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Se la Grecia esce dall’euro

La crisi greca si avvicina all’epilogo. Anche se tecnicamente l’insolvenza di uno Stato non implica l’abbandono dell’euro, la Grecia potrebbe essere tentata da un ritorno alla dracma. Non tanto per i vantaggi della svalutazione, quanto per riguadagnare sovranità nella gestione della politica monetaria. Per gli altri paesi dell’area, il danno principale sarebbe la perdita di credibilità della moneta unica, con l’unione monetaria di fatto declassata a un accordo di cambio. Per l’Italia le conseguenze sarebbero gravi, in termini di tassi di interesse e di fiducia nel sistema bancario.

La crisi greca è al suo epilogo. Qualunque governo esca dalla attuale situazione di stallo politico, proporrà una revisione degli impegni assunti dal governo Papademos con la tristemente famosa Troika (Commissione UE, Bce, Fmi).

LA GRECIA ABBANDONATA AL SUO DESTINO

I partner europei si troveranno di fronte a un bivio tra due alternative: (a) ammettere che le condizioni imposte alla Grecia per accedere agli aiuti internazionali hanno obbligato il paese a un aggiustamento troppo rapido, facendolo sprofondare nella recessione e nel caos sociale; occorre quindi un approccio più flessibile e lungimirante se si vuole salvare il paese. (b) Continuare con la linea del rigore e del raggiungimento dei target di bilancio prefissati a tutti i costi. I segnali provenienti dalla Germania e dalla riunione dell’’Eurogruppo di ieri non sono incoraggianti, e lasciano prevedere che prevarrà la seconda alternativa. Questa linea, in presenza di un nuovo governo che non rispetterà gli impegni presi da Papademos, condurrà prima o poi al blocco della erogazione degli aiuti concordati in sede europea. Data l’’impossibilità di accedere ai mercati finanziari internazionali, ciò condurrà all’’insolvenza del paese: il tentativo di gestire in maniera “ordinata” il default (chiamandolo “coinvolgimento del settore privato”) franerà miseramente. Il governo greco non solo non avrà i soldi per ripagare i debiti, ma neppure per pagare stipendi e pensioni.
A questo punto, la Grecia uscirà dall’’euro? Tecnicamente, il nesso tra insolvenza e abbandono dell’’euro non è così immediato come si potrebbe pensare. Un paese potrebbe essere insolvente e nello stesso tempo restare nella moneta unica: in fondo questo è quello che già successo nel caso della Grecia.  Si pensi anche agli Stati Uniti: l’’insolvenza del Minnesota o della California non implica l’’abbandono del dollaro. Tuttavia, la Grecia potrebbe essere fortemente tentata dall’’uscita dall’’euro. Non tanto per trarre vantaggio dalla svalutazione: il settore manifatturiero in grado di esportare è molto limitato; ne sarebbe avvantaggiato solo il turismo. Piuttosto, il vantaggio sarebbe il fatto di riguadagnare la sovranità nella gestione della politica monetaria: la rinata banca centrale greca avrebbe mano libera nella monetizzazione del debito pubblico greco, e questa sarebbe l’’unica arma di sopravvivenza nel breve termine; naturalmente il costo sarebbe l’inflazione, ma al punto in cui è il paese questo potrebbe essere il minore dei mali.

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QUALE FUTURO PER L’EURO?

Quali sarebbero le conseguenze per gli altri paesi dell’’area euro? Il danno principale sarebbe la perdita di credibilità della moneta unica. Una volta creato il precedente che un paese membro dell’’Ume può decidere di uscire dall’’area euro (o essere costretto a farlo), l’’unione monetaria sarebbe di fatto declassata a un accordo di cambio, o a qualcosa di simile.
La differenza tra le due cose è fondamentale. In un accordo di cambio, alcuni paesi scelgono di vincolare il tasso di cambio tra le rispettive valute, ma mantengono la sovranità monetaria: ognuno ha la sua moneta e la sua banca centrale. Il problema fondamentale di questi accordi è la carenza di credibilità: quando i mercati finanziari ritengono che per un paese sia conveniente svalutare, l’’impegno a mantenere fisso il cambio non è più credibile, la speculazione attacca la valuta di quel paese ed esso è prima o poi costretto a rivedere l’’accordo e a svalutare per davvero. Proprio per questo motivo l’’euro è stato costruito sulla base di un presupposto: la irreversibilità. I paesi dell’’area euro hanno deciso di adottare la stessa moneta, cedendo la loro sovranità monetaria, con una scelta irrevocabile. Non è un caso se il Trattato UE non prevede l’’uscita dall’’euro. È l’unico modo per “legarsi le mani” per sempre, rendendo credibile l’’impegno a non ritornare alle monete nazionali e alle svalutazioni competitive. Questa credibilità ha giovato enormemente ai paesi “periferici” come l’’Italia, che hanno “importato” la credibilità della politica monetaria tedesca: grazie a ciò abbiano avuto basse aspettative di inflazione e bassi tassi d’interesse per un decennio. (1)
L’’uscita della Grecia romperebbe il tabù della irreversibilità. L’’Ume diventerebbe un accordo tra paesi che, dopo avere trasferito la loro sovranità monetaria, si riservano la possibilità di riprendersela e di svalutare la loro moneta, qualora ciò fosse conveniente. L’’uscita della Grecia sarebbe facilmente vista come il primo passo verso la disgregazione dell’’area euro. Il tentativo di gestire in modo ordinato l’’uscita della Grecia, presentandolo come un caso isolato e irripetibile, sarebbe prima o poi destinato a fallire (come lo è il tentativo di gestire in modo ordinato l’’insolvenza). Paradossalmente, se anche si riuscisse nell’’impresa di gestire il ritorno della Grecia alla dracma con successo, cioè senza creare un grave disordine finanziario in quel paese, si avrebbe il maggiore danno per l’’euro nel suo complesso: a quel punto la tentazione di altri paesi di avere i benefici della svalutazione sarebbe altissima, e quindi il loro impegno a restare nell’’euro sarebbe assai poco credibile.

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E PER L’’ITALIA?

A sua volta, la perdita di credibilità dell’’euro priverebbe i paesi membri dei benefici avuti finora: bassi tassi d’’interesse (prima che esplodesse la crisi in corso) e bassa inflazione. I paesi come l’’Italia, candidati a essere il prossimo a uscire e svalutare, dovrebbero pagare tassi d’’interesse più alti sul loro debito, per il solo fatto che un investitore dovrebbe essere compensato del rischio di svalutazione. È prevedibile che la speculazione si accanisca sul debito pubblico dei paesi più deboli, facendone schizzare verso l’’alto i rendimenti. A quel punto, gli sforzi che stiamo facendo per rimettere le nostre finanze pubbliche su di un sentiero sostenibile verrebbero vanificati. Il declino verso l’’insolvenza e l’’uscita dall’’euro dell’’Italia e di altri paesi ad alto debito potrebbe diventare una profezia che si auto-realizza. La spirale svalutazione-inflazione sarebbe dietro la porta.
Le nostre banche risentirebbero necessariamente di uno scenario in cui il break-up dell’’area euro dovesse diventare sempre più probabile. Il sistema bancario italiano ha una raccolta netta sull’’estero positiva ( 182 miliardi a fine febbraio ), con la quale finanzia l’’eccesso di impieghi rispetto ai depositi raccolti dalla clientela italiana. Cosa succederà quando i debiti netti verso l’’estero delle banche italiane verranno improvvisamente rivalutati, in seguito alla svalutazione della lira? Sembra una domanda di fanta-economia, ma che potrebbe cominciare a serpeggiare tra i partecipanti al mercato interbancario, aggravando i problemi di liquidità delle banche italiane. Per non parlare della crescente esposizione delle nostre banche verso lo stato italiano, alimentata anche dalle recenti operazioni di finanziamento a tre anni della Bce. Il declassamento di 26 banche da parte di Moody’s sancisce il momento di difficoltà delle banche nostrane, che si riflette anche nelle loro quotazioni di borsa. Una crisi di fiducia verso le banche del nostro paese non sarebbe una buona notizia per le imprese, già afflitte dal credit crunch.

(1) Si è quindi rivelata corretta la previsione della teoria economica di riferimento. Si veda: Giavazzi F. e M. Pagano, “The advantage of tying one’s hands”, European Economic Review, 1985.

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24 commenti

  1. Righe Dinamiche

    La consapevolezza che il ritorno alla dracma provocherebbe un effettto domino con probabile implosione dell’euro aumenta enormemente il potere negoziale del futuro governo della Grecia. Nei fatti il ritorno alle monete nazionali comporterebbe un contesto economico in cui la Germania sarebbe circondata da paesi con monete svalutate, diciamo, del 50%. Nel medio periodo questo avrebbe effetti devastanti per la stessa economia tedesca. Per questa ragione ritengo che probabilmete si troverà la via per salvare la faccia alla UE e FMI rinegoziando le condizioni del prestito su richieste più percorribili.

  2. Stefano Scarabelli

    Negli Stati Uniti, in caso di insolvenza degli Stati federati, i cittadini dello stato insolvente sono comunque “tutelati” dal sistema di welfare federale, i.e. Social security, Medicare, Medicaid. Inoltre i depositi bancari sono assicurati da un ente federale (la FDIC). Tutto questo in Europa è inesistente, motivo per il quale l’affermazione che default e permanenza nell’euro sono compatibili è priva di fondamento: in assenza di un avanzo primario consistente, lo Stato greco sarebbe impossibilitato a pagare stipendi e pensioni, rinunciando all’esercizio della propria sovranità, non solo in campo monetario.

  3. Massimo GIANNINI

    Credo che da ora alle elezioni si potrebbe auto-realizzare l’aspettativa che tutti hanno: l’uscita della Grecia dall’Euro e il default. Infatti comincerà la corsa agli sportelli gradualmente eppoi con un’accelerazione improvvisa. E il sistema si blocca. Questo succederà prima delle elezioni non dopo…

  4. Nicola

    Mi chiedo: se l’uscita dall’Euro della Grecia comporta tutto ciò che è stato sostenuto nell’articolo, è possibile che il capo della sinistra radicale di quel Paese, pur di guadagnare qualche punto percentuale in più è cosi matto da intestardirsi a far sprofondare nel baratro la Grecia e l’intera Europa? Quanti altri Paesi in Europa non fanno parte dell’area Euro eppure sopravvivono? (l’Inghilterra, la Turchia, etcc.) Mi viene il dubbio che l’Euro sia stata una grande speculazione finanziaria, che abbia giovato solo alle grandi banche, che ci abbiano raccontato tante frottole. Grillo per quanto criticabile è una persona molto informata, anche lui sostiene l’uscita dell’Italia dall’Euro: è un matto? Non credo. L’Italia a differenza della Grecia ha un enorme volume di affari verso l’Estero, tutto questo non potrebbe servire da compensazione all’inevitabile innalzamento dei costi per le merci importate? Le banche falliscono perchè hanno fatto e continuano a fare cattivi investimenti, perchè noi cittadini dobbiamo ripagare le loro perdite? Solo perchè le Banche italiane e mondiali sono creditrici e debitrici verso lo Stato Italiano?

  5. Piero

    Non succede nulla se a Grecia esce dall’euro, oggi abbiamo incertezza, non si capisce come può’ avvenire l’uscita, ritengo che il minore dei mail a tale soluzione sia il ritorno alla dracma. Il problema del tasso d’interesse e’ un falso problema, avremmo due tassi uno per le dracme uno per l’euro come esiste nei paesi come la Romania che non anno adottato l’euro, infatti in Romania abbiamo l’euro con il tasso simile a quello dell’Italia, per la valuta romena abbiamo un tasso superiore che sconta l’aspettativa inflazionistica dei prezzi. Non farei un dramma nel ritorno alla dracma, in fin dei conti se l’Europa non fa una politica monetaria espansiva con strumenti non convenzionali, e’ inevitabile per la Grecia ritornare alla dracma se non vuole dichiarare la bancarotta.

  6. marco

    O la Germania a breve cambia la visione strategica e inverte completamente rotta e si arriva a una maggiore integrazione europea con prospettive di arrivare in un periodo più lungo alla nascita degli Stati Uniti D’Europa, ipotesi che allo stato attuale mi sembra molto improbabile considerando la storia e i nazionalismi delle nazioni europee, o inevitabilmente l’Italia uscirà dall’Euro. Non dobbiamo però dimenticare che l’Italia è un paese esportatore e in caso di svalutazione potrebbe andare a danneggiare fortemente le esportazioni tedesche in area euro- Dopo un periodo di inflazione e di disagio sociale, se imparassimo la lezione, potremmo riorganizzarci in una democrazia più matura e più efficiente dall’economia più partecipata e in grado di distribuire maggiormente la ricchezza e potremmo incominciare a crescere in modo serio, come è avvenuto in Argentina- Bisognerà in ogni caso, euro o no, ridurre la spesa pubblica improduttiva e riorganizzare lo Stato in modo da renderlo competitivo ed efficiente…

  7. Cincera Gian Carlo

    La crisi greca e non solo si risolve con la Proclamazione degli stati uniti d’Europa, compresa la Greci.a Tutto il resto sono chiacchere sterili e scenari suicidi.

  8. Giorgio

    Mi piacerebbe sapere fino a che punto, secondo l’autore, ci si dovrebbe spingere per assicurare l’irreversibilità dell’euro. Continuamente si citano gli Stati Uniti e ci si dimentica che la loro indissolubilità è stata ottenuta al prezzo di una guerra civile devastante. Allora, se finalmente la Grecia dovesse decidere di abbandonare l’euro e di sottrarsi alle imposizioni di questa europa che l’ha massacrata cosa dovrebbe fare l’europa? Spezzarle le reni? Un’altra volta? Capisco invece la preoccupazione dell’autore: se la Grecia una volta uscita dall’euro dovesse riprendersi velocemente tutti gli altri paesi della periferia dell’eurozona incomincerebbero a chiedersi una buona volta se questo euro è davvero conveniente oppure no. Questo potrebbe porre termine a circa trent’anni di politica monetaria “tedesca”. Cordiali saluti.

  9. Marcello

    http://goofynomics.blogspot.de/2012/05/il-ritorno-del-terrorismo.html consiglio a tutti questo articolo molto interessante dove vengono citati dati e studi.

  10. Franco

    Perchè nessuno mai affronta la questione delle monete nazionali veramente sovrane ? Cosa significa arrovellarsi per la tenuta o la caduta dell’Euro quando nulla si dice e si studia sul sistema anglosassone della sterlina, la moneta dell’Inghilterra, cioè della patria e della madre di ogni contratto commerciale e assicurativo, da quello reale a quello più sofisticato e aleatorio possibile? Anche il meno avveduto risparmiatore di conto corrente bancario e deposito titoli sa che è nel DNA di quella classe imprenditoriale scommettere sulle più impensabili possibilità, disgrazie e fortune altrui, così tramutando gli eventi per gli altri nefasti in favolosi arricchimenti propri,.Perchè non si esamina la crisi dell ‘Euro e le paventate conseguenze sui paesi meno scommettitori sotto la luce dei ricavi e delle opportunità inglesi? Che sia la strada giusta e onesta, per capirci qualcosa di vero in questa Babele, quella di esaminare ogni opportunità scommettitrice che si apre e aprirebbe in queste isolone ambigue rammentanti il Giano bifronte? Forza e coraggio, studiosi ed economisti! Buon, vero lavoro.

  11. Stefano Scarabelli

    Viene riproposta nei commenti la tesi secondo la quale l’uscita dall’euro consentirebbe alla Grecia e, soprattutto, all’Italia una rapida ripresa grazie ad un robusto incremento delle esportazioni e del turismo. E si porta ad esempio il caso dell’Argentina, cui molti opinionisti affiancano quello dell’Islanda (che peraltro non ha mai fatto default formale). Un conto, però, è dichiarare default, mentre il resto del mondo cresce a ritmi elevati; un altro invece è riuscire a riermergere in uno scenario di depressione planetario. Ebbene, io personalmente ritengo che la crescita mondiale sia molto correlata al fatto che un paese delle dimensioni dell’Italia non dichiari default ed esca dall’Euro (decretando la fine della moneta unica, perchè persino i finlandesi e gli olandesi sarebbero contrari a rimanere sotto lo stesso tetto di una Germania senza contrappesi). Infine, riguardo ad alcune ipotesi complottiste, è perfettamente possibile che il leader greco di Syriza stia compiendo una scelta suicida: la storia dell’umanità è costellata di esempi di masochismo.

  12. Benjamin

    Un’analisi UBS ben articolata sul tema dell’ancor ipotetica uscita della Grecia dell’Euro individua tra i costi economici principali una serie importante di default sovrani e corporate, accompagnati da un collasso del sistema bancario e del commercio internazionale. In totale circa 10mila Euro pro capita nell’eurozona nell’anno che segue .Ipotesi nera o déjà vu? Ecco il link dell’analisi UBS: http://bruxelles.blogs.liberation.fr/UBS%20fin%20de%20l'euro.pdf

  13. MAURO ZANNARINI

    Concordo con la sua analisi e mi preoccupa che tolto le due strategie di rigore o rallentamento del pagamento del debito non si perseguano altre strade. Mi preoccupa inoltre che non si riesca a reperire le necessarie informazioni sulla consistenza della produzione Greca, per esempio il settore turistico, con la stagione appena iniziata, quanto ha prodotto e quanto potrebbe realizzare con una politica di prezzi diversificata? Il turismo è sostanzialmente l’industria principale e il fornitore di valuta entrante più importante.

  14. precario2

    Poniamo il caso di un italiano e di un tedesco con entrambi 1.000€ in banca.. Per comodità poniamo che le banche siano distinte e che ognuna sia situata nel paese di residenza. Domanda: chi ha più soldi in banca? La risposta dipende dal fatto di poter uscire o meno dall’euro.. Se si crea un precedente e chi è entrato può uscirne (Grecia) allora prima o poi tutti possono uscirne e per conseguenza avrebbe più soldi in banca il tedesco. Se invece non si può uscire dalla moneta unica continuano ad avere tutti e due gli stessi soldi in banca.. Nel caso in cui tutti e due avessero i soldi in una banca spagnola, poichè lavorano spesso in Spagna, secondo voi dove si affretterebbero a spostarli? Forse in Francia? O piuttosto in Germania? Più probabile in Svizzera.

  15. daniele adami dansuisse

    La Germania, in particolare la signora Merkel ha deciso 4 anni fa di non salvare la Grecia, con 17miliardi di Euro, convincendo tutti, e questa parte è condivisibile, che non si salvano i ladri/truffatori (falso in bilancio di italica memoria. Peccato che ora non si sa chi salvi l’Europa e quanti trillioni di Euro ci vogliano (da fuori). E’ pur vero che i buoni affari prima di affondare la corazzata ellenica si fa in contanti contro sottomarini (ma è un’altra faccenda). Ricordiamo l’unificazione tedesca? Si, ed è stata una priorità vera anche quella! Agli stati membri è costata circa 1.7 trillion Euro (la sig.a Merkel dovrebbe ringraziare anche i greci che hanno contribuito pure loro! Si ricordi chiaramente anche questo.
    I regulator ( i vertici di politica, banche e banche centrali, i ) hanno ammeso nelle case delle regole i “regolati” (finanzieri, banchieri, lobbisti ecc.) ed il principio base è stato amettere il cosidetto “moral hazard : tutto è permesso salvo ciò che è espressamente vietato. Le banche (tutte) sono sottocapitalizzate con una leva finanziaria (se va bene) di 11rischi a 1depo. Sono un ottimista perchè guardando certi segmenti finanziari dove il reale è 1 a 500 di esposizione (debito coprorate mondiale contro coperture CDS di rischio) credo non sia svelato quanto produca buchi nelle banche d’affari e non! Risultato: salvadanai in debito ed aziende che non trovano prestiti dalle banche che non possono investire nel futuro, privati senza lavoro che non consumano e non riescono a risparmiare.

  16. AM

    L’esperienza argentina potrebbe forse servire per prevedere gli effetti interni immediati di un default greco. Il confronto fra i 2 paesi nell’ipotesi di una ripresa economica dopo il default è invece improponibile. L’Argentina, dopo essersi disinvoltamente scrollata di dosso un debito che la soffocava, ha potuto dopo qualche anno riprendere a svilupparsi ad uno dei più elevati tassi di crescita del PIL mondiali. Diverso sarebbe invece il futuro della Grecia. Chi pensa che anche la Grecia potrebbe seguire il modello argentino sta prendendo un colossale abbaglio. L’Argentina è un paese civile con bassa densità demografica ed è ricca di risorse naturali di ogni tipo. La sua economia potrebbe essere autosufficiente. E’ seconda solo al Brasile in Sudamerica, ma a differenza di questo, copre una fascia di latitudine speculare all’Europa. Anche per origine degli abitanti è il paese più europeo delle 2 Americhe. Di contro la Grecia non ha quasi nulla se non il potenziale turistico. Non dimentichiamo che sinora questo settore ha evaso massivamente le imposte. Qualcuno pensa anche agli armatori greci, i quali tuttavia hanno messo loro stessi e le loro flotte al riparo di bandiere straniere

  17. Michele Agostino

    A mio avviso ci vorrebbe una solenne rivolta dei capi delle altre Nazioni Europee, per ridiscutere i principi ispiratori su cui fondare una nuova Europa.Diversamente è meglio tornare a quella Europa delle Patrie di cui De Gaulle è stato ispiratore inascoltato.

  18. A.Mazzoleni

    Il debito pubblico greco è di circa 330 miliardi di euro, gli abitanti dell’Europa 731 milioni, se la Grecia esce dall’ Euro affondiamo pure noi e l’Europa. Non potendo contare sulla attuale “governante” europea asservita a finanza ed avvoltoi del mercato, se ogni cittadino europeo donasse per la salvezza Grecia circa 400 euro questa estinguerebbe il suo debito pubblico e potrebbe ripartire e noi con lei. Chiamasi solidarietà dal basso. La stessa cosa si potrebbe fare per aiutare a diminuire direttamente il nostro debito ,ma noi ce la potremmo, volendo, fare anche da soli invece di pagare interessi impossibili per pareggiare il bilancio. Sarebbe un vero schiaffo a Troika e Bce da parte dei cittadini europei. Uno schiaffo che forse otterrebbe molto più dei g8 che a quanto pare producono ben poco.

  19. GIL

    Baglioni scrive: “Per l’Italia le conseguenze sarebbero gravi, in termini di tassi di interesse e di fiducia nel sistema bancario”. Io credo che il problema dell’Italia non sia tanto l’eventuale uscita della piccola Grecia dall’euro, quanto piuttosto l’incertezza che avvolge il suo destino in quanto legato:
    – al suo debito e alla sua ormai dichiarata incapacità di rimborsarlo (anche a rate) – alla mancata crescita (passata e futura)
    – alla mancanza di governi credibili
    – alle mafie imperanti
    – alla burocrazia impossibile
    – alla disoccupazione giovanile
    – all’evasione fiscale e a tutte le “particolarità negative” che ci contraddistinguono da sempre come popolo. Altro che tassi di interesse e fiducia nel sistema bancario…. Per questi due problemi gli “antidoti” ci sarebbero, ma nessuno se la sente di dirlo chiaramente.

  20. Piero

    Secondo che guardiamo il problema dalla visuale dei tedeschi, l’euro ha svolto la sua missione, esso e’ servito per formare un mercato comune che non veniva falsato dalle svalutazione delle singole valute europee, cio’ sicuramente ha premiato i paesi virtuosi e piu’ produttivi, invece dal lato dei paesi con piu’ debito o mediterranei, l’euro ha fallito la sua missione, ma cosi’ come costruito ha impedito a questi paesi la crescita, dopo i primi anni che hanno avuto un minore onere finanziario dovuto all’effetto tassi tedeschi, tutti i nodi vengono al pettine, l’euro cosi’ come gestito dalla Germania non e’ una moneta che si possono permettere i paesi mediterranei, quindi o la bce cambia atteggiamento, segue i consigli del Prof Tabellini (vedi articolo sul il Sole 24 ORE del 23 maggio) oppure uscire subito dall’euro.

  21. Francesco

    Credo che la Grecia debba pensare ai propri interessi. La sorte dell’Euro o lo stato dei rapporti tra i paesi europei non deve essere sua preoccupazione.E’ evidente che un paese con la struttura economica della Grecia non può reggere il passo del Quarto Reich millenario germanico . Un paese piccolo, di povera agricoltura minacciata dalla siccità,che non esporta quasi niente.E’ assurdo, lo può capire uno studente di prima media. Forse con un potere politico forte comune potrebbero stare faticosamente insieme, così come stanno insieme lo Stato del Mississippi e la California ma con la stessa lingua e grande propensione alla mobilità geografica e sociale. Inoltre lo Stato del Mississippi credo non possa generare deficit e debito.

  22. rosario nicoletti

    Penso che sia impossibile valutare in anticipo i problemi che si determinerebbero a seguito dell’uscita di uno stato (Grecia, Italia, Spagna) dalla moneta unica. Ma una cosa è a mio avviso (e non solo a mio avviso) certa: l’attuale situazione socio-economica dei paesi mediterranei, minore efficienza rispetto al nord europa, maggior costo del denaro, non è alla lunga sostenibile. Significa continuo impoverimento e deindustrializzazione. Se la governance economica europea non cambiasse rapidamente l’unica cosa sensata sarebbe uscire dall’euro, costi quel che costi. Ciò per evitare di doverlo fare comunque dopo essersi ulteriormente impoveriti.

  23. Alessio Pisanò

    Buongiorno, sono Alessio Pisanò, giornalista freelancer a Bruxelles. Ho scritto per ilfattoquotidiano.it un paio di pezzi sul premio wolfson che premia la migliore strategia di uscita dall’Euro (http://goo.gl/dV6cH). Il vincitore, premiato recentemente (leader di Capital Economics), sostiene che la Grecia potrebbe uscire quasi indenne dalla moneta unica mantenendo il tasso di cambio pari a 1 con l’euro e organizzando tutto in tre giorni. Mi chiedo come una simile strategia sia possibile? Se non fosse stata elaborata dal nr 1 di CE mi sembrerebbe una sparata. Gradirei avere la vostra opinione. Grazie

  24. giorgio gragnaniello

    Ma è vera questa storia dei ricchi armatori greci privilegiati tradizionali del Fisco?. Ma allora la Grecia è neo-liberista e quindi certamente si potrà salvare, evviva!

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