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L’INVALIDITÀ E LA FABBRICA DELLE DOMANDE

Alla farraginosità e lunghezza della procedura per il riconoscimento dell’invalidità non contribuiscono solo i falsi invalidi, ma anche tutte quelle persone che presentano domanda senza averne i requisiti. I presunti invalidi non ottengono l’assegno dell’Inps, ma costano tempo e risorse amministrative nell’iter di verifica, a scapito di coloro che sono realmente bisognosi. Accade perché alcuni attori del sistema hanno incentivi a proporre comunque la domanda di invalidità. Primi fra tutti, i medici di famiglia e i patronati. Ed è lì che bisognerebbe agire.

Non ci sono solo i “falsi invalidi”, cioè coloro che beneficiano di una prestazione assistenziale pur non avendone diritto, rappresentano un problema anche i “presunti invalidi”, ovvero coloro che cioè quanti presentano domanda di invalidità senza avere requisiti. I primi sono casi eclatanti, ma quantitativamente limitati; i secondi non fanno notizia, ma sono così numerosi da contribuire alla farraginosità e lunghezza della procedura a scapito delle persone realmente bisognose. I presunti invalidi non ottengono l’assegno dell’Inps, ma costano tempo e risorse amministrative nel corso della procedura di accertamento. (1)

INCENTIVI PER MEDICI DI FAMIGLIA E PATRONATI

Solo un terzo delle domande di prestazione assistenziali vanno in porto: nel 2010 sono state presentate circa 1.170.000 nuove domande, per un totale di circa 1.800.000 prestazioni, ma sono stati liquidati solo 426mila nuovi assegni. (2)
Il miglioramento del sistema, pertanto, non va ricercato solamente nella maggiore capacità di filtro delle commissioni mediche, ma anche snidando le ragioni che inducono alla presentazione di un numero così sproporzionato di domande, la maggior parte delle quali senza concrete chance di accedere a una prestazione assistenziale. Una attenta analisi della procedura, infatti, rivela come alcuni dei suoi attori siano decisamente incentivati a sostenere una elevata domanda. Quali sono questi incentivi?
Primo incentivo: i medici di famiglia sono pagati dagli assistiti per rilasciare il primo certificato necessario. Le domande, infatti, si presentano previa acquisizione di un certificato del medico di medicina generale. Potrebbe sembrare un primo filtro. Al contrario: la certificazione non rientra tra le prestazioni ricomprese nei Lea sanitari, cioè in quelle della convenzione che lega ogni medico di famiglia al servizio sanitario regionale e quindi viene fatta pagare all’assistito. In alcune Regioni le tariffe sono stabilite dall’ordine dei medici di famiglia, ma è comunque una cifra compresa tra i 70 e i 90 euro. I medici di famiglia hanno interesse a rilasciare questi certificati e, di conseguenza, a persuadere l’assistito nel tentativo di richiedere l’assegno di invalidità.
Secondo incentivo: i patronati sono finanziati da un fondo del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che viene ripartito tra le sigle in ragione di due criteri: presenza territoriale e numero di istanze gestite. Tra le prestazioni gestite, le domande di invalidità sono quelle che consentono al patronato di acquisire maggiori punti per il calcolo del riparto del fondo. (3) Occorre considerare che la quasi totalità delle domande di prestazioni è prodotta attraverso i patronati: il 95 per cento nel 2010.

COME INTERVENIRE

Quali i rimedi? Finora, il ministero dell’Economia e delle Finanze e l’Inps hanno puntato a stringere il filtro della valutazione medica. Si è prima previsto l’inserimento del medico legale dell’Inps all’interno delle commissioni di accertamento operanti nelle Asl. Questa soluzione non ha determinato cambiamenti rilevanti, specie nei territori dove il rapporto assegni erogati/residenti è più elevato, perciò si è previsto un secondo livello di verifica effettuata, questa volta, direttamente dall’Istituto. Il risultato è un prolungamento ulteriore dei tempi della procedura e un maggiore aggravio burocratico per i cittadini.
Sarebbe invece utile intervenire nella fase iniziale del processo, eliminando gli incentivi di patronati e medici. Per i patronati andrebbero ripensati i criteri di riparto dei finanziamenti, a parità di finanziamento globale. Si tratterebbe di “scontare” al finanziamento della singola organizzazione una quota rapportata alla percentuale di domande di invalidità rigettate. Questo dovrebbe indurre le singole organizzazioni a monitorare il comportamento delle proprie sedi operative, eventualmente utilizzando anche al proprio interno un criterio di ripartizione delle risorse della stessa natura.
Per i medici di famiglia si potrebbe introdurre la certificazione tra le prestazioni cosiddette “convenzionate”. I medici chiederanno di essere retribuiti nella convenzione, ma si potrà ribattere che si tratta di un servizio certificativo che al medico non costa: c’è da presumere che un medico conosca la cartella clinica di un suo assistito, specialmente quanto la persona soffre di una patologia o una condizione invalidante. Inoltre, anche per quanto concerne i medici si potrebbe ipotizzare un meccanismo di sconto simile a quello proposto per i patronati: poiché sono retribuiti per numero di paziente assistito, si potrebbe stabilire una penalizzazione economica. D’altra parte lo schema retributivo dei medici già oggi prevede quote di risorse legate a incentivi di processo, si tratterebbe di completare il quadro con disincentivi coerenti.
Il beneficio di una soluzione di questo genere sarebbe evidente: deflazionerebbe in modo corposo il numero di domande presentate consentendo un disbrigo più rapido delle procedure e un risparmio per l’amministrazione. Inoltre abbatterebbe un contenzioso che fa seguito al rigetto (o al riconoscimento sotto la soglia considerata corretta dall’istante) che costituisce ulteriore appesantimento del sistema. Una soluzione che, peraltro, nulla toglierebbe a coloro che volessero presentare istanza seppure in presenza di requisiti “dubbi”, poiché questa può essere effettuata anche individualmente attraverso il portale Inps o comunque attraverso le agenzie territoriali dell’Istituto.
Una soluzione quindi di ottimizzazione del sistema a parità di diritti. (4)

(1) Basti pensare che il costo per i compensi delle commissioni sanitarie – per la sola parte a carico dell’Inps – ammonta a 11 milioni di euro.
(2) Ciascuna domanda può contenere l’accesso a più di un beneficio.
(3) I criteri per il riparto sono stabiliti con decreto ministeriale 10 ottobre 2008, n. 193, regolamento per il finanziamento degli istituti di patronato, ai sensi dell’articolo 13, comma 7, della legge 30 marzo 2001, n. 152.
(4)
I dati utilizzati nell’articolo sono tratti dal Rendiconto generale Inps 2010, pubblicato sul sito istituzionale dell’ente.


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35 commenti

  1. Laura Dragosei

    Perfettamente d’accordo anche per esperienza personale. Però non è vero che sia così facile presentare domanda da soli, io l’ho fatto la prima volta e mi hanno respinto la domanda, al secondo tentativo, appoggiata da un patronato, come gli stessi medici Inps mi avevano suggerito, ho ottenuto il 50% d’invalidità e ora purtroppo sto per presentare l’aggravamento, ma tutti mi spingono a rivolgermi al patronato!

  2. fabio ragaini

    Sono in accordo totale con l’articolo.

  3. luis

    I Patronati ci sguazzano di brutto. Non capisco come è possibile che in zone dell’alta Lombardia ci sia una concentrazione altissima di invalidi, anche al 100%, che lavora regolarmente negli uffici pubblici o in altre attività. Dove il Patronato è più efficiente e potente, il numero degli invalidi cresce e prospera, in simbiosi con l’Inps e le commissioni mediche. Ma quanto costano alla collettività i Patronati? qualcuno ha mai messo il naso nei loro bilanci?, quanti miliardi succhiano allo Stato?

  4. Ugo Pellegri

    Quanto afferma l’autore dell’articolo è completamente condivisibile. Non ho mai capito perché molti compiti d’istituto (INPS, INAIL, Agenzia delle entrate ecc.) siano demandati ad enti terzi di origine sindacale. Per caso non si tratta di una forma per finanziare, in maniera non trasparente, le organizzazioni sindacali?

  5. Dante Ghisani

    Voglio ricordare che i cittadini hanno il diritto di chiedere al loro medico di famiglia di trasmettere via on-line la richiesta, alle apposite commissioni mediche specializzate in medicina legale, per l’accertamento del grado di invalidità delle patologie in atto di cui soffrono. Nel caso di dubbio su patologie inesistenti è abbastanza semplice fare gli accertamenti dovuti. Nell’eventualità di false certificazioni le sanzioni per richiedenti e loro medici sono già previste basta avere il coraggio di utilizzarle. Inoltre l’utilizzo gratuito da parte del richiedente del patronato è un obbligo previsto dall’Ente per velocizzare la trasmissione e l’istruzione completa della pratica. Credo che le misure sanzionatorie, alcune molto pesanti, sia per i furbetti richiedenti la falsa invalidità, che per i medici scorretti e compiacenti esistono già. Occorre ripeto avere il coraggio di denunciare i casi alle autorità competenti e all’Ordine Professionale dei Medici

  6. Beppe Greco medico di famiglia

    Sono un medico di famiglia e mi tocca ,a richiesta, fare i certificati di invalidita’(non devo soddisfare altri requisiti se non certificare le patologie di cui il cittadino soffre) per i quali perdo circa 1-2 ore di tempo.(non sono cosi’ banali e automatici come puo’ sembrare)ed e’ un lavoro che poco ha a che fare con la clinica per cui nessuno li fa con piacere.La fattura e’ piu’ IVA(ma quanto e’ buono lo stato)Non e’ un obbligo x me ma x tutti i medici iscritti all’Ordine.Per me e per i miei colleghi l’inps puo’ anche compilarli lei.Peraltro non so in base a che cosa l’articolista pensa che se fossero gratuiti sarebbero di meno,sicuramente i medici sarebbero trasformati in fabbriche di certificati,a scapito del lavoro di curare le persone.Comunque i certificati per invalidita’ ci sono sempre stati e non sono una novita’.L’elemento nuovo e che si assiste ad una maggior richiesta,banalmente perche’ la gente vive di piu ,’con pluripatologie, ed e’ piu’ povera. Voglio far presente che il percorso dei certificati,esclusa la componente telematica,e’ idendico da decenni.Se uno si sveglia oggi,e’ un suo problema. Cordiali saluti

  7. andrea pancaldi

    Francamente rimango esterefatto per la superficialità di questo contributo che non tiene conto di tutto quanto il movimento associativo della disabilità ha prodotto (si veda il n.4/11 della rivista Welfare oggi o http://www.superando.it) sia in termini di analisi mediatica sulla campagna contro i “faldi invaldi”, sia sulla regolamentazione delle prestazioni legate al riconoscimento dell’invalidità civile. L’omissione più grave (al di la che le “accuse” di interesse verso i medici di medicina generale e i patronati mi paiono tutte da dimostrare a fronte anche delle numerose proteste dei Patronati stessi verso la riforma varata nel 2010) mi pare quella che non riferisce che il riconoscimento dell’invalidità (minimo il 33%) comporta anche benefici di altra natura oltre a quelli, eventuali, di ordine economico, nel campo della protesica, dell’esenzione ticket, del collocamento al lavoro. Mi pare quindi del tutto fuorviante sostenere che chi fa domanda e non ottiene benefici economici “contribuisca alla lentezza e farraginosità del sistema”. Non bastavano i falsi invalidi, ora arrivano anche gli “invalidi presunti”.

  8. Alessandro Z

    Chiedo cortesemente all’autore di verificare se questa mia reminescenza è vera. Mi pare di ricordare che per alcune patologie (esempio avere una protesi dopo l’asportazione di un tumore al seno) “convenga” fare domanda di invalidità e fare richiesta della protesi. La commissione non riconoscerà un numero di punti tale alla paziente per ottenere un assegno ma almeno avrà la protesi. Ora sarebbe il caso di chiedersi se impegnare così le commissioni sia più “stupido” che farle riunire per verificare l’idoneità di un amputato, ma sempre di caso assurdo si tratta. Grazie

  9. Pier Giorgio Visintin

    Sono perfettamente in accordo con l’articolo. Sottolineo che, probabilmente, i patronati, e gli addetti più in generale, alla accettazione/inoltro delle domande di qualunque cosa sono in conflitto d’interesse. Sarebbe un indagine utile e probabilmente profiqua per la pubblica amministrazione. E la pulizia, fatta a questo livello, sarebbe un bene anche per la moralità italiana! (?)

  10. Maurizio

    Sono un operatore di Patronato da tanti anni, spiace leggere un argomento così delicato, trattato con tanta superficialità. Potrei stare qui a raccontare la storia del perchè o del percome noi esistiamo ma sarei di parte. Lascio alla curiosità di ogni lettore od eventuale contestatore del sistema “Patronati” di approfondire il tema, tanto non vi è alcun segreto.

  11. bernasan

    E’ difficile dopo aver letto il suo articolo, non “pesarlo” sulla propria esperienza, ho provato a presentare la domanda da solo, ma sono stato “rivedibile” anche perchè i tumori si fermano…a giudizio delle commissione, e solo dopo ben due tentativi è stato accertato che quel tumore non si fermerà…ora ho chiesto l’aggravamento e su consiglio della stessa commissione mi è stato consigliato di rivolgermi ad un Patronato..sempre che il tumore non sia più veloce; per l’autore i numeri sono numeri, ma le malattie sono aumentate dov’è il rapporto? Forse più morti più risparmi.

  12. lidia

    L’articolo pone problemi che sicuramente esistono, come esiste l’abuso di medicine e di esami diagnostici, così come di integratori e falsi farmaci. Perchè si mette l’accento su “colpe individuali” e si rafforza l’immagine, cara al liberismo, che se uno sta male, fisicamente o economicamente, in fondo “se l’è voluta”? Spesso dietro la domanda d’invalidità c’è una richiesta di sostegno per l’esenzione dai ticket sempre più pesanti per chi ha problemi di salute o altre agevolazioni che vi sono connesse, sennza la richiesta di assegni Non serve per abolire abusi o, in altro campo, stili di vita dannosi alla salute, lanciare accuse generalizzate. Premiano politiche d’educazione sanitaria, strumenti e procedure anche di controllo sulla struttura d’erogazione, percorsi garantiti di continuità e qualità assistenziale.

  13. luigi maria porrino

    1) moltissimi medici già ora non richiedono il pagamento per ilcertificato necessario per attivare la procedura di accertamento: 2) la soluzione proposta non sembra tenere conto della necessità, comunque, di allegare all’istnza una certificazione attestante le patoligie da rilevare. L. M. porrino

  14. Manfol

    Una considerazione prioritaria: non ritengo corretto associare in via semplicistica :sanità e pensioni. Per una corretta interpretazione del vocabolo “pensione” rimando alla consultazione del “Dizionario etimologico della lingua italiana – Zanichelli -” alla portata di chiunque.Poichè l’articolo si riferisce a prestazioni assistenziali e non previdenziali, credo opportuno che in qualsiasi contesto si inizi a mettere a fuoco con estrema chiarezza la differenza fra una Pensione di Inabilità o un Assegno Ordinario di Invalidità ( A.O.I.), erogati dall’I.N.P.S sulla base di rapporti di lavoro assicurati e di contribuzione versata ed accreditata – Lg.222/84 – e prestazioni monetarie a carico di altri Enti o Istituzioni, erogate sulla base di criteri strettamente assistenziali e, da non sottovalutare, sulla base di una solidarietà che, a mio parere, una società civile deve saper agire. Altro giro sono gli accertamenti sanitari per il diritto alla Pensione di Invalidità e all’A.O.I. , rimando alla Lg. 222/84 e gli accertamenti sanitari per le prestazioni assistenziali a carico di più soggetti istituzionali. Come si può negare che in fase di accertamento sanitario non vi siano “misteri”?
    Non si spiegherebbero i casi di invalidi civili al 100/100, assegno con indennità d’accompagna mento al seguito, in ottima salute al supermercato a fare la spesa in piena autonomia, l’invalido civile cieco al volante di un’autovettura (sic!),area di parcheggio riservata, casi limite d’accordo, ma esiste e lo sappiamo, un sottobosco di invalidi civili che invalidi non sono.Altro giro ancora è la delega al patrocinio della pratrica ai Patronati. Gli interventi legislativi, dal 1947 fino alla Lg.152/2001( se ben ricordo) hanno allargato le competenze d’intervento( e aumentato le prebende) fino all’inverosimile e, a mio parere, ciò è stato possibile anche a fronte della farraginosità normativa, non di rado rinviata al vaglio della C.C., che riguarda non solo le pensioni, le prestazioni assistenziali , il fisco e quant’altro. E’ un caso? In un clima da caravaserraglio che aleggia da troppi lustri, è diventata dominante la cultura dell'”arraffo”, delle clientele, della corruzione, del ladrocinio.

  15. irene barbero

    A mio parere l’analisi è accurata e la strategia di abbattimento dei costi inutili straordinaria …

  16. Fabrizia Capitani

    Due pensieri rispetto a questo argomento:
    1) un primo dato fondamentale per capire l’entità del fenomeno credo sia analizzare quanti siano i verbali in cui compare la definizione “non invalido, patologia non di pertinenza della commissione o inferiore ad 1/3”. Infatti, come già citato in un’altro commento, dal 34% in sù si ha diritto ai presidi sanitari (ausili, protesi, ortesi) correlati alle patologie certificate sul verbale e prescritte da un medico specialista di struttura pubblica. Quindi non è possibile considerare questo tipo di domanda d’invalidità impropria. Ricordo che i costi di protesi ed ausili sono spesso piuttosto onerosi e le famiglie faticano a farsi carico completamente dell’intero ammontare della spesa.
    2) Il cittadino che non in grado di utilizzare le procedure informatizzata di presentazione della domanda non ha alternativa se non quella di rivolgersi ad Patronato o ad una delle quattro associazioni di categoria ANFASS, ANMIC, ENS, UIC . L’INPS infatti sta progressivamente attivando la procedura informatizzata per numerose prestazioni escludendo l’accesso diretto del cittadino allo sportello.

  17. Pietro Alessandrini,

    Finalmente! Complimenti all’Autore dell’articolo, che dimostra competenza e serietà nell’analisi delle problematiche. E’ del tutto rispondente alla realtà che vi sono migliaia e migliaia di accertamenti inutili, che negli ultimi 2 anni con l’avvento della informatizzazione (dietro compensi dati ai Patronati e di conseguenza ai medici di famiglia) si sono incrementate le domande a dismisura. Spesso i cittadini dichiarano di non conoscere le motivazioni per cui hanno fatto domanda di invalidità o legge 104, ecc. Il pericoloso Brunetta e l’ineffabile Mastropasqua dovrebbero rispondere di questa situazione incredibile a tutta l’opinione pubblica. Grazie davvero al Dott. Tardiola che smaschera questa situazione nella quale si annidano, purtroppo come spesso acacde in Italia, interessi mascherati, corruzione, inefficienza (anche e soprattutto dell’INPS) e confondimento della realtà.

  18. Paolo Marchionni, Commissioni Invalidi

    Poche righe a commento:

    1. giusta la distinzione tra falsi invalidi e presunti invalidi, anzi meglio “aspiranti invalidi”: si tenga conto che – nella mia esperienza (presiedo Commissioni Invalidi da circa 20 anni!) – circa il 50% delle domande sono del tutto “inutili”: vuol dire che anche ammesso che vengano riconosciute percentuali di invalidità elevate, nessun beneficio economico può essere erogato al richiedente per la sua condizione soggettiva (età o reddito personale).

    2. la riforma del 2009 (art. 20 L. 102) si fonda sul “Contrasto alle frodi”: il sistema è stato “rinnovato” per contrastare le frodi che, secondo Legislatore e INPS, erano fino ad allora gestite da ASL e Ministero del Tesoro. Come dire: visto che le ASL hanno permesso le frodi, adesso arriva Super-INPS e fa piazza pulita!. Risultati? l’INPS sta negando benefici a soggetti che ne hanno diritto, che infatti vincono i ricorsi in Tribunale.

    3. Chi supporta il cittadino nei ricorsi? Naturalmente i Patronati, con i loro Legali. Scandaloso? No, perché tutto è trasparente. Ma la sensazione che qualcosa mi sfugga è forte!

  19. Enrico Pellegrino

    Sono un Medico di Famiglia e da circa 20 anni faccio parte di Commissione per l’accertamento della Invalidità civile,legge 104 e legge 68. L’interessante articolo che mi trovo a commentare – secondo me che spesso mi vengo a trovare da tutte e due le parti della barricata – colpevolizza un pò troppo il medico di famiglia e punta severamente l’indice sulla retribuzione del certificato. I punti sono tre: – I medici generici sono di solito scarsamente informati sulla materia (vedi percentuali,tabelle etc),quindi non riescono a consigliare gli assistiti sulla opportunità di fare la domanda e sulle aspettative di risultato. – Il certificato,se compilato in maniera adeguata,e non in maniera pedestre come purtroppo si vede spesso,richiede un certo tempo, e non si può eseguire in orario di ambilatorio per questioni di connessione e quindi deve essere giustamente retribuito. – Il terzo ed ultimo punto è che (riferisco una mia esperienza) se il medico di famiglia sconsiglia la domanda per scarse prospettive di risultato,saranno i patronati ad insistere e provvederanno con loro medici (pagati dall’assistito) a preparare tutta la documentazione. Informiamoci tutti meglio.

  20. Salvo Carnevale

    Non c’era di leggere tutti i commenti in risposta alla notizia principale per capire che spesso si ragiona per sentito dire e non per conoscenza dei fatti. I l fondo patronato funziona in modo molto diverso.Nella fattispecie le domanda di invalidita’ civile non funzionano in questo modo ed anzi i patronati sono un deterrente all’inoltro di domande inutili e temerarie anche perche’ il ministero finanzia l’attività solo se accolta in fase sanitaria ed in fase amministrativa:  tradotto, le istanza che rispondono ai requisiti sanitari (minimo 74%) e a requisiti reddituali (in base alla fascia di riconoscimento sanitario). Invito, pertanto, chi ha scritto la notizia a correggerla immediatamente, visto l’errore palese di informazione.  Rispetto al resto dei commenti cito un dato del patronato che rappresento (INCA-CGIL)…in italia abbiamo oltre 6 milioni di contatti ogni anno..di persone (iscritte e non iscritte al sindacato) che chiedono la nostra consulenza (assolutamente gratuita, eccetto un concorso spese legali che va alla consulenza convenzionato in caso di contenzioso)…mi sembra che un istituto che conta 6 milioni di contatti e pratiche in un anno una qualche utilità ce l’abbia.

  21. ufficio stampa Cgil Lombardia

    nel pezzo “L’Invalidità e la Fabbrica delle domande” a firma di Andrea Tardiola, si ravvisa una grave imprecisione in relazione al finanziamento dei patronati. Il finanziamento che riceviamo infatti, non è proporzionale al numero delle istanze patrocinate, bensì a quello delle istanze che hanno esito favorevole per il cittadino (articolo 6 comma 1 DM 193/2008). Ecco così smontata la congettura dell’autore in ordine al presunto interesse dei patronati a presentare domande “infondate”. Imprecisa è anche l’affermazione che le pratiche di invalidità sono tra quelle per cui è previsto il maggior punteggio; in realtà, più del 90% delle domande di accertamento dell’invalidità civile, sono orientate al riconoscimento del diritto alla indennità di accompagnamento, per cui è previsto 1 solo punto a statistica, il più basso tra le prestazioni di assistenza e previdenza (una pensione di vecchiaia per esempio, “vale ” 5 punti) Infine, spiace constatare come nell’articolo manchi una informazione fondamentale sul nostro lavoro: assistiamo ogni giorno in Lombardia, tra mille difficoltà organizzative, centinaia di cittadini in difficoltà e i loro famigliari.

  22. marco

    La solita caccia alle streghe: sono mmg da 20 anni e sono stato per 11 anni membro commissione provinciale invalidità civile della mia provincia,quando era del ministero degli interni; chi scrive deve prima informarsi su tutti gli aspetti e ricordarsi che le certificazioni per domanda di invalidità civile erano a carico dell’assisto anche quando si redigevano su “semplice” carta intestata del medico,che il medico non ha alcun potere di opporsi ad una richiesta di certificazione di stato di salute del paziente e dal paziente richiesto,confermamdo i caratteri di veridicità e contentuti dei certificati stessi,che gli eventuali accertamenti strumentali o specialistici richiesti dalle competenti commissioni per integrare la documantazione clinica esistente sono a carico del cittadino-paziente che fa domanda,che è il cittadino a fare domanda non il medico e la legge gliene da diritto,che esistono le preposte commissioni atte alla verifica dei singoli casi e quindi alla stesure di un verbali di accertamento di invalidità o meno in piena autonomia e che le domande “respinte” costano solo ai cittadini che le hanno prodotte,che non sono assistenza ma pervidenza qindi non” gia’ pagate”.

  23. GIUSEPPE DI PANE

    Gentile prof. Tardiola mi spiace farle rilevare che le sue argomentazioni sono del tutto gratuite, prive di qualsivoglia legittimazione dal punto di viìsta giuridico e di conoscenza degli obblighi professionali del medico di medicina generale convenzionata. Ella dovrebbe sapere che tra i compiti del medico,come atto dovuto, rientra anche il rilascio del certificato medico su richiesta del paziente. Come atto dovuto il certificato “deve essere rilasciato”.Il certificato a mio parere e come una foto del paziente dal punto di vista sanitario. Esso si deve attenere alla realtà oggettiva e non deve compiacere alcuno. Come nella foto il soggetto può o non può essere ritratto nel modo a lui più gradevole, ma l’importante è che sia oggettivo sulle reali condizioni di salute del paziente. Le rammento che per la legge italiana il mancato rilascio di una certificazione richiesta, potrebbe configurare il reato di omissione di atti d’ufficio. La selezione dei richiedenti riconoscimenti di invalidità civile non spetta dunque al medico.

  24. dott. Colli Vignarelli Cesare

    Sig. Tardiola, i miei pazienti mi vengono a chiedere la domanda di invalidità quasi sempre su suggerimento di qualche specialista e spesso dei patronati. Poi a volte c’ è anche quello che si sveglia al mattino con un po’ di lombalgia per l’artrosi e mi chiede il certificato. Dopo che gli spiego che sarebbero tempo e soldi persi magari si convince a desistere. Se la domanda fosse gratis non credo cambierebbe idea, ma forse il medico che si impunta a fargli cambiare idea quello sì che lo cambierebbe. Ha capito come vanno le cose?

  25. candido campeti

    Richiedere un accertamento sulla sussistenza dei requisiti atti ad ottenere l’ I.C. è un diritto del cittadino di fronte al quale il medico può solo proporre le sue valutazioni ma non opporre rifiuto. Ogni certificazione, e quindi anche quella nella fattispecie, è un’assunzione di responsabilità da parte del medico e che per esaminare la documentazione ed operare la sintesi necessaria per trasporre il tutto nel certificato possono occorrere anche due ore. Perché questo impegno non dovrebbe essere remunerato? Va a finire che di questo passo ci verrà imposto anche di consegnare i farmaci a domicilio agli assistiti…naturalmente a spese nostre.

  26. laura

    E’ pressochè impossibile raccontare frottole quando si stila un certificato di invalidità: tutto deve essere documentato ed accompagnato da anamnesi,terapia,esame obiettivo. il costo è dovuto:io, in qualità di medico di base eviterei volentieri di lavorare altre ore extra per compilare correttamente e inviare un certificato di invalidità. Quello che invece mi lascia perplessa è l’enorme numero di permessi di sosta riservata,c oncessi dalla sezione viabilità della mia città,Torino,ai “motulesi”. Ho provato a segnalare che alcuni motulesi usano macchine sportive scomodissime,qualcuno addirittura il fuoristrada, scendono e salgono senza aiuto dalle loro auto… Nessun organo medico competente, all’atto del rinnovo, controlla la persistenza della patologia. Per il rinnovo è sufficiente infatti la dichiarazione, rilasciata gratuitamente dal medico curante, che con una frase di rito sibillina , attesti, senza specificare la patologia (adducendo motivi di privacy) “la persistenza dei requisiti che hanno dato luogo al rilascio del permesso stesso”. Qualcuno dovrebbe incominciare a controllare seriamente per sfoltire gli abusi,altrimenti le nostre città sembreranno abitate solo da motulesi!

  27. claudio Blengini

    Faccio il medico di famiglia da 30 anni. Ho sempre cercato (e credo che come me tanti altri colleghi) di compilare la certificazione solo quando ritengo che ci siano patologie di sufficiente gravità da rendere ragionevole la richiesta di invalidità. E’ un certificato che mi viene pagato e che regolarmente fatturo ma non una fonte di lucro abusivo. Accade a volte che qualcuno insista e la voglia ugualmente in questo caso cerco sempre di dissuadeere e faccio sempre presente prima il costo e subito dopo aggiungo che le possibilità che venga accolta sono pressochè inesistenti e chiarisco i motivi per cui dico al paziente che molto probabilmente sarà una spesa inutile. Infine mi sembra poco proponibile che questa domanda rientri in ambito di convenzione, compilarla richiede parecchio tempo e con il carico di lavoro e burocratico che si sta accumulando sulle nostre spalle si rischia di intasare ulteriormente gli ambulatorio. Tenete presente che il passaggio mensile in un amb. di MG tra ripetizioni di ricette, visite richieste di accertamenti e prescrizioni oscilla tra 1200 e 1300 pazienti al mese. Tutto questo vale ovviamente per chi cerca di fare correttamente il proprio lavoro…

  28. dr. Massimo Tombesi

    I medici di famiglia hanno circa mezzo miliardo di contatti/anno con la popolazione, ma rimangono perfetti sconosciuti a chi scrive di sanità: che si parli di accessi al Pronto soccorso o di quote percepite per defunti, c’è sempre superficialità e non conoscenza dei fatti. Mi chiedo quanto sia affidabile ciò che leggo in campi che invece non conosco. In questo paese, una domanda di invalidità permette di accedere alla fornitura da parte delle ASL di presidi per incontinenza, letti con sponde, carrozzelle, protesi acustiche, permessi ai familiari per la L. 104, e così via. Se uno non ci sente, per ottenere la protesi acustica deve OBBLIGATORIAMENTE essere anche dichiarato invalido: non basta la sordità. Trovo paradossale pensare che se i certificati fossero gratuiti diminuirebbero anziché aumentare; quanto ai patronati, non conoscono le condizioni di salute di chi li consulta, perciò consigliano inevitabilmente in base a quanto gli viene riferito. Si vedano in proposito i dati Istat sulla percezione soggettiva di salute: forse l’interpretazione di quanto accade riesce meglio.

  29. Domenico Quadrelli

    Pongo alcune domande all’autore. Secondo Lei , in tempi di maniche larghe ( e non di vacche magre come ora) il numero degli invalidi riconosciuti sarebbe stato in numero uguale? Altra domanda: molti ricorrono contro il primo risultato, ha valutato quanti vengono riconosciuti invalidi al secondo o terzo tentativo? Lo sa che per noi è obbligatorio rilasciare il certificato quando viene richiesto? O ritiene veramente che siamo noi ad apporre cartelli in sala di attesa incitando i pazienti a presentare domande? Come ha calcolato il costo medio dei certificati ? Forse le manca quello mio che è di 35 Euro iva compresa.

  30. DOTT.MARCO GASPERINI

    La rassicuro sul fatto che nessuno dei medici si sogna di fare un certificato d’invalidità tanto per guadagnare qualcosa, nessuno va a cercare ignari pazienti per consigliarli a fare domande di invaldità! Si lavora e si lavora sodo e i certificati molto spesso ci ritroviamo a farli il sabato pomeriggio o la domenica, lontano dalla confusione e da tutte le visite dei giorni feriali! E quei certificati vengono fatti in scienza e coscienza,a favore di chi, purtroppo ,non solo ha bisogno di un’assegno di invalidità, ma soprattutto di assistenza continua poiche’ gravemente ammalato. Lei mi offende, offende la persona ed il medico che lavora per aiutare il prossimo e non certo per ingannarlo.

  31. Dott. D'Abramo carmelo Nicola

    Come quasi sempre accade, chi scrive articoli di questo tipo non ha mai visto né un paziente e né uno studio medico e non ha in possesso le dovute informazioni. Senza vena polemica volevo far presente che il più delle volte bisogna istruire le pratiche di invalidità, non per far avere una pensione di invalidità, ma per assolvere ad obblighi burocratici. Forse l’autore dell’articolo non è a conoscenza che per ottenere un presidio protesico (protesi acustica, protesi oculare, stampelle, scarpe ortopediche, ecc. ecc.) occore presentare prima la domanda di invalidità. Ed anche per essere iscritto nelle liste speciali per il collocamento al lavoro occorre il riconoscimento di invalidità. E ci sono tanti altri casi nei quali la domanda di invalidità non è finalizzata all’ottenimento della pensione. Poi con la presentazione online dei certificati di invalidità non il 95%, ma il 100% delle domande deve necessariamente transitare attraverso un patronato. Riguardo al compenso per i certificati preciso soltanto che non sono quelle le tariffe.

  32. Ernesto

    Sono un operatore di Patronato e dopo aver letto l’articolo domando all’autore: se lei viene presso il mio sportello di Patronato con un certificato medico già redatto dal medico di famiglia, in base al ruolo riconosciuto dalla legge, posso rifiutare di inviare la domanda di invalidità civile con procedura già iniziata dal medico di famiglia ? E se lei insiste, non essendo un medico, posso entrare nel merito della valutazione medico – legale fatta dal medico di famiglia? Penso proprio di no. Considerato che abbiamo aperto un tema perchè non andiamo oltre per evidenziare i motivi per cui persone gravamente malate e con malattie oncologiche vedono allungarsi l’iter della domanda di riconoscimento del diritto oltre l’anno e che molte indennità di accompagnamento,vengono liquidate agli eredi in quanto l’invalido muore prima?

  33. MARCELLO ARGIOLAS

    Il mondo dell’invalidità civile è talmente complicato, instabile per sua natura, con ingerenze sociali, politiche e religiose non indifferenti, da te forse volutamente omessi nell’articolo.Ti assicuro per esperienza professionale che non è una soluzione deterrente, per l’assistito, che la domanda d’invalidità civile debba essere rimunerata o no, oppure quella di eliminare gli incentivi di patronati e medici.Le alternative “all’Italiana” sarebbero infinte.Per noi Italiani, la domanda d’invalidità civile è una richiesta pretenziosa: ho diritto e mi spetta.In effetti, la responsabilità è da ricercare nella nostra educazione, inculcata dal sistema politico, il quale ha generato l’intromissione in quest’ambito di persone incompetenti in materia, innescando le attuali problematiche logistiche, burocratiche, economiche e medico legali. La soluzione al problema è semplice:un filtro in prima linea ASL e/o INPS, amministrativo e medico legale delle domande, gratuito, diretto da persone competenti in materia, che sappiano comunicare i concetti medico legali su cui si basa la valutazione dell’invalidità civile. Banale?

  34. Antonio

    Esistono le tabelle per l’ I.C. dal febbraio 1991. Ma sono conosciute o misconosciute dai MMG? Se sono conosciute perché non dire in modo chiaro e tondo ai propri assistiti [conosciuti ai propri MMG] che, laddove non sussistono i requisiti richiesti dalla Legge, l’accanimento per il rilascio della certificazione non potrà avvenire e non porterà ad alcun esito positivo e semmai ad una sanzione per il MMG stesso? E se non sono conosciute, perchè non effettuare corsi di Medicina Legale, obbligatori e di aggiornamento agli stessi, per i MMG ai fini assicurativi e pensionistici senza i quali non risultano abilitati al rilascio della suddetta certificazione? Penso che il problema sia a monte dell’iter burocratico. Non me ne vogliano i MMG: infatti so che anche loro hanno studiato Medicina Legale e delle Assicurazioni, ma per questo contesto ci vogliono approfondimenti, abilitazione e sanzioni, sia per il medico che per l’istante, altrimenti ci sarà sempre qualcuno che certificherà.

  35. schiavone

    A marzo 2011 a mio papà la commissione medica gli riconosce un invalidità al 100% senza i benefici dell’erogazione con la revisione a settembre per la L.104 la visita tarda ad arrivare e ci rivolgiamo al patronato per un sollecito della stessa, ma questi inoltrano un’altra domanda che viene respinta in quanto vi è già un altra in essere, intanto mio papà entra in ospedale,ci resta 20 gg e successivamente a casa è seguito dall’Ass. Integrata Domiciliare,allettato, per poter effettuare la una visita il medico curante compila il Mod ‘D’ ma omette una crocetta fondamentale mentre il patronato invia il Mod ‘D’ legandola alla domanda precedente respinta, all’ Inps mi dicono che bisognava chiudere la 1a domanda e successivamente aprirne un altra grazie alla COMPETENZA ASL, INPS e Patronato mio papà non avrà mai l’erogazione da invalido, muore il 29 marzo 2012 affetto da leucemia e cirrosi epatica.

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