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Buoni dirigenti per la buona scuola

Il disegno di legge “La buona scuola” è centrato sulla figura del dirigente scolastico. Che, con poteri ampliati e discrezionali, diventa un leader del team educativo dell’istituto. Per questo occorrono strumenti di valutazione del suo operato trasparenti, equi e rigorosi . Non ancora stabiliti.
Il disegno di legge sulla riforma della scuola amplia i compiti dei dirigenti e assegna loro un ruolo cruciale per il funzionamento del sistema scolastico. I dirigenti potranno scegliere gli insegnanti (limitatamente all’organico funzionale), decidere in che modo utilizzarli, assegnare premi a quelli che ritengono più meritevoli. Il dirigente diventa un leader educativo (un “allenatore” lo ha definito Renzi nella conferenza stampa di presentazione del disegno di legge).
COME VALUTARE I DIRIGENTI?
Il disegno di legge assegna ai dirigenti scolastici poteri importanti che attribuiscono una discrezionalità che, se non correttamente governata, può produrre i risultati infausti evidenziati da molti articoli apparsi sulla stampa nei giorni scorsi. Tutto il sistema poggia sull’idea che anche i dirigenti scolastici saranno soggetti a valutazione: i loro incarichi avranno cadenza triennale e per la riconferma dovranno dar conto del proprio operato. Il primo ministro Renzi nella presentazione del disegno di legge ha sottolineato che i dirigenti possono essere rimossi (lo prevedeva in teoria anche il decreto legge Bassanini 15/3/1997 e l’art. 25 bis del decreto 165/01). Tuttavia, il disegno di legge non specifica alcunché circa il processo di valutazione che potrebbe portare a questa soluzione, né su quali prospettive si aprirebbero per i dirigenti rimossi.
Relativamente al sistema di valutazione, il disegno di legge resta generico: si parla di “…criteri utilizzati per la scelta, valorizzazione, valutazione dei docenti e dei risultati della scuola, con particolare riguardo alle azioni specifiche messe in campo per migliorare tali risultati”. Eppure è proprio questo sistema di valutazione l’unico metro per poter esprimere un giudizio su queste importanti novità.
Al momento, nelle more della revisione del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici, il disegno di legge rimanda al decreto del Presidente della Repubblica del 28 Marzo 2013 che definisce il regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione. Si farebbe quindi riferimento alle informazioni derivanti dal “Sistema di autovalutazione delle scuole”? Come spiegato in un nostro precedente articolo quel sistema soffre di molti limiti poiché si presta a facili manipolazioni e non definisce in maniera chiara le responsabilità dei dirigenti scolastici.
Qualunque valutazione può essere espressa solo in riferimento a un obiettivo (che può essere definito anche in modo da tener conto del punto di partenza). Nel caso dei dirigenti scolastici quali saranno gli obiettivi su cui verranno valutati? Se si tratta degli obiettivi che loro stessi si sono assegnati nel Rapporto di autovalutazione delle scuole (Rav) che cominceranno a compilare quest’anno, è facile prevedere che tutti i dirigenti scolastici italiani avranno un’ottima valutazione.
DISCREZIONALITÀ E ARBITRIO
Si può essere favorevoli alla maggior o minor discrezionalità concessa ai dirigenti in relazione a come l’operato di quest’ultimi sarà valutato. In assenza di questa chiarezza, sono in molti a temere un sistema di valutazione opaco che, non individuando responsabilità in maniera netta, trasformi questa discrezionalità in arbitrio. Un sistema di valutazione chiaro non è importante solo per allineare gli interessi privati dei dirigenti scolastici (o dei professori universitari) con quelli pubblici, ma serve anche a facilitarne i compiti. I dirigenti scolastici (così come i professori universitari), anche quelli animati dalle migliori intenzioni, hanno bisogno di incentivi chiari da opporre alle pressioni che possono ricevere da più parti. Questi incentivi, ponendo un limite alla discrezionalità individuale, possono contribuire anche a creare un clima più disteso tra i docenti.
LA QUALITÀ DEGLI INSEGNANTI
Inoltre, il disegno di legge è silente su un punto rilevante: cosa succede qualora un dirigente scolastico selezioni un insegnante che si rivela in seguito inadeguato? Bisogna considerare che i dirigenti scolastici operano in un contesto di informazione imperfetta sulle caratteristiche dei docenti che devono scegliere (potrebbero non conoscere la loro preparazione, la loro capacità didattica, la loro capacità di cooperazione, la loro affidabilità). Si tratta di insegnanti con almeno tre anni di esperienza didattica ma ciò non garantisce la loro “qualità”. Molte ricerche mostrano che la qualità dei docenti conta moltissimo per le competenze acquisite dagli studenti ma ancora si sa poco circa le caratteristiche che concorrono a definire un buon docente. È quindi possibile immaginare che anche bravi dirigenti scolastici, interessati esclusivamente al benessere collettivo, possano sbagliare nel processo di selezione. Trattandosi di incarichi triennali, in linea di principio si tratta di una scelta reversibile. Ma cosa accadrà degli insegnanti non riconfermati? Se la mancata riconferma diventerà un’informazione disponibile agli altri dirigenti, le probabilità di essere scelti per un nuovo incarico in altra scuola saranno basse.
Insomma, questa riforma è direttamente o indirettamente molto centrata sul ruolo del dirigente scolastico, le cui responsabilità andrebbero però precisate.
 
 

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11 commenti

  1. antonello

    Completamente daccordo. Nell’esperienza anche i presidi sono uomini (e donne), con vizi e virtù. Bravi, competenti, inetti, preparati/ impreparati, disponibili al confronto /accentratori, che pensano alla scuola/pensano solo allo stipendio, ecc.
    Un uomo solo al comando della nave – specie se quella nave non l’ha costruita lui ma ci è andato per concorso, o perchè la sede era libera ed era vicino casa, ecc. – è una cosa senza senso. Come valuteranno i “loro” professori? l’incentivo si darà ai più “meritevoli” o a quelli che staranno nel “cerchio magico”, agli “yes-men/women” o agli sperimentatori/innovatori? Attenzione che già ora il preside è in una botte di ferro, laddove non fosse all’altezza. E’ già oggi un po’ il padrone. Bisogna anche eliminare le “reggenze” (che servono anche ad aumentare gli stipendi ma a garantire meno presenza/qualità del lavoro del dirigente). Poi: un insegnante sarà “meritevole” solo per un anno e dovrà attendere il giro dopo altri (anni) in modo che comunque il preside, a turno, li premi tutti, oppure può essere premiato per più anni di seguito (se “se lo merita”)? E’ vero che gli istituti (anche i comprensivi) con molti studenti necessitano di dirigenti “con esperienza”? e che questa è ovviamente data (in un sistema burocratico) dall’anzianità? col rischio che questi istituti siano penalizzati ripetutamente perché un preside a 2-3 anni dalla pensione non progetta e pensa solo a galleggiare?

    • Giuseppe Moncada

      Gen.mo prof Checchi, ho letto spesso i suoi aricoli le invio l’inizio del mio saluto , nel 2009, quando andai in pensione Un saluto e uno sguardo sul futuro della scuola
      Nel leggere il capitolo di un libro – “Dirigere con il cuore” -, l’autore racconta la vicenda di un comandante di aereo dal nome Melbourn McBroom. McBroon ha un temperamento dominante che intimidiva tutti quelli che lavoravano con lui.
      Un giorno del 1978, l’aeroplano da lui comandato ebbe un guasto al carrello, tutti gli uomini dell’equipaggio erano impegnati nello scoprire le cause del guasto, ma, terrorizzati dalla collera del capitano non riuscivano a dialogare con lui. L’aereo precipitò e si salvarono solo sette persone.
      Quella vicenda servì a far capire alla compagnia che chi doveva effettuare corsi di addestramento per i piloti doveva avere la capacità di comunicare al gruppo e che, oltre alla perizia tecnica , si deve dare grande importanza a fattori quali: “il lavoro di squadra, la possibilità di comunicare apertamente, la cooperazione, la capacità di ascoltare e di esprimere il proprio pensiero”, tutte componenti che fanno parte dei rudimenti dell’intelligenza sociale ispirati all’intelligenza emotiva. L’autore, continuando nel suo discorso, puntualizza che chi dirige non lo deve fare per un esercizio di potere, ma deve esser capace di persuadere le persone per lavorare ad un obiettivo comune. Nel lavoro di un gruppo “Lo stress rende la gente stupida”, pertanto è opportuno operare in sintonia .

  2. Pierfranco

    Cosa succede all’estero?

  3. pasquale andreozzi

    Aggiungo che Il sistema di valutazione contrattuale dei dirigenti scolastici (Area V nella classificazione dei contratti PA) contiene già le procedure per la valutazione e la verifica dei risultati dei dirigenti scolastici (la retribuzione di “posizione” e quella di “risultato”) .
    In realtà, come al solito, in Italia vige il principio dell’ineffettività delle normative di ogni specie, per cui il sistema di valutazione dei dirigenti scolastici è rimasto in buona sostanza sulla carta e, in assenza di attuazione dei criteri previsti dal contratto collettivo, la distribuzione delle risorse disponibili ha finito per assumere il carattere della automaticità, anziché della “variabilità” legata alla valutazione.
    Anche nel caso della scuola valgono le più generali osservazioni, fatte da più parti, in relazione alla valutazione della dirigenza pubblica, perno e motore di una rivoluzione più volte annunciata per rilanciare l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici, non è mai decollata.
    Le osservazioni dell’articolo sono, pertanto, cruciali, in assenza di concrete modalità di attribuzione e rilevazione (“sanzione”) delle responsabilità, dei dirigenti e dei docenti, la “buona scuola” (che presenta molti aspetti di indubbio interesse) rischia di naufragare e, alla fine, somigliare ad una grande infornata occupazionale, insperata per i molti che attendono da anni (qualcuno ricorda le mitiche sanatorie degli anni settanta e ottanta?), chepoco ha a che fare con la qualità della scuola.

  4. pasquale andreozzi

    Aggiungo che Il sistema di valutazione contrattuale dei dirigenti scolastici (Area V nella classificazione dei contratti PA) contiene già le procedure per la valutazione e la verifica dei risultati dei dirigenti scolastici (la retribuzione di “posizione” e quella di “risultato”) .
    In realtà, come al solito, in Italia vige il principio dell’ineffettività delle normative di ogni specie, per cui il sistema di valutazione dei dirigenti scolastici è rimasto in buona sostanza sulla carta e, in assenza di attuazione dei criteri previsti dal contratto collettivo, la distribuzione delle risorse disponibili ha finito per assumere il carattere della automaticità, anziché della “variabilità” legata alla valutazione.
    Anche nel caso della scuola valgono le più generali osservazioni, fatte da più parti, in relazione alla valutazione della dirigenza pubblica, perno e motore di una rivoluzione più volte annunciata per rilanciare l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici, non è mai decollata.
    Le osservazioni dell’articolo sono, pertanto, cruciali, in assenza di concrete modalità di attribuzione e rilevazione (“sanzione”) delle responsabilità, dei dirigenti e dei docenti, la “buona scuola” (che presenta molti aspetti di indubbio interesse) rischia di naufragare e, alla fine, somigliare ad una grande infornata occupazionale, insperata per i molti che attendono da anni (qualcuno ricorda le mitiche sanatorie degli anni settanta e ottanta?), che poco ha a che fare con la qualità della scuola

  5. stefano delbene

    Il Dirigente Scolastico, discendente dal vecchio Preside, è un tipo esponente del sistema burocratico scolastico, legato generalmente, tranne alcuni casi illuminati, al potere burocratico della scuola pubblica. genralmente esponente del sindacalismo autonomo e corporativo. Con queste caratteristiche mi chiedo cosa c’azzecchi con il profilo che ne danno gli autori. Se la pubblica ammnistrazione italiana avesse creato una scuola di dirigenti di grande livello si potrebbe attingere da essa per avere quella tipologia di dirigente, ma non c’è e quindi ci dovremo continuare a beccare ex insegnanti riciclati. La vera grande innovazione sarebbe una scuola partecipata ed apaerta al territorio, de-burocrattizzata ed autogestita.

  6. romina

    Perdonatemi. Non ho ancora ben capito qual è lo scopo di questa riforma, che francamente mi lascia perplessa e disorientata. Il preside ha il potere di scegliersi gli insegnanti. Cosa sceglierà dell’insegnante la sua preparazione o la sua simpatia? Oggi se sei simpatico agli alunni sei automaticamente anche un bravo professore. Mentre se un professore è preparato ed esigente potrebbe diventare il nemico degli alunni. Pertanto il rischio che corre il professore preparato è quello di non vedersi rinnovare il contratto dal Preside dopo i tre anni di permanenza nella scuola. Ma allora qual è lo scopo della scelta del professore da parte del preside?

    • Giuseppe Moncada

      Mi preme completare l’ultima parte del mio precedente scritto ” Nel lavoro di un gruppo “Lo stress rende la gente stupida”, pertanto è opportuno operare in sintonia con i sentimenti delle persone con le quali lavoriamo, riuscire a gestire i diverbi in modo da non farli degenerare, saper creare un’atmosfera nella quale la diversità sia qualcosa da apprezzare e non una fonte di attrito. A posteriori , credo che questo sia stato il principio che mi abbia guidato nella mia esperienza di Preside. Dopo 21 anni di presidenza, e 24 di docenza mi sento quasi in dovere di lasciare a chi continuerà a lavorare nella scuola alcune riflessioni sviluppate nel corso di questi lunghi anni.”

  7. Rosa

    Direi che è ora di smetterla con l’ipocrisia del buon funzionamento dell’uomo solo al comando,di cui è infarcita l’azione del governo Renzi.In particolare nella scuola,secondo la mia esperienza quarantennale su quasi tutto il territorio dello Stato, molti DS risultano inadeguati al ruolo che ricoprono.Bisognerebbe invece riflettere sul senso di una scuola libera, con insegnanti liberi (come da Costituzione) da pressioni, condizionamenti, impedimenti ed eventuali note di de-merito e conseguente esclusione da premi ed avanzamenti. La Scuola deve essere un ambiente democratico, dove le decisioni e gli indirizzi siano presi in maniera collegiale e autonoma, anche se questo, come per tutte le azioni democratiche, dovesse comportare meno “rapidità”; anzi, in campi delicati e importanti come l’istruzione, la “rapidità decisionale” è un difetto e non un pregio. Tutto ciò, ovviamente, nel quadro complesso, sempre perseguito e mai risolto, del problema della valutazione prima ancora dei DS, dei docenti. E’ proprio la natura della professione docente, insieme all’infinito numero di variabili che ad essa si accompagna, che rende, a mio parere impossibile, ma almeno difficilissima una valutazione oggettiva del lavoro svolto.L’unica garanzia veramente efficace, ma impossibile da verificare,è la convinzione, da parte dei docenti,di svolgere un lavoro fondamentale per la società,anche se pagato con una “mancia” mensile. Ancora ideologia, dunque, checché se ne parli ormai in maniera spregiativa.

  8. pier luigi tossani

    Ho presente personalmente il caso del preside inetto di una grande scuola, in una città della Romagna, che sta portando a picco l’Istituto… e non ci sono meccanismi non solo per rimuoverlo, ma nemmeno per segnalare efficacemente il caso per via gerarchica.
    Così, invece, nel Regno Unito:
    http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2013/8/8/SCUOLA-Ecco-come-in-Inghilterra-funzionano-i-concorsi-per-presidi-e-insegnanti/418193/

  9. emanuela

    e se e’ il preside che e’ incapace ? a chi bisogna rivolgersi???

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