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TORNARE A CRESCERE, UN OBBLIGO PER L’ITALIA

La malattia del nostro paese è la bassa crescita. È questo ciò che rende l’Italia vulnerabile alla crisi del debito pubblico. Il governo dovrebbe perciò agire contemporaneamente su due piani: precisare quali misure di aggiustamento intende adottare da qui alla fine della legislatura per rispettare gli impegni presi senza rimandarle ai posteri; e indicare un’agenda di riforme strutturali a costo zero per le casse dello Stato che ci mettano nelle condizioni di tornare a crescere nei prossimi dieci anni. Noi continueremo a offrire il nostro contributo costruttivo aggiornando le proposte già su questo sito e formulandone di nuove.

Il nostro Paese è affetto dalla malattia della bassa crescita. È l’unico paese dell’area Ocse a non avere conosciuto un incremento del reddito pro-capite negli ultimi dodici anni e rischia di tornare ai livelli di reddito precedenti la Grande Recessione solo nel 2020 (l’orizzonte programmatico dei Piani nazionali di riforma). La peggiore performance dell’Italia rispetto anche a paesi che hanno subito in questi anni shock molto più forti (scoppio di bolle immobiliari, crisi di grandi banche, devastanti catastrofi naturali) segnala che il problema della bassa crescita è legato a ragioni strutturali, da tempo messe in luce su questo sito, quali la mancata liberalizzazione di molti mercati di prodotti e servizi, incluse le professioni; la carenza di investimenti in ricerca e in istruzione; un mercato del lavoro bloccato, che tiene fuori molti, spesso i più istruiti; una tassazione squilibrata che grava quasi solo sui fattori produttivi e su chi paga davvero le tasse, barriere alla crescita, più che alla nascita, delle imprese, e così via.

NON BASTA LA RAGIONERIA

È proprio la bassa crescita che rende l’Italia vulnerabile alla crisi del debito pubblico. Le preoccupazioni di chi dovrebbe comprare i nostri titoli di Stato riguardano la sostenibilità dell’aggiustamento fiscale richiesto al nostro paese per rispettare gli impegni già presi: bilancio in pareggio nel 2014, riduzione del debito pubblico lungo il sentiero contemplato dal nuovo Patto di stabilità e crescita. Come documentato su questo sito con un tasso di crescita dell’1 per cento questo aggiustamento richiederebbe, dal punto di vista contabile, avanzi primari attorno al 4,5 per cento del prodotto interno lordo per molti anni, che rischiano di deprimere ulteriormente la crescita. Il dibattito politico sembra del tutto ignorare il fatto che, senza una crescita significativa dei redditi delle famiglie, l’aggiustamento è tecnicamente impossibile.
Chi ha in mano le leve della politica economica è chiamato oggi ad agire contestualmente su due piani, tra di loro strettamente collegati:

  1. Precisare quali misure il governo intende adottareda qui alla fine della legislatura (non sarebbe credibile scaricare l’aggiustamento sull’esecutivo che verrà al termine naturale della legislatura) per rispettare gli impegni presi;

  2. Definire un’agenda, uno scadenzario, di riforme strutturali a costo zero per le casse dello Stato che ci mettano nelle condizioni di tornare a crescere nei prossimi dieci anni.

Procedendo subito su questa strada potremmo riuscire a ridurre la spesa per interessi sul debito pubblico rendendo l’aggiustamento meno oneroso. Ad esempio, se dimezzassimo lo spread coi bund tedeschi (portandolo a 80 punti base) potremmo conseguire fin da subito risparmi di 3 miliardi di euro, che salirebbero a 6 miliardi nel 2012, per poi stabilizzarsi a 12 miliardi, quasi un punto di Pil. Una ragione in più per non rinviare ulteriormente l’aggiustamento, ma anzi anticiparlo, proprio per renderlo meno pesante.

COSA SIGNIFICA ESCLUDERE LE PENSIONI

Nel definire i contenuti della manovra, bene essere consapevoli dei suoi effetti distributivi. Se non si vogliono aumentare ulteriormente le tasse e si vuole sostenere la crescita, occorrerà concentrare l’aggiustamento sulla spesa corrente (che conta per poco meno del 50 per cento del prodotto interno lordo). Questa è fatta per quasi il 50 per cento di pensioni e di oneri sul debito pubblico (che non possiamo toccare, ma solo sperare di abbassare con comportamenti virtuosi). Questo significa che se il governo intende escludere dall’aggiustamento le pensioni e non vuole aumentare le tasse, dovrà procedere a tagli della spesa per istruzione, sanità, giustizia e degli altri beni pubblici superiori al 10 per cento in un triennio per raggiungere l’obiettivo di una riduzione di circa 2 punti e mezzo (di Pil) del disavanzo. Eventuali tagli di tasse dovranno essere accompagnati dalla riduzioni della spesa per beni pubblici ancora più consistenti.

IL NOSTRO CONTRIBUTO COSTRUTTIVO

Su questo sito abbiamo da tempo formulato proposte di riforme a favore della crescita che non richiedono stanziamenti di bilancio o che sono basate su cambiamenti nella composizione della spesa e delle entrate, senza | effetti sui saldi di bilancio. Abbiamo anche formulato proposte per tagli mirati della spesa pubblica. Consci della difficoltà del momento, nelle prossime settimane aggiorneremo queste proposte alla luce del nuovo quadro macroeconomico e ne formuleremo di nuove. Sperando che chi ha in mano le leve della politica economica pensi alla crescita e non a soddisfare le richieste di piccole lobby elettorali.

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16 commenti

  1. francesco pontelli

    poche parole:
    1. il pomeriggio deve essere impiegato da giudici e magistrati per snelire l’arretrato deio tribunali fino all’intero smalitimento delle pratiche che allontanano gli investitori stranieri del nostro paese.
    2.facilitare gli spostamenti delle persone e delle conoscenze : quindi considerando che l’aereo inquina il doppio dell’auto e che il treno costa il doppio dell’auto (considerata a medio carico ) finirla con la ottusa politica di sindaci e governatori che penalizzano l’auto a favore dei mezzi " pubblici " che sono il concentrato di diseconomie vergognose
    3.defiscalizzazione delle tasse sulla benzina e gasolio che abbiano più di 20 anni.
    4.Aumentare la età pensionabile e anche trasformare tutte i vitalizi dei politici in redditi tassabili cordialmente Francesco Pontelli

  2. umberto carneglia

    Negli ultimi anni la Germania ha intrapreso un percorso virtuoso . E’ da segnalare in particolare l’Agenzia pubblica per l’innovazione , forte della presenza di un elevato numero di ricercatori e scienziati, che sforna a ritmo sostenuto innovazioni immediatamente utilizzabili dal mercato, commissionate a contratto da enti privati e pubblici. La Germania si segnala recentemente anche per le relazioni industriali. Noi invece dovremmo puntare secondo il governo sull’edilizia, e magari sull’abusisivismo – "quando il batun va tut va" , come dicono Berlusconi & C.- oltre che sul calcio, lo spettacolo ed il chiudere un occhio sui comportamenti illeciti, a partire da quelli fiscali . Con questa filosofia di bassa lega non si va da nessuna parte.

  3. MARCO MATTARELLI

    Quando una azienda è sovra indebitata e spreca risorse come lo lo stato italiano bisogna cominciare vendere gli asset vendibili, ammesso ci siano compratori. quindi privatizzzare e cioè vendere tutto il vendibile (dalle spiagge ai pubblici edifici a tutte le quote societarie in aziende nazionali e internazionali), utilizzare gli introiti per ridurre il debito pubblico. Poi semplificare e sburocratizzare tutto ciò che è possibile e farlo subito, sequestrare alla malavita organizzata ogni bene e venderlo immediatamente ai fondi di private equity stranieri, utilizzare il ricavato per investire nella ricerca e innovazione e nella scuola per accrescere il livello di competitività fra campus, incentivare il credito con consorzi fidi modificando la legge bancaria al fine di inserire tali forme di garanzia fra quelle riconosciute dalla legge bancaria. Si potrebbe continuare, ma il paese è troppo lobbizzato e governato da poteri occulti, penso che non ce la caveremo.

  4. Maurizio Sbrana - Lucca

    Sono 50 anni che l’Italia è ‘al palo’. Le cause sono note, ma nessuno fa niente. Ora si parla di Riforma Fiscale… Ma la Riforma deve essere – questa volta sì, "epocale" – e rivoluzionare dalle fondamenta il sistema tributario italiano. Dobbiamo ripartire dall’Art.53 della ns.Costituzione: i cittadini devono essere tassati secondo la propria "capacità contributiva" . Quindi dobbiamo tassare le entrate meno le uscite (spese) di ciascuno. In tal modo (e solo in tal modo), potremo debellare il vero cancro dell’Italia: l’evasione fiscale, che ormai ci ha portato ad un passo dall’abisso economico-finanziario. Tutto il resto sono solo ‘pannicelli caldi’, che non serviranno a nulla!

  5. Giorgio Massarani

    Sono personalmente convinto che l’Italia potrà imboccare un nuovo percorso di sviluppo economico se, e solo se, la nostra classe imprenditoriale deciderà di ricominciare a investire in attività produttive nel nostro paese. Nei passati quindici anni si era consolidato un atteggiamento che separava “i nostri” da “i comunisti” e disincentivava investimenti che creassero posti di lavoro ad alto contenuto di produttività; in questo deleterio atteggiamento anche di recente abbiamo sentito voci che dicevano ai giovani di non andare all’università o di accettare posti di lavoro modesti nel contenuto e nella retribuzione. Ora dopo i referendum si è creato un nuovo sentire comune della maggioranza assoluta del popolo italiano, un sentire a cui il mondo imprenditoriale può decidere di aderire, ad esempio accettando la sfida della ricerca industriale sulle fonti energetiche rinnovabili, allineandosi al sentire del popolo e degli imprenditori tedeschi. Dove trovare i denari? Forse negli enormi capitali tuttora parcheggiati in investimenti finanziari nelle banche, svizzere e non solo, che non sono mai emersi nei tre scudi tremontiani del decennio passato: è solo questione di credere nel proprio

  6. alfonso

    "Ad esempio, se dimezzassimo lo spread coi bund tedeschi (portandolo a 80 punti base) potremmo conseguire fin da subito risparmi di 3 miliardi di euro, che salirebbero a 6 miliardi nel 2012, per poi stabilizzarsi a 12 miliardi, quasi un punto di Pil." Ma come si fa a livello pratico a dimezzare lo spread coi bund tedeschi? Non capisco.

  7. marco

    Ho avuto qualche esperienza imprenditoriale in passato, per fortuna ne sono uscito e considero oggi gli imprenditori dei veri missionari o masochisti. Cito qualche ragione: tasse eccessive – struttura aziendale immodificabile per le leggi sul lavoro – costi dei finanziamenti alti e rigidi – ritardi assurdi negli incassi – scarsissima protezione legale dalle morosità dei clienti – ecc. In queste condizioni sono convinto che gran parte delle piccole-medie aziende in Italia non possano svilupparsi, anzi vadano avanti soltanto perché i costi per chiuderle sarebbero insostenibili. Ma i governi, l’attuale come tutti i precedenti, se ne rendono conto? O credono ancora che gli imprenditori italiani siano pieni di utili nascosti? Salvo settori particolari ed escludendo la malavita, che incassa alla grande.

  8. Alessandro Pagliara

    Una patrimoniale diretta a chi ha reimpatriato i capitali portando il 5% al 20%. Obbligo per le grandi società "italiane" di avere una sede legale in Italia e pagare completamente le tasse… (vedi Enel Green Power, Telecom Italia, Mediaset e satelliti). Tassa di soggiorno su tutti coloro che prendono una crociera e che si imbarcano o sbarcano da una crociera in Italia da pagare direttamente alla prenotazione se effettuato in italia oppure al porto se straniera: questi gruppi hanno tutti bandiera "strana" non pagano l’INPS e l’INAIL e rubano in maniera scorretta (concorrenza sleale) fette del mercato turistico Italiano. Riduzione al €50.000,00 annue le pensioni oltre questa cifra ottenute da dipendenti statali e parastatali, visto che questi i contributi in verità non li anno pagati. Credo che solo queste tre iniziative porterebbero nelle casse dello stato: 12 mld dal rimpatrio, altrettanti dalle grandi società, almeno 0.5 mld dalle crociere e almeno 1 mld dalle pensioni. Abbiamo fatto la manovra finanziaria con introiti strutturali e senza mettere le mani nelle tasche degli italiani…quelli veri.

  9. dott.Zivalo

    Non condivido più l’idea che per uscire da un impasse di questo sistema economico si debba seguitare a "crescere-crescere-crescere" come un cancro. Comunque non credo nemmeno che esistano ricette per incentivare la crescita o che esista un economista o un giurislavorista che abbia l’autorità di proporle. Le crisi non sono incidenti del sistema mercatista, le crisi sono il principale prodotto del sistema. Propugnare la necessità di privatizzare, liberalizzare, addirittura vendere parti del patrimonio collettivo, come qualche lettore fa, non significa contrastare ma assecondare e rendere ancor più dannosi i deleteri effetti della mancata crescita. E poi sì: aumentiamo l’età pensionabile, fino a 100 anni. Accettare la sconfitta di questo sistema? Accettarne finanche la dolorosa e tragica fine? Prima o poi lo faremo; forse i politicanti già lo sanno ed é per questo che si occupano d’altro.

  10. SAVINO

    1) Ridurre drasticamente i costi della politica e delle istituzioni (una sola Camera con max. 400 deputati, abolizione delle Province, delle Comunità Montane e di tutti gli enti inutili, riduzione dei consiglieri regionali e comunali, abolizione di ogni forma di privilegio, revisione delle pensioni di politici e manager pubblici); 2) porre quale base imponibile per le imposte non più il reddito prodotto, ma il patrimonio posseduto, congiuntamente alla tolleranza zero per forme di evasione ed elusione fiscale e lavoro nero; 3) abolire tutti gli ordini professionali e liberalizzare settori che richiedono maggiore concorrenza (banche, assicurazioni, ferrovie, servizi pubblici locali nonostante il referendum); 4) agevolare, in tutti i settori, a partire dalla P.A., il ricambio generazionale; 5) ridurre a max. 20 il numero delle Università italiane, chiedendo impegni pecisi, su cui poter investire, ai prof. sulla formazione di nuovi scienziati e di nuova classe dirigente; 6) incentivare il merito, stigmatizzando fenomeni come le tangenti sugli appalti pubblici, le raccomandazioni e il clientelismo in tutte le sue forme; 7) dare fiducia ai figli di persone meno abbienti, capaci e meritevoli.

  11. BOLLI PASQUALE

    Il Governo italiano è tra le nebbie della Val Padana: musica e musicanti sono sempre gli stessi ed il ritornello monotonamente si ripete da diversi anni. La nostra situazione finanziaria non consente di operare nella normalità ed i nostri conti, per chi mastica numeri, non sono equilibrati. Per amore della verità non bisognerebbe ripetere che i conti sono in ordine o che tengono o come dice il Premier sono al riparo. Ma il riparo di che cosa? Conti e governanti sono inevitabilmente uniti ed avvolti nella nebbia. Per tornare a crescente è essenziale sostituire chi non ha saputo, da sempre, governare il Paese ed ha perso consensi e credibilità. E’ preminente avere un Premier al di sopra delle parti che tenga a cuore il bene del popolo perchè questi, poi, possa chiedergli per la sua rinascita lacrime e sangue. E’ importante dire e non oscurare la verità. Se si continua tanto per cantà, si è fuori strada ed il Paese continuerà il suo devastante declino. L’attuale governo è finito e riproporsi lascerà tutto come prima soltanto per puro egoismo ed irresponsabilità. Dobbiamo prendere coscienza che se vogliamo riveder le stelle il nostro futuro non sarà fatto di rose e viole ma di… spine.

  12. somasca69

    Vorrei chiedere agli autori dell’articolo di indicare, anche numericamente, come un intervento sulle pensioni possa, nel breve periodo, migliorare i cointi pubblici. Cordiali saluti

  13. Giovanni

    Ho sentito il Ministro Sacconi, pur rimanendo vago, accennare ancora una volta ad agevolazioni per l’edilizia. Se i rappresentanti del Governo vogliono rilanciare la crescita ancora sul cemento l’Italia è finita da un pezzo. Non sarebbe del tutto assurdo considerare anzi che una politica d’incentivo al cemento possa accelerare la bolla sugli immobili e in caso di svalutazione degli stessi, incrementare le ricadute sui bilanci delle società che vi hanno investito (enti finanziari per primi).

  14. francesco

    Il fatto che qualcuno pensi che lo sviluppo debba essere declinato ancora in termini di cemento mi pare, oltre che un errore, una criminale mancanza di inventiva e di immaginazione. Nella mia città di centomila abitanti si parla di 5000 alloggi invenduti. Sta per chiudere uno dei colossi locali del laterizio e del prefabbricato. E comunque l’edilizia è tuttora basata sul nero, sullo sfruttamento della manodopera, su rapporti "torbidi" con le amministrazioni locali. Tutto questo permette dei margini di guadagno che forse non ci sono più neanche nello spaccio di cocaina . L’unica cosa sensata sarebbe una moratoria delle nuove costruzioni e un piano vincolante di recupero dell’edilizia storica. (A me veramente piacerebbe la demolizione tout court di tutto il costruito post-1945 ma non si può…). E parliamo di rilancio del turismo…Cosa vengono a vedere, capannoni, tangenziali e villette a schiera?

  15. Luisella

    Sono d’accordo in tutto con Savino e propongo anch’io la mia ricetta: • agevolare, in tutti i settori, a partire dalla P.A., il ricambio generazionale • ridurre drasticamente i costi della politica • abolizione delle Province, delle Comunità Montane e di tutti gli enti inutili, • riduzione dei consiglieri regionali e comunali e abolizione di ogni forma di privilegio • revisione delle pensioni di politici e manager pubblici • tolleranza zero per forme di evasione fiscale e lavoro nero • liberalizzare settori che richiedono maggiore concorrenza (banche, assicurazioni, ferrovie) • ridurre il numero delle Università italiane, • incentivare il merito, stigmatizzando fenomeni come le tangenti sugli appalti pubblici, le raccomandazioni e il clientelismo in tutte le sue forme • dare fiducia ai figli di persone meno abbienti, capaci e meritevoli.

  16. Supporter

    Io credo che la gente non ne possa piu’ dei tagli ai servizi. A causa dei tagli l’istruzione è al collasso e ne pagheremo le conseguenze in futuro, la sanità taglia la prevenzione e ne pagheremo le conseguenze in futuro. Credo che ci siano , in alcuni settori strategici, livelli di "buona" spesa pubblica che siano incomprimibili a meno di piccole e selettive pulizie di sacche di inefficienza amministrativa e dirigenziale. Sulla crescita: premiamo fiscalmente le aziende che crescono dimensionalmente ed assumono, chi reinveste il capitale , l’utile. Penalizziamo le forme di "distrazione" del capitale dall’azienda con eccessi di investimento immobiliare o di finanziario.

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