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IL FALLIMENTO CHE L’EUROPA NON PUÒ PERMETTERSI

L’Unione Europea riforma il suo sistema di regolamentazione finanziaria, con l’istituzione di tre autorità di vigilanza a livello europeo. La proposta è il superamento delle logiche nazionali e dunque un enorme passo avanti. Potrebbe però essere un errore concentrarsi solo sui poteri da attribuire alle nuove istituzioni, soprattutto per la posizione che potrebbe assumere il futuro governo britannico. Meglio allargare la discussione ai problemi di efficacia e governance. Anche perché un fallimento avrebbe gravi conseguenze su tutto il processo di integrazione economica.

Mentre lotta per risolvere i problemi della Grecia, l’Unione Europea si cimenta anche con un’altra questione vitale: riformare il suo sistema di regolamentazione finanziaria, compresa l’istituzione delle prime autorità di vigilanza a livello europeo. Il risultato del processo legislativo europeo è incerto, ma avrà un impatto decisivo sulla forma del sistema finanziario europeo.

UN RISULTATO FONDAMENTALE

Le norme all’esame del Parlamento europeo porterebbero alla creazione di tre nuove agenzie europee che vigilerebbero su banche, assicurazioni e borse e mercati. Al contrario delle istituzioni che dovrebbero sostituire, le tre nuove agenzie avrebbero una capacità decisionale formalmente riconosciuta e poteri vincolanti sui singoli casi, caratteristiche che in effetti le renderebbero le prime autorità di vigilanza e regolamentazione sovranazionali al mondo. In più, un Comitato europeo del rischio sistemico, essenzialmente coordinato dalla Banca centrale europea, dovrebbe monitorare i maggiori rischi finanziari e emanare raccomandazioni per evitarli.
Queste proposte, che si basano su un rapporto del febbraio 2009 redatto da una task force guidata dall’ex governatore della Banca di Francia Jacques de Larosière su richiesta del presidente della Commissione europea, hanno ricevuto un unanime sostegno politico al vertice dei leader europei nel giugno dello scorso anno. Un sostegno davvero notevole, considerata l’insistenza con cui alcuni Stati membri – il Regno Unito, in particolare, ma anche Germania e Spagna e altri – si erano opposti a tentativi simili negli anni precedenti.
Si tratta di un passo avanti di importanza fondamentale. L’Unione Europea aspira a costruire un unico marcato finanziario, ma la finanza non può svilupparsi senza una vigilanza efficace: affidare il compito a 27 diverse autorità nazionali, con un passato che le ha viste proteggere gli operatori nazionali oppure tentare di controllarli, produce una costante tensione verso la frammentazione. L’esistenza di una supervisione finanziaria a livello di Unione Europea è dunque una condizione necessaria, ma non sufficiente, per un’integrazione dei mercati sostenibile.

QUALI POTERI PER LE AUTORITÀ EUROPEE

Non sorprende che lo schema proposto sia un compromesso e che si presti a critiche legittime. Nella versione attuale, adottata dagli Stati membri a dicembre 2009, i poteri delle nuove autorità sono limitati: le norme da loro deliberate saranno soggette all’approvazione della Commissione europea. La loro governance è problematica perché prevede comitati di supervisione nei quali il presidente, a tempo pieno, non ha diritto di voto ed è lì solo per garantire che siano rappresentati i ristretti punti di vista nazionali. Secondo alcuni osservatori, la clausola secondo la quale le loro decisioni non possono avere effetti sulle politiche fiscali degli Stati è fonte sicura di paralisi future. La suddivisione in autorità separate per banche, assicurazioni e mercati finanziari non considera la forte interdipendenza che caratterizza questi settori.
In questa fase, il dibattito si concentra per lo più sui poteri garantiti alle nuove autorità. Nella versione attuale, dovrebbero agire essenzialmente come arbitri in caso di divergenze tra i diversi controllori nazionali. Gli unici operatori soggetti senza ambiguità alcuna all’autorità di livello europeo sono le agenzie di rating, una categoria limitata, seppure importante. Comprensibilmente, alcuni parlamentari europei vogliono estendere il mandato delle autorità, per esempio sottoponendo direttamente all’Autorità bancaria europea le grandi banche che operano a livello europeo.
Ma è altrettanto importante la qualità del processo decisionale. Le misure attuali, benché cruciali, non esauriscono la questione: le nuove istituzioni possono anche partire con responsabilità limitate, ma se svolgeranno il loro compito in modo efficace e con competenza, si guadagneranno la fiducia e il consenso di molti stakeholder. Soltanto su queste basi potranno garantirsi nel tempo i più ampi poteri necessari ad assicurare la sostenibilità di un sistema finanziario europeo integrato. Cercare di raggiungere l’obiettivo in una sola mossa non è realistico dal punto di vista politico e inoltre non riconosce il ruolo cruciale svolto da un simile processo di “costruzione della fiducia”.
Da questo punto di vista, i parlamentari si dovrebbero concentrare sul miglioramento della governance delle autorità, delineata in modo troppo frettoloso, cercando se possibile di allargare la composizione dei comitati a soggetti in grado di rappresentare l’interesse europeo nel suo complesso, e non i punti di vista dei singoli Stati, sul modello della Banca centrale europea. E magari assegnando un unico rappresentante a gruppi di più paesi, riuniti in circoscrizioni, per ridurre le dimensioni dei comitati, sul modello del Fondo monetario internazionale. Localizzare tutte e tre le autorità nella stessa città, come hanno suggerito i parlamentari europei, permetterebbe poi di ottenere risultati migliori.
La tabella di marcia potrebbe determinare il risultato. Assumendo che i conservatori vincano le elezioni nel Regno Unito, sarà questo il primo importante tema europeo che si troveranno a discutere. La loro base euroscettica non vede di buon occhio una delega di responsabilità all’Unione Europea in un settore così importante per l’economia britannica quali sono i servizi finanziari. Se il dibattito si concentra solo sui poteri delle nuove autorità, il Parlamento europeo e il futuro governo britannico possono ritrovarsi in rotta di collisione. Se invece comprende la governance e l’efficacia, possono trovare un terreno comune di discussione.
La posta in gioco è alta. Se il tentativo di creare un sistema integrato di vigilanza e regolamentazione fallisce, i mercati potrebbero perdere fiducia sulle prospettive delle banche pan-europee e spingerle a ritirarsi nei loro originari mercati casalinghi. Un simile risultato potrebbe rappresentare una battuta d’arresto per l’integrazione economica europea più grave di tutto quanto ha prodotto finora la crisi. L’Unione Europea non può permettersi il fallimento di questa riforma.

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DUE ANNI DI GOVERNO

  1. Fabio Gonella

    …sede delle tre Authority a Londra! D’altronde, Londra è sede dei principali operatori del settore, nonché di una delle più importanti piazze finanziarie Europee. Sarebbe una scelta simile a Frankfurt per la BCE.

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