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Non si affitta agli immigrati

Un buon funzionamento del mercato degli affitti è fondamentale per favorire l’integrazione degli immigrati. Quello italiano ha molti problemi: l’offerta è scarsa e mal distribuita sul territorio nazionale, i costi di transazione sono elevati. Ma non solo: una parte dei proprietari non è disposta a concedere una casa in affitto agli stranieri. La discriminazione è più intensa nell’Italia settentrionale, colpisce soprattutto gli uomini e meno le donne e più gli arabi rispetto a chi proviene dall’Europa dell’Est. Neanche la crisi economica riesce a eliminarla.

L’’Italia è ormai un paese ad alta immigrazione: all’’inizio del 2009 secondo l’’Istat vi erano circa 3,9 milioni di stranieri residenti, più del doppio rispetto a solo sei anni prima. Quando arrivano nel nostro paese, molti stranieri cercano una casa in affitto; in un secondo momento alcuni, dopo un periodo di consolidamento familiare e lavorativo, passano all’’acquisto di un’abitazione. Un buon funzionamento del mercato degli affitti è quindi fondamentale per favorire l’’integrazione degli immigrati. Eppure il mercato italiano dell’’affitto ha molti problemi: l’’offerta è scarsa e mal distribuita sul territorio nazionale, i costi di transazione sono elevati.

DODICI IDENTITÀ IN CERCA DI CASA

Secondo una ricerca recentemente svolta, gli immigrati si trovano di fronte a un ulteriore problema: l’’indisponibilità di una parte dei proprietari a concedere loro una casa in affitto. (1) Per verificarlo, abbiamo condotto un’’indagine attraverso Internet. Dopo avere scelto uno dei più noti siti generalisti di annunci online, abbiamo creato dodici identità fittizie (sei per ciascun genere): quattro con nome chiaramente italiano, quattro con nome facilmente riconoscibile come arabo-musulmano e quattro con un nome tipico dell’’Europa Orientale. Questi dodici personaggi si sono candidati come inquilini per gli alloggi in offerta, manifestando interesse per l’’appartamento. Nella metà dei casi hanno fornito anche informazioni aggiuntive sulla loro vita lavorativa e familiare, in modo da rassicurare il proprietario sulla loro affidabilità. Le mail inviate si differenziavano tra loro solo per il nome del mittente. Se c’’è discriminazione legata all’’appartenenza a diversi gruppi etnici, allora le mail firmate da nomi italiani dovrebbero ricevere un maggior numero di risposte positive rispetto alle mail inviate da nomi stranieri. Abbiamo spedito circa tremila mail in modo da coprire le principali quarantuno città italiane.
In figura 1 viene riportata la quota di risposte positive raccolte dalle varie nazionalità, senza distinguere per genere. Le richieste inviate da nomi italiani hanno ottenuto una replica positiva nel 62 per cento dei casi, con una minima differenza tra e-mail che contenevano informazioni sul soggetto ed e-mail che ne erano prive. Nel caso di nomi arabi, invece, le risposte positive sono solo il 44 per cento del totale delle mail inviate, con un aumento nel caso delle richieste che contenevano informazioni sulla qualità del soggetto (41 contro 47 per cento). La probabilità di ricevere una risposta positiva è quindi del 18 per cento inferiore per un nome arabo rispetto a un nome italiano. Le mail firmate da nomi di persone provenienti dall’’Europa dell’Est presentano un minore grado di discriminazione rispetto agli italiani (12 per cento), perché la probabilità di una risposta positiva si attesta nel complesso al 49,5 per cento.

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Figura 1 – percentuale di risposte positive ricevute, per nome – tutto il campione

Distinguendo per genere (figura 2), la discriminazione colpisce soprattutto i nomi maschili stranieri, in particolare quelli arabi. Le donne hanno sempre, anche per i nomi italiani, una maggiore probabilità di risposta positiva.

Figura 2 – percentuale di risposte positive ricevute, per nome e genere – tutto il campione

La discriminazione a danno dei nomi di origine straniera è più intensa nell’’Italia settentrionale: al Nord, ad esempio, risposte positive sono state ottenute dal 70 per cento circa delle richieste firmate da maschi italiani, ma solo dal 25 per cento delle mail inviate (senza informazioni sul lavoro o sulla condizione familiare) da nomi maschili arabi. La figura 3 contiene le differenze medie nei tassi di risposta positiva ottenuti dai tre gruppi in tre diverse aree del paese: al Nord un italiano che risponde a un annuncio su un appartamento in affitto ha una probabilità di ricevere una risposta positiva che è del 25 per cento superiore rispetto a un nome arabo e del 20 per cento rispetto a un nome tipicamente dell’’Europa dell’’Est. Al Centro e in Meridione la discriminazione è presente, ma in modo molto meno accentuato rispetto al Nord. Nel confronto tra i due gruppi di stranieri, infine, c’’è sempre discriminazione a vantaggio degli europei dell’’Est, uniforme tra le aree.

Figura 3 – differenza nella probabilità di ricevere una risposta positiva, per gruppo e area

COME INCIDE LA CRISI

Si potrebbe pensare che la crisi economica induca i proprietari a essere più disponibili verso i potenziali inquilini, ma evidentemente la discriminazione è più forte della crisi, perché la ricerca è stata condotta nella primavera 2010, in un periodo certo non brillante per l’’economia italiana. La discriminazione non viene eliminata, ma solo attenuata, dalla fornitura di informazioni aggiuntive sul lavoro o sulle condizioni familiari.
Non si tratta però di fenomeni facilmente generalizzabili all’’intero territorio nazionale, perché la discriminazione sembra più forte nelle regioni settentrionali. Come spiegare queste differenze? Una parte significativa degli immigrati risiede al Nord. L’elevata concentrazione, prodottasi in un intervallo temporale piuttosto ristretto, può aver prodotto reazioni di rifiuto particolarmente intense da parte degli italiani ivi residenti. Un’’interpretazione alternativa può invece fare riferimento alla diversa vitalità economica delle regioni italiane. Nel Nord il tasso di disoccupazione è molto inferiore alla media nazionale, anche in questo periodo di crisi, quindi per un proprietario può essere meno rischioso assumere un atteggiamento selettivo verso possibili inquilini rispetto a chi deve locare un immobile in aree dove la domanda di case in affitto per ragioni di lavoro può essere più scarsa.
(1) Vedi M. Baldini e M. Federici, Ethnic discrimination in the Italian rental housing market, www.capp.unimo.it.

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18 commenti

  1. Alberto Chilosi

    Quello del regime dei fitti è un antico problema. In Italia è fortemente regolamentato e la regolamentazione impedisce di stipulare molti possibili contratti nell’ interesse delle due parti coinvolte. L’ apparente interesse prestato alla tutela degli affittuari è contrario al loro vero interesse in quanto rarifica fortemente l’ offerta di abitazioni in locazione. Inoltre la tutela giuridica dell’ esecuzione dei contratti è estremamente carente, anche qui per l’apparente favore che la disciplina presenta per l’ interesse degli affittuari oltre che per gli aspetti di fondo relativi al malfunzionamento della giurisdizione. Questo comporta enormi costi ostacolando, in particolare la mobilità del lavoro all’interno del territorio nazionale. La questione che riguarda l’ affitto per gli immigrati non è che un aspetto del problema. Nella percezione dei proprietari l’ affitto agli immigrati presenta a torto o a ragione un rischio addizionale (sarebbe interessante vedere quanto giustificato) che viene incrementato dalla mancata tutela giuridica della proprietà. Si tratta di un caso di discriminazione statistica i cui effetti sono amplificati dalle peculiarità del nostro sistema giuridico.

  2. Marino

    "Si potrebbe pensare che la crisi economica induca i proprietari a essere più disponibili verso i potenziali inquilini". Non sono del tutto d’accordo. Da neo-proprietario per via di eredità mi sono trovato a gestire un inquilino moroso: un anno e mezzo di mancato affitto più le spese legali, c. 10,000 € persi. La crisi non rende più disponibili, ma più selettivi, in cerca di inquilini dal reddito stabile, perché i costi di un inquilino moroso, anche non per sua colpa, sono alti, e gli immigrati sono più vulnerabili sul mercato del lavoro. Questo a prescindere dalle motivazioni razziste che odio detesto e abborro, ovviamente.

  3. Lory

    Ho un piccolo appartamento, lasciato in eredità dai nonni, in una grande città del nord. Essendo una zona a forte presenza di immigrati, sono stata costretta ad affittare ad essi, prevalentemente arabi. Le varie esperienze mi hanno portato a decidere che d’ora in poi, dopo l’ennesima pratica di sfratto per morosità con le relative spese sostenute da parte mia e constatazione di danni all’immobile, piuttosto che affittare ancora a loro, lascerò vuoto l’immobile. Il proprietario in questi casi non ha alcun diritto, nessuna tutela di fronte a queste esperienze alquanto negative. L’integrazione dovrebbe funzionare nei due sensi, non solo da una parte.

  4. Alessandro Zanardo

    Già interessante, andrebbe completato con gli ulteriori confronti. Un’altra spiegazione si trova sul medio/lungo termine: chi risiede "stabilmente" seppur in affitto sviluppa comunità e tutela/valorizza l’immobile più facilmente di chi invece "migra". E questa è la condizione posta all’inizio della ricerca: lo straniero viene in Italia prima in affitto e poi compra casa (?) …o torna in patria o si trasferisce altrove seguendo le offerte di lavoro. Non si tratta prevalentemente di discriminazione, ma di buon senso: tutela dell’immobile di proprietà, affittato a chi meglio si identifica con il territorio, a chi conosce già probabilmente le norme condominiali, a chi sa capire il significato di una raccomandata e così via… La diminuzione del valore del metro quadro, a causa di conduzioni negligenti, debiti condominiali, amministratori non controllati e così via, è fatto che ha segnato le periferie (e forse anche altrove, non so). …e a maggior ragione in un periodo di crisi ci si guarda meglio dai fattori di rischio che hanno polverizzato il valore di molti appartamenti.

  5. mauro colombarini

    Pienamente condivisibile l’affermazione che "un buon funzionamento del mercato degli affitti è fondamentale per favorire l’integrazione degli immigrati." Per quanto riguarda la discriminazione, mentre fino a qualche anno fa assumeva caratteri etinici, sarei oggi per imputarla prevalentemente all’insicurezza da parte dei proprietari di percepire regolarmente il canone, posto che le famiglie immigrate sono in genere monoreddito, perso o ridotto il quale, per la crisi lavorativa, la difficoltà a pagare l’affitto è immediata.

  6. giampiero di Santo

    Credo che ormai in Italia non si affitti più a nessuno, perché ci si rimette. Per mandare via da casa mia un inquilino (italianissimo) che pagava, udite udite, 360 euro mensili (con contratto registrato per 70 metri quadrati in una bella periferia romana) e che all’improvviso ha deciso di non pagare più, ci sono voluti 2.500 euro di avvocato e 18 mesi, equivalenti a quasi 6500 euro di mancati incassi. In più ho dovuto saldare il conto del riscaldamento e le spese condominiali. Tutto ciò in piena crisi, che ovviamente ha peggiorato la situazione.Insomma, l’offerta è scarsa perché i proprietari di case anche piccoli e meno prevenuti hanno paura di perdere soldi. E chi è più debole economicamente o percepito come tale, gli immigrati, ha ancora meno possibilità di trovare un alloggio in affitto.

  7. Michele F.

    Studio decisamente interessante. Mi ha colpito come la presenza di informazioni anagrafiche sia rilevante soprattutto per uomini arabi e donne dell’est, per capire "con chi si ha a che fare". Come già indicato nei commenti affittare casa è un investimento importante perché può portare a perdite importanti in termini di mancati introiti, danneggiamenti, etc. Evidentemente affittare a stranieri porta alla percezione di un rischio maggiore. Sarebbe interessante sapere se il pregiudizio corrisponde alla realtà: quanti degli sfratti esecutivi riguardano stranieri vs italiani? quante cause per danneggiamento? etc. E’ chiaro che in mancanza di dati si va per sentito dire (le voci di cattive esperienze circolano) e per giudizi preconfezionati .. o pregiudizi. Le donne sono più ordinate, le famiglie con figli se non pagano prova tu a buttarle fuori etc.

  8. marco mantello

    Esistono, oggi in Italia, il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e una fattispecie penale specifica, per chiunque conceda in locazione o venda o stipuli contratti a titolo oneroso aventi a oggetto ben immobili a uso abitativo con stranieri privi di permesso di soggiorno, allo scopo di trarne un ingiusto profitto. Fra le ‘sanzioni’, c’è la confisca dell’immobile. Un altro regalo del governo, che con la scusa di ‘combattere’ il c.d. mercato nero lo incentiva. Se a qualcuno interessa, è possibile confrontare la durata prevista dalla legge per le locazioni c.d. ‘libere’ con la durata di unpermesso di soggiorno, o pensare ai casi in cui uno straniero sia in attesa di rinnovo, e farsi un’idea delle aberranti conseguenze di queste norme approvate dal governo in carica. Oltre al fatto, che forse interessa meno agli economisti di area pd, che si è creato uno ‘status’ penalistico ad hoc per lo ‘straniero’ presente sul territorio italiano, in base alla logica del far dipendere il godimento e l’esercizio di ‘diritti fondamentali’ in condizioni di parità dallo stato di ‘regolarità’.

  9. AM

    Nel mercato regolare degli affitti in Italia i proprietari non sono sufficientemente tutelati e la tassazione è elevata in quanto colpisce i ricavi (anche se solo virtuali) e non i redditi netti. Nel caso poi di affitto a stranieri non conosciuti dal proprietario i rischi aumentano. Ho saputo che in alcuni appartamenti affittati a famiglie rom in Romania gli inquilini avevano persino asportato il parquet per usarlo come combustibile nella stufa.

  10. rino balducci

    Mio figlio potrebbe protestare in quanto è costretto, per ragioni di appartenenza demografica, a pagare un’assicurazione auto più elevata, nonostante lui sia molto prudente nella guida. E’ discriminazione? No, semplice stima attuariale. Lo stesso fanno, in modo intuitivo, i proprietari, per due ragioni: 1) credono (a torto o a ragione) che il rischio di morosità, danni, ecc. sia più alto con gli immigrati, soprattutto arabi/medio-orientali, 2) sanno (questo è purtroppo un fatto, al di là delle cause) che la concentrazioni di immigrati in una zona abbassa il valore degli immobili e infine degli affitti, per cui si affitta a immigrati solo se non ci sono alternative o se è in nero e con prezzi gonfiati (ovvero la via "studentesca" dell’affittare posti letto). In realtà guardando le statistiche del vostro articolo mi sembra che gli immigrati vengano discriminati meno di quanto uno si possa aspettare. Ma, nella sostanza, anche questo è libero mercato in azione.

  11. Tony

    Non ho capito perchè nell’articolo si parla di discriminazione, allora perchè non fare un’inchiesta sui differenziali dei premi fra sud e nord e fra uomini e donne parlando anche in quel caso di discriminazione? Si sa che gli stranieri sono soggetti a rischio, perchè spesso senza famiglia, maschi, giovani e provenienti da realtà diverse dalle nostre, è lo stesso motivo per cui pesano sulle statistiche criminali in maniera enormemente più che proporzionale rispetto alla loro cifra demografica. Un italiano lo sa e quindi si premunisce, è lo stesso motivo per cui dagli stessi grafici si evince che le donne straniere vengono "discriminate" meno rispetto ai maschi di simile etnia , perché le donne delinquono meno e danno meno problemi, stessa motivazione per gli stranieri dell’Est, accumunati da una cultura simile e spesso perfino più acculturati di noi. Chiudo sottolineando il fatto che la "discriminazione" sia più forte al Nord , perché gli immigrati si concentrano al Nord e quindi i proprietari di case sanno ormai quali sono le categorie più a rischio.

  12. Mariangela Breda

    La proporzione tra correttezza nei pagamenti o morosità da parte di inquilini italiani e inquilini stranieri nella nostra esperienza affittuaria è stata equivalente. Ma il pregiudizio non tien conto della realtà, non si riferisce alle “persone”; generalizza sulla base di impressioni e contrapposizioni culturali.

  13. Luigi Calabrone

    "Un buon funzionamento del mercato …". Dove siamo? Non in Italia, dove il 20% di offerta che rimane ha un pessimo funzionamento, altro che buono. Le limitazioni al mercato imposte dalla guerra stavano diminuendo, negli anni ’60, con il boom edilizio: case popolari, di banche, enti previdenziali ed assicurazioni. La tendenza alla liberalizzazione si è invertita, per demagogia, al tempo delle nazionalizzazioni (Enel ad esempio). Negli ultimi quaranta anni si è fatto di tutto perché l’offerta di abitazioni in affitto non funzionasse. E’ stato coltivato il pregiudizio che chi offre una casa in affitto non svolge un servizio al pubblico – come, per es. un tassista, un negoziante, ecc. -, ma che il "padrone di casa" è un individuo losco, svolgente un’attività antisociale, da reprimere, limitare, iper tassare. Attualmente un contratto di affitto dura al minimo 8 anni, senza garanzia che il proprietario possa tornare a disporre della casa al termine o per grave inadempimento dell’inquilino. Ciò anche a causa del pessimo (e voluto) funzionamento del servizio della giustizia, favorevole all’inquilino inadempiente. Offerta già difficile per i cittadini; figuriamoci per gli immigrati!

  14. zORRo

    Quando ero uno studente era difficile anche trovare un affitto a Milano, molti chiedevano pagamento trimestrale anticipato più 3 mesi di cauzione e contratti di 4 anni. La legge non prevede forme più flessibili. In più certi padroni chiedevano un sacco di dati personali, come cosa facessi, cosa studiassi, con chi sarei venuto ad abitare, etc, etc. Alla fine è normale, io stesso affitto, ed è un problema quando uno non paga: non c’è modo di riavere i soldi, e bisogna pagare l’avvocato per fare la pratica di sfratto, ma il costo più elevato è nel tempo che ci vuole (minimo 2 anni) dall’inizio della pratica al momento in cui lo sfratto viene eseguito dalla guardia giudiziaria. Ho avuto problemi sia con italiani che con immigrati, un po’ non hanno i soldi veramente, un po’ sono furbi, perché la legge permette a loro di esserlo in una certa misura. Lasciare sfitto l’appartamento non conviene lo stesso poiché si deve pagare l’Ici. In un paese più efficiente non serve tutta questa carta, ma quando c’è da sfrattare sono rapidi, non c’è bisogno di farsi pagare trimestralmente e in anticipo più 3 mesi di cauzione per tutelarsi in caso di inquilino moroso.

  15. stefano delbene

    La lettura "segregazionista" data dagli autori al fenomeno da loro studiato, viene purtroppo confermata da molti dei commenti, che, non dimentichiamolo, vengono da lettori di una testata come la "la Voce" e non da quelli del "Giornale" o della "Padania". Venendo all’articolo vorrei fare tre considerazioni: 1 gli affitti verso gli immigrati sono tendenzialmente più alti rispetto a quelli verso gli italiani: il mercato quindi interiorizza il (tutto da dimostrare) maggior rischio che consegue dall’affittare ad un immigrato, ma rende più alto il rischio di insolvenza ; 2 sarebbe interessante verificate se il canale utilizzato per compiere la ricerca riguardi la piccola o la grande proprietà: il dubbio è che infatti sia la prima a subire (e quindi a temere) maggiormente i rischi del dare in locazione un immobile; 3 forse il problema sta a monte, nella struttura della proprietà immobiliare in Italia, caratterizzata da un’eccessiva concentrazione nella piccola o piccolissima proprietà? Ed una più significativa presenza dell’edilizia pubblica non potrebbe calmierare il mercato e quindi favorire l’accesso anche alla proprietà privata.

  16. mario l'aurora

    Abbiamo dato in uso per tre quattro mesi un appartamento di 100 mq ad una signora russa (marito o convivente campano) per soddisfare una necessità impellente, e fare una cortesia a una condomina amica garante. Con l’arrivo delle prime bollette ci siamo resi conto che non pagavano niente. Ci siamo preoccupati di saldare le bollette a noi intestate, ma queste persone ora si rifiutano di pagare e soprattutto di uscire da casa. La risposta è: chiamate i carabinieri! Sono ormai trascorsi 13 mesi e ci chiediamo quanto ancora dobbiamo subire. Era meglio lasciarla vuota.

  17. mario l'aurora

    Abbiamo dato in uso per tre quattro mesi un appartamento di 100 mq ad una signora russa (marito o convivente campano) per soddisfare una necessità impellente, e fare una cortesia ad una condomina amica garante. Con l’arrivo delle prime bollette ci siamo resi conto che non pagavano niente. Ci siamo preoccupati di saldare le bollette a noi intestate , ma queste persone ora si rifiutano di pagare e soprattutto di uscire da casa. La risposta è.. chiamate i carabinieri! sono ormai trascorsi 13 mesi e ci chiediamo quanto ancora dobbiamo subire. Era meglio lasciarla vuota.

  18. Ajna

    Articolo molto all’acqua di rose, mi pare, dal momento che si prende un campione poco rappresentativo (chi è così "avanzato" da mettere annunci sul web) e si danno stime anche geografiche senza tenerne conto… Non può essere che al Sud la proprietà sia più concentrata (o magari il contrario, mi si passi l’esempio) che chi ha case tenda ad essere più istruito, colto e quindi metter annunci su Internet ed aver più tolleranza? Non so, vedo poca scientificità…

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