madre delle privatizzazioni mancate, per molte ragioni: 1 – Continuiamo (ma ormai forse faccio parte della minoranza degli italiani), a pagare un balzello chiamato canone 2 – Il servizio televisivo è di scarso livello culturale ed informativo, un pò meglio o un pò peggio, a seconda dei gusti, delle altre reti private 3 – Scatena appetiti politici (per non parlare di quelli sessuali) a tutta la Casta parlamentare 4 – Con Berlusconi al governo, il 90% dei media televisivi è controllato nenche da un partito, da una persona. Mi parrebbero ragioni sufficienti.

  2. Luigi Coppola

    Un conto è razionalizzare costi e gestione delle risorse a carico dei contribuenti, altra è quella di cessioni scandalose a prezzi infinitamente maggiori per la collettività, che mai potrà capire, ad esempio, la effettiva ricaduta economica e sociale dei conti reali sull’affare Alitalia. Garantire la mobilità nazionale ai cittadini, oltre ad essere materia costituzionale, rimane "preminente interesse nazionale" nei collegamenti marittimi con le isole minori. E’ a dir poco semplificativo "affidare" la gestione di tali linee, non remunerative, alle cosidette "bad company" (Stato) e "regalare" quelle appetibili, all’imprenditoria privata, che pur contando su eccellenze e professionalità di spessore, non può prescindere da istituti di sostegni economici comunitari (ad es. "le autostrade del mare") né tanto meno da un sistema di regole trasparenti e condivise che garantiscano sicurezza, continuità territoriale marittima e rispetto dei necessari livelli occupazionali.

  3. diego

    E la privatizzazione dei servizi pubblici locali, in particolare del servizio idrico stabilita dall’articolo 23 bis del decreto 133/2008 non la citiamo?

  4. Gabriele Andreella

    Tra le “occasioni mancate”, manca la più semplice e ovvia: vendere Alitalia a AirFrance invece di regalargliela a spese dei contribuenti per fare un favore agli amici degli amici (la CAI).

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