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IMPOSTA PATRIMONIALE, UNA BUONA INTENZIONE CHE FA DANNI

Il ripristino dell’Invim appare tecnicamente impraticabile nell’immediato. Perché è impensabile un aggiornamento generalizzato del catasto. E il solo parlarne spaventa i risparmiatori, spingendoli a investire meno o all’estero. Occorre invece attuare la lotta all’evasione, la privatizzazione del patrimonio pubblico, l’inasprimento della tassazione sulle rendite finanziarie. Se poi il governo avesse il coraggio di rimediare ai propri errori, potrebbe varare il ripristino dell’Ici sulla prima casa.

 

Il patrimonio intero si deve dichiararlo, insieme al reddito, se si vuole qualcosa in campo sociale, dall’asilo nido all’abitazione pubblica e alla borsa di studio. In campo fiscale ci si accontenta di molto meno.
Il patrimonio, infatti, si considera “quasi” interamente solo al momento della morte. In passato, autorevoli esponenti del pensiero liberale chiedevano un’imposta di successione elevata per avvicinarsi, a ogni cambio di generazione, alla ideale “uguaglianza dei punti di partenza”, in modo che le successive differenze fossero create dal merito e non dall’eredità. Ma si sa che oggi si corre invece a votare per chi l’imposta la riduce o addirittura la toglie. Eliminata dal secondo governo Berlusconi nel 2001, è stata reintrodotta nel 2006, ma di fatto tocca pochi italiani, data la larga esenzione concessa a coniuge, figli e genitori. Comunque, conta ben di più quello che succede in vita. E in vita bisogna distinguere tra parte mobiliare e parte immobiliare.

TORNA L’INVIM?

Per la parte mobiliare, il fisco inevitabilmente ignora oggetti d’arte, gioielli e contante, mentre tassa auto e motoveicoli. Il ben più rilevante patrimonio finanziario, lo colpisce non in quanto tale, ma solo negli eventuali incrementi di valore che sono assimilati agli interessi obbligazionari e quindi soggetti alla blanda imposta del 12,5 per cento.
Più pesante il fisco è con il patrimonio immobiliare. Qui c’è la forte imposizione sui trasferimenti, che appare iniqua e inefficiente perché colpisce e frena il passaggio dei beni, ma dà un gettito per ora irrinunciabile. Poi c’è l’Ici, che però è stata tolta dalla prima casa, storpiando sul nascere il federalismo municipale e convincendo l’80 per cento degli italiani della fantastica possibilità di pagare complessivamente meno a parità di spesa pubblica. Una volta c’era anche l’Invim, imposta sull’incremento del valore degli immobili, ottimo tributo sul piano dell’equità e abbastanza buono sul piano dell’efficienza, ma eliminato a favore dell’Ici che sembrava preferibile in quanto imposta ordinaria generalizzata nonché basata, si pensava, su un catasto frequentemente aggiornato.
Sullo sfondo dell’esistente e variegata imposizione sul patrimonio- possesso, plusvalenze, trasferimenti – va giudicata la recente proposta di Pellegrino Capaldo. In linea con quanti ritengono necessaria una drastica manovra una tantum per ridurre il debito pubblico ( da ultimo Giuliano Amato che invita a un prelievo unitario  di 30.000 euro dal terzo più ricco degli italiani) – egli suggerisce una pesante imposta sulla plusvalenza immobiliare, in buona sostanza un’Invim straordinaria, giustificandola con la forte crescita di valori che, congiuntura attuale a parte, hanno registrato gli immobili in Italia. Sul piano dell’equità, la proposta ha di positivo il concorso dei proprietari di prima casa, che in via ordinaria non pagano né Irpef né Ici; ha in negativo il difforme trattamento degli immobili rispetto al patrimonio finanziario che continuerebbe a pagare solo la menzionata e blanda imposta  sui guadagni di capitale. Ma è sul piano tecnico che sorgono le obiezioni maggiori. Dal poco che Capaldo ha detto, la plusvalenza maturata  verrebbe  stimata in base al valore corrente dell’immobile, al passato andamento dei prezzi immobiliari  e alla durata del possesso in capo all’attuale contribuente. Ma allora, delle due l’una: o sobbarcarsi  a valutazioni molto specifiche, una specie di rifacimento totale del catasto in valori attuali e in valori storici, che appare tecnicamente irrealizzabile nell’immediato; oppure attribuire valori medi su larghi aggregati  e creare così  intollerabili ingiustizie a fronte della differenziata dinamica che hanno avuto i valori immobiliari negli ultimi due decenni. Mutamenti nella circolazione veicolare e nelle destinazioni d’uso degli immobili prevalenti nella zona, variazioni nei flussi turistici, nuovi  insediamenti di immigrati poveri, tutto ciò ha alterato i valori assoluti e relativi degli immobili senza trovare riflesso nelle immutate rendite catastali.
Non approvare la proposta di Capaldo  non significa escludere  lo strumento dell’imposizione straordinaria, simile alla tassa transitoria per l’Europa del primo governo Prodi. Ma una mossa del genere  richiede, oltre a una diversa e ben più ampia base imponibile tutta da studiare, una mobilitazione psicologica del Paese dietro a un Governo  ritenuto capace di imporre  sacrifici in modo equo; e questa è per ora una condizione più irrealistica dell’aggiornamento istantaneo del catasto.
Nel frattempo conviene puntare su ricette meno miracolistiche ma più affidabili, quali la lotta all’evasione, la privatizzazione di parte del patrimonio pubblico, l’inasprimento dell’imposta sulle rendite e plusvalenze finanziarie, nonché, se mai  tornasse il senno e il coraggio di rimediare agli errori fatti, il ripristino dell’Ici sulla prima casa, sfruttando il fatto che si chiamerà Imu.

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LE PENULTIME SORPRESE DI UN DECRETO CHE CONTINUA A CAMBIARE

31 commenti

  1. savino

    In qualità di una tantum, la patrimoniale, così come è stata proposta, è l’unica soluzione seria che finora ho sentito per ripianare il debito pubblico. E’ senz’altro meglio che fare pagare ai figli l’eccesso di spesa provocata dai padri che, diciamolo pure, hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità per spesa previdenziale e sanitaria soprattutto. La vera svolta epocale in termini di equità e distribuzione della ricchezza sarebbe l’intera imposizione fiscale sul patrimonio e non più sul reddito, cioè non su quanto un soggetto produce, ma su quanto ha effettivamente. Ciò sarebbe più coerente con il requisito di proporzionalità d’imposta previsto dalla Costituzione ed, in tempi di crisi, incentiverebbe a non cumulare rendita, ma ad investire e a creare nuova occupazione.

  2. luca guerra

    Evviva berlusconi! (mi vien da dire) ha tolto una tassa insopportabile! quella sulla prima casa acquistata con fatica e con i denari sopravissuti alla già alta tassazione. E’ davvero singolare che un bene, la cui manutenzione ha un costo tutti gli anni, debba essere inoltre tassato. se serve per finanziare la spesa pubblica a regime corrente, la sola strada praticabile è quella di diminuirla e di utilizzarla meglio, molto meglio. Per esempio la pletora di piccoli comuni dovrebbe cessare di esistere, così come le provincie, così come le comunità montante, i quartieri e via dicendo.

  3. bob

    La lotta all’evasione di riduce a qualche piccolo malcapitato che viene massacrato per fare notizia. La privatizzazione del patrimonio pubblico (cosa che nessun Paese serio fa) in un Paese composto da clan vuol dire regalare agli amici degli amici (cosa già avvenuta). L’inasprimento delle rendite finanziarie andrebbe a colpire gli usurai, componente importate di questo Paese. Se domani per assurdo si dicesse agli Italiani di portare ics cifra in piazza per abbassare tasse e debito pubblico, sono convinto che l’80% della gente aderisce, ma ha ritirare i salvadanai dovrebbe esserci una commisione ONU.La parte bella di questo Paese è la gente vessata tutti i giorni e ancora con il sorriso in bocca. La parte vergognosa sono i politici e i ciambellani che questi hanno intorno.

  4. Franco Tegoni

    Non ho preparazione specifica per disquisire sull’argomento, ma credo che prima di tutto bisogna far capire che il continuo battage su "meno tasse per tutti" è un grosso inganno per la stragrande maggioranza e un grosso vantaggio per i ricchissimi (vedi i vari scudi fiscali) cosicchè aumenta a dismisura l’iniquità fiscale. Ogni giorno sentiamo la propaganda sulla lotta all’evasione fiscale, ma nessuno ci dice quanto è stato realmente riscosso e soprattutto nessuno ci spiega perchè almeno gli evasori totali non vanno in galera. Quindi i problemi sono due: uno immediato che riguarda il rientro dall’immenso debito pubblico, l’altro finirla una volta per tutte con il crescere della delittuosa iniquità fiscale che punisce sempre più i meno ricchi e coloro che traggono i mezzi di vita dal loro tartassato stipendio/pensione. Ma occorre finirla anche con il vertiginoso e clientelare aumento dei posti di lavoro ad alta remunerazione generati in una logica di scambio elettorale da Comuni, Province, Regioni e Stato.

  5. Alberto Lusiani

    Tra tutti gli espedienti considerati per ridurre debito e deficit manca quello che dovrebbe essere posizionato saldamente al primo posto: ridurre la spesa pubblica. La spesa pubblica italiana in rapporto al PIL e’ approssimativamente pari a quella francese e superiore a quella tedesca, e data l’evasione fiscale approssimativamente costante da decenni nonostante vari proclami governativi, i contribuenti onesti pagano tasse ai vertici mondiali, a fronte di servizi statali oltremodo scadenti. L’interposizione statale sugli onesti e’ il vero macigno che blocca la crescita economica e direi anche civile dell’Italia. Aumentare le tasse con la classe politica al potere sia di destra che di sinistra sarebbe solo occasione per maggiori sprechi.

  6. maurizio sbrana

    Io non mi intendo troppo di tassazione, ma mi chiedo:
    1) ma all’estero siamo sicuri che ‘pagherebbero di meno’ ???;
    2) e all’estero, da decenni, non ci sono già ora centinaia e centinaia di miliardi di euro ???
    Meditare…

  7. Filippo Guglielminetti

    Ritengo che si potrebbe riprendere l’esempio della I.S.F (Imposta di Solidarietà sulla Fortuna) applicata in Francia a partire (per il 2011) da 800.000 Euro di capitale. In Francia il gettito si aggira sui 4 miliardi di Euro. Più che riprendere l’Imposta Patrimoniale che genera antipatie e difficoltà applicative, l’imposta alla francese si basa su un principio di solidarietà che potrebbe suscitare qualche risposta soprattutto se il gettito fosse finalizzato in modo trasparente a qualcosa di sociale. La mancata dichiarazione potrebbe essere sanzionata anche con l’esclusione da qualsiasi beneficio pubblico (sanità, scuola, partecipazione a gare e concorsi , iscrizione ad Albi professionali, licenze, concessione di servizi, ecc.) in modo da esercitare una pressione psicologica di qualche effetto proprio in relazione al venire meno del vincolo solidaristico da parte degli evasori.

  8. Luigi Calabrone

    Non si può che essere d’accordo con l’autore sull’inoppurtunità di istituire un’imposta patrimoniale. Ma – poiché il silenzio, le omissioni, hanno un loro significato, magari più clamoroso delle parole – inviterei tutti gli economisti che scrivono su questo sito, allorché trattano l’argomento fiscale, di far rilevare che all’Italia occorre, prima di tutto, ridurre la spesa pubblica, che soffoca il Paese e ne assorbe le energie, consegnandolo alla stagnazione. Ognuno si rende conto che, se per disgraziata ipotesi venisse adottata qualsiasi misura di tassazione straordinaria, il giorno dopo lo stato ricomincerebbe a spendere come prima e più di prima. Dove ridurre la spesa? In primo luogo – su questo sito se ne è parlato, ma meno del dovuto, forse perché la maggioranza dei frequentatori ricevono le loro retribuzioni dall’amministrazione pubblica (in senso lato, compresa l’Università) e quindi, sono tra quelli interessati alla spesa – sui costi della politica, Provincie, enti inutili, rappresentanze politiche gonfiate (Regione Sicila, ecc.), personale pubblico eccedente o mal impiegato. Il paese, alleggerito della spesa, riprenderebbe respiro. Altro che introdurre nuove tasse!

  9. aris blasetti

    L’imposta patrimoniale di cui si parla non è una cattiva idea ma pessima. Primo perchè, una volta rimpinguate le casse pubbliche ed abbattuto il debito pubblico i nostri governi, di destra o di sinistra – ma penso piu’ quelli di sinistra – si sentirebbero autorizzati ad aumentare la spesa pubblica improduttiva (vedi contributi al cinema -Muccino, e Co. film altamente educativi) pensioni di invalidità a pioggia, e via di questo passo, nel giro di poco tempo ci troveremmo al punto di partenza. Quanto alla base imponibile potrei essere parzialmente d’accordo su una imposizione simile all’ Invim sulla seconda casa che puo essere giudicata un affare, se venduta, ma non sulla prima in quanto penso che tutti abbiamo bisogno di un tetto sotto cui abitare e quindi la vendita della prima casa sconterebbe poi l’acquisto di un’altra abitazione ai prezzi attuali (dov’è il guadagno?). Quanto all’imposta di successione l’estensore dell’articolo si è dimenticato di citare l’evasione dalla stessa praticato quasi esclusivamente dai multimiliardari che sistemano i loro affari molto prima e pagano l’imposta solo sulle “briciole”.La recente disputa della famiglia Agnelli dovrebbe insegnare qualcosa.

  10. aris blasetti

    Allora, forse, è meglio non far pagare nulla a tutti e concentrare le risorse del fisco alla lotta all’evasione dei redditi. Quanto alla tassazione delle rendite finanziarie, definita blanda, mi permetto di dissentire in quanto dovrebbe colpire con aliquote pari all’imposizione fiscale IRPEF eventuali plusvalenze delle azioni (tenendo conto eventualmente di minusvalenze dell’ anno) ma dovrebbe tassare gli interessi delle obbligazioni, con aliquota anche maggiore dell’attuale solo eventuali rendimenti solo per la differenza dal tasso di inflazione reale in quanto non vi è alcun guadagno dal semplice adeguamento all’inflazione.Potrei essere d’accordo sul ripristin dell’ICI ma a condizione che la paghino gli occupanti dell’immobile (proprietari od affituari che siano) in quanto sono loro a godere dei servizi comunali Certamente potrebbero esserci agevolazioni per i bassi redditi e le case popolari.Questo potrebbe essere un fisco equo,ma non spero che venga recepito,ai governi di qualunque colore interessa solo incassare ed il ceto medio continua ad essere la solita vacca da mungere quindi prepariamoci alla patrimonale.

  11. Guido Bozzer

    A mio giudizio, il percorso migliore per ridurre il debito pubblico è la dismissione del "mattone" pubblico e la contestuale riduzione della pressione fiscale. Non si tassano i cittadini, come con la patrimoniale, e si liberano risorse per consumi e investimenti. Cosa ne pensate. C’è un problema per così dire "politico" alla sua attuazione.

  12. marco

    in un altro paese, davanti alla corruzione dilagante, lo sperpero del denaro pubblico, appalti e commesse truccate, nepotismo, megastipendi a politici e manager, concussione, incapacità e sprechi, depravazioni di ogni tipo fra i nostri politici drogati, papponi, transessuali, prostitute, organizzatori di orge ecc la popolazione sarebbe scesa in piazza per buttarli fuori ed ora dopo averci salassato con imposte superiori al’efficiente nord europa ma con servizi da congo che altro vuole? I soldi non gli bastano mai. Occorre buttare fuori tutti, destre e sinistre e centri, e ripristinare le preferenze, cercando gente nuova ed onesta.

  13. Michele Ballerin

    Mi sembra che il professor Muraro cada come molti nell’equivoco di identificare liberalismo e moderatismo: il genere di equivoco che, una volta accettato, trasformerebbe per incanto Pier Ferdinando Casini in un campione di liberalismo. Che si sollevino dubbi sull’introduzione di una patrimoniale mentre un giovane su tre non ha né lavoro né prospettive di lavoro e si avvia a un futuro senza pensioni e senza welfare, mentre la Caritas si vede costretta a chiudere le porte, la scuola pubblica si avvia alla definitiva rottamazione, i teatri, gli ospedali chiudono e il debito pubblico, allegramente, aumenta – tutto questo dimostra una cosa soltanto: che una "soluzione tunisina" verrà molto presto a insegnare, a grandi e piccini, qual è il senso e la missione storica di una classe dirigente autenticamente liberale. Non è la riforma del catasto a essere "tecnicamente impraticabile", gentile professore: è il nostro presente economico e sociale a esserlo, per chi voglia vederlo. Parola di liberale.

  14. Giorgio

    Tagliare la spesa pubblica, invece, è proprio inconcepibile?

  15. stefano monni

    Credo sia necessario ed urgente un ripensamento a 360° sia dal lato delle entrate che da quello delle uscite. Ritengo più che condivisibile il discorso sulla lotta all’evasione (quella vera), sulla privatizzazione del patrimonio pubblico, sull’inasprimento della tassazione sulle rendite finanziarie, ma ritengo altrettanto doveroso un intervento serio sulla spesa pubblica volto ad una drastica riduzione dei veri sprechi cercando di razionalizzare al meglio la spesa puntando su quella maggiormente produttiva.

  16. AM

    Un commento riguardante i vari punti toccati nell’articolo (patrimonio finanziario, patrimonio immobiliare, imposta di successione, imposte sui passaggi di proprietà, ICI, INVIM, contributi per incrementi di valore derivanti da opere pubbliche) richiederebbe alcune pagine. Per ora vorrei innanzitutto contestare l’uso del termine rendite finenziarie invece che di redditi finanziari. La rendita infatti è un beneficio che non comporta assunzione di rischi, costi e lavoro per il proprietario. Vorrei che l’Autore mi indicasse un investimento finanziaio privo di rischi, senza costi di gestione e che non richieda lavoro per il controllo e la gestione degli investimenti. In secondo luogo l’imposizione del 12,5% (talora l’aliquota è invece il 27%) riguarda i redditi nominali e non quelli reali. Se il tasso di inflazione è superiore al rendimento il capitale si erode anche se non vi è tassazione. Inoltre le perdite di capitale non sono compensabili con le cedole. Pensiamo ad uno dei tanti piccoli risparmiatori colpiti dai default argentino. di Parmalat, ecc che non riescono a compensare le perdite con le cedole incassate sui BTP. Per loro l’incidenza del Fisco sarebbe molto elevata.

  17. Enrico Gugliotti

    Credo che si debba distinguere tra redditi puramente finanziari e redditi provenienti da beni immobili. Mi preme precisare che per redditi finanziari non si intendono solo i redditi derivanti da speculazioni ma anche quelli derivanti dalla partecipazione ad aziende di capitali. Sui redditi dell’azienda oggi pesano maggiormente l’IRES e l’IRAP. Quest’ultima in particolare viene calcolata sui redditi di azienda decurtati degli oneri per il personale. Pertanto un’azienda di fabbricazione può avere una pressione fiscale anche del 70% sull’utile conseguito mentre un’immobiliare può pagare anche solo il 40% di tasse. Ma le tasse non finiscono qui. Il socio che ha una partecipazione qualificata, ovvero superiore al 20%, paga l’IRPEF sugli utili di azienda già tassati mentre coloro che hanno una quota inferiore vengono parificati agli speculatori finanziari e assoggettati ad un’imposta del 12,5%. Quando sento dire che l’aliquota del 12,5% andrebbe genericamente aumentata penso che in questo modo verrebbe inflitto un colpo mortale all’imprenditoria nel nostro paese. Perché una cosa è tassare gli speculatori e un’altra è tassare gli imprenditori, quelli veri, di cui in questo momento mi sembra che ci sia tanto bisogno. Bene sarebbe ripensare l’IRAP e mettere una vera tassa patrimoniale a chi specula. Un’idea sarebbe quella di distinguere gli speculatori dagli investitori in funzione di un limite temporale di mantenimento delle stesse quote o azioni di un’azienda. Prego gli esperti del settore di esprimersi in merito evitando le strumentalizzazioni politiche che spesso abbiamo sentito.

  18. Maurizio

    Leggendo dati recenti sembra che la dinamica di concentrazione della ricchezza si sia accentuata negli ultimi decenni. La mia impressione è che tale fenomeno non sia indipendente dalla crisi economica e sciale delle società occidentali, con la scomparsa tendenziale della classe media. Benvenga quindi una patrimoniale, se va a colpire oltre certe soglie di ricchezza, sul modello della Francia. Ma ho l’impressione che tutta questa discussione rimarrà pura disquisizione teorica: non sarà certo Berlusconi a introdurre la patrimoniale, nè Fini e probabilmente neppure Casini. Potrebbe farlo Bersani, ma dopo l’esperienza del governo Prodi dovrà essere un mago a convincere la maggioranza degli italiani, anche quelli meno abbienti e quindi non interessati alla tassa, che la patrimoniale è "cosa buona e giusta". A meno che la sinistra non rinunci definitivamente ad attribuire la giusta importanza alla comunicazione in politica e, noncurante di tutto, approvi il balzello.

  19. Anonimo

    Sono contrario alla reintroduzione dell’Ici, di questo passo chiederete la reintroduzione della sovranità monetaria in capo allo Stato.

  20. Alessandro Sciamarelli

    Siamo veramente messi bene se qualcuno ancora loda l`attuale premier per il solo fatto di avere tolto l`ICI sulla prima casa “across the board“ (dimenticando pero` che i comuni hanno dovuto alzare l`addizionale IRPEF ecc.), con cio`dimostrando che per cosi`poco molti italiani sono ancora disposti a passare sopra a qualsiasi principio morale e dare credito a un personaggio impresentabile. Che una patrimoniale serva a poco o sia potenzialmente iniqua e`indubbio, come ha scritto A.Penati su Repubblica. Anche se e`bene ricordare che l`ICI era un`imposta autenticamente “federale“ (e poi strepitano tanto di federalismo!..) e che in tutti i paesi UE esiste un`imposta comunale sugli immobili. Piu`che una patrimoniale, serve frenare la crescita della spesa pubblica. E qui sta il punto. Questa maggioranza ha creato 8 nuove province totalmente inutili (!) e ha portato debito pubblico e pressione fiscale ai massimi storici. L`attuale guazzabuglio di `federalismo fiscale` va nella stessa direzione. Conclusione: e`pessima cosa fare regali elettorali quando poi debito e tasse aumentano.

  21. Giuseppe

    "Cari cittadini dovete comprendere che noi della Casta, con le stingenti regole sul debito pubblico che la UE ci impone, siamo costretti a limitare i nostri prelievi di denaro pubblico a cui siamo da anni abituati, e che rappresentano ormai un diritto acquisito. Pertanto si impone l’introduzione di una tassa patrimoniale, affinchè possiamo riprendere allegramente ad assegnarci laute prebende e a perpetrare le consuete ruberie di cui siete perfettamente a conoscenza. Se finora avete accettato questo andazzo di buon grado, vi sarà facile rinunciare a parte dei vostri sudati risparmi a nostro favore. La Casta vi ringrazia." Firmato: un componente della Casta.

  22. Diego

    Forse occorrerebbe smetterla di pensare a nuove tasse (che tanto colpisono sempre chi ha già dato, perchè se Tizo ha esportato il nero in Lussemburgo mica lo beccate!) e occorrerebbe riflettere sul taglio della spesa pubblica. Un solo euro tagliato su spesa pubblica improduttiva, inutile e clientelare vale almeno tre euro di maggiori entrate da nuove imposte che ricadono sempre su ceti meno abbienti e piccoli risparimatori.

  23. BOLLI PASQUALE

    Senza soldi non si cantano messe: il Ministro Tremonti non ha più né soldi, né borsa.A questo punto che dovrebbe fare il nostro Paese se fosse normale? Dovrebbe,prima di tutto cacciare chi ci governa,riformare il sistema elettorale,fare le riforme strutturali e successivamente varare provvedimenti, anche inpopolari, per la nostra dissestata situazione finanziaria. Se tanto non si farà, il nostro Paese è come un treno impazzito che viaggia a forte velocità, senza conduttore in un tunnel senza luce. Il nostro sempre crescente debito pubblico,e gli oneri che da esso scaturiscono, non ci consentono nessuna politica economica perchè non abbiamo risorse. Per risanare il nostro bilancio dovremmo:alienare parte del patrimonio immobiliare pubblico, aumentare la produttività che,allo stato,è depressa,fare una severa lotta alla evasione fiscale, alla criminalità organizzata ed agli sprechi e disonestà che ci sono imposti dalla politica. Senza di tutto questo,possiamo soltanto prevedere che la nostra fine sarà quella della Grecia e forse,quella dei paese Nordafricani. Gli italiani forzatamente dovranno, per la loro salvezza, fare molti sacrifici, in caso contrario, le messe non si canteranno.

  24. Giorgio Mocci

    Per poter procedere al recupero d’imposte evase potrebbe essere elaborato un semplice metodo su cui calcolare la base imponibile di una eventuale patrimoniale che colpisca solo chi le tasse non le ha evase. In maniera semplicistica, ma sono pronto ad una elaborazione più sofisticata, si potrebbe ipotizzare come base imponibile la seguente al 31.12.2010 e basata su dati che l’Agenzia delle entrate dovrebbe avere già in suo possesso: Incremento patrimonio immobiliare e mobiliare (barche, aerei,moto,auto titoli e quote societarie, fondi monetari e depositi bancari) degli ultimi 10 anni meno reddito lordo dichiarato (a titolo di franchigia), meno eventuali vincite. plusvalenze mobiliari e immobiliari, interessi esenti, meno rate di mutuo ancora da pagare o debiti verso banche e terzi al 31.12.2010 per acquisizione del patrimonio immobiliare e mobiliare e meno donazioni ricevute negli ultimi 10 anni. Sulla differenza calcolare una percentuale di imposta almeno pari a quella utilizzata per il cosiddetto scudo fiscale. Chi ha incrementato il patrimonio e pagato le tasse non pagherebbe niente, viceversa…..

  25. luca

    Bisogna essere fuori di testa per chiedere il ripristino dell’ici sulla prima casa. Spesso ci si indebita una vita per comprarsi pochi metri quadri in un pollaio multipiano. Nella realizzazione di questi squallidi e inumani formicai c’è gente che incassa milioni condannando tanti ad un’esistenza grama. La 1°casa è un diritto irrinunciabile già tassato vergognosamente.

  26. Vincesko

    RICCHEZZA. Secondo Bankitalia, il 10% degli Italiani possiede il 45% della ricchezza; alla fine del 2009, la ricchezza lorda era pari a 9.500 mld, quella netta a 8.600 mld; le attività reali (5.883 miliardi di euro) rappresentavano il 62,3 per cento della ricchezza lorda, le attività finanziarie (3.565 miliardi di euro) il 37,7 per cento e le passività finanziarie (860 miliardi di euro) circa il 9,1 per cento. Disuguaglianze sociali “Dal rapporto Growing Unequal dell’Ocse emerge che tra i 30 paesi Ocse oggi l’Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri".
    ICI. L’abolizione dell’ICI è passata per tre fasi: le prime due volute da Prodi, che hanno ininteressato i redditi bassi e comportato minori entrate per circa 1,5 mld; la terza, decisa da Berlusconi, che ha riguardato invece i redditi alti e comportato un minore introito di circa 2,2 mld. Il totale fa quindi 3,7 mld.

  27. AM

    Continuo a sostenere che l’abolizione dell’ICI sulla prima casa è stato un grave errore. Era sufficiente per i meno agiati la franchigia disposta da Prodi e questa franchigia potrebbe anche essere aumentata se si reintroducesse l’ICI per le prime case. L’aboilizione dell’ICI sulle prime case oltre che ridurre pericolosamente le entrate dei comuni (che sono un pilastro del federalismo fiscale) ha creato una situazione di disparità fra comuni privilegiando i comuni delle località turistiche di lusso (mare e montagna dove le seconde case sono oltre l’80% e aliquote e rendite catastali elevate) che talora nuotano nell’oro e sono indotti a sprechi di ogni genere e comuni degli hinterland delle grandi città (città dormitorio) le cui finanze si trovano in serie difficoltà perchè non vi sono seconde case da spremere.

  28. Ed Mann

    Sono un investitore. Vivo di finanza. Qualcuno mi sa spiegare cosa sono le "rendite"? Solo spiegazioni serie grazie. Molti, troppi ignoranti intorno a questo argomento. Le tasse vanno pagate per mantenere il patto sociale non per "far tornare i conti". Ogni cittadini deve essere chiamato a contribuire a prescindere di come produce il suo valore aggiunto. "Giocare in borsa"; ma guardate, in Borsa mica si gioca. Tutt’altro. E quando in Borsa si perde? lo Stato riduce l’imponibile fiscale? Ovvio che no! Gli investimenti sono fatti con soldi sui quali si sono gia’ pagate le tasse. Quale servizio mi offre lo Stato? Le tasse devono essere direttamente collegabili a servizi offerti; non ad un generico salvadanaio per far quadrare i conti. I miei conti sono ok. Se lo Stato ha dei problemi sono fatti suoi. Lo Stato non deve controllare i conti bancari; altrimenti e’ dittatura. Il Lavoro. Mi ricordo da bambino i contadini del paesino di mio nonno sostenevano che "i cittadini" che passavo la villeggiatura li’ non lavorassero. Solo zappare la terra era vero lavoro. Chi mi puo’ dimostrare che investire non e’ lavoro? Imparate a pensare con la vostra testa.

  29. Cleto Iafrate

    L’evasione è pari al 18% del PIL, per alcune categorie è pari all’80% del reddito prodotto. L’imposta di donazione e successione deve passare dall’attuale sistema di aliquote proporzionali ad un sistema di aliquote personali. Per realizzare il progetto, si dovrebbero, semplicemente, aggiungere 4 cifre in coda al codice fiscale di ciascun contribuente, le quali esprimerebbero la media di tutti i suoi redditi dichiarati in vita. Le quattro cifre consentirebbero il calcolo dell’aliquota personale, attraverso una semplice funzione (del tipo Y = aX + b). In cui “Y” = aliquota personale; “X” = media dei redditi; "a" = "coefficiente di congruità" (precedentemente stabilito con legge ed espresso sotto forma di scaglioni). Il coefficiente di congruità dipenderebbe dalla propensione al risparmio del contribuente. Infine, il fattore "b" ricomprenderebbe tutte le detrazioni d’imposta: le precedenti donazioni ricevute, le vincite al lotto, i condoni di cui si è beneficiato ed anche i casi diagnosticati di "avarizia clinica", da cui molti potrebbero essere affetti. Ecco creato l’interesse a dichiarare il reddito: maggiore sarà il valore della media e minore sarà l’aliquota, fino ad azzerarsi.

  30. mauro ingrassia

    Non stiamo tanto a deriderci sulla sfiga di tale classe dirigente perchè in effetti li abbiamo votati noi… si è vero che ora si nominano da soli ormai manco sappiamo chi ci governa ma fino a poco tempo fa li votavamo noi. Insomma, se gli italiani sono così è naturale che la nostra classe dirigente sia così. La patrimoniale credo sia cosa doverosa da porsi e farsi ma con tutti i privilegiati che i nostri parlamentari rappresentano è di difficile applicazione. Con tutte queste caste e attività ultra-remunerate non andiamo da nessuna parte! Bisogna creare una vera economia di mercato e liberale poichè non siamo capaci di svolgere attività pianificatorie.. in parlamento ci stanno notai e dentisti mica economisti!

  31. AM

    L’uso di questo termine per indicare i redditi percepiti da coloro che investono i loro risparmi in strumenti finanziari ha un significato non neutrale (nelle intenzioni offensivo) ed è oltretutto scorretto nel linguaggio dell’economia. Rendita è infatti un superguadagno che si ottiene senza l’impiego di lavoro e senza rischi e costi di vario genere. Non è certamente il caso dei redditi ottenuti dagli investimenti finanziari, che richiedono grande attenzione, studio dei mercati e dei sitstemi economici, tensione e logoramento e che implicano, persino per i titoli di Stato, rischi non trascurabili. I risultati sono spesso disastrosi, ma anche quando sono positivi sono ridimensionati se trasformati in termini reali al netto cioè dall’inflazione. Da ultimo la fiscalità che impedendo di compensare cedole con perdite di capitale ha il risultato di far pagare imposte anche a chi nel complesso non ha guadagnato, ma ha perso. Un discorso simile vale anche per certi redditi immobiliari chiamati scorrettamente rendite immobiliari.

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