Prende forma il ddl annuale sulla concorrenza. Al di là di “vincitori e vinti” di stagione, il provvedimento andrebbe valutato per quanto riuscirà realmente a incidere sui nodi che imbrigliano i mercati in Italia. Quello che manca per un assetto concorrenziale a favore dei cittadini.
LA LEGGE SULLA CONCORRENZA DEL 2015
Il disegno di legge sulla concorrenza è stato adottato dal Governo nei giorni scorsi e segna un appuntamento importante per la rimozione dei molti ostacoli che ancora oggi si nascondono in normative e regolamenti e impediscono lo sviluppo dei mercati. Molti commenti sono stati già espressi, soffermandosi sugli specifici provvedimenti, e su questi torneremo solamente per accenni. La domanda da cui partire, riteniamo, riguarda quanto questo provvedimento realmente incida sulle maglie che imbrigliano i mercati in Italia.
Un primo modo di rispondere riguarda i mercati coinvolti. assicurazioni (Capo I), comunicazioni (Capo II), servizi postali (Capo III), energia (Capo IV), servizi bancari (Capo V), servizi professionali (Capo VI), servizi sanitari (Capo VII). Il provvedimento, quindi, incide su una serie di settori cruciali per il sistema economico, muovendosi su un fronte ampio.
Al contempo, dalla lettura del provvedimento si ricava l’impressione di una serie di interventi puntuali, spesso condivisibili, della cui efficacia e rilevanza, tuttavia, non è facile dare una valutazione. Sarebbe tuttavia interessante che un documento di accompagnamento specificasse la dimensione economica dei sottosettori nei quali si interviene, da quello dell’assicurazione Rc-auto ai servizi esclusi dall’obbligo del notaio, per aiutare a comprendere la portata potenziale dei provvedimenti.
Positivo appare lo sforzo di operare non solo attraverso provvedimenti che incidano sulla gestione minuta di alcuni dei settori coinvolti, ma anche favorendo forme di organizzazione economica più moderne ed efficienti con la costituzione di società di capitali o l’associazione di figure professionali diverse (avvocati) o la raccolta di più licenze e la costituzione di società di capitali (farmacie).
LOBBY IN AZIONE
L’iter di formazione del disegno di legge ha anche offerto un primo assaggio dei tentativi, a volte riusciti, di interdizione dei diversi gruppi di interesse colpiti. Tra i vincitori di quest’anno alcuni evergreen, le farmacie che hanno evitato la vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie, i taxi nella loro violenta campagna contro Ncc e Uber. Per esperienza sappiamo che la battaglia continuerà in Parlamento, dove lobby trasversali operano con efficacia nel tentativo di interdizione. E abbiamo avuto anche la solita pittoresca serie di dichiarazioni catastrofiche, dai farmacisti, spalleggiati dal ministro Lorenzin, che hanno festeggiato lo scampato pericolo per l’abuso dei farmaci che sarebbe seguito alla vendita (da parte di farmacisti) nelle parafarmacie, quasi che lo stesso farmacista, una volta spostatosi nelle nuove strutture, si trasformi da fedele custode della salute pubblica in pericoloso spacciatore di farmaci. O i notai, per una volta perdenti, che hanno salutato l’abolizione dell’obbligo di competenza esclusiva nella stipula di alcuni contratti immobiliari come un improvvido provvedimento che aprirà le porte agli investimenti immobiliari del crimine organizzato, dimenticando che già oggi questi investimenti sono tra le attività di reinvestimento più utilizzate dalle Mafie.
I MERCATI ANCORA DA APRIRE
Al di là della disamina puntuale di cosa è previsto e cosa, alla fine, escluso nella legge annuale sulla concorrenza, è utile chiedersi tuttavia quali altre linee di riforma, al di fuori della logica di manutenzione ordinaria che caratterizza il provvedimento, sono oggi necessarie. Se il processo di liberalizzazione dei settori energetici e delle comunicazioni ha oramai una storia lunga e articolata, e può essere quindi accompagnato da provvedimenti puntuali per rimuovere specifici ostacoli, altri segmenti importanti dell’economia attendono ancora l’avvio di un processo di apertura del mercato.
In questo senso, una assenza importante riguarda l’apertura dei servizi pubblici locali, dai trasporti alla gestione dei rifiuti, alla concorrenza attraverso l’introduzione di meccanismi di gara. L’arretramento compiuto rinunciando ad aprire le attività industriali e di servizio nelle aree portuali a gare, lasciando un ruolo duplice di arbitro e concorrente alle autorità portuali, è da questo punto di vista significativo. I servizi pubblici locali erano finiti alcuni mesi fa sotto i riflettori nell’ambito della spending review, evidenziando ampi margini di miglioramento dell’efficienza e di riduzione dei costi. Ci attendiamo che l’energia riformatrice del Governo colga almeno questa seconda occasione per dare ai cittadini servizi efficienti e comprimere i costi della mano pubblica.
Analoga assenza si nota per i servizi ferroviari, dove pure una forma accidentata di concorrenza si è avviata per l’alta velocità, con benefici sui prezzi che tutti i cittadini hanno potuto osservare, ma è una strada accidentata e da sgombrare da ostacoli perché il coraggioso tentativo di Ntv non si tramuti in fallimento. Separazione della rete, contabilità regolatoria, accesso non discriminatorio, sono passi che richiedono un intervento complesso e coerente che non può trovare spazio nella legge annuale sulla concorrenza, ma che da essa dovrebbe essere evocato.
Non vorremmo che l’urgenza di privatizzazione porti ancora una volta all’errore di fare cassa privatizzando un monopolista, invece di predisporre un assetto concorrenziale che possa nel medio periodo beneficiare i cittadini.
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Valentina
Professore, in merito alla riforma dei notai le chiedo: è vero, la criminalità organizzata trova sempre nuovi strumenti per avere vita facile nel mondo dell’economia. Perchè render loro la vita ancora più facile? peraltro senza vantaggi per il cittadino che si trova disorientato di fronte ad un “mercato” del servizio notarile frammentato tra più soggetti senza adeguata preparazione e senza punti di riferimento per la certezza delle transazioni giuridiche. E non sono un notaio, ma conosco bene la categoria e la loro eccellente preparazione.
Paolo Pasqualis, notaio
Quando eravamo al liceo e all’università avevamo degli ottimi compagni di classe che credevano che la proprietà collettiva dei mezzi di produzione e la dittatura del proletariato avrebbero risolto i problemi della nostra società e ci avrebbero dato prosperità e felicità.
Oggi abbiamo i professori che credono che consentendo a tutti di fare tutto non si potrà che avere una maggiore offerta di servizi che, valutata secondo le magnifiche regole del mercato, andrà certo a beneficio di tutti.
I dogmi applicati per la soluzione dei problemi reali non hanno mai dato i risultati sperati.
Francesco
Buongiorno, volevo solo sapere se, come hanno scritto alcuni giornali, con questa legge torneremo a pagare le penali quando passiamo da un gestore telefonico al’altro.
Camillo Ungari Trasatti, notaio
Buonasera. La categoria dei notai ha già perso in passato; non è questa la prima volta: ha perso l’esclusiva sulle autentiche dei veicoli, ad esempio, ed ha tollerato le s.r.l. semplificate da stipulare, registrare e trascrivere gratis. Il pericolo che segue a questo provvedimento non è solo quello del riciclaggio, ma il degradamento del rispetto delle norme da bene primario (la funzione del notaio è in primo luogo rivolta ad “immettere” nel mondo giuridico atti rispettosi di tutte le leggi italiane esistenti, nonostante le parti vogliano fare diversamente) a bene voluttuario (cioè varebbe solo per le abitazioni, ma non più per tutti gli immobili diversi dalle abitazioni, se di valore catastale inferiore a 100 mila euro). Il che vuol dire che lo Stato, dalla settimana scorsa, ha reputato inutile quello che fino ad oggi e dal 1913 invece lo era. E lo ha reputato inutile per alcune categorie di beni e non per altre (non ancora…). Sorge allora il dubbio che questa manovra non sia a favore del cittadino, ma di altre “entità”.
bob
caro Notaio si può perdere per varie cause, ma non credo che la vostra corporazione abbia perso molto. Si può perdere perchè non ci si adegua oppure non si trovano e si studiano soluzioni più adeguate alla società. L’ innovazione, aldilà degli interessi della corporazione, dovrebbe partire da voi stessi. Hanno perso i sindacati perchè non si sono adeguati ( ma soprattutto non hanno difeso i diritti e preteso doveri da chi rappresentavano). Perderanno i tassisti, come perderanno i farmacisti. Sia ben chiaro io non sono felice che tutto questo avvenga. Al tassista parigino con gli occhi a mandorla preferisco quello Romano..nonostante tutto! Perderanno i farmacisti perchè non possono pretendere di essere esclusivi quando le loro vetrine sono piene di zoccoli e creme abbronzanti, la stessa esclusività allora la dovrebbe avere la profumeria o il supermercato. Questo è un Paese di mezzo nel senso di essere rimasto a metà. Un Paese il cui livello culturale è rimasto al dopoguerra ( forse anche peggiorato) . Ma anche i dotti se coltivano gramigna non possono pretendere di raccogliere grano
alessandro marzocchi
Notaio in pensione, affettuosaemnte “odiato” da ex colleghi per le critiche.
Pur coi mlle difetti del notaio italiano, la sua opera previene, evita contenzioso.
Se gli economisti avessero tassi di errore analoghi a quelli dei notai, la crisi d’oggi neppure l’avremmo vista!
Maurizio Caldo
Buonasera, per quanto riguarda la sanità ed in particolare farmacie, parafarmacie e distribuzione del farmaco, le faccio notare che le esultanze dei farmacisti titolari di farmacie sono durati il lasso di tempo in cui hanno compreso che con l’apertura della proprietà delle farmacie alle società di capitale e l’abolizione del tetto massimo di titolarità di 4 farmacie per singolo soggetto, il governo ha spazzato via la professionalità di TUTTI i farmacisti. In pratica il governo ha detto: Un FARMACISTA laureato, abilitato ed iscritto all’ordine titolare di una parafarmacia non può vendere i farmaci di fascia C, mentre un cinese che ha la 5^ elementare, ma che ha i soldi per costituire una SPA e comprarsi 50 farmacie lo può fare. E questa voi come la chiamate Concorrenza o difesa della professionalità???
Maurizio Caldo
Buonasera, per quanto riguarda la sanità ed in particolare farmacie, parafarmacie e distribuzione del farmaco, le faccio notare che le esultanze dei farmacisti titolari di farmacie sono durati il lasso di tempo in cui hanno compreso che con l’apertura della proprietà delle farmacie alle società di capitale e l’abolizione del tetto massimo di titolarità di 4 farmacie per singolo soggetto, il governo ha spazzato via la professionalità di TUTTI i farmacisti. In pratica il governo ha detto: Un FARMACISTA laureato, abilitato ed iscritto all’ordine titolare di una parafarmacia non può vendere i farmaci di fascia C, mentre un cinese che ha la 5^ elementare, ma che ha i soldi per costituire una SPA e comprarsi 50 farmacie lo può fare. E questa voi come la chiamate Concorrenza o difesa della professionalità o svendita al miglior offerente???
Enzo Pisano
Ritengo che la madre di tutte le liberalizzazioni sia rappresentata dalla deregolamentazione legislativa di tutte le forme di obbligatorietà.
Si prenda ad esempio, in tema di assicurazioni, la RCAuto (responsabilità civile). È indiscutibile che i gruppi assicurativi facciano cartello nascondendosi dietro l’obbligatorietà prevista per legge. Che tipo di concorrenza può mai svilupparsi?
Capisco l’obiezione: senza assicurazione obbligatoria si rischierebbe il far west.
È vero. Però si potrebbe imporre un’obbligatorietà solo per lesioni alle persone da un certo importo e lasciare la libertà di tutelarsi per la franchigia.
Forse solo in tal caso sarebbero le assicurazioni a rincorrere le persone perbene che sono vessate pur non commettendo incidenti.
Ricordo che quando decisi di lasciare la Telecom più di dieci anni fa (ora, con servizi maggiori, pago molto meno di allora) tra il serio e il faceto chiamai il 187 per sapere, prima di cambiare gestore, se avevano da offrirmi qualche vantaggio. La povera operatrice, pensando giustamente di avere a che fare con uno svitato, mi rispose che non avevano direttive in tal senso. Ora la Telecom mi chiama sistematicamente a pranzo e a cena. Ecco, mi piacerebbe tanto che avvenisse anche con le assicurazioni.
E questo semplice provvedimento costituirebbe la cartina di tornasole di una vera liberalizzazione.