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LA RISPOSTA AI COMMENTI

Sul ruolo dei patronati e dei medici di famiglia: entrambi erogano servizi fondamentali per conto dell’amministrazione e vanno sottolineati l’importanza e il valore di questi soggetti in funzione di tutela dei diritti. Ciononostante, in ragione della loro prossimità all’utenza che si “affaccia” alla procedura dell’invalidità e del ruolo specifico che rivestono nella fase iniziale (i patronati in realtà nell’intera procedura) c’è da chiedersi se la regolamentazione dei loro ruoli presenti incentivi/disincentivi nel conformare i rispettivi comportamenti. L’ipotesi che presento è che la regolamentazione e il finanziamento attuale spinga verso un surplus di domande.

Per fare questo ho utilizzato i numeri offerti da INPS, che attualmente consentono di analizzare esclusivamente il rapporto tra domande e benefici economici. Ha ragione Pancaldi a sottolineare che esistono anche benefici in kind connessi al riconoscimento dell’invalidità, ma in relazione a questi non è possibile disporre di dati che consentano una integrazione dell’analisi (mentre sarebbe molto utile disporne, non ne dubito).

Devo invece ribattere l’intervento firmato da luis che parla di affari torbidi. Si tratta di un giudizio e di una terminologia che non può essere utilizzata. L’attività dei patronati è regolarmente monitorata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali in base allo stesso regolamento citato in nota nell’articolo e il loro finanziamento (complessivo) non ammonta certamente a miliardi. Nel 2011 l’aliquota del finanziamento è stata ridotta per un taglio totale di circa 87 milioni, mentre nell’anno precedente il finanziamento complessivo ammonta a circa 400 milioni.

Tornando ai dati, certamente sarebbe interessante poter disporre di informazioni più dettagliate sull’attività dei patronati e, a maggior ragione, di informazioni qualitativamente più complete sulle domande di prestazioni presentate all’INPS, sugli esiti degli accertamenti (tutti, non solo quelli che danno diritto ad un assegno) e sull’erogazione della stessa. Occorrerebbe, in altri termini, un passo nella direzione dell’open data. Il dibattito sul punto si allarga anche in Italia ma rimane troppa strada da compiere, come dimostra anche questo caso in discussione.

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UN TRENO PER L’AEROPORTO

  1. sgl

    Mia moglie è cittadina italiana; io sono cittadino USA. Riceviamo entrambi le ns. Social Security USA nella misura del totale dei versamenti fatti fino al raggiungimento di 65 anni. Siamo legalmente separati con decisione dal presso il Tribunale civile di Milano. Siamo ben al di sopra dell’età pensionabile, ma, a quanto mi risulta, mia moglie non ha diritto a una pensione. Lei è intervenuta presso l’INPS, presso i patronati. Appartenente all’ordine dei giornalisti lombardi come pubblicista, ma pare che neanche questa corporazione le concede accesso ad un diritto di pensione. Preferisco la mia Social Security: pochi, nessuna burocrazia e puntualissimmi. Distinti saluti. sgl

  2. Angelo Testa

    Caro Professore deve essere rimandato a settembre. I Certificati sono un obbligo per il medico che deve rilasciarli, non omettendo alcuna delle patologie dell’assistito. La sua richiesta di farlo gratuitamente non farebbe altro che aumentare la richiesta degli stessi da parte dei pazienti. Altro che diminuire. Piuttosto mi chiederei qual’e’ l’utilita della sua ricerca e da chi e’ stata commissionata. Cari saluti.

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