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TANTI TITULI, SERO RIFORME

Il governo Berlusconi si è insediato da un anno. E’ dunque tempo di un primo bilancio di quanto fatto e non fatto. Proponiamo ai lettori una serie di schede che coprono tutte le aree che hanno una rilevante implicazione sull’andamento dell’ economia italiana. Hanno un denominatore comune: l’attivismo del governo, che ha permesso di conquistare spesso i titoli di apertura dei giornali. Ma le misure effettivamente varate si contano sulle dita di una mano. E nessuna di queste può definirsi una riforma. Anche di fronte alla crisi, si è scelta la linea dell’immobilismo. Parafrasando un famoso allenatore di calcio: “tanti tituli, sero riforme”.

Il primo anno di attività di un governo dà l’impronta di una politica economica per l’intera legislatura. È il periodo in cui si possono fare le riforme più difficili, quando si è ancora lontani dal voto e si ha il tempo di ottenere risultati che potranno poi essere presentati agli elettori alla prossima scadenza elettorale. Per questo, come già fatto con precedenti esecutivi, abbiamo voluto richiamare attraverso una serie di schede quanto fatto sin qui dal IV governo Berlusconi, quanto non è stato fatto pur essendo nel programma elettorale e offrire una nostra valutazione delle misure intraprese. Le schede coprono tutte le aree che hanno una rilevante implicazione sull’andamento dell’economia italiana: dalla scuola e università alle privatizzazioni, dal mercato del lavoro alle pensioni, dalle infrastrutture alle politiche sulla casa, dall’immigrazione alle misure sui mercati finanziari, dalla giustizia alla sanità. Cominciamo oggi, in occasione dell’anniversario dell’insediamento del governo, con la pubblicazione di una prima serie di schede. Altre seguiranno nelle prossime uscite, dando tempo ai lettori di commentarle e di farci sapere se, a loro giudizio, abbiamo omesso qualcosa di rilevante.

DIETRO L’ATTIVISMO NESSUNA RIFORMA

È utile comunque anticipare un comune denominatore emerso da questo sforzo collettivo della redazione de lavoce.info. Questo esecutivo ha dato una prova di molto più attivismo di governi precedenti. Il contrasto con il Prodi II, bloccato da veti incrociati interni alla coalizione in ogni anelito riformatore e da una fragilissima maggioranza al Senato, è abissale. Forse anche per accentuare le differenze con l’esecutivo precedente, il Berlusconi IV è partito subito lancia in resta aprendo una lunga serie di cantieri, prontamente annunciati dai titoli di testa dei giornali e delle televisioni. Ha anche affrontato subito e con risolutezza il problema dei rifiuti a Napoli, avviandolo a soluzione.
A un anno di distanza, tuttavia, sono rimasti i titoli negli archivi dei giornali, agli annunci non hanno fatto seguito atti concreti. Sono state approvate leggi delega, come quella sul federalismo, che sono anch’esse un annuncio, un contenitore vuoto.  Lo ha riconosciuto lo stesso Ministro Tremonti nella Relazione Unificata sull’Economia e la Finanza. I ben quattro piani casi annunciati sono rimasti tutti sulla carta. Le misure effettivamente varate si contano sulle dita di una mano: la rimozione del divieto di cumulo fra pensioni e attività di lavoro, il cosiddetto lodo Alfano, le misure sulle società quotate e i Tremonti bond.  
Nessuna di queste misure può essere considerata una riforma. La rimozione del divieto di cumulo, come spiegato da Agar Brugiavini, ha l’effetto di aumentare ancora di più gli squilibri della nostra spesa sociale proprio in un momento in cui le poche risorse disponibili andrebbero concentrate nell’aiutare chi perde il lavoro, il lodo Alfano, come spiega Carlo Guarnieri, serve soprattutto a risolvere le pendenze penali del presidente del Consiglio, le misure sulle società quotate, come denunciato dall’Antitrust, servono unicamente a proteggere i gruppi di controllo delle maggiori società italiane e scoraggiano l’arrivo di capitali freschi in un momento in cui le nostre imprese sono sottocapitalizzate, i Tremonti bond sono una misura ben congegnata, seppur tardiva in rapporto a quanto fatto in altri paesi, ma pur sempre una misura temporanea, non certo una riforma. E ben pochi dei cantieri annunciati sono stati aperti. Tra questi quello dell’università, dove all’annuncio di voler distribuire una quota significativa dei finanziamenti agli atenei in base ai risultati di una valutazione della qualità dell’offerta formativa e della didattica, non ha però fatto seguito alcun intervento concreto, nonostante siano ampiamente passati i termini previsti per i regolamenti attuativi, come avvertono Daniele Checchi e Tullio Jappelli. Un altro cantiere aperto è quello della legge delega sulla riforma della pubblica amministrazione di cui si attendono i decreti attuativi. Sin qui ci sono state solo misure draconiane e indiscriminate per abbattere l’assenteismo, decurtando il salario dei dipendenti pubblici, anche quando ricoverati in ospedale. Non sorprende che ci siano state riduzioni dell’assenteismo, ma a che prezzo? Con quali risultati? L’unica cosa che oggi si vede è l’ulteriore aumento della quota di spesa pubblica (e di Pil) destinata al pubblico impiego, come recentemente certificato dalla Relazione unificata sull’economia e la finanza.
Dove cantieri proprio non ce ne sono né ce ne saranno è in materia di lavoro e politiche previdenziali. Niente riforma degli ammortizzatori sociali, niente riforma dei percorsi di ingresso nel mercato del lavoro, nessun intervento per legare le pensioni all’andamento dell’economia, come ha ribadito in questi giorni il ministro Sacconi. Vedremo solo libri bianchi, che si aggiungono a quelli dei governi precedenti, e ai libri verdi già prodotti. E nel silenzio di tutti la Camera ha reintrodotto il più generoso sistema contributivo. Ovviamente solo per i parlamentari.

QUANTO CONTA LA CRISI

Parafrasando un allenatore forse comunicatore altrettanto abile del nostro presidente del Consiglio, abbiamo sin qui avuto "tanti tituli ma sero riforme". Confidiamo nei cantieri aperti e non mancheremo di monitorarli. Non vorremmo trovarci fra qualche anno a dover scrivere di questi un resoconto del tipo di quello offerto da due scrupolosissimi economisti francesi, Pierre Cahuc e André Zylberberg, su la methode Sarkozy, a due anni dall’insediamento di un esecutivo inizialmente ancora più popolare del IV governo Berlusconi. “La strategia si basa su due principi fondamentali: il soffocamento e la conciliazione. Il primo consiste nel proporre costantemente nuove misure, imponendo procedure d’urgenza per la loro approvazione, disorientando e paralizzando l’avversario con una fitta agenda di riforme. L’insuccesso in una di queste riforme non sarà percepito come un fallimento perché ci sono tanti altri cantieri aperti. (…) Il secondo principio consiste nel dare soddisfazione alle richieste delle diverse categorie rappresentate, aprendo tanti diversi tavoli di concertazione, poi in gran parte autogestiti dalle parti sociali, e facendo concessioni importanti alle categorie, a dispetto dell’interesse generale, pur di poter dichiarare di avere completato il processo nei tempi previsti”.
Certo, l’attività di questo governo ha dovuto scontrarsi con una crisi economica senza precedenti, la cui genesi certo non può essere addossata all’esecutivo Berlusconi. Ma non è affatto vero che durante le crisi non si possano fare riforme. Al contrario, come mostrato dal grafico qui sotto che conta le riforme strutturali varate in diverse fasi congiunturali in Europa, le misure più ambiziose vengono generalmente condotte in periodo di crisi, quando si riesce a trovare quella coesione attorno a misure indispensabili per il rilancio dell’economia che non è possibile trovare in tempi “normali”. Né si può dire che tutte le energie e il capitale politico di questo governo hanno dovuto essere spesi nel varo di misure di emergenza perché il nostro esecutivo ha scelto una linea, giusta o sbagliata che sia, di immobilismo di fronte alla crisi, “scegliendo soprattutto di non scegliere”. Inoltre, molte riforme si possono fare a costo zero, quindi la giustificazione dell’immobilismo in base ai vincoli di bilancio non regge.  Tra l’altro bene notare che la caduta dei tassi di interesse durante la crisi ha portato a ingenti risparmi per le casse dello stato in termini di minore spesa nel servizio del debito pubblico.
L’immobilismo non ha comunque impedito che si consumassero redistribuzioni importanti delle risorse pubbliche. Di alcune di queste abbiamo già riferito. Di altre, soprattutto di quelle legate alla forte discrezionalità dell’esecutivo nell’allocare il Fondo aree sottosviluppate o nel reperire fondi per gli ammortizzatori sociali in deroga, in realtà soprattutto in proroga, non mancheremo di dare conto nelle prossime settimane. Ci sono anche redistribuzioni virtuali, molti soldi non veri che sono stati distribuiti. A parole. Anche di questi cercheremo di tenere traccia, con l’aiuto di voi lettori.

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MONOETNICI A CASORIA

17 commenti

  1. Gabriele Antonini

    Prof Boeri, trovo la suo analisi perfetta e drammatica. Ogni governo che si sussegue in Italia tralascia di affrontare i veri problemi che lei ha puntualmente elencato. Siamo un paese immobile e chi ha il potere si proccupa solo di difenderlo invece di fare l’interesse pubblico applicando le logiche dettate dal mercato libero che ad oggi è il sistema economico che meglio si è dimostrato efficace. Quindi lotta ai monopoli, concorrenza, libero accesso ai mercati e regole chiare, precise e valide per tutti rimangono tesi studiate nelle facoltà di economia italiane e non applicate dai politici. Questo IV governo Berlusconi replicherà gli insuccessi dei precedenti tre, gli uomini e idee sono gli stessi.

  2. Giorgio Trenti

    Con la L. 9/2009, di conversione del D. L. 200/2008, si è persa l’occasione di semplificare la legislazione, abrogando la L. 1815/1939 che disciplinava l’esercizio in forma associata delle professioni. Tale legge, perché nata in un ambiente odiosamente antirazziale, meritava l’oblio. La legge, peraltro, non serve più, dopo l’art. 24 della L. 266 del 7/8/1997 che ha abolito il divieto di costituire società tra professionisti. E’ opportuno completare la riforma professionale togliendo ogni privilegio in contrasto col libero mercato, approvando una legge per l’esercizio delle professioni con la forma societaria per cui tutte le attività possano essere svolte in forma individuale.

  3. dott. Alessandro Aluisi

    Premetto che sono socio-editore-collaboratore del mensile “Notizie in…Controluce”. Dallo spaccato locale ma importante, indicativo, di Roma e Provincia, o Lazio, percepisco complessivamente uguale se non maggiore insicurezza sociale. Uguale se non maggiore maleducazione civica e inciviltà. Vedo (“metafora”) “le strade sempre sfasciate o preda dell’incuria e ordinaria”. Di nuovo.

  4. luigi zoppoli

    Mi permetto di eccpire soltanto in materia di Lodo alfano. Ecco! Il lodo può a pieno titolo essere considerato una profonda riforma. Della decenza.

  5. nat

    Non fanno praticamente nulla e soprattutto non tagliano le spese folli che li foraggiano. Parole, parole, soltanto parole…

  6. giuseppe

    Buonasera, concordo pienamente, ma dare giudizi ex post è più facile quando si è fuori dal meccanismo della politica. I rimedi sono sotto gli occhi di tutti, anche di chi, come il sottoscritto, non è un addetto ai lavori. Ma dove erano tutti gli esperti mentre stava accadendo questa catastrofe economica? Forse mancavano già 60 anni fa. Ormai il danno è irreparabile. Auguri ai nostri nipoti e pronipoti…

  7. Dott. Francesco RIZZO

    Gent. mo Prof. Boeri, non ci sono grandi riforme in questo periodo congiunturale lei ha sicuramente ragione ma… per modificare e trasformare un monolite ci vorrebbe l’impegno di tutti! Ad esempio, la riforma dei contratti di lavoro con un maggior decentramento non mi pare che sia favorita da tutti i sindacati! Per quanto riguarda la riforma delle riforme in particolare quelle delle pensioni (eliminando il famoso scalone che ci costa 10 miliardi di euro) si potrebbe cominciare da lì o no? Innalzare l’età pensionabile per le donne? Il famoso patto generazionale di cui adesso non parla nessuno perché riduce il consenso elettorale degli interessati! Il governo potrebbe aggire da solo in questi campi? Certo ha i numeri ma se approvasse tali riforma senza l’assenso delle parti sociali e dell’opposizione saremmo considerati un Paese in recessione democratica e verso la deriva autoritaria!!! Infine è vero che le politiche economiche si impostano ad inzio legislatura ma alla fine conto quello che hai fatto in tutto l’arco temporale, al riguardo segnalo i dati del CIRCaP relativa all’attività complessiva finale del precedente governo berlusconi con circa l’80% di realizzazione programmatica.

  8. Francesco

    Qualcuno sente più parlare di innovazione e recupero di competitività? Di solito, con i processi di ristrutturazione avviati duranti le crisi vengono poste le basi per progetti di investimento in soluzioni organizzative e tecnologiche più efficienti. Credo che, tra le altre misure d’emergenza per tamponare la crisi, fosse utile inserire un provvedimento d’indirizzo volto a segnalare alle imprese percorsi di rilancio più fertili nel lungo periodo, centrati su tipologie di investimento innovative e capacità autonoma di innovare: Fiat docet. Ci sono novità legislative al riguardo?

  9. F. PAULI

    Ma l’opposizione legge lavoce.info ? Speriamo di sì, almeno le viene qualche idea; mi sembra alquanto assente in alcuni campi.

  10. Ivano Gregorini

    Laconicamente Berlusconi quater usa la strategia bifronte: annunci e "agenda setting attiva", ossia tendenza a "martellare" di avvenimenti – che poi non sempre sono accaduti o accadono – e provvedimenti il campo delle decisioni politiche, affannando l’opposizione e tenendo in tensione (positiva) l’opinione pubblica; restare fermi (gessati, proprio) sul piano del reale, parcellizando l’azione, speculando su ogni avvenimento politico per distrarre l’attenzionedai fatti, lavorando ai fianchi un’opposizione non in grado di competere a riguardo di informazione. Imponendo l’agenda dei temi politici fiata sul piano reale, nel quale nei fatti arranca, per mancanza di cultura politica e sopratutto per mancanza di tercnica pratica nell’affrontare i fatti. "Tutto fumo e niente arrosto", è il commento. Ma.. da cittadino, come si ferma questo slittamento della verità in politica verso l’oblio? Berlusconi si combatte sul piano del reale, dei fatti, ed è durissima essere antiberlusconiani per davvero.

  11. Dulcinea Incantata

    Mi permetto di fare un appunto allo splendido e per il resto scrupolosissimo articolo: "Ha anche affrontato subito e con risolutezza il problema dei rifiuti a Napoli, avviandolo a soluzione." avviandolo a soluzione? spostare la monnezza dal centro di napoli alle periferie, ammonticchiata senza controlli, è avviare a soluzione?

  12. elio.operaio

    La finanza creativa cos’è? Togliere il danaro dal Tfr e consegnare ai fondi pensione complementare. Sono arrabbiato poichè il fondo Fonchim mi ha annunciato che ho perso molto dei soldi che avevo accantonato; per chiarirci se la riforma del Tfr l’avesse effettuato "Papi" cosa fosse successo? Io non voto un partito che richiama epoche di regime. Ritornando al tema della propaganda (2) è avere la capacità d’illudere che si sta facendo ma non si muove niente nella realtà anzi si sta portando il paese in una situazione di grave disagio sociale ed economico. Mentre chi gioca in borsa ed ha in mano le redini della finanza specula con i risparmi di tutti a proprio vantaggio come in un gioco senza regole. Se perdono come è avvenuto con le banche subito le aiutano.Intanto lo scenario economico dell’Italia è a dir poco al collasso come l’Argentina. Le ricette per guarire un moribondo ci sono le nostre materie prime sono il mare, la montagna, il sole, il vento, la terra, il turismo e soprattutto i nostri ricercatori che espatriano; ma non sono d’interesse del manovratore, tanto si farà anche il presidenzialismo ed allora decenni ci vorranno e di nuovo i partigiani.

  13. Roberto Ertola

    A volte il tifo eccessivo non permette di valutare le cose realizzate oppure cosa peggiore a raccontare bugie sui risultati raggiunti, Napoli ripulita, il varo di norme per la riduzione delle imposte, la forte azione verso la pubblica amministrazione, il ruolo del lodo alfano per evitare che qualche giudice di parte si sostituisca alla volontaà degli italiani, ecc.ecc.. Certo è tutto perfettibile potevamo anche dare a tutti il sussidio di disoccupazione o la felicità, come aveva promesso il presidente precedente. Ma il portafoglio è piccolo e non si può fare di più. la vostra tattica è sempre la stessa: gli altri raccontano le mille cose fatte e voi dite che nulla è stato fatto, pertanto alla fine il messaggio resta, ma a prezzo della dignità.

  14. Roberto Ertola

    Avete mai provato a fare da soli un operazione presso l’inps? E’ impossibile? tutto deve passare per i sindacati che in cambio ti chiedono una delega a vita per incassare i tuoi contributi. Quanto è l’ammontare dei contributi sindacali versati dagli italiani , spesso senza saperlo? Si parla di 400 milioni Veri non virtuali Qualche milione viene versato per le simpatiche gite organizzate per gli scioperi nazionali, ma il grosso rimane e viene utilizzato per cosa? per il benessere dei lavoratori? per le spese di albergo di Epifani? Per le campagne elettorali del PDL?

  15. COCCIA ROSARIO

    Io penso che, se non vengono serie decisioni da parte di tutti i cittadini e dai partiti di opposizione, ritorneremo ben presto ad una nuova "dittatura"

  16. BOLLI PASQUALE

    L’Italia potrà riveder le stelle quando il suo Capo di Governo non sarà un uomo di parte, ma un uomo super partes. Berlusconi è un arbitro che è sempre sceso in campo, non per arbitrare ma per fare la sua partita, fischiando o non fischiando quello che a lui è più conveniente. Tanti saranno i provvedimenti che sono stati messi in campo, ma sono soltanto proclami. Sono soltanto proclami perchè interessano Berlusconi solo per restare al suo posto. Se si tratta di contrastare la Giustizia, se si devono vietare le intercettazioni, se si devono fare scudi fiscali, se si devono fare condoni fiscali, se si deve fare il lodo Alfano o Bernardo gli obiettivi sicurmente saranno raggiunti. E’ importante che il risultato si raggiunga, il mezzo per raggiungerlo resta ininfluente anche se si devasta il sistema. In conclusione, riusciremo a riveder le stelle quando riprenderemo coscienza ed eleggeremo un vero politico. Berlusconi per i suoi tanti interessi e per la sua mentalità non sarà mai un vero politico e, quindi, non potrà mai essere un uomo di Stato.

  17. lodovico malavasi

    Credo che in questo periodo il centrosinistra nel suo complesso ha governato l’Italia per un numero di anni maggiore di quelli in cui Berlusconi era presidente del Consiglio. Senza entrare nel merito di ciò che si dovrebbe fare e ci sarebbe tanto da fare sarebbe piacevole sapere nel periodo suddetto quale schieramento si è mosso con maggiore speditezza ed i motivi per cui la prima repubblica che molti rimpiangono non fu in grado di modernizzare l’Italia. Colpa del compromesso storico? Di Craxi? Di Ciampi,etc.

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