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DIFFICOLTÀ E RISCHI SULLA STRADA DEL FONDO MONETARIO EUROPEO

Il Fondo monetario europeo non è solo un’idea molto difficile da realizzare. Per i paesi dell’Unione monetaria rappresenterebbe un’alternativa al Fondo monetario internazionale. E anche chi non ha i conti pubblici in ordine potrebbe così sentirsi autorizzato a seguire con disinvoltura politiche fiscali anticicliche, sicuro di avere comunque una rete di protezione. Mentre invece è necessario rafforzare il controllo europeo sulla disciplina di bilancio dei paesi membri. La perdita di influenza all’interno dell’Fmi.

 

All’improvviso, è apparsa all’orizzonte l’idea di creare un Fondo monetario europeo (Fme) e immediatamente ha ricevuto l’attenzione da prestigiosi giornali, come il Financial Times, e l’appoggio di alcuni importanti leader politici. Ovviamente, la creazione di simile Fondo non sarebbe impresa facile perché dovrebbe superare enormi ostacoli.
Per avere un’idea delle difficoltà si pensi ad alcune delle decisioni che dovrebbero essere prese. Chi dovrebbe versare i fondi per finanziare il Fme? Quanti fondi sarebbero necessari? Quale paese ospiterebbe la sede del Fondo? Chi sarebbe il primo presidente? I paesi membri come si suddividerebbero il potere decisionale all’interno del Fondo? Come sarebbe regolato l’accesso dei paesi alle risorse del Fondo? A che condizioni verrebbero concessi i prestiti? Per quanto tempo? Quale sarebbe la ripartizione tra i paesi membri dei funzionari e impiegati della nuova istituzione? Ci sarebbero paesi (Germania , Francia, o altri) con potere di veto? Da queste e altre possibili domande è facile rendersi conto delle difficoltà.

UN’ALTERNATIVA ALL’FMI

Non intendo qui discutere le difficoltà di dare vita all’idea, vorrei piuttosto discuterne il merito. Naturalmente, dato lo spazio disponibile, la discussione sarà necessariamente breve.
Un Fondo monetario europeo creerebbe, per i paesi europei, un’alternativa al Fondo monetario internazionale, che già esiste e che è in grado di dare un aiuto finanziario immediato ai paesi membri che hanno bisogno. Invece di andare a Washington, i paesi europei andrebbero a Parigi o Berlino. Nel passato, paesi europei come la Gran Bretagna, l’Italia, il Portogallo e vari altri, hanno chiesto e ottenuto l’aiuto finanziario e tecnico dell’Fmi e con quell’aiuto sono riusciti a superare le crisi. La giustificazione per creare un’alternativa europea sembra venire dal principio che i panni sporchi si dovrebbero lavare in famiglia, che in questo caso sarebbe la famiglia europea. Presumibilmente, l’esistenza di un Fme permetterebbe ai paesi membri di seguire con più disinvoltura politiche fiscali anticicliche (che alcuni desiderano) sapendo che, in caso di difficoltà, ci sarà una istituzione amica, e più malleabile dell’Fmi, a provvedere la necessaria rete di sicurezza. È facile capire che l’esistenza di un Fme creerebbe un enorme “moral hazard” che potrebbe contribuire a determinare più crisi e probabilmente più difficoltà politiche tra i paesi dell’Unione Europea.

IL TRATTATO E LE POLITICHE ANTICICLICHE

Alcuni sostengono che i paesi che fanno parte dell’Unione monetaria europea hanno perduto la capacità di usare lo strumento della svalutazione e di adottare individualmente politiche keynesiane anticicliche a causa dei vincoli imposti dal Trattato di Maastricht. La realtà è che la presunta mancanza di politiche anticicliche non è dovuta tanto al Trattato di Maastricht, quanto alla condizione strutturale dei conti pubblici di molti paesi e al fatto che i debiti pubblici sono rimasti alti e in aumento. Un paese europeo che prima della crisi avesse avuto un debito pubblico basso e conti pubblici in pareggio avrebbe avuto la possibilità di adottare politiche anticicliche a dispetto del Trattato. In ogni caso, le economie dei paesi sono diventate molto aperte, rendendo le politiche anticicliche meno efficaci. L’apertura ha ridotto l’effetto positivo di espansioni fiscali mentre l’alto indebitamento netto e l’aumento del debito pubblico hanno prodotto effetti psicologici negativi sia sul mercato finanziario che sulle decisioni d’investimento. Inoltre, le difficoltà degli ultimi anni nei conti pubblici di vari paesi membri dell’Unione monetaria europea hanno avuto poco a che fare con politiche anticicliche e molto con i cicli elettorali. Per questa ragione, è meglio non creare nuovi “moral hazards” dando vita a un Fme.
L’esperienza greca, e non solo quella, ha mostrato che gli strumenti tecnici e il potere della Commissione europea non sono ancora al livello necessario. Hanno bisogno di essere rafforzati, forse anche chiedendo ai parlamenti dei paesi dell’Unione Europea, o per lo meno a quelli dell’Unione monetaria, di appoggiare formalmente, attraverso l’approvazione di norme, le regole e gli obblighi che un paese accetta quando diventa parte dell’Unione. In questo modo, violare le regole europee equivarrebbe a una violazione delle leggi nazionali. Il cambiamento aiuterebbe a ridurre i trucchi contabili che spesso sono stati usati dai governi per ingannare la Commissione.
Infine, sebbene meno importante, bisogna ricordare che la creazione di un Fme ridurrebbe l’influenza che l’Europa ha nell’Fmi, dove continua a esprimere un Direttore generale europeo e dove continua a mantenere una quota di potere molto alta.

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IL COMMENTO DI DANIEL GROS

  1. Piero Torazza

    Germania e Francia non hanno nessuna intenzione di rischiare così tanto x i pIIgs o riusciamo a uscirne quasi da soli (salvo qualche dichiarazione pubblica) o l’Europa si scioglierà.

  2. Massimo GIANNINI

    Mi sembra chiaro che un eventuale FME non deve avere né un mandato né un obiettivo simili al FMI. I duplicati in salsa europea non servono. Serve qualcosa di diverso e che permetta quella maggiore integrazione politica e fiscale necessaria a rafforzare l’unione monetaria e l’euro. Se si deve fare un FME per essere e agire come il FMI, meglio l’originale. Assurda poi la proposta che circola di finanziare tale fondo con le penalità imposte ai paesi che non rispettano il Patto di Stabilità, ovverro, chi più chi meno, tutti; e questo é un problema. Ma delle condizionalità di aggiustamento strutturale stiile FMI possiamo fare a meno. Dei trucchi contabili e degli schemi governativi alla Ponzi, anche.

  3. paolo pensa

    L’idea di un FME è solo l’inizio di una riflessione su come rimediare alla testardaggine tedesca che ai tempi di Maastricht impedì di affiancare alla moneta unica e all’ unica banca centrale un’istituzione finanziaria ad hoc per il salvataggio di membri dell’Unione monetaria in pericolo di annegamento, nei debiti pubblici e magari anche privati.

  4. Paolo Gelain

    E’ la creazione del FME interpretabile come un segnale che la stada verso una finanza pubblica europea è ancora molto lunga, se non addirittura che non c’è proprio la volontà politica di percorrerla tale strada? Perché investire risorse nella creazione di una nuova istituzione di dubbio impatto (e comunque difficoltosa da creare), quando le si potrebbe inverstire nell’accelerare l’accentramento della politica fiscale, di gran lunga una soluzione piu’ efficace per evitare che i paesi siano nelle condizioni di non poter praticarepolitiche anticicliche?

  5. bellavita

    Spero che scuserete il mio dilettantismo. ho pensato che il mercato offre già uno strumento per far partire il FME. Questi famosi cds, di cui non ho mai capito chi, alla fine della fiera, fa l’assicuratore, cioè incassa il premio fissato dalle oscillazioni del mercato e si impegna a pagare il capitale in caso di default: non viorrei che alla fine ci si trovassedavanti l’ormai tradizionale compagnia di assicurazione USA che va anche lei in default.. ma se il cds venisse incassato dalla BCE, che si assume quell’impegno, ecco che il sistema assume tutta un’altra sicurezza…

  6. Mario Savioli

    Leggevo su Repubblica dell’8 marzo 2010 che il nostro paese ha una riserva in oro depositata presso la Federal Reserve di New York di 2500 tonnellate di oro pari a un controvalore di 89 miliardi di dollari. Considerato che il nostro debito pubblico si aggira sui 1.700 milioni di euro, mi chiedevo se non sarebbe utile utilizzare la riserva di oro per azzerare il nostro debito. Basterebbero 2 miliardi di dollari circa il 2,5% del tesoretto. Perché non viene fatto? Quale implicazioni economiche comporterebbe questa scelta? Grazie per l’attenzione. Mario Savioli.

  7. Paolo Todeschini Premuda

    Ch.mo prof. Tanzi, il presidente Sarkozy e la Cancelliera Merkel non nascondono di non apprezzare l’idea che il FMI intervenga in Europa a sostegno di un paese dell’area euro come la Grecia, poichè si tratta di un organismo multilaterale il cui azionista di maggioranza, l’unico con diritto di veto, sono gli USA. Volendo condividere questa posizione, invece di proporre un FME – che come lei ha ben sottolineato è un progetto che nasconde non poche insidie – perché non rilanciare l’idea di realizzare una rappresentanza unica europea nei fori istituzionali di concertazione, quali appunto il FMI e la Banca Mondiale? A questo riguardo rimando anche ad un articolo della Prof.ssa Elena Sciso pubblicato su Affarinternazionali.it che delinea varie possibilità per raggiungere tale obiettivo.

  8. domenico

    Un FME non alternativo al FMI ma con semplici funzioni di garanzie dei Bond Pubblici gestito dalla BCE in questo modo: ogni paese che emetta titoli pubblici paga alla BCE un premio di garanzia commisurato all’entità del suo debito pubblico e deficit.( Una specie di CDS) In questo modo l’interesse pagato ai risparmiatori sarebbe uguale per tutti i paesi, e il costo di assicurazione per gli stati cmq inferiori agli spread attuali dovuti alle agenzie di rating. In questo modo si renderebbe la politica di bilancio indipendente dal giudizio di tali agenzie, non ci sarebbero problemi di moral hazard e le sanzioni per il patto di stabilità sarabbero preventive e concomitanti e non ex post, politicamente difficili da praticare ed esposte quindi al moral hazard. inoltre si potrebbe per solidarietà prevedere come parametro per l’assicurazione anche il Pil visto che i maggiori paesi beneficiano di più della stabilità. Un meccansimo automatico e semplice da applicare che non dipenda da decisioni politiche. Per i prestiti c è poi il FMI di cui ognuno è menbro. Gradirei risposte anche per avere possibilità di definire meglio la proposta.

  9. carlo baldi

    L’istituzione di un FME la ritengo una scelta intelligente e necessaria se si vuole dare stabilità all’euro e cominciare a creare un’Europa che svolge un peso a livvello mondiale. Del resto attulamente ogni apese delle comunità ha solo la possibilità della manovra fiscale mentre, , quando l’Europa era divisa, aveva anche quella monetaria. Mancando quest’ultima il FME può sopperire ai problemi ed anche agli errori di qualche paese della Unione, ovviamnete imponendo poi regole, Non è il FME in conflitto con il FMI , che ha altre funzioni e comunque è fortemente criticato. Pnesiamo alle evoluzioni e modifiche da Breton Woods ad oggi, specie sulla moneta di rifeirmento. E non sono ancora finite!

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