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VENDITE ALLO SCOPERTO: LA TRASPARENZA FA BENE

L’imposizione da parte della Consob di regole di trasparenza sulle vendite allo scoperto, nell’attuale momento di fortissimo stress del mercato mobiliare, è condivisibile. Importante che non si vada oltre imponendo il divieto di questo tipo di contratti, come venne fatto dalla Consob e dalle autorità di altri paesi nel 2008 dopo il fallimento di Lehman Brothers. I danni che ne derivarono alla liquidità del mercato e l’inutilità ai fini di sostegno del mercato sono documentati in un intervento pubblicato su questo sito nel 2010 e che riproponiamo.

La Consob ha imposto a partire dall’11 luglio l’obbligo di comunicazione alla Commissione stessa delle vendite allo scoperto di azioni negoziate nei mercati regolamentati italiani, quando superino determinate soglie quantitative. L’evidenza empirica di un recente studio (Pagano e Beber, 2009) mostra che, nel corso della crisi finanziaria del 2008-09, l’obbligo di comunicazione delle vendite allo scoperto di per sé si è accompagnato a una maggior liquidità del mercato azionario, mentre il divieto delle vendite allo scoperto ne ha ridotto la liquidità ed efficienza informativa e non è neanche riuscito nell’intento di sostenere i prezzi delle azioni. Quindi, se da un lato il provvedimento appena approvato dalla Consob appare coerente con lo stato dell’arte in questa materia, è importante che l’autorità di regolamentazione non vada oltre, passando a imporre anche un divieto sulle vendite allo scoperto. Per ricordare al lettore i rischi che ne scaturirebbero, riproponiamo qui di seguito l’articolo di Beber e Pagano sull’evidenza del 2008-09.

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PENSIONI E CRESCITA

  1. Roberto Marchesi - Dallas, Texas

    E’ sconcertante questo vostro (di Marco Pagano e Alessandro Weber) parteggiare a favore della grande speculazione internazionale contro i poveri risparmiatori inermi, che in questo caso sono proprio l’Italia e gli italiani. Certamente la trasparenza fa sempre bene, ma in questo caso lo STOP sarebbe ancora meglio. Le operazioni allo scoperto vanno vietate sempre! Perché sono un furto legalizzato contro i piccoli risparmiatori! Se avete qualche seria eccezione da proporre, fatelo, ma non veniteci a dire che è per “proteggere il mercato in un momento di crisi di liquidita”. Invece è proprio quello che ci vuole, la crisi di liquidità, per fermare lo scempio prodotto da queste operazioni nel portafoglio dei piccoli risparmiatori.

  2. MAC

    Perfettamente d’accordo: è un furto legalizzato visto che i titoli che il venditore allo scoperto prende in prestito dai vari mediatori sono anche i nostri, quelli che acquistiamo con i nostri risparmi e che dovrebbero essere custoditi dalle banche: invece li prestano e così noi ci troviamo le perdite sui nostri investimenti….con i nostri stessi investimenti!

  3. Stefano Filippini Lera

    La criticità in questo momento è rappresentata dal fatto che siamo in presenza di un attacco speculativo di ampia portata internazionale ed i titoli presi di mira sono quelli rappresentativi dei debiti di uno Stato, oltretutto di grandi dimensioni come l’Italia. Non possiamo anteporre il rischio di liquidità del mercato alla difesa di interessi nazionali. L’obiettivo di uno Stato è difendere prima i cittadini e poi, in seconda battuta, i mercati quando essi non sembrano avere gli stessi interessi immediati. Se la sola imposizione di trasparenza non dovesse bastare a fermare i ribassi eccessivi, i regolatori fanno bene a limitare le vendite allo scoperto, in quanto quei titoli presiedono ai risparmi degli italiani (fortemente investiti in BOT e BTP) ed alla possibilità di insolvenza dello Stato con ovvie ricadute su stabilità sociale e ordine pubblico. E ricordiamoci comunque che il primo problema non sono gli speculatori finanziari bensì quella malapolitica italiana che dagli anni Ottanta ha raddoppiato il debito pubblico al 120% del PIL ed affossato la crescita economica, costringendoci oggi ad accendere ceri a Sant’Antonio nella speranza di poter ripagare i debiti.

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