A quanto ammonta il possibile risparmio per lo Stato derivante dal calo dei tassi d’interesse? La stima è di 11,8 miliardi: una cifra considerevole anche se da prendere con la dovuta cautela. In ogni caso, il Tesoro ha aumentato le emissioni di titoli pubblici e approfittato dei movimenti della curva dei tassi per diminuire il costo del debito. Si è esposto però alle conseguenze di una eventuale inversione della strategia di politica monetaria. E questo è il problema per il futuro: fino a quando dureranno liquidità abbondante e bassi tassi d’interesse?
La crisi finanziaria ed economica internazionale ha avuto pesanti ripercussioni sui mercati monetari e di borsa, nonché sulleconomia reale. Naturalmente ciò si è riflesso sullandamento dei conti pubblici: loperare degli stabilizzatori automatici e la variazione negativa dellattività economica portano necessariamente a un aumento del fabbisogno in rapporto al Pil. Tuttavia, la crisi dei mercati finanziari ha prodotto effetti positivi per la finanza pubblica, consentendo allo Stato un considerevole risparmio sul servizio del debito. Ciò è stato reso possibile dalla evoluzione dei tassi dinteresse, che hanno mostrato una continua discesa a partire dallautunno dello scorso anno. In precedenti due occasioni (la più recente nel gennaio 2009) lavoce.info ha provato a quantificare questo effetto. Ci sembra opportuno fornire un aggiornamento, data la significativa evoluzione della curva dei tassi rispetto al gennaio scorso.
LA CURVA DEI TASSI
La figura più sotto riporta la curva per scadenze dei tassi dinteresse lordi allemissione, rilevata in diverse date. Come si può osservare, nel settembre 2008 (a più di un anno dallinizio della crisi finanziaria, ma prima del suo precipitare in seguito al fallimento di Lehman Brothers) la curva dei tassi era relativamente piatta e tutta compresa tra il 4 e il 5 per cento. Nei mesi successivi, si è progressivamente abbassata ed è divenuta molto più inclinata, grazie alla marcata riduzione dei tassi allemissione sulle scadenze brevi e medie. I tassi sui Bot sono ormai prossimi allo zero, anzi addirittura negativi per i risparmiatori al dettaglio, che devono pagare la ritenuta fiscale e le commissioni bancarie.
La discesa dei tassi va ricondotta alla politica monetaria sempre più accomodante, che si è tradotta in una forte domanda di forme di investimento liquide da parte degli intermediari finanziari. Il nesso tra politica monetaria e finanziamento del debito pubblico è stretto ed è stato già analizzato: la partecipazione alle aste di titoli pubblici da parte delle banche è stata massiccia e si è tradotta in un trasferimento al Tesoro della liquidità immessa dalla banca centrale. A ciò si è aggiunta la fuga verso la qualità dei risparmiatori, che ha premiato linvestimento sicuro in titoli di Stato. Lelevata domanda ha consentito al Tesoro di collocare ingenti quantitativi di titoli, nonostante le concomitanti massicce emissioni di altri Stati europei. Ciò è testimoniato dal cover ratio rapporto tra importo richiesto e assegnato in asta che si è sempre mantenuto nettamente sopra lunità, con punte attorno a 2,5.
QUANTO RISPARMIA LO STATO
Per quantificare il possibile risparmio per lo Stato derivante dal calo dei tassi dinteresse, abbiamo fatto un esercizio, i cui risultati sono riassunti nella tavola 1. Prendendo come punto di riferimento il settembre 2008, precedente allinizio della fase espansiva della politica monetaria della Bce, abbiamo calcolato la differenza tra i tassi allemissione in quel mese e nei primi nove mesi di questanno, sulla base dei risultati delle aste per ogni singola categoria di titoli. Lo spread così ottenuto è stato moltiplicato per lammontare di titoli emessi in asta, ottenendo così una stima del minore onere per interessi. Per il periodo ottobre-dicembre, lo spread calcolato in base agli ultimi tassi allemissione disponibili è stato moltiplicato per i quantitativi di titoli in scadenza nello stesso periodo. Lesercizio fornisce un risultato interessante: sommando i numeri riportati nellultima riga della tavola, si ottiene un risparmio totale pari a 11,8 miliardi di euro, di cui 9,2 riferibile al dato storico relativo ai primi nove mesi dellanno. Si tratta di cifre considerevoli, anche se vanno prese con la dovuta cautela, a causa delle ipotesi semplificatrici implicitamente alla base dellesercizio.
Tavola 1 – Risparmio di interessi stimato sulle emissioni lorde del 2009 (benchmark: settembre 2008) | |||||||
gennaio-settembre 2009 | ottobre-dicembre 2009 | ||||||
TITOLO | emissioni lorde | risparmio per interessi | ammontare in scadenza | risparmio per interessi | |||
BOT flessibile | 15,500.00 | 483.55 | 7,000.00 | 235.20 | |||
BOT 3m | 36,500.00 | 1,263.20 | 4,500.00 | 183.60 | |||
BOT 6m | 103,950.00 | 3,366.67 | 31,450.00 | 1,176.23 | |||
BOT 12m | 66,500.00 | 2,054.43 | 18,500.00 | 0.00 | |||
CTZ 24m | 29,162.00 | 691.11 | 11,701.00 | 327.63 | |||
CCT | 12,554.00 | 392.88 | 11,344.00 | 415.19 | |||
BTP 3a | 29,009.00 | 501.22 | |||||
BTP 5a | 34,126.00 | 342.62 | |||||
BTP 10a | 29,617.00 | 157.07 | 22,009.00 | 202.48 | |||
BTP 15a | 12,968.00 | 22.17 | |||||
BTP 30° | 11,685.00 | -13.99 | |||||
BTP reale 5a | 0.00 | 0.00 | |||||
BTP reale 10a | 7,013.00 | -7.01 | |||||
BTP reale 15a | 4,917.00 | -18.12 | |||||
BTP reale 30a | 550.00 | -3.74 | |||||
RISPARMIO | 394,051.00 | 9,232.07 | 106,504.00 | 2,540.33 | |||
Dati in milioni di euro
È bene chiarire che la stima ottenuta non è la differenza di spesa per interessi tra un anno e laltro (2008 – 2009). Èuna indicazione della minore spesa, attribuibile al calo dei tassi, date le emissioni di titoli pubblici, storiche e previste, nel 2009. Peraltro, le emissioni sono significativamente aumentate, come si vede nella tavola 2, riferita al primo semestre: rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, lincremento complessivo è stato di oltre il 10 per cento, concentrato in prevalenza sulle scadenze brevi e medie. Il Tesoro ha così approfittato dei movimenti della curva dei tassi. Allo stesso tempo, si è esposto alle conseguenze di una eventuale inversione della strategia di politica monetaria. E questo è il problema per il futuro: fino a quando durerà la manna dal cielo della liquidità abbondante e dei bassi tassi dinteresse?
Tavola 2 – Emissioni di titoli di Stato per tipologia
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TITOLO | I semestre 2009 | I semestre 2008 | Differenza | |
BOT flessibile | 15,500 | 25,000 | -9,500 | |
BOT 3m | 28,000 | 11,000 | 17,000 | |
BOT 6m | 75,450 | 67,295 | 8,155 | |
BOT 12m | 47,150 | 41,657 | 5,493 | |
CTZ 24m | 24,262 | 20,462 | 3,800 | |
CCT | 7,170 | 10,887 | -3,717 | |
BTP 3a | 21,913 | 19,050 | 2,863 | |
BTP 5a | 26,033 | 20,150 | 5,883 | |
BTP 10a | 26,341 | 20,990 | 5,351 | |
BTP 15a | 7993 | 7,639 | 354 | |
BTP 30a | 5,934 | 4200 | 1,734 | |
BTP reale 5a | 4185 | -4,185 | ||
BTP reale 10a | 6167 | 5,650 | 517 | |
BTP reale 15a | 3700 | 2,445 | 1,255 | |
BTP reale 30a | 550 | 550 | ||
TOTALE | 278,303 | 252,225 | 35,003 | |
Dati in milioni di euro | ||||
Emissioni off the run non considerate |
Infine, è bene ricordare i limiti del nostro esercizio. Anzitutto, il risparmio indicato non è concentrato tutto nel 2009: sarebbe così solo se i titoli considerati fossero stati emessi tutti allinizio dellanno, mentre le emissioni sono distribuite lungo i dodici mesi. Il dato ottenuto è quindi da interpretare come il risparmio ottenibile su base annua, ma non concentrato nello stesso anno solare. Inoltre, la stima non tiene conto del prelievo fiscale sugli interessi pagati dal Tesoro: ciò porta a una sovrastima del risparmio sulla spesa per interessi. Altre ipotesi sono la persistenza dei tassi sui livelli attuali e lemissione di titoli dello stesso tipo e dello stesso ammontare di quelli in scadenza nel periodo ottobre-dicembre. Si noti però che questultima ipotesi potrebbe causare una sottostima del risparmio possibile: se infatti il Tesoro persegue, come sembra emergere dai dati riportati nella tavola 2, attraverso una gestione attiva delle emissioni la minimizzazione del costo del debito, il risparmio ottenibile potrebbe essere addirittura maggiore di quello calcolato qui.
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jacopo dettoni
Il risparmio si riferisce alle emissioni già effettuate e previste nel 2009 rispetto al 2008. tuttavia, l’ammontare complessivo del debito pubblico continua, mese dopo mese, a toccare valori mai visti prima. avete per caso stimato anche quanto,in valore assoluto, influirà questo aumento sulla spesa complessiva per interessi?
BEATRICE
Il governo fa come le banche. La spesa risparmiata potrebbe essere utilizzata per interventi anticiclici contro la crisi, mentre il dibattito politico è incentrato sui vincoli stringenti di bilancio dettati dall’enorme debito pubblico.
Marcello Novelli
Esiste una stima ufficiale del rapporto Debito Pubblico/PIL al 31/12/2009? La recessione porta verso le deflazione e quindi la BCE potrebbe continuare a mettere liquidita’ nel mercato: quando tutto questo finira’?
mirco
Le stime ormai dichiarano un debito pubblico al 117% del Pil. E prima della crisi eravamo al 106%. Il problema ormai non è neanche quello di pensare a cosa accadrebbe quando saranno finiti i tempi di tassi molto bassi..Il vero problema è come riportare l’Italia a tassi di crescita che possano riportare almeno al 60% il rapporto. Alcuni economisti sostengono secondo me a ragione, la necessità di un investimento massiccio sul sistema italia di 200 miliardi di euro netti attraverso ristrutturazioni della macchina statale e del sistema economico italiano.Dovre prenderemo questi soldi?
Pietro
Quello che mi sembra interessante ed evidente è che già dall’ottobre del 2008 era evidente che con l’abbassamento dei tassi l’unico investimento palusibile erano i Btp trentennali mentre i Bot erano chiaramente destinati a diventare spazzatura, pur con il ministro Tremonti che ne esortava l’acquisto. Distinti saluti alla redazione e agli autori dell’articolo
luigi zoppoli
Apprezzo le indicazioni che concludono l’articolo. Sono un buon segno di onestà intellettuale e di rigore. L’articolo con le relative tavole mi pare utile anche ad immaginare, con sgomento, cosa avverrà quando la politica monetaria diverrà meno accomidante. Saranna guai, guai grossi.
Piero
Dove andrà la prossima Bolla ?
adriano velli giornalista
Il problema riguarda ovviamente tutte le economie occidentali che hanno dilatato, anche ben più di noi, spesa e interventi pubblici per contrastare efficacemente la recessione. Come avevo rilevato in un precedente commento a un Suo articolo così facendo Usa e Regno Unito hanno di fatto svalutato pesantemente le loro monete rispetto all’Euro, ponendosi in una posizione di doppio vantaggio sull’Europa al momento di una ripresa dell’economia. Uno, connesso alla maggior dimensione degli interventi, il secondo derivante da una maggiore competitività valutaria. Questo, e non certo il debito pubblico dei singoli Stati, sarà il problema dei paesi della zona Euro, penalizzati da tassi di cambio con il dollaro già irrealistici e quanto pare addirittura destinati a peggiorare, al momento della ripresa economica. Quanto alla Sua domanda finale su quanto dureranno liquidità abbondante e bassi tassi di interesse la risposta, almeno teoricamente, dovrebbe essere semplice. Se a Francoforte non impazziscono, dureranno fino a quando la ripresa sarà consolidata. In quel momento i minori risparmi sul costo del debito dovrebbere essere compensati dai maggiori introiti fiscali.
NUVOLETTA
La liquidità durerà per sempre ed i tassi di interesse si manterranno per circa 23 anni di scarsissimo interesse. Avanti tutta e barra dritta. I conti pubblici oramai li abbiamo aggrediti e li abbiamo messi al guinzaglio.
Roberto
Ottimo articolo. Bilanciato, tecnico. La domanda che a questo punto sorge è: come se ne esce? Secondo me, non se ne esce affatto. In altre parole, i tassi sono destinati a rimanere bassi molto a lungo (come in Giappone). Questo porterà nel tempo a gravissime distorsioni, ma l’alternativa è il rischio concreto di default, se i tassi saliranno: un rischio che nessun uomo politico in Europa si sognerà mai di correre. Meglio zero crescita per (altri) vent’anni, piuttosto che una fine abrupta del sistema attuale. La strada è dunque: tenere bassi i tassi e i rendimenti, e lasciare che l’inflazione divori il debito. In pratica un esproprio collettivo. Ma l’alternativa sarebbe la bancarotta collettiva. O inflazione o default, ci sono solo due strade.
enricodesimone@fastwebnet.it
Costa sempre meno, ma l’"iseberg" svetta sempre piu’ come la palla di neve che rotola, pero’ se non cresce per l’accumulo degli ineressi pur sempre meglio, pero’ dirige il mercato finanziario con annesse conseguenze.
enricodesimone@fastwebnet.it
L’Inghilterra continua a stare fuori dall’euro e dentro come comunita’ ed a determinare scelte con l’esclusione di D’Alema. Ora che la sterlina non troneggia piu’ potrebbe decidersi a sciogliersi nell’euro correndo i comuni rischi di solidita’ e sostenibilita’.
enricodesimone@fastwebnet.it
Inversione di strategia di politica monetaria! Ci fu con Ciampi con la graduale decrescenza dei tassi per entrare nell’euro con i conti a posto. A parita’ di spesa corrente per interessi a tassi minimi a debito totale invariato, ha fatto riscontro l’aumento del debito stesso per i bilanci di esercizio in disavanzo in quanto le restituzioni non superano i rinnovi e gli avanzi di esercizi da destinare alla riduzione sono un sogno. L’ 11,8 dove e’ indicato? Forse si confonde quando di minore spesa per minori saggi di interesse che e’ sempre col deficit (saldo di esercizio) maggiorazione di debito. Percio’ l’euro andava ancorato a riserve auree e valutarie ancorche’ valido il criterio della ricchezza prodotta, Pil, se non fosse vulnerato dall’indebitamento con l’esterno, sovrattutto in quanto quello interno si risolverebbe col default in tassa patrimoniale.
enricodesimone@fastwebnet.it
La prossima bolla? La fantasia dove attaccarsi non ha limiti ed io quando puntavo sulla ricchezza prodotta per sostenere l’euro non immaginavo al fallimento degli stati per aggredire un condominio. Paghiamo caro il rischio cambio in cambio del debito euro degli stati non sostenuto ed a parte anche l’azzeramento per effetto del debito pubblico. La BCE dovrebbe istituire il consiglio dei ragionieri generali degli stati zona euro dal cui seno uscirebbe il ragioniere generale dell’euro come organo alle dipendenze di Trichet distinto dal consiglio dell’economia della comunità.