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Diritto d’asilo: le regole UE e l’applicazione italiana

Nel 2004 la UE ha sancito il diritto alla protezione per chi subisce persecuzioni e per chi fugge da conflitti. Ora che le barriere naturali e politiche non impediscono più l’arrivo massiccio di profughi, il regolamento Dublino 3 mostra le sue pecche. E l’Italia lo applica a modo suo.

Il diritto d’asilo nell’Unione europea
L’Unione Europea riconosce il diritto alla protezione internazionale a quanti rischino di subire, nel proprio paese, persecuzione personale (rifugiati) o danni gravi per la propria incolumità a causa di conflitti interni o internazionali (beneficiari di protezione sussidiaria).
Trattandosi di diritti, non è lasciato spazio ai governi per l’esercizio di una valutazione discrezionale sulla opportunità di accogliere il titolare del diritto (per esempio, in relazione ai costi economici o alle tensioni sociali che ne possono derivare). Le autorità possono solo verificare, in ciascun caso, che ricorrano effettivamente i presupposti per il riconoscimento del diritto. Solo in assenza dei presupposti possono procedere all’allontanamento dello straniero che chieda protezione.
La normativa prevede, però, che il titolare del diritto possa farlo valere solo dopo aver messo piede nel territorio della Unione Europea. Non è previsto, cioè, che si possa chiedere protezione quando ancora si risieda nel proprio paese o in altro paese esterno alla UE.
Mentre il numero di coloro che possono concretamente aspirare a essere riconosciuti come rifugiati è piuttosto contenuto (chi è vittima di persecuzione incontra normalmente enormi difficoltà a lasciare il proprio paese), quello di coloro che potrebbero ottenere la protezione sussidiaria è molto alto: l’esodo dai paesi nei quali abbia luogo un conflitto è massiccio, anche se investe in massima parte i paesi confinanti. Se la UE ha sancito, nel 2004, il diritto alla protezione sussidiaria è perché contava, tacitamente, sul filtro costituito dalle barriere fisiche (mare e deserto) e politiche (gli ostacoli interposti dagli Stati da attraversare) che impediscono nei fatti alle persone in fuga da un paese in guerra di raggiungere il territorio dell’Unione.
Negli ultimi tempi, l’efficacia di questo filtro è stata attenuata dal venir meno del controllo esercitato da Stati cuscinetto (in particolare, per il caos creatosi in Libia) e dalle operazioni di salvataggio in mare messe in atto dall’Italia (e, in misura minore, dalla UE). Il primo elemento ha consentito a un gran numero di profughi di raggiungere le coste della Libia e di partire da lì per l’Italia senza che un governo centrale potesse impedire l’esodo (o regolarlo a piacimento quale strumento di pressione nei confronti dei governi della UE). Il secondo elemento ha fatto sì che il semplice mettersi in mare, quale che fosse la precarietà dell’imbarcazione, fosse garanzia quasi perfetta di raggiungimento del territorio italiano (il quasi traducendosi comunque in un gran numero di morti in mare, nei casi di fisiologica imperfezione della rete di soccorso navale).
Il risultato è stato un afflusso di profughi sulle coste italiane, nel 2014, quattro volte più cospicuo di quello registrato nel 2013: 170mila persone contro 43mila.
Il regolamento Dublino 3 e la gestione dell’accoglienza
L’incremento del flusso non costituirebbe comunque, ancora, un problema se fosse in atto un meccanismo di rapida redistribuzione dei richiedenti asilo tra tutti gli Stati UE. La normativa europea prevede però che debba farsi carico dell’accoglienza del richiedente asilo, dell’esame della sua domanda e delle conseguenze del suo esito (protezione o rimpatrio) lo Stato determinato in base alle disposizioni del regolamento noto come Dublino 3. Nella maggior parte dei casi, lo Stato così individuato è quello attraverso il quale sia avvenuto l’ingresso dello straniero nel territorio della UE.
Dal momento che i conflitti più rilevanti hanno luogo, in questo momento, in Medio Oriente e nell’Africa subsahariana, gli Stati UE tenuti a sopportare gli oneri maggiori del flusso di nuovi profughi sono i paesi che si affacciano sul Mediterraneo: Italia, Malta e Grecia, in primo luogo.
In Italia, l’accoglienza dei richiedenti asilo e di quanti abbiano ottenuto protezione è affidata al cosiddetto Sprar. Il sistema è stato potenziato più volte in questi ultimi anni, ma, non essendo ipotizzabile la realizzazione di un apparato largamente sovradimensionato (i costi sarebbero intollerabili), non può che trovarsi in permanente difetto in una fase in cui il numero di profughi cresce di anno in anno.
L’amministrazione italiana, un po’ per inefficienza, un po’ per esercitare una pressione nei confronti degli altri Stati UE, un po’ per scansare immediatamente una parte degli oneri, ha creato i presupposti per un aggiramento di fatto del regolamento Dublino 3, ritardando di molto l’identificazione (con rilevazione delle impronte digitali) e la verbalizzazione delle eventuali domande di asilo dei profughi, e lasciando loro libertà di circolazione (incurante del fatto che, in mancanza di una richiesta d’asilo o di altra ragione umanitaria grave, lo straniero che sbarchi sulle coste italiane dovrebbe essere rimpatriato). L’obiettivo è quello di sfruttare l’interesse di molti degli stranieri sbarcati a raggiungere paesi del Nord Europa, caratterizzati, rispetto all’Italia, da un welfare più generoso e da un mercato del lavoro più ricco di prospettive. Se uno di questi stranieri riesce a entrare – poniamo – in Germania o in Francia, sfruttando l’esiguità dei controlli alle frontiere interne e a presentare lì la propria domanda di asilo, diventa difficile, per lo Stato che ha ricevuto la domanda, dimostrare che la responsabilità spetta all’Italia, non essendovi traccia del passaggio dell’interessato dal nostro paese.

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13 commenti

  1. Alberto

    […per scansare immediatamente una parte degli oneri, ha creato i presupposti per un aggiramento di fatto del regolamento Dublino 3..]. E’ per quello che l’Italia non è credibile a livello europeo, essere presi in giro non piace neppure allo stesso Stato italiano quando qualcuno elude. Dimentica poi di menzionare i finanziamenti EU che vengono “trattenuti” dai campi di accoglienza o Hotel per un numero inesistente di profughi. E le vicende a Roma che emergono…la EU non si fida più e li gestirà direttamente in Italia.

  2. IC

    Certamente gli accordi di Dublino penalizzano l’Italia che si trova in prima fila nel Mediterraneo in quanto consentono ai paesi europei continentali di rispedire in Italia gli immigrati irregolari sbarcati nel Meridione. Diversa è invece la posizione dell’Italia con riferimento ai clandestini che affluiscono dal confine italo-sloveno. In questo caso l’Italia non è più il paese UE in prima fila e quindi per coerenza in base alle citate regole di Dublino potrebbe riaccompagnare gli immigrati alla frontiera così come fanno Francia e Austria. Di fatto tuttavia il governo italiano si comporta in modo differente. Migliaia di immigrati irregolari affluiti da paesi UE ad est dell’Italia sono infatti ospitati nei campi di raccolta in Friuli e in Veneto. Non comprendo questa differenza di comportamento: Si tratta di una scelta buonista, di debolezza del governo di Roma o di disorganizazione e inefficienza?

    • IC

      Vorrei avere dall’autore una cortese risposta sul tema dell’applicazione degli accordi di Dublino agli irregolari che entrano in Italia dai confini ord-orientali passando per paesi UE. Sono stupita per la mancanza di reazione del Governo Renzi per queste entrate e soprattutto per il fatto che nei vari dibattiti televisivi alla presenza di esponenti politici sia PD che Lega e 5 stelle non si sia mai parlato dell’entrata in Italia di immigrati irregolari da paesi UE confinanti

      • Ho dati incompleti (ma abbastanza significativi): negli ultimi anni (fino al 2013), i trasferimenti dall’Italia in base al regolamento Dublino sono stati 112 (2008), 41 (2009), 62 (2010), 14 (2011), 5 (2012), 5 (2013). Si tratta di dati Eurostat (http://www.stranieriinitalia.it/briguglio/immigrazione-e-asilo/2015/marzo/com-cir-dublino.pdf). Equivale a dire che non abbiamo restituito quasi nessun richiedente alla Slovenia. C’e’ da dire che l flusso in arrivo dalla Slovenia non e’ quantificabile facilmente. Quello degli sbarcati in Italia che si siano trasferiti in altri Stati UE e’ ricavabile (con buona approssimazione) dalla differenza tra gli arrivi (certi) e le domande d’asilo presentate in Italia. E la differenza e’ molto alta, come mostrero’ nella seconda parte dell’articolo.

  3. Maria Rosaria Di Pietrantonio

    Pensare alle migrazioni cosi come il nostro paese le ha gestite è una cosa che fa stare male(dopo avere fatto l’esperienza da immigrata in Canada)il confronto è impietoso , se facciamo quello che possiamo allora è ok, ma quando facciamo per anni uno scaricabarile verso altri paesi del Nord Europa e con la stessa leggerezza dichiariamo che l’Europa non ci aiuta e contemporameamente rubiamo i soldi che ci sono stati affidati dai cittadini europei e dai nostri stessi concittadini, lo trovo criminale.Spero che cominceremo a fare la nostra parte sul serio, certo tenendo presente che questi migranti non hanno rischiato la vita per raccogliere pomodori a 2 euro l’ora come avviene nelle campagne del sud, facilitando il loro transito verso altri paesi non per scaricarli ma per dare un valore ai loro sacrifici.

    • AM

      Maria Rosaria si allinea con i buonisti italiani, ma in realtà la politica seguita dal Canada per l’immigrazione punta alla qualità più che alla quantità e sarei ben lieto che diventasse un modello per l’Italia. Il Canada, che è ancora un paese sensibilmente sottopopolato, si sceglie e seleziona gli immigrati e li aiuta ad iniziare un’attività produttiva. L’Italia invece prende chi arriva e non sempre si tratta di persone che vogliono guadagnarsi da vivere onestamente lavorando con impegno, rispettando le leggi ed integrandosi nella comunità che li ospita. Citiamo il caso del ghanese Kabobo, arrivato da un paese democratico non sconvolto da guerra e da scontri religiosi e tribali, un paese ragionevolmente sviluppato relativamente al contesto africano, un paese dove non vi è fame. Perchè questo personaggio ha attraversato il Sahara e poi il Mediterraneo per arrivare in Europa. A Milano di primo mattino ha ucciso tre persone a colpi di piccone aggredendo solo cittadini italiani a lui sconosciuti mentre a quell’ora e in quella zona sono assai più numerosi gli immigrati. Dall’esame psichiatrico è risultato assai pericoloso. Evidentemente decise di immigrare seguendo la via più difficile poichè in patria probabilmente aveva gia manifestato questa furia omicida. Forse mi sbaglio, ma in Canada immigrati di questo tipo non li accolgono.

      • Michele

        Ottimo esempio prendere uno squilibrato come dimostrazione nell’inefficienza delle politiche migratorie italiane e dell’imperante razzismo che giornalmente gli autoctoni sono costretti a subire da parte dei migranti. E’ noto infatti che le voci che Kabobo sentiva e che gli hanno ordinato di uccidere in effetti gli suggerivano di massacrare “solo bianchi caucasici”. Alla faccia di tutti i perbenisti italiani che pensavano che i messaggi della schizofrenia non facesse distinzioni né di razza, né d’etnia.

      • stefano delbene

        E si Kabobo aveva anche già pianificato tutto: ha attraversato il sahara, è salito su un barcone (il tutto in un numero imprecisato di mesi: quando si hanno degli obbiettivi nulla ci ferma!), poi si è procurato un piccone e finalmente è riuscito a raggiungere ciò per cui si era tanto adoperato: ammazzare tre bianchi!
        Lasciando da parte le facezie di AM, vorrei correggerlo per quanto riguarda il Canada: non è questo paese che si sceglie gli immigrati, ma sono gli immigrati a sceglierlo, perchè, nella dolorosa necessità di lasciare il proprio paese, li vengono loro offerte delle possibilità impensabili in Italia. E non è che l’Italia non vuole o non sa scegliere, ma sono gli immigrati stessi che appenna possono se ne vanno dal nostro paese: che ci starebbero a fare? Infatti non siamo ai primi posti nella percentuale di cittadini stranieri, soprattutto fra i paesi che hanno conosciuto da meno tempo il fenomeno dell’immigrazione, e ciò dimostra una scarsa attrattività.

        • AM

          Kabobo non aveva pianificato nulla. Era semplicemente un malato di mente pericoloso per il prossimo che è entrato in Italia senza averne diritto (il Ghana è un paese democratico, tranquillo e senza fame) e che per buonismo o inefficienza da parte italiana non è stato tempestivamente rimpatriato anche grazie all’intervento di avvocati che probabilmente gli hanno suggerito le dichiarazioni da fare. Ho visitato il Canada per motivi di lavoro (relatore a una convegno) e confermo le mie impressioni. Ritengo che oggi vi sia in Italia un uso improprio del termine razzismo. Meglio sarebbe parlare di xenofobia, odio religioso, ecc, sentimenti che oggi in Italia sono diffusi sia fra gli italiani sia fra gli immigrati, sopratutto quelli di provenienza extraeuropea.

    • AM

      Lei abitando in Canada parla giustamente di immigrazione gestita. In relatà l’Italia, sin dall’inizio, l’immigrazione non è stata mai gestita, ma subita. Mi chiedo quale impresa italiana potesse essere interessata a favorire l’immigrazione di rom dai Balcani. Per quanto riguarda il lavoro a 2 Euro all’ora in Italia è presente, ma in forma assolutamente illegale e rischiosa per il datore di lavoro. Recentemente ho seguito in TV un programma di un’eccellente giornalista, la Gabanelli, dal quale appariva che in altri paesi europei (fra i quali la Germania) si fanno lavorare a bassi salari gli immigrati senza andare contro la legge e i sindacati

  4. Amegighi

    Chiaro e semplice. Stupisce che per comprendere e capire in modo chiaro i pro e i contro di un regolamento o legge o procedura si debba far riferimento ad uno scienziato, per sua natura abituato a ragionare su fatti, dati e numeri.
    Dovrebbe essere pure il lavoro di coloro che si chiamano giornalisti, che dovrebbero fornirci gli stessi dati, numeri e fatti (possibilmente senza stupidi commenti) in modo assolutamente indipendente, così come ha fatto l’Autore dell’articolo.
    Spetta a noi (e solo a noi lettori) farci la nostra opinione, sia sui suddetti fatti, numeri e dati, sia sulle parole (faccio fatica a definirle “opinioni” o “idee”) espresse dai nostri amministratori e politici.

  5. Grazie di questa informazione precisa e seria. Incredibile che nessun politico, nessun giornalista, non ha mai detto nulla di similare. Sono d’accordo con i commenti di Amegighi e di Alberto. L’Italia ha la fortuna e lo svantaggio di trovarsi in mezzo al Mediterraneo; questo non è né colpa né merito di nessuno. L’Italia è incapace di gestire entrambe le sfide, prima quella dell’afflusso dei migranti, poi quella di una soluzione UE, anzi ONU alle radici del problema. Non basta buttare tre bombe qua e là per risolvere i problemi del MO e dell’Africa. Ma non possiamo non ritenere che questi problemi siano anche i nostri. Adesso vado a curiosare sul sito stranieriinitalia (di cui sono uno, ma privilegiato).

    • nel silenzio generale, Banca Montepaschi il 16 Giugno ha rimborsato al Ministero dell’Economia 1 miliardo di euro, a saldo dei Monti-bond prestati tre anni fa. Tutto in anticipo di un anno rispetto alla scadenza prevista per il 2016. Il Governo quindi dispone di un “tesoretto” di un miliardo di euro, che quest’anno non contava di avere. La copertura stimata dal Mef per detassare al 10% i premi di produttività per il 2015, è stimata in 5oo milioni di euro. sono ancor ain tempo per i decreti attuativi.

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