Se si guardano gli spread dei Cds giornalieri, la rischiosità percepita a breve termine sul debito italiano è quadruplicata, salendo molto di più nel breve che nel lungo periodo. E da ottobre il profilo temporale del rischio ha assunto la forma a “gobba”. I mercati incorporano nei prezzi dei Cds una probabilità di default che aumenta per le scadenze tra uno e due anni, ma poi declina progressivamente. Insomma, i mercati finanziari ci dicono che ci vorranno almeno un paio di anni perché le riforme previste dal governo Monti dispieghino appieno i loro effetti. Il Pdl li ascolterà?
Il Partito delle libertà è diviso sul che fare con Mario Monti. Le colombe (ex democristiani) favoriscono un leale appoggio al nuovo esecutivo, mentre i falchi (soprattutto ex-socialisti ed ex-missini) si stanno stracciando le vesti gridando al golpe bianco e al governo dei banchieri e dei bocconiani. Per mantenere unito il partito, Silvio Berlusconi sembra aver optato per la strategia della bomba a orologeria. Monti, ha dichiarato lex primo ministro nel giorno dell’insediamento del professore, ha fino a giugno per fare il lavoro (sporco) delle riforme, poi il partito di Berlusconi ritirerà il suo sostegno parlamentare.
LA STRATEGIA DI BERLUSCONI
L’ex primo ministro ha pubblicamente annunciato una manifestazione di massa (anti-Monti?) a dicembre, seguita dal congresso del partito a marzo-aprile, a cui dovrebbero seguire nuove elezioni. Qualche giorno dopo queste dichiarazioni, dopo aver ponderato i recenti sondaggi che danno la popolarità di Mario Monti oltre l’80 per cento, Berlusconi ha ammorbidito la sua posizione, concedendo al nuovo governo fino al 2013. Ieri, però, l’ex primo ministro, adombrando lo spettro di un Monti che, aggirandosi per l’Europa, è in realtà ostaggio dei comunisti, ha tuonato contro le (prevedibili) misure anti-evasione per la tracciabilità dei pagamenti in contanti al di sopra dei trecento euro, definite nientepopodimeno che misure da stato di polizia tributaria.
La strategia di Berlusconi sembra delinearsi in maniera abbastanza chiara. E dipenderà in larga misura da quali saranno gli effetti sull’economia delle nuove misure di consolidamento fiscale e delle riforme strutturali. Se, come è lecito aspettarsi, nel breve periodo produrranno un peggioramento della congiuntura e dunque un calo della popolarità del nuovo governo, è probabile che Berlusconi sarà tentato di approfittarne per ritirare la fiducia e ripresentarsi agli elettori come paladino della crescita, mercati permettendo. Ora, un programma di governo comprendente la riforma fiscale, la riforma del mercato del lavoro, la riforma delle pensioni, le privatizzazioni, i tagli dei costi della politica e le liberalizzazioni dei mercati di beni e servizi rappresenta un un’agenda veramente impegnativa. Nessuno può ragionevolmente pensare che pochi mesi possano essere sufficienti. E difatti i mercati non lo pensano affatto. Vediamo perché.
COSA PENSANO I MERCATI
Nella figura sopra abbiamo usato gli spread dei Cds giornalieri sul debito italiano, i contratti con cui ci si assicura contro il default, per scadenze che vanno da 1 a 10 anni, che sono stato negoziati dal gennaio al novembre 2011. Queste informazioni ci permettono di valutare come i mercati giudicano il profilo temporale del rischio Italia. Ipotizzando che in caso di insolvenza gli investitori recuperino il 40 per cento del loro investimento, abbiamo calcolato le probabilità di default a diverse scadenze. La figura mostra la probabilità (condizionale) di default su un contratto negoziato a diverse date, a partire da gennaio 2011, con maturità che vanno da uno a dieci anni successivi. Dunque se il contratto è scambiato nel gennaio 2011 con maturità 5 anni, scadrà nel gennaio 2016. Sull’asse verticale viene indicata la probabilità di default (condizionata al fatto che, se il contratto dura ad esempio cinque anni, linsolvenza non si sia verificata prima della scadenza del contratto). Nella figura l’asse “time”, da gennaio a novembre 2011, mostra la data in cui il contratto è scambiato; mentre l’asse “maturities” mostra la data di scadenza del contratto, da uno a dieci anni dalla data del contratto.
La figura offre due tipi di informazioni. Si può fissare una scadenza, ad esempio un contratto di assicurazione che dura un anno, e si ci può muovere lungo l’asse del tempo da gennaio a novembre. Così facendo si può vedere l’enorme aumento del rischio default percepito sulle scadenze brevi, verificatasi (nei contratti firmati) tra aprile e giugno 2011, quando la probabilità di default è salita da meno del 2 per cento a oltre il 6 per cento, e successivamente, a partire da agosto, quando, con il governo Berlusconi paralizzato sui tagli di bilancio, ha oltrepassato il 7 per cento a novembre. Oppure si può fissare una data in cui è stato stipulato il contratto, ad esempio giugno 2011, e guardare le probabilità di default a diverse scadenze, muovendosi lungo lasse maturities, da uno a dieci anni. In questo modo si può vedere se i contratti negoziati a tale data incorporano l’aspettativa di un rischio in aumento o in diminuzione per scadenze più lontane.
La figura mostra chiaramente è che, dall’inizio dell’anno, la rischiosità percepita a breve termine sul nostro debito sovrano è quadruplicata, salendo molto di più nel breve che nel lungo periodo. Cosa forse ancora più interessante, la figura mostra che a partire da ottobre il profilo temporale del rischio ha assunto la forma a “gobba”. In altre parole, da ottobre i mercati incorporano nei prezzi dei Cds una probabilità di default che prima aumenta, per le scadenze tra 1 e 2 anni, ma poi declina progressivamente. Quello che i mercati finanziari ci stanno dicendo da un paio di mesi è che ci vorranno almeno un paio di anni prima che “passi la nottata, ammesso che passi. Berlusconi li ascolterà?
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cosimo benini
Oggi un noto articolista di un quotidiano a diffusione nazionale afferma correttamente che Monti “non è un taumaturgo” e che ad un governo non si può affidare “la palingenesi dell’Italia”. Due anni non saranno sufficienti all’alba, se per alba si intende la “normalizzazione” di certe anomalie tutte italiane. Se, invece, per “alba” si intende una ristrutturazione fiscale, una rimodulazione virtuosa della spesa pubblica e l’avvio di una profonda riorganizzazione dello Stato, stiamo perdendo tempo: questo Governo sarà sostenuto formalmente solo fino al preciso momento in cui andrà a toccare degli interessi corporativi – uno fra tutti: l’avvocatura – largamente rappresentati in parlamento. Poi verrà celermente liquidato. Non penso che la classe politica si sia ancora resa conto di quello che è successo e di quel che va fatto, perciò è evidente che saranno necessari ulteriori e tragici scossoni, col relativo corollario di conflitto sociale.
Roberto A
Berlusconi si è dimesso ormai da 15 giorni, perchè invece di parlare di Berlusconi non parlate dello spread Italia-Spagna che in questo momento è a 90? Ci avevate detto che era tutta questione di sfiducia,che era colpa di Berlusconi. Oggi sono stati emessi BTP con rendimenti oltre il 7%. Alla fine i nodi vengono al pettine. Nei mesi passati siete cascati pure voi nel giochetto politico, avete perso di vista i dati reali e l’imparzialità e ora si vedono i frutti.
Giancarlo Perasso
Interessante analisi, come sempre, ma il mercato dei CDS e' morto dopo l'annuncio dell'ISMA che l'accordo di ristrutturazione del debito greco con haircut del 50% NON era da considerarsi un credit event e quindi non avrebbe causato il pagamento dei CDS. Da allora, il mercato dei CDS e' "morto" ed i dati hanno quindi meno valore che in precedenza. Meglio prendere in considerazione la curva dei rendimenti direttamente (la forma delle due curve e' naturalmente la stessa) per avere dati piu' precisi. Un caro saluto, Giancarlo
Alessandro
Si, certo. Mario Monti in soli 15 giorni doveva far scendere lo spread con i Bund di almeno 200 punti base, ridurre la pressione fiscale di 2 punti di Pil, far approvare dal parlamento una manovra correttiva di 20 miliardi di euro o più (e pure priva di effetti recessivi sull’economia) e, magari, far scendere il debito pubblico al 110% del Pil. Non ci vuole molto a capire che lo spread con i Bund non scenderà in misura significativa sinche`il governo non avra`fatto approvare alcuna manovra (e bisogna dargli il tempo di farlo, anche se deve fare presto), il che e`proprio quello che l`articolo dimostra. Intanto, gli eccellenti risultati di 3 anni del miglior governo degli ultimi 150 restano li`dove sono: debito pubblico e pressione fiscale ai massimi storici (il primo aumentato di oltre 100 mld di euro rispetto al 2008), crisi di liquidita`del debito sovrano, prospettiva di crescita dell’economia infime, in linea con il declino degli ultimi 10 anni. Chissà chi ha governato l’economia italiana dal 2000 ad oggi (tranne il 2006-2007)..io un nome ce l`avrei. Ecco un buon esempio di quanto e`corta la memoria degli italiani.
massimo
Insomma, ogni tanto si vedono questi difensori che accusano chiunque non abbia fette di prosciutto sugli occhi di aver mandato via Berlusconi per una ragione politica. Sì, la ragione era , a modo suo, politica, ma, direi, anche amministrativa. Con Berlusconi oggi l’Italia sarebbe fallita, già oggi ,punto. Chi non lo vuole capire, come Roberto A., semplicemente non è in buona fede o non ha gli strumenti adatti. Monti ha comprato tempo che un governo ragionevole può utilizzare saggiamente per imporre riforme. Certo che se dall’Europa non arrivano aiuti come acquisti di bond da parte della BCE, peraltro vietati dal suo statuto come ricordato in un articolo pistino e suicida (suicida per l’ perchè, se seguito, sancirebbe oggi la fine dell) da parte di Issing sul FT, allora nessuna azione, per quanto veloce, potrà salvarci. UK e USA hanno dato ordine alle banche centrali di comprare titoli e il loro rendimento rimane basso senza traccia d’inflazione, da noi no e l’inflazione si riaffaccia mentre il rendimento sale, non è che la teoria di frotne alla realtà può ammettere di sbagliare ogni tanto? La situazione sta diventando Brechtiana, da Beckettiana, o Felliniana, che era…
Roberto A
Nei mesi scorsi ci dicevano che il problema principale fosse Berlusconi. E ancora meno lo era la ragione amministrativa, visto che comunque,il governo Berlusconi aveva approvato due manovre pesanti che anche prendendo le ultime stime della commissione,porterebbero il nostro deficit nel 2013 intorno all’1%,deficit migliore di quasi tutta l’europa e gli USA,non scherziamo. Governo che nel 2009 e 2010 ha tenuto il deficit/PIL al livello piu’ basso tra i grandi paesi industrializzati, a parte la Germania, piu’ basso della media UE (Italia 5,4 e 4,6,con USA oltre il 10,UK oltre il 10,Francia oltre il 7,Spagna oltre il 10 e al 9,2 per non parlare di Grecia,Portogallo e Irlanda). Il nostro debito pubblico in questi 3 anni è cresciuto sia in percentuale che in punti di PIL in misura minore della media e anche della Germania…. ma di che stiamo parlando? Il deficit per quest’anno è previsto poco sotto il 4 contro deficit piu’ alti di molti altri paesi. Il resto sono chiacchiere.