Lampedusa è considerata la porta d’ingresso dell’immigrazione illegale in Italia. Frenando gli sbarchi, si può far credere di contrastare in maniera incisiva gli ingressi irregolari. Ma gli arrivi dal mare rappresentano soltanto una modesta frazione di un fenomeno variegato e complesso. La stragrande maggioranza degli immigrati entra in un modo molto più semplice e meno rischioso: con un regolare visto turistico. Quando scade, il turista si trasforma in immigrato irregolare. Magari perché ha trovato un lavoro, nero, nelle famiglie o imprese italiane.
Nelle scorse settimane, abbiamo visto affissi ai muri manifesti di propaganda che annunciavano in modo perentorio abbiamo fermato linvasione. Lannuncio campeggiava sullo sfondo di unimbarcazione gremita di migranti.
FRONTIERE E CONTROLLI
Lidea che i cosiddetti clandestini arrivino via mare è peraltro molto diffusa e trasversale: Lampedusa è considerata da molti la porta dingresso dellimmigrazione illegale in Italia. La lunghezza delle coste è spesso citata, dagli uni e dagli altri, come causa dellalto numero di immigrati privi di permesso di soggiorno. Quelle barche sono assurte a simbolo di un paese sotto assedio.
In questo modo, aver respinto verso la Libia, nel modo che sappiamo, trecento malcapitati, compresi donne, minori, potenziali richiedenti asilo, fra le proteste dellOnu , del Consiglio dEuropa, della Conferenza episcopale e di varie altre istituzioni, può essere fatto passare come una vittoria decisiva sullimmigrazione indesiderata.
Lasciando da parte il fatto che i traghettatori con ogni probabilità troveranno in breve tempo altre rotte, come è regolarmente avvenuto nel passato, vorrei qui riflettere su un aspetto fondamentale: gli arrivi dal mare rappresentano soltanto una modesta frazione del complesso e variegato fenomeno dellimmigrazione irregolare.
Ricordo anzitutto che il sistema di sorveglianza delle frontiere Frontex, finanziato dallUnione Europea con 42 milioni di euro, ha prodotto nel 2007 163.903 respingimenti alle frontiere europee, la maggior parte in Grecia, e soprattutto sulle frontiere terrestri (73mila casi). Seguono la Spagna (27.900), poi lItalia (21.650), impegnate in particolare a contrastare limmigrazione africana. Malgrado questo impegno sempre più consistente (e costoso), i numeri apparentemente ragguardevoli, le polemiche sulle vite perdute in mare, si tratta di unesibizione di fermezza verso alcuni tipi di migrazioni irregolari, quelle che cercano di attraversare fisicamente le frontiere senza le debite autorizzazioni.
Il controllo delle frontiere è uno dei simboli della sovranità nazionale, che in tempi di incertezza generalizzata su tanti aspetti della vita personale e sociale viene caricato di significati e di attese. Ma limmigrazione irregolare è fenomeno ben più vasto, intrecciato con molte convenienze dei paesi riceventi, famiglie comprese. Tenere sotto i riflettori gli sbarchi consente di concentrare gli sforzi su un segmento limitato e relativamente controllabile della questione, disegnando unimmagine di fermezza e lasciando in ombra gli aspetti meno confessabili e più difficili da contrastare. Gli arrivi via mare sono molto visibili sotto le luci dei media, si prestano alla costruzione di narrazioni cariche di pathos, si imprimono nellimmaginario collettivo.
Paradossalmente, gli immigrati irregolari che arrivano dal mare sono in gran parte intercettati, controllati e schedati dalle istituzioni che presidiano le frontiere. Per i governi, tutto sommato, è conveniente che i media e quindi gli elettori credano che limmigrazione non autorizzata coincida con gli sbarchi. Frenando gli sbarchi, o dando limpressione di farlo, si può far credere di agire in maniera incisiva sullimmigrazione irregolare. Di aver fermato linvasione.
TRE MITI DA SFATARE
Un autorevole rapporto dellInternational Migration Institute delluniversità di Oxford ha invece disegnato una realtà ben diversa. (1)
Secondo le ricerche e le stime disponibili, gli arrivi via mare non rappresentano più del 10-12 per cento dellimmigrazione irregolare dallAfrica verso lItalia. Unaltra componente entra con documenti contraffatti, oppure nascosta su mezzi di trasporto terrestri. Tuttavia, La maggioranza tuttavia, intorno al 75 per cento probabilmente, arriva in un modo molto più semplice e meno rischioso: con un regolare visto turistico, che a un certo momento scade, trasformando il turista in immigrato irregolare. Magari perché ha trovato un lavoro. Conviene ricordare che gli sbarcati nel 2008 sono stati circa 30mila, mentre la stima del totale dellimmigrazione irregolare si aggirano sul milione di persone. (2) E comunque le richieste di regolarizzazione ai sensi dellultimo decreto flussi, del 2007, ne conteggiavano 740mila.
Un secondo mito che il rapporto sfata si riferisce allattribuzione ai migranti africani di caratteristiche di drammatica povertà, disperazione, fame. In realtà, pur non essendo ricchi, sono mediamente meno poveri di quanti non partono, e si muovono per scelta, non perché costretti da altri. Se riescono a mettersi in viaggio e a pagare il passaggio in barca, significa che dispongono di risorse o sono in grado di procurarsele. Soprattutto lavorando in Nord-Africa, dove risiedono oggi più migranti sub-sahariani che in Europa.
Un terzo mito messo in discussione si riferisce ai trafficanti: come risulta anche dagli atti processuali, non si tratterebbe di grandi mafie tentacolari, ma di organizzazioni piccole, fluide e flessibili. Spesso di ex pescatori rovinati dai permessi di pesca accordati agli europei dalle autorità dei loro paesi nel quadro della cooperazione euro-africana.
In definitiva, il governo non ha fermato nessuna invasione. Prima di tutto perché linvasione dal mare, se così vogliamo definirla, è poca cosa, giacché i migranti irregolari arrivano quasi tutti per altre strade. E in secondo luogo arrivano principalmente perché sono richiesti e impiegati nelle nostre famiglie e nelle migliaia di imprese che danno loro lavoro in nero, senza apprezzabili interventi di contrasto da parte delle istituzioni dello Stato.
(1) H. de Haas, The myth of invasion. Irregular migration from West Africa to the Maghreb and the European Union, IMI, Oxford, October 2007.
(2) Fonte: Fondazione Ismu di Milano.
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maurizio angelini
Mi interessa comunque sapere che fine fanno tutti coloro che, partendo da varie zone dell’ Africa, tentano di arrivare in Italia partendo dalla Libia, e in Libia vengono fermati. Come li trattano i libici, dove li mettono quando li prendono, come li trattano giudiziariamente. Qualcosa possiamo fare per saperne di più sulla base del recente trattato di amicizia con Gheddafi?
giovanni delfino
A questo punto mi chiedo a quali organi d’informazione facciano riferimento gli alti esponenti del nostro governo, Maroni e Tremonti in testa, che vengono settimanalmente sbugiardati, proprio dai vostri interventi. Il nostro paese non riesce ad affrontare le sfide che il mondo globale gli pone. Sembra di vivere una perenne battaglia ideologica inutile e noiosa.
valerio
Faccio notare che gli immigrati che sbarca(va)no a Lampedusa attraversavano il deserto sahariano dove erano sotto la costante minaccia di morte dei loro trasportatori e rischiavano la vita nel canale di Sicilia. Per cui far passare l’idea che queste persone fossero dei privilegiati è un po’ troppo. Certamente avevano qualche aggancio in Libia e godevano di qualche aiuto economico – probabilmente dai parenti che avevano già saltato il fosso. In definitiva, però, solo la miseria più feroce può giustificare la scelta di viaggiare in quelle condizioni in balia della fortuna e di persone senza scrupolo.
luigi zoppoli
Egregio professore, lei ha descritto il fenomeno analizzandolo sia pure sinteticamente. Non c’è meraviglia che il DDL sia strutturato in modo incivile ed ingannevole. Mancano le premesse fondamentali per poter avere un provvedimento serio e non intollerante. Il ministro non ha interesse a controllare il fenomeno e dubito che ne sarebbe in grado. E’ pura fuffa, quella che serve, per l’appunto, a fare manifesti sciocchi e fasulli. Non accade solo per l’immigrazione ma per tutta l’attività dell’esecutivo.
luca cigolini
Il documentario COME UN UOMO SULLA TERRA, sulla RAI il 9 LUGLIO 2009 RAI 3 ore 23.40 (trasmissione DOC3) può forse dare qualche risposta. Informazioni anche su http://comeunuomosullaterra.blogspot.com.
Erio da Rimini
Premesso che il nostro governo deve far di tutto per frenare un’immigrazione che snatura l’identità delle nostre genti e del nostro paese fino a togliergli persino il nome. Il contrasto all’immigrazione via mare, molto appariscente, fa parte di un sistema di governo, interpretativo della volontà popolare che chiarisce in modo inequivocabile che l’immigrato spontaneo non è assolutamente gradito. Sono gli atti dimostrativi che rendono evidenti le volontà. Il flusso via mare è minoritario, ma spinge anche quello via terra, resta il nodo che avete prospettato del visto turistico che scade, occorre pressare con milioni di richieste il presente Governo, molto adatto e finora determinato da parte degli esponenti della Lega Nord a dare un taglio all’immigrazione mediante uno stretto controllo di tutto il nostro territorio, a tale scopo fungeranno alacremente le neonate Ronde.
andrea
Qualcuno mi spieghi perchè non si fa un bel mazzo a colui che offre lavoro non legalmente valido all’immigrato, oppure a chi offre un alloggio in nero.. Basterebbe prevedere 10 anni di reclusione per questi soggetti e credo che gran parte della clandestinità sparirebbe presto, perchè la clandestinità, vale a dire chi non ha nome e cognome certificato, non può essere in alcun modo accettata da un sistema civile, questa si sarebbe una buona norma per la sicurezza altrochè ronde o stronzate varie. Facciamo pagare in modo durissimo chi crea illegalità intorno al clandestino e poi vedrai se le cose cambiano! E facciamo in modo che chiunque metta piede nel nostro paese accetti e rispetti totalmente le leggi e le norme del nostro paese. Inoltre smettiamola con questa favoletta dell’integrazione a tutti i costi solo per portare acqua a chi specula e sfrutta ampiamente la situazione.
Marino
Ho votato Gualtieri al parlamento europeo proprio perché aveva esposto questa realtà: l’iimigrazione in gran parte viene via terra. Secondo Bruno Tinti, l’ex PM e blogger di Toghe Rotte, che ho interpellato, la legge è (lo cito letteralmente) "una cazzata" (come si fa a provare se un immigrato illegale è entrato in Italia prima o dopo i termini di legge, visto che la legge non può essere retroattiva?) L’idea di usare le "ronde" (ma che bisogno c’era del nuovo termine, in italiano c’era già "squadraccia") è geniale: per il controllo che dovrebbero effettuare avrebbero bisogno degli stessi poteri della polizia giudiziaria, più quello di fare perquisizioni senza mandato.
Federico
Le Nazioni Unite se sono così brave si preoccupino di prendere coloro che hanno diritto d’asilo e di portarli in condizioni civili in Italia. Le stesse nazioni unite che supportano la war on drugs, alimentando criminalità organizzata in ogni angolo del pianeta: forse anche quelle sono organizzazioni piccole fluide e flessibili (?!) Quest’articolo mi sembra profuso di benaltrismo. Come dicessi: il lavoro in nero degli immigrati conta per il 10% dell’evasione fiscale; allora chissenefrega. E poi come può un esecutivo contrastare un’immigrazione clandestina che arriva con il visto turistico? Magari istituendo il reato di clandestinità?
La redazione
Il tema evidentemente divide e fa discutere. Qualcuno mi accusa di benaltrismo, ma è lui che sfugge ai due punti fondamentali:1) l’immigrazione irregolare non arriva via mare, se non in piccola parte; 2) c’è un legame stretto tra immigrazione irregolare, economia sommersa, fabbisogni di manodopera della società italiana. Lo mostra la questione delle assistenti domiciliari, alias badanti, che sta mettendo in imbarazzo il governo. Quindi non posso portarmi a casa tutti gli immigrati, né può pensarci l’ONU, per la semplice ragione che ci sono tante altre famiglie e imprese italiane che ne hanno bisogno.
guagnano vito
Ci voleva tanto a capire che gli immigrati non arrivano via mare? Come arrivano gli Albanesi, Cinesi, prima di entrare in Europa i Romeni o le badanti Ucraine? Arrivano con dei banalissimi viaggi in pulman o nave.
Salvatore
Il motivo di tanto lavoro nero è perchè serve così! Il resto è aria fritta. Da tempo immemorabile! Ma cosa ti vuoi aspettare da un Parlamento dove siedono 20 "onorevoli" condannati in via definitiva e una cinquantina di personaggi sotto processo? E se non bastasse, anche qualche mignotta? Tutti al servizio del Re dei Prescritti pronti a votare (per "riconoscenza") quello che lui vuole. Cari amici, ci mancano le fondamenta. Con le reti televisive controllate ci fanno credere che la cacca sia cioccolata!
Matteazzi Romano
Secondo me bisogna inanzi tutto aiutare queste persone ad regolarizzarsi, ma sopratutto aiutarli nel loro paese e capire il perchè di questa immigrazione, l’europa ed il mondo intero dovrebbero provvedere a questa situazione, perchè siamo tutti figli di Dio. Grazie per questa opportunità di dire la mia.
adolfo
Due punti da sottolineare: 1) gli immigrati clandestini lavorano al nero e costituiscono quella riserva di manodopera funzionale a tenere bassi i salari, ma ancor di più a permettere quella flessibilità nell’industria tanto desiderata dagli imprenditori. Questo fenomeno si chiama sfruttamento; 2) bisogna smetterla di raccontare la favoletta che gli immigrati debbono rispettare le nostre leggi, pretendendo che abbandonino usanze e costumi tradizionali. Una cosa è l’integrazione altra cosa è l’omologazione. Attenzione a non creare nuovi schiavi.
sennait
A proposito da chi viene dall’Africa, occorre distinguere chi parte per migliorare le sue condizioni di vita e chi scappa letteralmente dalla morte. Io sono Eritrea dove c’è una feroce dittatura che tiene prigionieri dal 1991 i suoi concittadini. Dal 1994 il servizio militare è obbligatorio e di durata illimitata, le ragazze vengono sitematicamente violentate dai loro superiori o commilitoni, non c’è libertà di stampa, chiunque critica il governo sparisce nel nulla. Quindi chi fugge da quel paese scappa dalla morte e finisce per morire tragicamente sulla strada di una agognata libertà.