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Cronache digitali: le torri di Rai way

Rai, Antitrust, Consob: tutti hanno dichiarato impraticabile l’Opas di Mediaset su Rai way. Perché allora imbarcarsi in un’operazione costosa e – a ben vedere – controproducente? Si può ancora pensare a una raffinata strategia da scacchista o è semplicemente un fiasco?

Nelle ultime settimane abbiamo osservato gli sviluppi dell’Opas di Ei towers (gruppo Mediaset) sulle torri di trasmissione del segnale televisivo di Rai possedute da Rai way, vicenda che sembra arrivata alle battute finali. L’operazione, infatti, sembra sostanzialmente fallita, dopo che il possibile venditore Rai ha ufficialmente declinato l’offerta, ribadendo il proposito di mantenere almeno il 51 per cento delle azioni, e dopo la netta chiusura all’operazione espressa dall’Antitrust. Buona ultima, anche la Consob ha fatto notare l’incompletezza dell’offerta, che la costringerebbe a una analoga decisione negativa.
Il vero obiettivo dell’offerta
L’operazione appariva sin da subito di scarse prospettive. Dal punto di vista industriale, aggiungere una seconda rete in sostanziale doppione con quella già detenuta da Ei towers non permetteva di individuare rilevanti sinergie tecniche. Mentre appariva evidente il tentativo di rimuovere un potenziale concorrente dal mercato dell’offerta di servizi di trasmissione del segnale televisivo, concorrente che, a valle della parziale privatizzazione di Rai way, aveva ora gli incentivi a utilizzare la propria eccellente infrastruttura anche per vendere servizi a terzi e non solo alla propria casa madre. Ma quest’ultima motivazione evidentemente non poteva che ottenere un netto rifiuto da parte dell’Autorità antitrust, senza il cui via libera l’operazione non poteva essere perfezionata.
In queste settimane in molti si sono interrogati su quale fosse il reale intento di Ei towers, visto l’esito negativo che plausibilmente si sarebbe raggiunto. Ad oggi possiamo dire che la proposta ha avuto due effetti negativi per il proponente. In termini di costi, visto che i consulenti legali e le banche d’affari coinvolti non sono noti per parcelle e commissioni leggere. Ma, ancor di più, perché a valle dell’operazione appare oggi riconosciuto quanto in precedenza non era così evidente, e cioè che esiste un mercato dei servizi di trasmissione televisiva nel quale Ei towers vanta una posizione super-dominante.
Anche i grandi sbagliano?
Di fronte a queste valutazioni si è cercato di capire se dietro l’operazione ci fossero scenari più complessi e non ancora immaginati, tali da trasformare un clamoroso flop in un’apertura geniale che portava al matto in tre mosse. Per ora nessuno è riuscito a capire quale potrebbe essere questa seconda opzione. Il rispetto per un operatore di indubbie capacità come Mediaset trattiene dal concludere che forse si tratta di un clamoroso errore. Ma, nella vita come negli affari, a volte gli errori si compiono.
 

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  1. bob

    ..caro prof in un Paese serio una azione del genere sarebbe stata liquidata a calci nel sedere. Non crede che sarebbe ora di guardarci in faccia,anche nel rispetto dell’intelligenza che contraddistingue molti di noi comuni mortali? Avete voi intelletuali il coraggio di non chiamare “privatizzazione” quella che è una depredazione bella e buona della cosa pubblica? Quale era il vero obiettivo? Dividersi tra bande una cosa ricca. Domandiamoci perchè non sono riusciti a dividersi il bottino…questa è la cosa, che di questi periodi di “brigantaggio” , fa veramente pensare e inquieta ! Ma soprattutto che questa mossa non sia propedeutica per chi sa quale altra

  2. bob

    10 -04 -2015 ” ..ci accontentiamo anche del 40%..”
    ..a pensar male a volte ci si azzecca

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