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LAVORI SOCIALMENTE UMILI

L’invito all’umiltà recentemente rivolto ai giovani italiani dal ministro Meloni è ingiusto e ingeneroso, ma anche sbagliato. Perché il limite maggiore del nostro sistema paese è proprio l’incapacità di valorizzare al meglio il capitale umano delle nuove generazioni. Inoltre siamo uno dei paesi che meno riducono gli svantaggi di partenza. E dove, di conseguenza, sul destino dei singoli pesano di più le risorse della famiglia di origine, indipendentemente dalle effettive capacità e potenzialità di ciascuno. Non è certo così che possiamo ottenere un’Italia migliore.

Ci risiamo. Di nuovo l’annuncio di misure a favore dei giovani – comunque parziali e limitate di fronte alla profonda gravità della condizione in cui sono stati lasciati precipitare – viene immancabilmente accompagnato da una paternale. Con il precedente governo la gentile concessione di qualche incentivo all’autonomia residenziale, era stata associata all’infelice accusa di essere una generazione di bamboccioni. Con meno fantasia, il ministro Meloni, nella recente presentazione delle misure messe in campo con il Piano per l’occupabilità dei giovani, li ha rimproverati di non essere sufficientemente “umili”.

LA VIRTÙ CHE MANCA

Cari giovani italiani che, come spesso accade, accettate di svolgere gratuitamente lavori travestiti da stage, siate più umili. (1) Cari giovani che vi accontentate di contratti a scadenza sempre più breve e spesso sottopagati, siate più umili. (2) Cari giovani che vivete in un paese senza adeguati strumenti di welfare attivo, presenti invece in larga parte d’Europa, siate più umili. (3)
E i giovani italiani che se ne sono fuggiti all’estero – perché qui il loro talento non veniva riconosciuto, trovando oltre confine spazi e opportunità che il nostro paese non ha saputo dare – hanno qualcosa da dire in merito? Scrivano al ministro della Gioventù spiegandole perché non sono stati così umili da rimanere nel loro luogo di nascita accontentandosi di quello che  veniva loro offerto. Raccontino perché sono fuoriusciti nonostante la crescente domanda di impiego come badanti in Italia. Da fuori confine, poi, diventano i critici più accesi dei limiti del nostro paese e dell’inadeguatezza della sua classe dirigente: quanta arroganza e irriconoscenza.

CAPITALE UMANO SPRECATO

L’invito all’umiltà del ministro è ingiusto e ingeneroso, ma anche sbagliato per almeno due ordini di motivi. Il primo riguarda il fatto che il limite maggiore del nostro sistema paese è proprio l’incapacità di valorizzare al meglio il capitale umano delle nuove generazioni. Più che invitare i giovani a guardare in basso, dovremmo aiutarli a puntare in alto e a raggiungere la posizione nella quale le loro doti e capacità possono rendere di più. C’è, del resto, un ampio riconoscimento nel considerare il capitale umano come la risorsa più importante che le economie avanzate possiedono per crescere ed essere competitive in questo secolo. L’Italia è, però, uno degli stati del mondo sviluppato che peggio interpreta questa cruciale sfida, a danno non solo dei giovani, ma delle stesse potenzialità di sviluppo del paese. (4) Sono molti i dati Eurostat e Ocse che si possono citare al riguardo, tutti coerenti tra di loro. Siamo, ad esempio, tra quelli che investono di meno in ricerca e sviluppo, che presentano più bassi tassi di occupazione tra i giovani laureati, che meno attraggono dall’estero capitale umano di qualità.
L’Italia ha di fronte due strade: a) rialzare i livelli di crescita e di sviluppo del paese allineandoli alle potenzialità del capitale umano delle nuove generazioni, oppure b) piegare al ribasso ambizioni e aspettative dei giovani per adeguarle a un’economia rassegnata al declino. L’invito del ministro è coerente con la seconda opzione.

SOCIALMENTE UMILI

Il secondo motivo riguarda la carenza di investimento pubblico in promozione e protezione sociale a favore delle nuove generazioni. Come molte ricerche evidenziano, siamo uno dei paesi che meno riducono gli svantaggi di partenza e dove, conseguentemente, maggiormente pesano le risorse della famiglia di origine nel destino dei singoli. (5) Questo significa che chi è in alto nella scala sociale è più protetto dai rischi di discesa e potrà, più facilmente di quanto avvenga in altri paesi, occupare posizioni più elevate rispetto alle sue reali capacità. E, per converso, significa che chi non è stato accorto nello scegliere la famiglia in cui nascere (o non s’ingrazia il potente giusto) più difficilmente riuscirà a veder riconosciuti e valorizzati i propri talenti. Il fatto che la famiglia di origine costituisca il pressoché esclusivo strumento di promozione e di ammortizzazione sociale dei giovani, rende non solo più iniquo il sistema italiano, ma anche meno dinamico ed efficiente. Non si ottiene, infatti, quella allocazione ottimale delle risorse che presuppone che il posto giusto sia occupato dalla persona più capace e competente per svolgerlo, non invece da chi ha le spinte e le conoscenze giuste.
L’invito all’umiltà in un sistema di questo tipo si risolve semplicemente in un invito a chi proviene da famiglie meno fortunate a continuare ad accontentarsi di titoli di studio più bassi e di lavori meno prestigiosi, indipendentemente dalle sue effettive capacità e potenzialità. Non è certo chiedendo a costoro di rinunciare a realizzare i propri sogni che possiamo ottenere un’Italia migliore.
È bene allora che i giovani siano ambiziosi, soprattutto nei confronti di se stessi, perché, come scrive il filosofo gesuita Paul Valadier, “non si può far nulla senza l’amore per se stessi o senza la preoccupazione di valorizzare i propri talenti”.

(1)Una lettura utile, su questo punto, è E. Voltolina, La Repubblicadeglistagisti. Come non farsi sfruttare, Laterza, 2010. www.repubblicadeglistagisti.it
(2)Alcuni dati interessanti si trovano in: R. Leombruni e F. Taddei, “Giovani precari in un Paese per vecchi”, Il Mulino, 6/2009.
(3)Si veda, tra gli altri: F. Berton, M. Richiardi, S. Sacchi, Flex-insecurity. Perché in Italia la flessibilità diventa precarietà, il Mulino, 2009.
(4)P. Cipollone, P. Sestito, Il capitale umano. Come far fruttare i talenti, il Mulino, 2010.
(5) Si veda, ad esempio: Ocse, A Family Affair: Intergenerational Social Mobility across OECD Countries, in “Economic Policy Reforms. Going for Growth”, 2010
(6)P. Valadier, “Elogio all’ambizione, molla per il futuro”, Vita e Pensiero, 2009/2.

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LE PENULTIME SORPRESE DI UN DECRETO CHE CONTINUA A CAMBIARE

17 commenti

  1. franco bonacchini

    Difficile credere che una persona come la Meloni sia veramente un ministro del nostro paese.

  2. Michele Carpagnano

    Il fenomeno ben descritto nell’articolo è tristemente noto e non certo nuovo. Diciamo che è il nostro Paese che funziona così. Esemplare (se ancora avessimo bisogno di esempi) è l’esperienza di Guglielmo Marconi riportata in poche battute di seguito (fonte) "Prevedendo l’occorrenza di grandi capitali per proseguire negli esperimenti, Marconi si rivolse al ministero delle Poste e Telegrafi, al tempo guidato dall’on. Pietro Lacava, illustrando l’invenzione del telegrafo senza fili e chiedendo finanziamenti. La lettera non ottenne risposta e venne liquidata dal ministro con la scritta «alla Longara», intendendo il manicomio posto in via della Lungara a Roma. Nel 1896, Marconi parla con l’amico di famiglia Carlo Gardini, console degli Stati Uniti a Bologna, dell’idea di lasciare l’Italia per andare in Inghilterra". Guglielmo Marconi ci andò e sappiamo bene come è proseguita la sua brillante carriera.

  3. Mara Gasbarrone

    Dietro il richiamo ai “lavori umili” trovo che si nasconda una cultura del lavoro antiquata e da rifiutare, anzitutto per i giovani, ma anche per tutti gli altri. I lavori “umili” per definizione dovrebbero esser fatti da “gente umile”, che sa stare al proprio posto, adeguatamente sottomessa: stranieri, giovani, ignoranti. Una società decente promuove invece la dignità di tutti, e fa in modo che nessuno sia umiliato, soprattutto chi lavora. Chissà se certi lavori (manuali, artigianali), una volta sottratti alla sfera dell’ “umiltà”, non tornino magari ad essere anche attraenti? Ne avremmo bisogno, visto che qualcuno dovrà continuare a farli, almeno per un pezzo della propria vita. http://avanzi-avanzi-avanzi.blog.kataweb.it/2010/12/06/chi-si-rivede-i-lavori-umili/

  4. giancarlo

    Ho visto in tv la conferenza stampa della Meloni e sono rimasto sconcertato. Una troppo giovane ministra e con poca esperienza che consiglia ai giovani non di sviluppare le proprie capacità e di metterle al servizio della società, bensì di accontentarsi di quello che c’è e rinunciare a sperare in qualcosa di meglio. Un giovane che ascolta queste parole penso passi da un profondo senso di frustrazione ad una indignazione che,purtroppo, non avrà alcuna esito. Questa è la politica che passa il convento. Sono ancora più avvilito pensando a mia figlia che con impegno e diligenza si è sempre impegnata negli studi e ,dopo un curruculum che non sto a recitare, tra qualche mese finirà il dottorato ad Oxford. Dopodichè, se non troverà lavoro all’estero, rientrerà in Italia e per far contenta la Meloni, magari andrà a fare la barista, ammesso che la assumino.

  5. Tarcisio Bonotto

    Sacconi dice che la disoccupazione giovanile è colpa dei cattivi maestri e dei cattivi genitori, gli ho scritto che è colpa del Governo, la Meloni dice ai giovani di esere umili. Mi suona come un monito parrocchiale, antisociale e antiumano. Dovremmo utilizzare al massimo le potenzialità umane, fisiche, mentali e spirituali per il benessere del signolo e della collettività. Questa resa incondizionata di fronte alla crisi corrente non è da persone intelligenti. "Il GOVERNO è l’unico responsabile della povertà e miseria dei suoi cittadini, nessun altro", afferma Sarkar. Che la Meloni pensi a come riattivare l’economia, insieme ai suoi Ministri, che a uno a uno scaricano sui cittadini tutte le responsabilità. Che imparino a fare il proprio dovere e se non lo sanno fare che se ne vadano. Siamo anche noi stufi dei ministri fannulloni e incapaci. Scusate lo sfogo. Ma sarebbe ora che chiedessimo il contro del loro operato e della loro stragegia, nero su bianco, per la ripresa economica.

  6. Ing. Giovanni Rossi

    Con estrema sintesi e lucidità ha evidenziato i nodi del problema: assenza di meritocrazia, familismo in carriera e nelle professioni , allargamento della forbice di appartenenza tra ceti ricchi e non ed una totale sfiducia nei giovani. Quando questo paese sarà in grado di esprimere una classe politica e dirigente frutto di una selezione che sia il risultato di capacità, competenza ed intelligenza, questo paese potrà cominciare a vedere la luce.

  7. savino

    Sono totalmente d’accordo con l’articolo. Aggiungo di più. Volete una ricetta per uscire dalla crisi? Affidatevi a giovani di talento sicuro, che provengono da famiglie normali e che hanno studiato con tanto sacrificio. Sostenete quelle famiglie in partenza. E’ ora di leggerli seriamente questi benedetti curricula che arrivano alle aziende e di trovarci gli spunti più interessanti che i nostri giovani possono offrire. A tal proposito, mi domando: chi seleziona il selezionatore? Possiamo ancora affermare di disporre di un modello corretto di selezione delle risorse umane? i centri per l’impiego, i collocamenti privati e le agenzie interinali funzionano? La formazione, sia post-laurea che per un mestiere, è opportunità o business? e il ruolo dell’Università qual’è? Se un ragazzo merita 110 e lode, lo si introduce nel mercato del lavoro oppure in ambito accademico, altrimenti non gli si dà quel voto. Servono ancora gli ordini professionali? E, poi, basta con le raccomandazioni, perchè le bugie hanno le gambe corte e si vede in pratica chi è bravo e chi no. E le generazioni precedenti facciano l’unica cosa utile al bene dei propri figli e al bene comune: farsi da parte.

  8. Marino

    Questa è roba per gli storici marxisti del futuro: il primo, e si spera unico, caso di transizione inversa dal capitalismo al feudalesimo. Attendiamo con ansia il ripristino della servitù della gleba, archetipo del lavoratore umile; allo jus primae noctis si è già provveduto, almeno ad Arcore.

  9. ANDREA

    Questo articolo mi è proprio piaciuto. Complimenti all’autore.

  10. Christian Masiero

    L’ articolo è indubbiamente buono. Ma cosa facciamo noi giovani? Scappiamo nel vero senso della parola, dalle nostre origini? Ci sono fior di siti riguardanti l’argomento. Ma nessuno dice che fare in concreto. Se c’è, qualcuno me lo segnala? Grazie.
    Christian (che non molla l’osso)

  11. giulio

    …degna espressione della classe politica a cui appartiene. Ma il peggio è che l’opinione (disastrosa) del ministro è ampiamente condivisa dalla maggior parte degli italiani, i quali non si preoccupano affatto di come l’Italia, seguendo le esortazioni del ministro, possa rimanere sulla scena internazionale a competere con gli altri Popoli e le altre Nazioni. Per sopravvivere nel futuro, occorreranno fior di centri di ricerca e di ricercatori adeguatamente motivati… Gli italiani sono folli e ciechi, ad un tempo.

  12. bob

    Difficile credere che in questo Paese venga definito riformista un clan come la Lega.

  13. FRANCESCO COSTANZO

    Le parole del ministro sono inqualificabili, sia per la sua giovane età, che dovrebbe farne una "paladina" dei giovani, che per il ruolo che ricopre. Inoltre, anche se i giovani mancassero davvero di umiltà, il ministro manca di spiegarci cosa questa umiltà significa, e ci prova l’autore: forse accettare lavori precari e sottopagati a vita? Io ho un mio pensiero, umiltà significa accettare tutti i tipi di lavoro pagato (e non di stage) che si è in grado di fare, anche se non corrispondenti ai propri studi e alle aspirazioni, anche se in nero, l’importante è abituarsi al sacrificio, puntare all’indipendenza e a fare piccole cose con i mezzi di cui si può disporre. Io ho affrontato anni di lavoro nero, e precario, finchè a 33 anni non ho avuto un colpo di fortuna: tuttora ho un lavoro al disotto delle mie aspettative, e non è detto che sia "a tempo indeterminato"… Purtroppo, si è trattato unicamente di fortuna, e quindi non c’è garanzia che succeda… E’ a questo che dovrebbe servire un governo serio, a evitare che la nostra vita sia affidata al caso e alla fortuna, ma con questi politici non c’è speranza… d’altronde chi li ha scelti? Non sono stati gli italiani?

  14. Antonio

    Puntare il dito sul singolo mi fa sorridere. E’ come vedere una pagliuzza invece di una trave. Quando una classe politica tutta è corrotta fino al midollo, non c’è e non ci sarà speranza per questo paese. Vedere giovani che fanno la gavetta in un partito, per diventare poi consiglieri regionali a soli 26 anni e guadagnare 800.000 euro l’anno, soltanto per arrecare danni alla gente (perchè questo di fatto fanno i nostri politici) allora mi chiedo dove è il merito in un simile sistema, a prescindere dal colore o dalla fazione. E’ marcio il sistema, è incapace l’università, è delinquente chi vuole fare e fa il politico. E chi viene eletto si arroga il diritto di governare per volontà del popolo: ma se il 42% della popolazione si rifiuta di votare, allora la menzogna diventa legalità, ed è il popolo stesso che non reagisce alla cancrena politica. Un popolo che si crede furbo, individualista ma che è profondamente ignorante e destinato al declino

  15. Chiara Fabbri

    Sono d’accordo con la ministra, ci vuole più umiltà da parte dei "giovani", a partire dalla ministra stessa, che con umiltà – forse la parola giusta sarebbe "decenza" – dovrebbe farsi da parte assieme alle altrettanto giovani e incapaci ministre che piagano l’Italia in questo governo, andando a cercarsi un lavoro adeguato alle sue umili capacità e lasciando ad altrettanto giovani, capaci e meritevoli uomini e donne di questo paese il compito di aiutarci a risollevare la testa e guradare con orgoglio ed ambizione al fututo, un futuro in cui persone senza cultura, senza competenze, che non hanno meritato di rappresentarci con anni di duro e, si, umile lavoro e studio, non siano più chiamate alle alte responsabilità che comporta essere un ministro di questa repubblica. L’umiltà la ministra può cominciare a praticarla lei, chiedendosi se non si vergogna a rappresentare con così poca competenza i giovani di questo sfortunato paese

  16. Enrico Motta

    Non ho letto il discorso della Meloni, mentre ho letto l’articolo di Alessandra Rosina; posso quindi solo commentare quest’ultimo. L’articolo non affronta nemmeno alla lontana un problema di enorme rilevanza dell’Italia e dei paesi ricchi, cioè chi deve svolgere i lavori a basso contenuto culturale, economico e prestigio. Finora in Italia ci si è arrangiati con l’importazione di mano d’opera straniera e l’utilizzo di lavoratori provenienti dalle aree più arretrate. Sarà la soluzione buona per sempre? Non ci credo. La ministra ha detto una scemenza? Può darsi; non credo però che la soluzione dell’impiego di giovani si possa trovare illudendoli di puntare tutti a fare lavori di alto livello. Su questo è meglio aprire una riflessione; mi fermo qui perchè il discorso sarebbe troppo lungo.

  17. gianmario nava

    Non ho sentito l’intervista ma sospetto un fraintendimento: forse la ministra conosce i suoi polli, gente senza arte nè parte ma molto ambiziosa o forse solo viziata questi è meglio che imparino (umilmente) a darsi da fare e (umilmente) dimostrino quanto valgono solo che la ministra ha frainteso il suo ruolo: lei non deve fare esortazioni pedagogiche ai singoli ma intervenire sul funzionamento del sistema complessivo perchè funzioni al meglio! Se mai i suoi polli imparassero a fare qualcosa non avrebbero nessuna possibilità di farla valere comunque. Credo parlasse ai suoi polli, quelli che conosce e frequenta lei, non certo ai giovani italiani! Ne conosco tanti che sanno fare e (umilmente) si danno da fare ed eccellono in italia e all’estero (e megari fanno il cameriere o la cuoca).

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