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Buona scuola: i numeri sui nuovi assunti

Quanti saranno gli insegnanti assunti con la “Buona scuola”? Nel complesso, il numero degli aspiranti docenti potrebbe arrivare a circa 800mila. Ma le effettive immissioni in ruolo seguiranno un percorso graduale. L’obiettivo finale di chiudere le graduatorie a esaurimento e il concorso del 2016.

Un esercito di aspiranti insegnanti
Nel balletto delle cifre che ha accompagnato l’iter legislativo della “Buona scuola” un numero è stato particolarmente seguito dall’opinione pubblica: quanti sarebbero stati i nuovi insegnanti assunti e con che scadenza lo sarebbero stati. La prima proposta ne indicava 148.100, nel dibattito parlamentare la cifra è stata abbassata a 100.711, ma solo una frazione di essi verrà assunta entro il prossimo mese di settembre 2015.
Abbiamo provato dunque a ricostruire questi numeri, sulla base delle informazioni che siamo riusciti a reperire. La gradualità del percorso che ne emerge permette di sperare in un processo di assorbimento che non stravolga gli attuali assetti della scuola italiana.
Partiamo dal cercare di circoscrivere l’insieme degli aspiranti docenti, i cosiddetti precari, dal momento che la decisione governativa di assumere un numero di docenti eccedenti il turnover ordinario è stata motivata sia dalla volontà di interrompere la forzata discontinuità didattica che si creava a causa delle insufficienze di organico sia dalla necessità (imposta dalla Corte di giustizia europea) di eliminare la reiterazione degli incarichi annuali per i docenti oltre una durata massima di 36 mesi.
Prendendo le cifre con cautela in assenza di fonti ufficiali verificabili, a marzo 2015 risultavano circa 460mila docenti iscritti nelle graduatorie di istituto (per le supplenze annuali), circa 140mila docenti iscritti nelle graduatorie a esaurimento (Gae, organizzate per provincia e per classe di concorso), circa 70mila aspiranti docenti con titolo di percorso abilitante speciale (Pas), circa 55mila diplomati magistrali e circa 10mila nuovi abilitati attraverso percorsi di tirocinio formativo attivo (Tfa), oltre a circa 9mila vincitori e idonei del concorso 2012 (di cui si stima che circa i due terzi siano contemporaneamente iscritti anche nelle Gae). Al lordo di possibili doppie o triple presenze nelle diverse graduatorie, stiamo parlando di circa 800mila persone con esperienze di docenza o aspirazioni all’insegnamento. Un totale approssimativamente equivalente ai docenti occupati annualmente a vario titolo nei diversi ordini di scuola: per ogni docente in servizio ve ne è uno in lista di attesa per l’assunzione.
Se ci concentriamo sui 140mila iscritti nelle graduatorie a esaurimento (età media 41 anni, 85 per cento donne, 10 per cento insegna discipline artistiche e musicali, 40 per cento iscritto nelle regioni meridionali), si stima che una quota di circa 90mila docenti abbia prestato servizio a tempo determinato per un periodo di almeno trentasei mesi (non continuativi). Questi sono coloro che sulla base della sentenza europea possono ricorrere alla giustizia amministrativa per ottenere una immissione in ruolo, anche se non si ha idea di quanti di essi vogliano poi effettivamente insegnare.
All’estremo opposto, si stima altresì che una quota di circa 25mila iscritti alle Gae non abbia mai effettuato una docenza.
Per l’abbondante offerta potenziale di aspiranti docenti, la domanda pubblica di insegnanti si compone di un organico teorico necessario secondo il quale i posti vacanti risulterebbero 47.400 (a norme vigenti prima della approvazione della “Buona scuola”), a cui si aggiungerebbero 55.258 nuove assunzioni per la creazione di un organico per il potenziamento dell’offerta formativa (il neo denominato organico dell’autonomia). Si tratta quindi complessivamente di 102.658 inserimenti a tempo indeterminato, benché l’aumento di spesa pubblica in istruzione sia riferito (almeno nell’immediato) solo a poco più della metà di essi.
Tre fasi per le assunzioni
Passando poi allo scaglionamento temporale delle assunzioni, una prima fase (da completare entro agosto 2015) riguarderà quelle ordinariamente previste per il 2015/2016, secondo le regole attuali (Testo unico 297/94), attingendo per il 50 per cento alle graduatorie dei concorsi e per il 50 per cento alle graduatorie a esaurimento. Si tratterà 36.600 immissioni in ruolo per coprire il turn-over creato dai pensionamenti (per 21.900 insegnanti) e per la stabilizzazione di insegnanti di sostegno (per 14.700 già previsti nella seconda e terza tranche di un piano approvato dal precedente ministro Carrozza). Questa prima fase chiude tutte le graduatorie dei concorsi antecedenti a quello del 2012.
La seconda fase (da completarsi entro metà del mese di settembre 2015) riguarderà la copertura di tutti i posti che rimangano ancora disponibili in organico (qui ancora definibile organico “di diritto”) per i posti comuni e i posti di sostegno non coperti dalle assunzioni ordinarie. Si tratta di 10.900 posti liberi da anni (e sinora coperti con discontinuità da precari) a cui possono aggiungersi tutti i posti eventualmente non assegnati nella prima fase.
Nella terza fase si procederà alle assunzioni del piano straordinario propriamente detto relativamente ai posti dell’organico aggiuntivo: 55.258 nuovi insegnanti, di cui 48.812 su posti comuni e 6.446 su posti per il sostegno. I destinatari delle proposte di assunzione saranno gli iscritti a pieno titolo nelle Gae e i vincitori/idonei dei concorsi del 2012. Queste nuove assunzioni avranno decorrenza giuridica da settembre 2015, ma decorrenza economica a partire dal momento dell’effettiva presa di servizio (e comunque non oltre settembre 2016). Il 90 per cento dell’organico per il potenziamento (vedi tabella allegata) sarà distribuito in proporzione agli alunni (su base regionale e di istituto), mentre il residuo 10 per cento sarà distribuito sulla base di alcuni criteri di priorità fissati centralmente (dispersione scolastica, presenza di alunni stranieri, presenza di aree interne, presenza di aree isolane e montane, presenza di aree a bassa densità demografica).
Va infine ricordato che la nuova legge prevede che nel 2016 venga bandito un concorso per 60mila posti (non aggiuntivi, ma sostitutivi di quelli che si renderanno via via disponibili), focalizzato sulla verifica delle capacità didattiche e pedagogiche (e non delle conoscenze disciplinari), concorso che consentirà a una ulteriore quota di docenti di lavorare con un rapporto a tempo indeterminato.
Resta l’auspicio che tutto questo processo riesca nell’obbiettivo finale di chiudere e cancellare le graduatorie a esaurimento.
 
bombardichecchitab1
 

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Vocecomics del 22 luglio

  1. Massimo Gandini

    come conseguenza della banale legge della domanda e dell’offerta , vista l’immensa platea di aspiranti insegnanti rispetto ai posti disponibili, il compenso attuale risulta addirittura eccessivo. Se l’insegnamento non rappresentasse una condizione di privilegio (al contrario di quello che dicono i sindacati) , certi numeri imbarazzanti non si spiegherebbero, altrimenti sarebbe incomprensibile che quello di insegnante rappresenti un lavoro tanto ambito

    • Markus Cirone

      Perché non si laurea e abilita anche lei, così si unisce a noi docenti nel godimento di questi “straordinari” privilegi?

      • Massimo gandini

        Ni unirei volentieri alla combriccola, così eviterei di lavorare 14 ore al giorno e sicuramente ne guadagnerei in salute. Il tempo non è una risorsa monetizzabile, è preziosissimo e quello libero degli insegnanti, che è tantissimo , non ha prezzo. Purtroppo però vedo che una moltitudine sterminata ha le stesse aspirazioni, se davvero la condizione di docente fosse tanto miserabile e ingrata probabilmente la folla che preme per entrare nella scuola sarebbe meno numerosa.

  2. Posto e premesso che l’insegnamento non è una prescrizione medica e che in tanti (più di quanti si pensi, parlo per esperienza personale) potrebbero, anzi dovrebbero, fare altro di meno “pericoloso” (la pericolosità si nasconde nel fatto che un singolo docente non all’altezza della professione è in grado di decimare, per A.S., le potenziali competenze e conoscenze di circa 50-80 alunni), il problema che è stato scansato un po’ da tutti (sindacati per primi) è quello delle graduatorie che, prive di controlli e accertamenti sui servizi prestati (sulle domande d’inserimento e aggiornamento è -era- possibile scrivere praticamente qualsiasi cosa), hanno consentito il facile e praticamente indolore accesso alle Gae a persone che, di fatto, non ne avevano diritto. Docenti che con poco si sono trovati in quelle fasce privilegiate adducendo insegnamenti mai prestati in scuole private (molto spesso diplomifici) e docenti che, grazie alle “magie” delle segreterie didattiche, riuscivano a strappare cattedre in grado di aumentare il loro “valore” nelle graduatorie di istituto o provinciali.
    Vorrei infine far presente che uno dei fattori che forse più di tutti pesa nelle scarse prestazioni delle scuole italiane, è proprio quello della levatura professionale dei docenti che continuano a pensare alla scuola nello stesso modo con cui, in passati meno recenti, i disoccupati con poche speranze pensavano al lavoro in “divisa”.
    Insomma, nella vita si può fare altro in grado di procura meno danno.

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