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SERVIZIO SANITARIO: PREGIUDIZIO E ORGOGLIO

Gli italiani non amano il servizio sanitario nazionale per l’eccesso di burocrazia, la disorganizzazione endemica dei servizi, le lunghe liste d’attesa, le code in ambulatorio, la mancanza di informazioni. Se si guardano i dati si scopre invece che il Ssn è un sistema che garantisce una speranza di vita tra le più alte al mondo e un tasso di mortalità standardizzato tra i più bassi in assoluto. Anche sulla disabilità abbiamo ottimi risultati. Eliminare sprechi, inefficienze e tangenti è sacrosanto. Ma dobbiamo imparare ad apprezzare le nostre eccellenze.

Pronti soccorsi affollati, sprechi, tangenti ai politici, liste d’attesa lunghissime. È questa la sanità italiana? Nell’immaginario collettivo è senza dubbio questa, ma la sanità vera per fortuna è altra cosa. Gli italiani danno un giudizio severo sul Servizio sanitario nazionale e da sempre ne hanno un’immagine negativa. Ma conoscono solo mezza verità.

LA SANITÀ SECONDO GLI ITALIANI

Secondo un sondaggio dell’Unione Europea, gli italiani soddisfatti per la qualità dei servizi sanitari sono appena il 54 per cento, rispetto all’87 per cento degli inglesi e al 91 per cento dei francesi. (1)  Solo in Portogallo, Grecia (25 per cento) e nei paesi dell’Est europeo si riscontrano percentuali più basse. Secondo un altro sondaggio della Gallup tra i paesi Ocse, solo il 53 per cento degli italiani ha fiducia nel sistema sanitario, peggio che in Turchia (67 per cento ) e Messico (74 per cento ), e ben lontano da Francia (83 per cento ) e Regno Unito (73 per cento ). La disistima degli italiani è tale che solo il 15 per cento giudica il proprio servizio sanitario migliore di quello altrui, contro il 55 per cento dei francesi e il 53 per cento dei tedeschi. Anzi, il 37 per cento ritiene che sia peggiore di quello di altri paesi.
Gli italiani non sembrano entusiasti della qualità dei servizi pubblici, anche se li promuovono. Solo il 34 per cento giudica di buona qualità l’ospedale e il pronto soccorso, il 43 per cento il medico di famiglia, il 32 per cento gli ambulatori e consultori. (2) Le percentuali superano il 90 per cento includendo i giudizi di sufficienza. Secondo un’indagine Eurispes, l’insoddisfazione degli italiani per i servizi sanitari pubblici è molto alta (61 per cento), in particolare per i tempi di attesa e la qualità dell’assistenza ospedaliera. (3) Eppure, tra le persone che hanno fatto esperienza diretta dei  servizi, la percentuale di chi è soddisfatto è molto elevata: 88 per cento per l’assistenza medica e infermieristica ricevuta durante il ricovero, 68 per cento per il vitto, 78 per cento per i servizi igienici. (4) E, nonostante tutto, l’85 per cento degli italiani oggi – dopo trent’anni – non vorrebbe un sistema diverso dal Ssn. (5)
Gli italiani non amano il loro servizio sanitario per l’eccesso di burocrazia, la disorganizzazione endemica dei servizi, le lunghe liste d’attesa, le code in ambulatorio, la mancanza di informazioni. Sul servizio sanitario pubblico pesa ancora l’ombra della “malasanità”, delle truffe antiche e recenti che periodicamente emergono, degli episodi di “malpratica” medica, fino a pochi anni fa tenuti nascosti, ma oggi denunciati al Tribunale dei diritti del malato. Non amano la doppia morale dei medici e degli ospedali, che a pagamento permettono di aggirare le code e ottenere all’istante una prenotazione che richiedeva mesi. Non amano l’ingerenza dei partiti nella nomina dei direttori e nella gestione della sanità.

I DATI OGGETTIVI

Il quadro cambia radicalmente, però, se si guarda ai dati oggettivi del sistema, non alle percezioni degli intervistati. Il Ssn è un sistema che garantisce una speranza di vita tra le più alte al mondo (81,8 anni nel 2009, al terzo posto dopo Giappone e Svizzera) e un tasso di mortalità standardizzato tra i più bassi in assoluto (483,3 per 10mila abitanti, al quarto posto). (6) La speranza di vita aggiustata per la disabilità (Hale) è la terza al mondo (74 anni nel 2008) e gli anni persi per morte prematura o svalutati per la disabilità (Daly) sono i più bassi (8.985 per 100mila abitanti), dopo il Giappone. (7) Anche se i più perfidi possono insinuare che sia merito della geografia, del clima e della dieta mediterranea, la mortalità attribuibile (amenable) al sistema sanitario smentisce questa tesi, confermando che l’Italia ha un sistema sanitario di eccellenza, collocato al terzo posto al mondo, dopo Francia e Islanda, secondo i criteri di Nolte e McKee (65 decessi evitabili per 100mila abitanti). (8) La Germania figura al sedicesimo posto, il Regno Unito al diciannovesimo e gli Stati Uniti al ventiquattresimo posto. L’Italia è sempre ai primi posti nelle classifiche internazionali. E dunque, di che cosa si lamentano gli italiani?
Pochi conoscono queste statistiche, che ci dovrebbero rendere orgogliosi e fare amare il nostro servizio sanitario pubblico. Una grande conquista di civiltà e un crogiolo di identità nazionale. Certo, c’è la sanità del Nord e del Sud, ma ogni paese ha il suo Mezzogiorno. E ogni paese ha i suoi scandali, i suoi sprechi, la sua malasanità. Compresi gli Stati Uniti, dove tutto è anche più grande (da 500 a 800 miliardi di sprechi all’anno). (9) Eliminare sprechi, inefficienze e tangenti è sacrosanto e va fatto subito. Ma forse è il momento che ci riconciliamo con noi stessi e impariamo ad apprezzare le nostre eccellenze.

(1) European Commission (2010), Patient safety and quality of healthcare, Special Eurobarometer, 327, Brussels
(2) Ministero della Salute 2010), Cittadini e salute. La soddisfazione degli italiani per la sanità (Indagine del Censis), Quaderni del Ministero della Salute, n. 5
(3) Eurispes (2011) Rapporto Italia 2010, Roma
(4) Istat (2010) La vita quotidiana nel 2009, Roma
(5) Sondaggio effettuato da Salute-La Repubblica 11 dicembre 2008
(6) Oecd 2011 Oecd Health Data 2011, Paris
(7) Rispettivamente, Oecd 2011 Family Database, Paris; e World Health Organization (2008), The global burden of disease: 2004 update, Geneva
(8) Gay J.G., Paris V., Devaux M., de Looper M. (2011), Mortality amenable to health care in 31 Oecd countries, Oecd Health Working Papers, n. 55

 

(9) M. Fox, Healthcare system wastes up to $ 800 billion a year, Health and Science Editor, Washington, Oct 26, 2009

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20 commenti

  1. AM

    Sono d’accordo su tutto. Ho sentito dire in un convegno che lo spread tra l’aspettativa di vita di un ricco e quella di un povero (v. decili) per gli over-50 sia per l’Italia uno dei più bassi del mondo. Non solo più basso, come prevedilile, rispetto agli USA, ma anche rispetto a UK e paesi scandinavi (non me lo sarei aspettato). Certo clima e dieta contano, ma non dimentichiamo che in Italia chiunque, anche immigrato irregolare può accedere al SSN e che, soprattutto al Nord la qualità dei servizi è generalmente buona e i tempi di attesa sono accettabili. Mi hanno riferito che in Svezia gli interventi chirurgici per le persone anziane sono in certi casi effettuati solo a pagamento, indipendentemente dal livello di reddito dell’ammalato. E vero?

  2. Mario

    Non nego le eccellenze del SSN, anche se sono una vittima grave da malasanità. Il problema principale a mio giudizio è quello di eliminare l’attività «intramoenia» dei medici, perché può essere motivo di scavalcamento delle liste di attesa a discapito dei soggetti deboli che non possono permettersi di pagare una visita accelerata (appunto quella intramoenia). Ma c’è di più: spesso la visita intramoenia spesso può essere foriera di «sviamento» del paziente su cliniche private. E’ facile comprendere l’aggravio di costi che ne deriva sul SSN. Pertanto, auspico che i medici facciano servizio a tempo pieno senza alcuna possibilità delle viste intramoenia, che nella maggior parte dei casi sono extramoenia, perchè i nosocomi non offrono strutture per le visite «intra».

  3. LINA DALLA LIBERA

    Non posso che essere d’accordo con l’articolo. Come famiglia abbiamo utilizzato il servizio ospedaliero Molinette di Torino in quanto mio marito ha ricevuto un nuovo fegato: è stato trapiantato e sia nel periodo di attesa che durante e dopo il trapianto l’assistenza è stata non buona ma eccellente. Per quanto rigurda le attese per visite diagnostiche o per il meidco di famiglia effettivamente sarebbe da migliorare.

  4. ANTONINO MANNINA

    Ho letto l’articolo e posso dichiarare che il servizio ospedaliero alle Molinette di Torino è stato per il mio caso eccellente. Ho avuto 5 anni fa un infarto e sono stato assistito nel modo migliore, ancora oggi sono seguito con dagli stessi medici che periodicamente mi controllano. Certo non è così per gli esami diagnostici specialistici infatti le liste di attesa in alcuni casi sono a lungo termine. Comunque non cambieri il mio servizio sanitario nazionale. Antonino Mannina

  5. Marco Spampinato

    Nessuno forse nega che il sistema sanitario italiano abbia punte di eccellenza, e valori medi o mediani soddisfacenti nella sua performance; che tuttavia non si può misurare certo solo con indicatori medi di speranza di vita, e per giunta “corretti” per disabilità (quale/i?). La sanità è un universo articolato. Il punto mi sembra che chi studia il funzionamento delle politiche pubbliche, così come il buon giornalismo di inchiesta, e molti comuni cittadini nelle proprie esperienze (se autentiche), mettono il dito sulle piaghe più che dire ciò che va bene; sottolineano le storture, il lato peggiore della varianza … E’ vero che non si deve esagerare, e che faccia bene al morale, oltre che essere corretto, spiegare/illustrare anche i casi di successo, le politiche efficaci. Ma in uno Stato democratico la critica, fondata, – non certo una spazzatura orchestrata per loschi interessi – è strumento indispensabile per mantenere vitale, e migliorare, la performance della sanità, come di altri servizi pubblici. Nascondere gli errori, o chiedere che scenda un omertoso silenzio, è il peggiore servizio che si possa fare alla nostra sanità pubblica, alla democrazia e alla libertà.

  6. Rodolfo Vialba

    Sono tra coloro che promuovono il SSN nonostante soffra di molti limiti e carenze e gli sprechi, in molte realtà, abbiano la connotazione della cronicità. Gli aspetti più problematici, a mio giudizio, sono questi: 1) manca una idea e un progetto di reale integrazione tra il sanitario, il sociosanitario, il socio assistenziale e l’assistenziale, 2) la debolezza delle strutture e dei servizi che esistono, o dovrebbero esistere, sul territorio in funzione di prevenzione dei ricoveri ospedalieri e della continuità assistenziale post-ricovero, a partire dal ruolo e dai compiti assegnati ai medici di base, 3) il rapporto tra le strutture del servizio pubblico e quelle private che di fatto privilegia il privato a danno del pubblico, 4) l’anomala possibilità consentita ai medici ospedalieri di svolgere attività libero professionale intra ed extra ospedaliera e persino presso strutture private, per non parlare degli interessi della politica nella gestione delle aziende sanitarie pubbliche che nella maggioranza dei casi prescinde dalle capacità e premia la fedeltà.

  7. Aldo

    E’ noto a tutti che quando uno è alla fine nella maggior parte dei casi viene mandato a morire altrove e non dentro una struttura statale, questo per avere più incentivi pertanto la percentuale di mortalità è inverosimile.

  8. Paolo

    Sono d’accordo, sarebbe interessante anche approfondire la qualità del servizio sanitario italiano tra nord e sud. Mi capita spesso di trovare negli ospedali del nord Italia persone provenienti dal sud italia apposta per un intervento di routine, tipo tonsille o emorroidi…purtroppo vedo il ssn al nord come l’eccellenza ed al sud come la malasanità. Questo potrebbe spiegare forse il sondaggio…?

  9. antonio gasperi

    Difficile generalizzare su un tema tanto complesso come quello della speranza di vita e delle variabili che la determinano: di una cosa però mi pare l’autore non abbia tenuto conto, ossia del fatto che se si parla di qualità della sanità pubblica e la si rapporta alla speranza di vita della popolazione italiana, bisogna correggere quest’ultimo indicatore che è sicuramente influenzato in una certa misura dal ricorso alla sanità privata: i dati dovrebbero essere disponibili. éer quanto riguarda la speranza di vita della popolazione disabile, vedo che i dati sono del 2008: temo che – considerati i feroci tagli alla politica sociale degli ultimi governi, i prossimi non saranno così positivi. cordialità

  10. Antonio

    Tasso di mortalità che dipende dal SSN? e chi lo dice? non è più serio dire che dipende da un insieme di concause (reddito medio, stile di vita, clima, alimentazione)? e poi: ma vogliamo parlare degli sprechi e delle inefficienze? quanto volte vediamo strutture ospedaliere fatiscenti o inutilizzate o personale che sta a spasso invece che lavorare o vogliamo parlare dei tempi lunghissimi per fare un esame? e poi per non parlare del giro di tangenti che c’è dietro il SSN: si sa benissimo che l’edilizia e la sanità sono i settori pubblici in cui girano soldi facili tra imprenditori e politici! ma per piacere, non veniteci a raccontare le favole che sono anni che non ci crediamo più.

  11. Marco

    Sarebbe molto interessante rapportare i risultati riportati nell’articolo, espressi in termini di indici di salute, alla spesa sanitaria nei diversi paesi elencati. Ovvero, per ottenere un livello di salute comparabile con quello di altri paesi, quanto spendiamo in più (o in meno)?

  12. AM

    Cosa si intende per ricorso alla sanità privata? Molte stutture private operano infatti in convenzione con il SSN. Forse era meglio riferirsi ai servizi sanitari a prezzo pieno. Ma poichè i poveri verosimilmente utilizzano i servizi gratuiti e i ricchi quelli a pagamento si rientra in quanto avevo riferito in un mio precedente intervento. Ripeto. Ho sentito affermare in una relazione scientifica che in Italia, con riferimento agli over 50, lo spread tra la speranza di vita dei poveri e quella dei ricchi si colloca fra i più bassi del mondo. Se questa affermazione corrispondesse al vero non avrebbe senso distinguere fra servizi gratuiti e servizi a pagamento con riferimento alla speranza di vita.

  13. Carlo Turco

    Francamente trovo questo articolo assai fuorviante. Il SSN non dovrebbe essere oggetto di pregiudizi ma nemmeno di orgogli sciovinistici. Affermare – sotto il titolo “i dati oggettivi” – che il nostro SSN “garantisce una speranza di vita tra le più alte al mondo […] e un tasso di mortalità standardizzato tra i più bassi in assoluto” è una forzatura del significato dei dati statistici, come ampiamente evidenziato nello stesso studio citato dall’articolo in cui si adotta come indice quello sulla mortalità attribuibile ai sistemi sanitari, illustrando anche i limiti di questo stesso indice (a partire dai criteri di rilevazione e attribuzione nei diversi paesi). Per cui, considerare significative rispetto a paesi prossimi differenze che statisticamente potrebbero non esserlo, e concluderne che il nostro SSN sarebbe un “sistema di eccellenza” , non sembra “oggettivamente” giustificato. Quanto volte abbiamo dovuto chiederci: ma chi è privo di assicurazione integrativa, e/o i risparmi, e/o conoscenze, come farebbe in questa situazione ?

  14. Francesco RIGANO

    Tutti coloro che giudicano in nostro SSN a torto o a ragione dovrebbero prima calarsi nelle realtà esistenti sia nei paesi OCSE quanto in quelli anglosassoni America in testa. Il nostro è uno degli ultimi bastioni della residua democrazia, sprechi a parte, è l’unico Sistema che consente l’accesso gratuito a tutti e ne garantisce i livelli minimi assistenziali. Se pensiamo ad esempio che nella vicina e avanzata Germania il S.S. è a pagamento. Infatti ciascun cittadino tedesco deve pagare direttamente il medico per le cure primarie o specialistiche salvo poi essere rimborsato da una cassa previdenziale ad oc che deve pagare ogni anno in modo profumato. In USA, come anche nella civilissima Svizzera è notorio che in primis il medico chiede al malato la carta di credito per l’addebito delle spese sanitarie, e poi eventualmente lo cura. Qui da noi come tutti sappiamo, è possibile accedere liberamente, gratuitamente e senza limitazioni negli studi dei Medici di M. G., nelle Guardie Med.notturne e festive, nei PTA, nei P.S.ospedalieri e inoltre è possibile ricoverarsi sia nei nosocomi pubblici quanto in quelli privati e conv. col SSN senza uscire un soldo. Vi pare poco ?

  15. Johann Gossner

    Gli italiani non amano il servizio sanitario nazionale per l’eccesso di burocrazia, la disorganizzazione endemica dei servizi, le lunghe liste d’attesa, le code in ambulatorio, la mancanza di informazioni. Se si guardano i dati si scopre invece che il SSN è un sistema che garantisce una speranza di vita tra le più alte al mondo e un tasso di mortalità standardizzato tra i più bassi in assoluto? lo sanno tutti che solo chi a capacità di pagarsi privatamente una visita specialistica, una clinica privata, una degenza, una operazione nel settore solventi può ambire a un servizio sanitario degno di questo nome ma a prezzi esorbitanti rispetto al resto d’europa. Un posto letto in clinica o ospedale può venire a costare anche 600-800 euro. Buona regola sarebbe per mettere in concorrenza la sanità , permettendo anche a istituzioni straniere di esercitare in Italia e stimolare una forma di controllo sulla efficienza della spesa sanitaria da parte dello stato. Portare la detrazione delle spese mediche al 80-100 per cento, cosicché quanto pagato in tasse venga realmente riconosciuto come servizio reale in applicazione dell’ art. 32 della famigerata costituzione della Repubblica italiana.

  16. Federica Di Pilla

    Sono molto contenta di leggere questo articolo e sono convinta che andrebbe dato un maggior risalto a tali dati e che vada protetto e salvaguardato il nostro sitema sanitario pubblico da manovre, che studiate al momento solo per ridurre la spesa senza una reale prospettiva di riorganizzazione strutturale in vista di una maggiore efficienza, senza sapere dove si vuole andare, di fatto portano ad una contrazione delle prestazioni offerte ai cittadini che continueranno ad avere una errata percezione della qualità del sistema nel suo complesso.

  17. gianluca lezzi

    Anche i giudizi all’articolo sono figli del pregiudizio dilagante e della propaganda populista e demagogica contro la classe medica, disegnata dai media come ignorante e avida. Nei giudizi precedenti sono stati messi in dubbio gli indicatori classici del funzionamento del SSN primo fra tutti l’aspettativa di vita: questo è un dato inconfutabile, anche gli stili di vita sono corretti dalla classe medica, il clima, l’alimentazione sono simili ad altri stati europei con aspettative di vita molto inferiori. Confrontando la categoria medica con le altre professioni solo i medici sono tenuti ad aggiornarsi costantemente rispetto alle novità internazionale, nessun’altra categoria professionale lo fa. Guardiamo poi i risultati delle altre categorie: i giuristi, risultati disastrosi, poco pragmatismo troppo potere; le categorie economiche per un periodo hanno goduto di grande stima ma ora non mi sembra il momento di commentare, non spariamo sulla croce rossa; l’ingegneria forse si salva ma senza emergere, forse perché dipende da fondi privati. Siamo salvati dal design, forse figlia della fantasia e dell’arte italiana, ma se poi i prodotto si costruiscono in Cina non è un gran risultato.

  18. rosario nicoletti

    C’è da chiedersi in che mondo vive l’autore dell’articolo, e dove vivono gli autori di alcuni interventi. Lasciando perdere le aspettative di vita, il difetto del SSN è principalmente l’incertezza. Non esiste uno standard minimo: se esistono equipes mediche bravissime, ne esistono altre (poche o tante) con le quali si rischia la pelle. Nei pronti soccorsi si può rimanere parcheggiati per giorni, in attesa di essere curati, o di passare a miglior vita. Se si ha una effettiva emergenza in una città come Roma o Napoli si è costretti a rivolgersi alla assistenza privata dove si viene spennati. Gli interventi chirurgici (esperienza personale) costano il 50%-70% di più che negli USA; e molte delle grandi fortune sono quelle degli imprenditori in campo sanitario

  19. AM

    Indubbiamente il SSN ha concorso all’accumulazione del debito pubblico che ci strangola. Gli errori del passato sono in gran parte addebitabili alla classe politica che inizialmente non tenne in alcun conto le esperienze straniere. All’estero i medicinali venivano strettamente dosati e forniti ai pazienti con parsimonia. In Italia venne a lungo combattuta l’introduzione del ticket. I medici allettati dalle case farmaceutiche prescrivevano a ruota libera anche per un raffreddore. Risultato: le case degli italiani piene di farmaci in gran parte scaduti, spese sanitarie alle stelle e aziende farmaceutiche felici. Per anni continuò la battaglia per il ticket con l’opposizione dei sindacati. Si arrivò poi al solito compromesso del ticket solo per i non esenti, ma per anni chi pagava il ticket era considerato uno stupido e non ci furono controlli e sanzioni.

  20. FC

    Tanti sprechi,lottizzazioni e dirigenti apicali incapaci ma funzionali all’apparato.Aziendalizzazione,si perde il valore del rapporto medico paziente.E’ basato anche sulla fiducia e sull’empatia(date per assodate le conoscenze tecniche) non solo su taylorismo,bieco minutaggio delle prestazioni.Credo sia questo,da medico e da paziente,quello che disturba di più. Non tutti sono in grado di far sentire il malato “persona importante”.Il vortice in cui siamo precipitati aumenta questa distanza.Questa è secondo me,la percezione che si ha. Quello che si dimentica,ce ne ricorderemo solo quando lo avremo perso,che pochi al mondo possono avere tutto ciò. Ma questo sui media non fa notizia,meglio le notizie negative che però fanno scoop.Noi medici non siamo lobby ,le assicurazioni, i partiti e altri stake holder si.

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